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Costituzione del CIRCOLO PD nostri quartieri

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Nessuna risposta

  1. Leone ha detto:

    "Se avessimo avuto più tempo, sarebbero state fatte elezioni primarie e campagne elettorali anche per la scelta dei membri di questo gruppo, che invece sono stati individuati tra coloro che già si sono dimostrati attivi o desiderosi di partecipare in modo più impegnato"

    Si sa la fretta non ha mai portato buoni risultati. Ma in questo turbinio di eventi politici che sta portando all'autoriorganizzazione delle formazioni elettorali (che di politico vista la novità hanno ancora poco!) non può che venire in mente il buon (pace all'anima sua!) Karl Popper di una "società migliore". E' vero il tempo è poco ma non per questo si rinuncia facilmente a mezzi democratici (già peraltro efficaci in passato soprattutto per l'Ulivo) per accordarsi sugli "attivisti" come i "migliori". La questione che tutti si pongono è stata sempre: "chi deve governare?" . Per Popper occorre liberarsi di questa domanda, superandola con un'altra: «Come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi ed incompetenti facciano troppo danno?».

    Come cellula locale, come elemento portante della catena partecipativa attiva, forse un circolo (di qualsivoglia tendenza politica) deve innanzitutto mostrarsi aperto e pronto a rispondere, programmaticamente, a domande simili.

    Saluti e buon lavoro.

  2. Baol ha detto:

    Comprendo perfettamente la difficoltà del momento e apprezzo soprattutto gli sforzi di coloro che (e mi riferisco in particolare a Nicoletta) mostrano di considerare i cittadini quali naturali interlocutori, “scendendo” sul terreno del confronto, ed accettando anche le voci di dissenso o quelle scomode, una dote sempre più rara di questi tempi ma che, sono convinta, alla lunga porterà i suoi frutti. Non si può continuare ad ignorare, o a fingere di ignorare, che il presupposto della democrazia è quel dialogo, sempre costruttivo, che si espone per sua natura a tutte le posizioni, diverse, alle critiche oltre che a riconoscimenti… così mi piace molto la domanda posta da Leone, una domanda necessaria, che forse potrà trovare risposte solo partendo dal presupposto del confronto continuo con i cittadini, con coloro che pur agendo al di fuori di un partito sono attenti alla vita politica e vogliono esserne interlocutori, restando dalla parte della società così detta civile che porta un prezioso contributo e rappresenta una risorsa, anche se dobbiamo ammetterlo, questo riconoscimento suona davvero difficile per coloro che, abituati alle apparenze, si muovono nella finzione, ricorrendo al giudizio popolare su giochi che già sono fatti, ponendo false scelte, tali da non determinare cambiamenti. Basta con i troppo facili appelli ad una sovranità popolare abusata, svuotata del suo contenuto, simulacro di una democrazia in affanno, il cambiamento è possibile attraverso un’azione su fronti diversi e si muove proprio sulla strada del dialogo e del confronto aperto, quella partecipazione rivolta a tutti che dovrebbe essere il pane quotidiano di un Paese civile! Condivido quindi  l’affermazione di Nicoletta “non c’è bisogno di essere coordinatori per partecipare, anzi!!” e trovo  altrettanto condivisibile quanto scrive Leone facendo rilevare che accordarsi sugli "attivisti" come i “migliori” è probabilmente una forzatura, una scelta dettata dalla fretta che non è detto possa rivelarsi la scelta giusta. Resta il fatto che l’attenzione al dialogo e al confronto potrà aprire nuove prospettive, sempre che questi presupposti siano considerati il punto fermo da cui partire… In ogni modo, essere scelti per qualsiasi carica o ruolo che dir si voglia, non rappresenta un “privilegio” o un traguardo raggiunto, ma una precisa responsabilità; in qualsiasi ambito ciò avvenga, ci si mette al servizio della comunità. Partirei comunque da questo presupposto… 

    Francesca

  3. Kla ha detto:

    Avendo partecipato alla riunione come non adetto ai lavori ma avendo avuto la possibilità di intervenire segnalo che anche da altri vari interventi è emersa la volontà di coinvolgere. L'invito a partecipare mi è sembrato fosse rivolto a tutti e non solo a chi ha ricevuto incarichi nell'organizzazione di partito.

    Non mi è piaciuto molto, e non ero il solo, il modo in cui sono stati scelti i rappresentanti di circolo, ovvero ci sono stati i candidati ma la scelta fra questi è stata fatta dal Partito anzichè da una votazione fra gli aventi diritto, quindi alcuni si sono sentiti esclusi in modo non democratico ma nel segno di vecchi usi partitocratici. Attenzione che la gatta frettolosa fa i figli ciechi.

    Pur comprendendo che la forzatura è stata fatta unicamente per mancanza di tempo, non ne condivido il metodo che in finale ha portato ad innalzare da 30 a 32 il numero delle persone dedicate ai circoli. L'innalzamento del numero non ha risolto completamente la cosa perchè qualcuno dei candidati è restato comunque escluso non si sa bene con quale logica se non quella di avere lo stesso numero di uomini e donne.

    Sono dell'avviso che gli stessi incaricati ai circoli come primo atto dovrebbero al più preso e democraticamente rimettersi in discussione per  arrivare a votazioni rimettendo in gioco tutti i candidati. Solo dopo questa votazione chiunque sarà eletto potrà lavorare un pò più serenamente. 

    Resta la condizione positiva che tutti hanno annunciato e ribadito, ovvero al di la degli incarichi o non incarichi tutti sono chiamati a partecipare.

    Come cittadino di questi quartieri auspico che l'annunciato recupero del dialogo con i residenti sia frequente e produttivo.

    Credo sia importante da parte di queste nuove organizzazioni di partito e dal partito stesso attivarsi per un continuo confronto anche con le Associazioni esistenti come "Quartieri Connessi". E' importante vengano  riconosciute le esperienze acquisite da queste associazioni facendo tesoro di chi da anni si impegna con buon esempio e costanza sul territorio proprio ad evidenziare e qualche volta a risolvere le esigenze che molti cittadini segnalano principalmente attraverso il sito http://www.q4q5.it .

    Auguri

    Claudio Ennas 

     

  4. Leone ha detto:

    "In ogni modo, essere scelti per qualsiasi carica o ruolo che dir si voglia, non rappresenta un “privilegio” o un traguardo raggiunto, ma una precisa responsabilità".

    Parole giuste quelle di Francesca che mi permetto di sottolineare. Il problema però resta sempre lo stesso: le persone. La valutazione che sta a monte di ogni decisione sulle persone fa sì che, senza una decisione democraticamente presa a maggioranza e con apertura (leggi primarie) all'esterno, il giudizio espresso venga viziato sin nel suo nascere. Ciònon toglie che scuotere la società "civile" è compito arduo e impresa a dir poco titanica. Sta di fatto che senza questa prerogativa democratica si rischia di giungere alla fine del percorso, cioé a valle dell'atto deliberativo sulle persone, non avendo scelto le persone c.d. "migliori" ma magari le più "adattabili" alle singole situazioni. Credo che la specializzazione sia uno dei presupposti su cui basare le scelte. Chi fa politica non può dilettantescamente (e ce ne sono tanti ahinoi!) pensare di cambiare la società. Ognuno ha nel suo patrimonio la soluzione particolare, è tassello del mosaico della società. Ma ci vuole molta lungimiranza nel fare questa valutazione e il tempo, come ho già detto, non aiuta. Quindi si rischia. Il rischio potrà portare anche a persone non dotate della umiltà idonea a rimettere in gioco il proprio "mandato" per consentire una migliore individuazione di chi coordina ma soprattutto "cosa" coordina. La fogna della politica italiana, in particolare Latina, è un vessillo, portato da dilettanti, arruffoni, arrivisti, che pensano al proprio orticello. Ci vuole davvero una spinta emotiva oltre che capacità di analisi e di azione politica.

    Un saluto.