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Tecnema 120: quando gli imprenditori sono miopi!

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  1. giucap ha detto:

    Caro ABDAA, condivido il tuo sdegno. Sospetto però che la faccenda non sia frutto di un errore, ma di una manovra orchestrata ad arte.

    Con la solita storia dell'economia, dell'occupazione, del progresso e di  chissà cos'altro, si vogliono aggirare norme e vincoli e mettere di fronte al fatto compiuto.

    Il Parco Nazionale dà fastidio, si è visto anche di recente con le accuse mosse dai politici locali al suo Direttore. Nella passata consiliatura regionale si sono ridotte a zero le fasce di rispetto. Non si vede l'ora di riprendere a cementificare il litorale, sempre per nobili propositi (in primis l'economia, anche se di pochi).

    Speriamo che resti qualcosa di questo nostro territorio, così unico e così bistrattato.

    Giulio

  2. davide ha detto:

    La Rizzardi può benissimo fare yacht più piccoli a Sabaudia e fare questi bestioni altrove (magari a Gaeta per rimanere in provincia).

    Il fatto quà è che le industrie devono stare dentro le aree industriali, non in zona in pieno Parco del Circeo, con stradine interpoderali.
    Non capite che questo della Rizzardi è un cavallo di Troia che i politici di Sabaudia vogliono usare per realizzare un porto interno al Lago di Paola e magari anche una bella speculazione edilizia sulle sue sponde?

    Sè è Parco Nazionale è parco Nazionale e basta! Non si può fare nulla.

    Per le industrie ci sono aree industriali appettibili ed infrastrutturate con stradoni che sembrano autostrade, fogne ecc. come quella di Mazzocchio, che langue da anni, visto che nessuno vi và ad investire.

    Questi imprenditori mi sembrano come quelle aziende che grazie all'aiuto di politici amici nei tempi della Cassa del Mezzogiorno comprarono terreni agricoli per fare lo stabilimento. Oggi se si devono espandere si lamentano che passano anni per fare la variante per rendere edificabile altro terreno agricolo di loro proprietà e contiguo allo stabilimento.

    Insomma prima si mettono nei guai con le loro mani, poi si lamentano che in Italia la burocrazia è lenta! E grazie al Kazzo, non stà scritto da nessuna parte che io Comune ti devo fare una variante a te, visto che a suo tempo hai comprato terreno agricolo!
    Se vanno nelle aree industriali in pochi mesi hanno tutte le autorizzazioni, senza problemi.

    Come non stà scritto da nessuna parte che un Parco Nazionale deve abbattere opere pubbliche per gli interessi di un'azienda. Già è troppo quello che stanno facendo, con la potatura e l'abbattimeno di alcuni alberi, e la spianatura della duna quaternaria nei pressi di Caterattino, per montare l'enorme gru da 1000 tonnellate..

    Per la storia dei posti di lavoro. Ci sono migliaia di posti di lavoro in bilico in tutta la provincia, non ho ancora visto un politico od un sindaco andare a trovare gli operai, ed a lavorare per trovare una soluzione.

    Tutti attorno a stà Rizzardi, guarda caso..

    ARKAN

  3. davide ha detto:
    http://www.telefree.it/news.php?op=view&stampa=1&id=48615

    Piena soddisfazione di Legambiente per l'azione del Parco del Circeo
    Il circolo Larus: "Ora si deve far uscire presto la nave via terra per salvaguardare davvero il lavoro e l'ambiente".

    http://www.laruslegambiente.it
    Sabaudia: da http://www.laruslegambiente.it

    La strategia messa in campo per forzare i vincoli di tutela ambientale e archeologica del Parco Nazionale e permettere il passaggio dei panfili di Rizzardi attraverso il canale romano di Torre Paola si è infranta contro la dura verità dei fatti. Le osservazioni e i rilievi tecnici del Parco hanno svelato i contorni di una situazione paradossale, facendo luce – come noi chiediamo da tempo – sulle reali finalità del progetto. E le considerazioni del nostro circolo, l'unico che ha manifestato dissenso all'interno del panorama politico-istituzionale locale, sono alla fine risultate valide e corrette.
    Il varo del "Technema 120", infatti, avrebbe reso obbligatorio il dragaggio del canale romano, l'ulteriore compromissione delle sue sponde d'epoca romana e dell'equilibrio idro-geologico, e l'abbattimento del Ponte Rosso quale testimonianza delle opere idrauliche del '700, avviando quelle pericolose operazioni speculative promesse, lo ricordiamo bene, dall'ex governatore del Lazio Francesco Storace e dall'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli nel "lontano" 2004.
    Per fortuna, quest'incubo sembra definitivamente scongiurato grazie al lavoro puntuale dei tecnici del Parco, alla tenacia del Presidente dell'Ente Gaetano Benedetto e alla posizione assunta dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici del Lazio. Questa si è, infatti, dichiarata nettamente contraria all'abbattimento del Ponte Rosso, in contraddizione a quanto sostenuto nella prima conferenza di servizi dalla Sovrintendenza dei Beni Architettonici.
    Dunque, ogni pericolosa ipotesi di varo, anche per mezzo di ponti rimovibili o altro, deve essere definitivamente stralciata. Ci si deve invece impegnare nella ricerca di una soluzione realmente praticabile, che consenta allo yacht di raggiungere il mare il prima possibile, salvaguardando davvero il lavoro delle maestranze e l'indotto. Per questo, sarà bene evitare pericolose strumentalizzazioni nei riguardi dei lavoratori dell'azienda, che meritano il rispetto necessario e a cui va detta tutta la verità. Il Parco o gli ambientalisti non intendono affatto mettere in pericolo il loro posto di lavoro. Al contrario, anche noi di Legambiente ci auguriamo che l'azienda InRizzardi possa diventare leader mondiale nella nautica di lusso. Obbiettivo che può essere raggiunto seguendo una sola strada: quella della serietà. In primo luogo, si deve sbloccare lo stallo attuale trasportando la nave via terra il prima possibile, fino al tratto di arenile più sicuro e vicino. Soluzione a cui il Presidente del Parco e i tecnici stanno già lavorando e a cui va il nostro pieno sostegno.
    In secondo luogo, le istituzioni e gli enti locali devono prendere in seria considerazione la possibilità di delocalizzare l'azienda InRizzardi di Porto del Bufalo in un'area più idonea. Del resto, continuare a pensare che un'industria così pesante possa espandersi all'interno di un Parco Nazionale è pura follia! Un' alternativa credibile per un nuovo cantiere potrebbe essere l'ampia zona insistente sul canale di Badino, che si trova a soli dieci chilometri di distanza, e che può dare sfogo all'espansione auspicata dell'azienda.
    In terzo luogo, auspichiamo l'intervento della Regione Lazio, affinché accompagni il processo di delocalizzazione dell'azienda con il sostegno politico ed economico necessario.
    Siamo convinti che soluzioni di questo tipo, e non le manifestazioni eterodirette a cui sarebbero costretti i lavoratori dei cantieri, possano davvero salvare centinaia di posti di lavoro.

    Il direttivo del circolo Larus Legambiente di Sabaudia

    Sabaudia, 23 ottobre 2007