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  1. massimo74 ha detto:

    Non sono per nulla d'accordo con questo tipo di censura timorosa delle associazioni.

    Tutti i giovani hanno necessità e diritto di poter conoscere e di divenire in grado di farsi un'idea propria di ciò che è e di ciò che è stato.

    Io quindi la vedo così: il Museo sarà invece di stimolo per approfondire un argomento serio, importante, drammatico di cui spesso i più giovani ignorano fatti e conseguenze.

    Quando si cerca di oscurare qualcosa di spiacevole, vergognoso, drammatico, triste, relegandolo in un dimenticatoio, reprimendo forme di espressione, divilgazione e soprattutto di dibattito, può accadere che rispunti tutto fuori assai più tragicamente, con nuove forme e accresciuta vigoria.

    Tali tipi di argomento, a mio avviso, non andrebbero mai rimossi, bensì affrontati e magari anche prima o poi superati (soprattutto se risalgono a 7 decenni fa).

    Se è vero che la Storia ha insito qualcosa di "ciclico", allora conoscere il passato, anche se scomodo, è la miglior forma per affrontare le difficoltà ed evitare errori del futuro.

    Semmai affianco a questo museo -che esprime una situazione controversa del passato magari anche da un punto di vista parziale- vedrei auspicabile che qualcuno si preoccupi di istituirne un'altro diverso.

    Credo che una conoscenza seria in generale non possa esistere se non elaborata dopo una riflessione personale che tenga conto di svariate fonti ed punti di vista.

    La mia opinione personale in merito rimane quindi la seguente:

    http://www.q4q5.it/modules/news/article.php?storyid=2424

    Massimo.

     

  2. Leone ha detto:

    Non nascondiamoci dietro la classica dietrologia. La Repubblica Sociale Italiana o come molti preferiscono Repubblica di Salò è una semplice fictio juris del governo fascista salvato dall'alletato nazistache occupava con la forza un territorio quello italiano che aveva con Badoglio annunciato l'8 settembre 1943 l'armistizio.

    La RSI servì solo ai nazisti per controllare un territorio italiano non occupato dagli Alleati, per 2 anni guidata da Mussolini solo “a la carte” e invece di essere orgoglio per i fascisti dovrebbe essere gurdata come onta indelebile per loro e per i "resistenti" come un ulteriore momento della Storia della dominazione nazista, ultimo barlume. Come Stato fu riconosciuto dalla Germania nazista, dall'Impero giapponese (terzo Paese dell'Asse), dal Regno d'Ungheria, dalla Repubblica di San Marino e dalla Svizzera… Ed è più che accettabile dire che è esistito solo in quanto satellite nazista.

    Cosa c'è da ricordare?

    Sofferenza, distruzione, persecuzione, sottomissione al dominio dei nazisti. Bene. Ma di musei ne abbiamo. Di questi sacrifici vergognosi la Storia ci dice che possiamo recarci in via Tasso a Roma come ad Auschwitz.

    Avessero, che ne so, trovato una nuova forma di governo o una nuova via per l'efficienza amministrativa capirei pure un museo ma altrimenti che pensa di metterci dentro il buon Finestra? Qualche foto da balilla combattente? Se le tenga strette quelle foto e quei 4 soldatini di Hitler e del Duce che ha nella sua libreria, magari i suoi di posteri potranno guardare al nonno come di un graziato dalla nascente Repubblica dalla Resistenza.

    Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, pp.446-447:

    "L'intenzione di Mussolini e dei "moderati" era senza dubbio di concentrare sino alla fine della guerra tutti gli ebrei (…) e di rinviare la soluzione a guerra finita (…). L'assurdità della soluzione adottata è evidente: per qualsiasi persona di buon senso non poteva infatti esservi dubbio che (…) concentrare gli ebrei volesse in pratica dire permettere ai nazisti di impadronirsene quando volevano e, quindi, di sterminarli. (…) Anche in questo aspetto particolare si rileva dunque la insostenibilità della RSI o meglio di coloro che dandole vita e aderendovi ritennero non solo di salvare l' "onore" italiano, ma di poter così operare per la tutela di alcuni interessi italiani (…). Ciò che in questo senso essi poterono ottenere non giustifica certo, anche nei più onesti, l'essersi messi in pratica al servizio dei nazisti e l'aver in tal modo avallato il loro regime di terrore".

     

  3. massimo74 ha detto:

    Devo dire che condivido in pieno quasi tutte le considerazioni del precedente post.

    Ritengo tuttavia che la questione sia un'altra e può essere incentata proprio sulla seguente domanda di Leone:

    Cosa c'è da ricordare?

    Tutto. Tutto c'è da ricordare. Qualcuno potrà sostenere che ancora è storia troppo "recente" e che stessa società civile del tempo è stata lacerata e le conseguenze si riscontrano anche nelle nuove generazioni. D'altronde esistono molte persone che hanno vissuto personalmente e tramite le vicende dei propri cari sofferenze inimmaginabili. In ogni caso spero che il prima possibile, con il passare anche di qualche altra generazione, ci si riesca ad allontanare dal vissuto personale e si guardi al passato solo come ad un periodo storico da osservare attentamente, esaminare senza remore, per cercare di non commettere gli enormi errori dei nostri nonni. Atrocità commesse da nonni fascisti, repubblichini, partigiani, comunisti. Atrocità che in guerra appaiono all'uomo come normalità.

    Mi auguro quindi di essere messo in grado di vedere da molto vicino e di poter conoscere il più possibile tutte le circostanze storiche che ci riguardano e soprattutto dalle più svariate fonti esistenti. Poi sarà la riflessione personale a trovare la giustezza e il senso degli avvenimenti.

    In particolare ho sempre nutrito una certa avversità e anche un pò di terrore alla limitazione e/o censura di espressione (eccezioni permettendo). Il motivo è semplice: ci sarà sempre un "qualcuno" che deve decidere cosa censurare e cosa invece permettere che sia "opportuno" , "conveniente" che ci arrivi…personalmente questo mi fa intravedere prospettive tutt'altro che incoraggianti.

    Ma poi. Siamo sicuri che appartengano alla cultura comune e soprattutto dei giovani di oggi, i fatti narrati da Leone?

    In questi casi e per tali argomenti mi permetto di sottolinare sempre: questa almeno è la mia opinione.

    Ciao.

    Massimo de Simone

     

     

     

  4. Stevejo ha detto:

    Personalmente sono d'accordissimo con quanto espresso da Massimo.

    Soprattutto per quanto riguarda la pericolosità di una eventuale censura.

    Al di là che volenti o nolenti l'RSI è stata una parte della nostra storia e al di là dei giudizi in merito, il non voler fare un museo di questo tipo con la motivazione che quanto fatto dall'RSI sia storicamente deprecabile e ingiustificabile sarebbe a mio avviso un grosso errore.

    Prima di tutto perchè darebbe adito a facili polemiche, al gridare alla censura…darebbe insomma pubblicità gratuita (e magari di impostazione sbagliata) a una vicenda che con il "non fare il museo" si vorrebbe invece mettere a tacere. Sarrebbe, insomma, un boomerang.

    Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale, gli americani decisero infine di evitare di assassinare Hitler proprio per non trasformarlo in un martire agli occhi dei tedeschi e del mondo intero.

    Secondo poi, perchè se si vuole mettere in risalto la verità storica sull'RSI, allora non lo si fa negando un museo (ossia con la censura), ma lo si fa proprio anche attraverso un museo, magari arricchendolo anche di altre fonti e documenti reperiti da altre parti (questo sicuramente andrebbe fatto) che diano insomma al visitatore l'opportunità di documentarsi opportunamente in merito….che diano modo di conoscere la verità storica, appunto.

    Un salutone,

    Stefano 

     

  5. Salvatore ha detto:

    Si può costruire un museo per "conservare", si può costruire un museo per "ricordare", si può costruire un museo per "condannare"… oppure si può costruire un museo per "celebrare". L'unica cosa a cui farei attenzione, in questo specifico caso, è che il museo voluto da Finestra non serva a celebrare la RSI.

    Salvatore

  6. renatosd ha detto:

    Potrei benissimo fermarmi a quanto ha detto Salvatore per dichiarare la mia contrarietà a quest'ennesima apologia del fascismo …

    ma ritengo che sia proprio la mancanza di memoria storica a ingenerare quegli equivoci non so quanto voluti o quanto dettati da una carenza di base di nozioni storiche a far dire con troppa facilità cose come "Atrocità commesse da nonni fascisti, repubblichini, partigiani, comunisti" dimenticando che mentre le prime due categorie combattevano per difendere un regime gemellato con il nazismo, che aveva promulgato le leggi razziali, che trucidava gli oppositori come Matteotti e che ancora in fase finale faceva delazione alle SS in ritirata condannando a morte la  popolazione civile, gli altri per quanto si voglia dire hanno combattuto per liberare l'Italia dai primi, hanno combattuto in attesa degli americani che entravano un po' stupiti nelle città accolti anche da ali di bandiere rosse al vento e anche grazie a loro è stata costituita la Repubblica redattta con il contributo del Partito d'Azione, dei Socialisti e dei Comunisti Italiani, come pure dei tanti cattolici che hanno combattutto nelle file partigiane, una su tutti Tina Anselmi, nonostante la posizione ambigua delle gerarchie ecclesiali, mute alle leggi raziali, sospette nel ratto del ghetto ebraico (solo 16 su 1022 tornarono da auschwitz) ed il cui ruolo resta ancora tutto da sviscerare per la fuga in Argentina dei gerarchi nazisti dal porto di genova con passaporto vaticano a fronte di ingenti quantitativi d'oro improvvisamente accreditati in banche svizzere a suo favore (l'oro degli ebrei??).

    La Costituzione Italiana che ha permesso anche al sig. Finestra, già condannato a morte, di poter sedere in parlamento ed ancor oggi di fare bieca apologia, ricordo che porta la firma di un Comunista "Umberto Elia Terracini"

    …. quindi ci andrei piano col revisionismo, la storia deve essere conosciuta e studiata e poi si possono anche fare i musei senza dimenticare che l'antifascismo è l'anima e punto cardine della nostra repubblica … se qualcuno poi non la pensa così e vuole qualcos'altro deve passare prima sul mio cadavere  … (ma non credo di essere solo)

    per rispondere anche a Stevejo che afferma "gli americani decisero infine di evitare di assassinare Hitler" penso che sia una interpretazione quanto meno azzardata … intanto furono i sovietici ad arrivare per primi in Germania e che poi Hitler sia stato salvato è da dimostrarsi … l'unica cosa certa è che non si aveva convenienza a ritrovarne le spoglie, sia da parte sovietica che americana, proprio per evitare negli anni manifestazioni isteriche e patetiche come i penosi viaggi a Predappio.

    renato 

    PS: dimenticavo di dire: i morti non sono tutti uguali di fronte alla storia

     

  7. Stevejo ha detto:
    per rispondere anche a Stevejo che afferma "gli americani decisero infine di evitare di assassinare Hitler" penso che sia una interpretazione quanto meno azzardata … intanto furono i sovietici ad arrivare per primi in Germania e che poi Hitler sia stato salvato è da dimostrarsi … l'unica cosa certa è che non si aveva convenienza a ritrovarne le spoglie, sia da parte sovietica che americana, proprio per evitare negli anni manifestazioni isteriche e patetiche come i penosi viaggi a Predappio. renato PS: dimenticavo di dire: i morti non sono tutti uguali di fronte alla storia 

     

    Renato, io mi riferivo alle varie operazioni segrete volte all'eliminazione di Hitler, studiate dagli americani, durante la guerra  fin nei minimi particolari, ma che si è deciso all'ultimo momento di non mettere in pratica per i motivi che dicevo. 

    Cmq ovviaemnte un museo sull'RSI non deve assolutamente diventare celebrativo dell'RSI. Su questo sono d'accordo ovviaemnte.

    Però decidere di non farlo secondo me sarebbe un boomerang. Molto meglio farlo integrando quanto regalato da FInestra con altre fonti e documenti che spieghino bene tutta la storia dell'RSI, fin negli aspetti più tragici.

    Un salutone,

    Stefano 

  8. renatosd ha detto:

    Beh l'attendismo anglo-americano, per non dire il ritardo d'azione nei confronti del Nazismo (vedasi gli appelli disperati dalla Polonia invasa), fu dovuto principalmente al tempo necessario per creare le condizioni strategiche per non lasciare ad est campo libero a Stalin e nonostante fosse previsto non si evitò che giungesse fino a Berlino … se avessero indebolito i tedeschi prima di organizzarsi i sovietici sarebbero arrivati fino in Francia, ed in minima parte per fiaccare quelle non poche sacche tra i lord che anche in Inghilterra, almeno inizialmente, proprio non avrebbero disdegnato un patto con i Nazisti per fare uno scherzetto ai bolscevichi e poi diciamolo non è che l'antisemitismo non fosse ben visto anche in Francia e in Inghilterra … anzi …..

    Ma tornando a noi … farlo ora con questi presupposti no … non ci sono le condizioni almeno fino a quando ci sarà quest'aura di revisionismo, per ora ci bastano e ci avanzano un parco intitolato a Mussolini ed un mercatino della memoria che è un campionario di busti del duce, svastiche e copie del mein kampf in bella vista (l'ho veduti con questi occhi).

    Diverso è se viene fatta un operazione non revisionista, se non si cercano assoluzioni postume e irrecevibili, se si distingue la storia umana dei singoli dal giudizio storico complessivo, ribadendo i valori fondativi della nostra repubblica nell'anti nazi-fascismo, se quel luogo non diventa un tempio-sacrario per tutti i nostalgici d'Italia, se viene richiesta una supervisione dell'associazione partigiani e delle comunità ebraiche sull'operazione culturale … allora possiamo anche iniziare a discuterne …. ma dubito che il senso fosse questo.

    renato

     

  9. renatosd ha detto:

    Oggi si commemora l'eccidio delle Fosse Ardeatine mi piace riportare in questo post due articoli di repubblica uno odierno ed uno sulla celebrazione del 2005 anche per capire come certi argomenti vadano trattati con molta delicatezza:

    oggi: A 64 anni dalla strage compiuta dai nazisti come rappresaglia dell'attentato di via Rasella, il presidente della Repubblica ha deposto una corona sotto la lapide che ricorda l'eccidio delle 335 vittime alle Fosse Ardeatine. "Qui è accaduto qualcosa che non dimenticheremo mai – ha detto Giorgio Napolitano – come non dimenticheremo mai coloro che hanno sacrificato la loro vita. Il martirio delle Fosse Ardeatine – ha aggiunto il presidente – è il fatto più rappresentativo di una vicenda terribile di persecuzione e di ricorso al crimine più efferato da parte dei nazisti occupanti e di chi li aiutava in questa tristissima impresa".

    2005 : "Proteste contro la presenza del governatore Storace stamattina durante la cerimonia del 61esimo anno dall'eccidio delle Fosse Ardeatine. Il presidente della Regione faceva parte di una delegazione composta, tra gli altri, dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal Ministro della Difesa Antonio Martino, dal Sindaco Walter Veltroni e il Presidente Provincia Enrico Gasbarra.

    Durante la celebrazione due esponenti dell'Associazione Nazionale Ex Deportati hanno abbandonato la delegazione: "Non doveva essere qui oggi – ha detto un membro dell'Associazione, Mario Limentani, riferendosi a Storace – offende la memoria dei poveri morti. Io sono stato 18 mesi in un campo di sterminio e sono stato torturato". Aldo Pavia, che è anche presidente dell' Aned, gli ha fatto eco: "Rispetto le istituzioni, in questo caso non chi le rappresenta. Sono contro la legge che mira a riconoscere i repubblichini di Salò come belligeranti, loro che hanno venduto per 12.000 lire tre persone della mia famiglia e me e mia nonna per 5.000 lire. Trovare qui Storace dopo 60 anni mi sembra semplicemente uno spot elettorale di cattivo gusto".

    Dello stesso avviso anche il presidente dell' XI municipio, Massimiliano Smeriglio, che ha aggiunto: "Avrei dovuto essere nel palco delle autorità, ma per scelta mi sono messo fra la gente. Equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani è un vero schiaffo a questa giornata".

    Questo per capire le vere motivazioni che sono alla base di questo disegno revisionista.

    e per oggi mi fermo qui.

  10. massimo74 ha detto:

    Sapevo di stimolare Renato su questa questione e ne sono anche felice 😉

    Partirei dal presupposto che sono d’accordissimo con quanto detto prima da Salvatore, ribadito da Stefano e infine ripreso da Renato: NO a qualsiasi tentativo di apologia di fascismo o Rsi. Sarei portato a credere che non sia questo il caso, tuttavia ritengo che si dovrebbe verificare e vigilare accuratamente affinchè non lo sia veramente.

    Detto questo:

    – come detto altre volte, credo che non sia questa la sede opportuna (poichè fraintendere è assai facile) per addentrarsi nel merito di questione pericolose, spinose, drammatiche e ancora motivo di grandi dissidi non solo tra i cittadini ma anche dai politici attuali. La mia memoria ricorda non molto lontani scambi di accuse tra varie fazioni politiche riguardo una storia ancora non perfettamente capita, assorbita ed enucleata -per diversi motivi sui quali non mi dilungherò-nemmeno dagli storici.

    – Basta che qualcuno sfogli qualche libro di storia delle medie o delle superiori per verificare quante omissioni ed inesattezze. Ne ricordo un paio che ancora mi fanno riflettere: 1) secondo un autore, il muro di Berlino sarebbe stato costruito dagli americani per non permettere ai comunisti di Berlino Est di “espatriare” a Berlino Ovest. Non credo ci sia la necessità di aggiungere altro. 2) Le foibe non erano mai esistite o al massimo, gli storici più coraggiosi, solevano parlarne in termini assai riduttivi.

    – Direi che si possa affermare che le atrocità sono state perpetrati da fascisti e comunisti-partigiani in Italia. Personalmente direi anche – e non credo che qualcuno si possa offendere- che le maggiori atrocità sono state commesse assai più gravi e per ben più tempo dai primi.

    Nondimeno, Renato, credo che fino a quando continuerà la foga del ricordo, che capisco per alcuni e non per altri, ma che comunque spero finisca al più presto, sarà ben difficile che venga fatta una operazione revisionistica completa, come dici tu.

    E con completa intendo oggettiva, senza ripicche di questo tipo: "hai fatto più te, hai iniziato te, tu ne hai ammazzati tre e io solo uno. Se tu non dici Foibe io non dico ebrei", e così via.

    Forse non sono figlio di quel tempo, ma mi permetto di fare una considerazione personale: queste e altre e altre str……e simili (mi perdonerete ma non sono riuscito a trovare un termine più adatto) mi fanno accapponare la pelle e non fanno altro che alimentare odio e ancora odio in una generazione, la mia, distante ben tre generazioni dai fatti di cui stiamo parlando. Quindi, ricordare SI, ma ricordare per riflettere e per non commettere gli stessi errori. Ricordare al solo scopo di recriminare, aggredire, denigrare quanto più possibile l'avversario (o meglio l'ex avversario), un secco NO.

    Inoltre ritengo leggermente inopportune e anche un pò scorrette alcune affermazioni:

    1)"La Costituzione Italiana che ha permesso anche al sig. Finestra, già condannato a morte, di poter sedere in parlamento ed ancor oggi di fare bieca apologia". La Costituzione italiana, per fortuna, ha permesso questo e anche altro e per altre persone.

    2) "i morti non sono tutti uguali di fronte alla storia". Cosa vuoi dire? Vaglielo a dire ai figli di chi sta ancora sotto le foibe, con complicità italiana, e ai figli dei morti ammazzati dai partigiani a vittoria già acquisita.

    Ecco perché purtroppo credo che il modo di "revisionare" di cui tu parli nei termini da te esposti (ad esempio proprio quando parli di condannato a morte e di morti di 70 anni fa che hanno un diverso valore) è proprio ora che vada superato e prima o poi sono sicuro (forse è una speranza di cuore?) che si supererà. Forse basterà aspettare ancora un po’. Il tempo può fare questo e altro, per fortuna.

    Tu, Renato, per quante generazioni ancora pensi si dovrà continuare a tirare la coperta da una parte o dall'altra? Io invece spero che la coperta si tiri sempre con meno foga da entrambe le parti, non guardando a chi l'ha tirata di più e per primo, ma a come preferiamo si fermi ADESSO, e forse prima o poi si fermerà in qualche posizione.

    Ciao.

    Massimo de Simone

  11. renatosd ha detto:

    Caro Massimo

    mi spiace ma non ci capiamo ….

    qui si continua a confondere pericolosamente il dramma personale con il giudizio storico-politico, si continua a confondere il carnefice con la vittima, si confonde la pietas umana che è dovuta a qualsiasi defunto ed ai suoi familiari con la redenzione delle motivazioni.

    Io non avrei problemi a dirglielo ai figli dei morti ammazzati dai partigiani, non avrei problemi a dirglielo ai figli del rapinatore ucciso nel conflitto a fuoco di un asilo, non avrei problemi a dirglielo ai figli dei brigatisti uccisi nel conflitto a fuoco con i carabinieri, non avrei problemi a dirglielo ai figli dei soldati mandati a morire nella neve delle campagne russe con le scarpe di cartone tra atroci sofferenze, non avrei problemi a dirglielo ai soldati della RSI tra cui c'erano i convinti, i confusi e i cooptati con la forza …

    …. non avrei problemi a dirglielo che ogni vita umana merita rispetto a livello individuale ma il giudizio morale e storico non può mutare. C'è chi combatteva per ideali aberranti e annichilenti e chi per la libertà, quella stessa libertà di cui i reduci di ogni parte si sono avvalsi pur avendola combattuta e pur avendo già dato ampia prova di non tenerla in alcuna considerazione in passato.

    Non ho problemi ad estendere questo convincimento morale ad altri avvenimenti storici anche contemporanei e potrei citarti il Caso Moro, tornato ultimamente in auge con le accuse all'ex PCI di Berlinguer e ad una parte consistente di ex democristiani per aver sostenuto la linea della fermezza di fronte al ricatto posto di un preteso "riconoscimento politico" che non poteva e non doveve essere dato …. il riconoscimento politico e morale non si può e non si deve dare quando gli ideali che si intendono legittimare contrastano quelli di Liberta, Uguaglianza e Fratellanza.

    Caro Massimo è questo il punto per cui ti ribadisco che i morti non sono tutti uguali, la coperta non viene tirata da una parte o dall'altra … la coperta sta in un solo posto, l'unico possibile … ferma e salda sulla Costituzione Democratica scritta col sangue di chi ha combattuto da una parte …. chi stava dall'altra avrà tutta la comprensione e l'umana pietà che si deve ai singoli, ma mai l'equiparazione e la legittimazione dell'onore delle armi di fronte alla storia … questo non lo dico io … lo dice la Costituzione …

    e scusami sai … ma tu ti riconosci o no in questa costituzione ? … perche se è SI, sappi che ti piaccia o no, che è anti-nazi-fascista per definizione se poi sei contrario alla costituzione è cosa diversa, ma abbi il coraggio di ammetterlo chiaramente e di agire di conseguenza, ma non potrai mai pretendere che i democratici italiani ti seguano in questo assurdo percorso.

    Parli di Foibe e io penso e ribadisco che proprio il decontestualizzare i fatti, il non voler inquadrarli in un contesto di soprusi, colonialismo, pretesa superiorità di una razza sulle altre (in una regione poi che ancor oggi ha al suo interno un contrasto etnico irrisolto e sempre in bilico sull'orlo della guerra civile), un apoteosi criminale di rappreaglie e soprusi, come pure il voler a tutti i costi ricondurre quei tragici eventi in una assurda contrapposizione alla guerra partigiana e alla shoà, come se ciò costituisse un alleggerimento o peggio un alibi, pretendere per questi tragici fatti  un riconoscimento politico e un assurda contrapposizione alle stragi fasciste commesse fin nel limitrofo campo di sterminio della risiera di San Saba … tutto questo farà si che non vi sarà mai una vera e propria commemorazione condivisa del dramma dei civili che è ben altra cosa dal dramma politico e dell'attribuzione delle responsabilità.

    E perchè non si commemorano le migliaia di zingari, omosessuali e slavi massacrati in slovenia e croazia, e perchè non si commemorano le stragi e stupri perpetrati anche ai danni della popolazione civile in Abissinia, in Libia, in Albania … Crediamo davvero che un popolo possa invadere, distrugere, massacrare vantarsi di una pretesa superiorità razziale e poi al momento della resa dei conti sedersi li e piangere i propri morti cancellando tutto il resto … eh no troppo comodo … fosse stato mio padre mio nonno mio zio o chi accidenti ti pare restando immutato tutto l'affetto del mondo sarebbe assurdo pretendere un assoluzione storica universale.

    Io sono un pacifista convinto e sono contrario a qualsiasi punizione corporale per il ladruncolo, per il prigioniero politico come pure per il più feroce ed abietto dei criminali, ma ciò non mi porta in alcun modo ad equiparare la vittima e il carnefice, il vincitore ed il vinto … il "ma anche" non vale … non può valere in questo caso, ma anche in altri.

    Bisogna fare i conti con la propria storia ed è quello che non si è ancora fatto in Italia, è quello che si è fatto invece in Francia con la repubblica di Vichy o in Germania col Nazismo …. non credo che a Berlino, a Dresda o a Colonia sia permesso a nessuno di esporre i busti di Hitler, ripubblicare il mein kampf, intitolare parchi ad uno sconosciuto parente del furer pur di glorificarsi di un bel parco intitolato a C. Hitler. Con ciò senza dimenticare il dramma umano che ogni famiglia ha vissuto nell'aver visto figli, padri parenti morire così miseramente e per giunta con l'onta e il disprezzo universale; a loro viene data la possibilità di compiangere umanamente i loro cari ma mai quella di glorificarne le gesta pretendendo come fai tu di considerare sullo stesso piano questi con i milioni di inermi massacrati nel capitolo più buio della storia di questa misera umanità. Non si può pretendere, non si sa per quale assurdo motivo, di dover ritenere che tra il partigiano e il repubblichino la storia non debba più fare distinzione in nome di un malinteso senso di pacificazione, che deve e potrà esserci solo quando saranno chiare le parti ed i ruoli assunti.

    Ti consiglio un bel viaggio ad auschwitz o in qualsiasi altro campo di sterminio o sinagoga ebraica, in polonia, in cecoslovacchia …. parla con i reduci, ascolta le testimonianze e poi prova ad esporre le tue tesi vedrai che nel migliore dei casi ti renderai conto dell'insostenibilità delle tue tesi, ma nel caso tu trovi ugualmente il coraggio ti auguro di resistere all'ondata di sdegno e disprezzo che inevitabilmente ti sommergerà.

    Renato

  12. Salvatore ha detto:

    Cari Renato, Massimo, Stefano…

    badate bene, non è mia intenzione fare apologia di qualsiasi regime totalitario, liberticida e sanguinario! Vorrei solo provare a dare la giusta collocazione temporale ad avvenimenti accaduti più di mezzo secolo fa, a scelte (non sempre meditate e coscienti) fatte da persone semplici che si sono lasciati travolgere da eventi ben più grandi di loro. È facile adesso fare le pulci a queste scelte e condannare chi è si è ritrovato tra le fila della RSI e invece glorificare chi ha combattuto tra le fila partigiane o con gli alleati. Sicuramente c’era una percentuale di persone intellettualmente “forti” che hanno fatto queste scelte (sia da un lato, sia dall’altro) consapevolmente. Questi sono i veri eroi e i veri biasimevoli.  Ma quante persone umili (poveri di spirito li chiamerebbe il Vangelo) si sono ritrovate, per i più svariati motivi, a combattere e morire per una causa o per l’altra. Quante persone sono diventate partigiane perché affascinati dai racconti avventurosi del cugino? Quanti hanno combattuto nell’RSI perché avevano la fidanzata a Milano o i vecchi genitori a Polesine? O per una pagnotta… o per un piatto di riso!

    Quanti tra i fascisti di fede ventennale, condividevano davvero le leggi razziali, o aborrivano la libertà? Siamo sicuri  che per qualche “semplice” il fascismo non rappresentasse solo il riscatto dell’Italia, l’affrancamento di  anni di umiliazioni internazionali, un modo per lavare l’onta di Versailles, un metodo per uscire da una povertà che appariva invincibile?

    È facile adesso separare i buoni dai cattivi! Sono passati molti anni, l’Italia è cambiata, gli Italiani sono cambiati. Le ideologie totalitarie (tranne che per alcuni nostalgici, o per quei popoli che ancora oggi soono sotto il giogo del comunismo)  sono morte e sepolte. L’Italia ha bisogno di riconciliazione, (che non vuol dire oblio!).

    Salvatore

  13. giucap ha detto:

    Caro Salvatore,

    immagino che tu abbia scritto prima di leggere l'ultimo messaggio di Renato, molto chiaro nel differenziare le responsabilità personali da quelle del regime.

    De Gregori ha scritto una bella canzone sull'argomento Salò, piena di pietà per le vittime, dove però si ribadisce che "dalla parte sbagliata si muore".

    Da come ho letto i messaggi di Renato, che in larga parte condivido, il punto non è separare i buoni dai cattivi, ma i sistemi di governo buoni da quelli cattivi.

    Che le ideologie totalitarie siano morte e sepolte per me è solo un pio desiderio, basta guardarsi intorno e vedere quanti nostalgici sono ancora sulla breccia a pontificare (e qualcuno lo troveremo anche nel prossimo Parlamento).

    Anche il richiamo al solo giogo del comunismo mi pare parziale: in centro e sud america sopravvivono dittature parafasciste che si reggono con la complicità di bande paramilitari al soldo dei "feudatari" del posto. Inoltre definire la stessa Cina come regime comunista ad oggi appare azzardato: col nuovo corso del liberismo economico è caduta l'ultima foglia di fico e Federico Rampini, il corrispondente che lì vive, nel suo libro sul secolo del dragone ha avuto modo a più riprese di argomentare come ormai di pura dittatura di destra si tratti.

    Pertanto un museo in memoria della RSI a Latina mi parrebbe molto fuori luogo per diversi motivi: geograficamente non c'entra proprio niente, il suo posto sarebbe eventualmente Salò; rischierebbe di caratterizzare la città e di richiamare "bande" di nostalgici in pellegrinaggio (per me sarebbe lo stesso se si trattasse di un museo in memoria di Che Guevara); dovrebbe presentare quelle caratteristiche di "par condicio" invocate da Renato che difficilmente potrebbero vedere la luce da noi, tenuto conto di chi sarebbe chiamato a metterle in atto.

    Non censura, quindi, ma semplice buon senso consiglierebbe al Sen. Finestra di offrire il suo materiale altrove, senza vincoli sul come verrebbe utilizzato, perché la sensazione che si tratti di un'operazione apologetica è forte.

    Giulio

     

  14. Kla ha detto:

    Questa mattina avevo da fare e non ho potuto scrivere il mio intervento con la calma che merita un argomento del genere, nel frattempo è intervenuto Giulio e devo dire che sono fortunato in quanto sono completamente in sintonia con quanto da lui affermato, quindi ho buttato la bozza che mi ero preparato.

    Aggiungo solo che in questa città in particolare quanta nostalgia abbagliante e speculazioni fomenterebbe il materiale del sen. Finestra.

    Altro che riflessioni storiche, culturali, ponderate e moderate.

    A proposito di musei, mi viene in mente un bruttissimo film recente "una notte al museo" dove i personaggi storici di cera di varie epoche riprendono vita di notte per opera di una tavola egizia posta vicino al sarcofago di un faraone (di cera).

    Credo che di culturale abbia ben poco l'operazione pensata dai "faraoni" locali per ridar vita ad un certo tipo di ricordi "fuori luogo", oltrettutto non siamo a Salo' siamo a Latina nel 2008.

  15. massimo74 ha detto:

    Io ritengo eccellente la riflessione di Salvatore.

    Abbandonando le riflessioni sulla guerra e dopoguerra e precisato che quanto scrivo è finalizzato a chiarire soprattutto le mie convinzioni, mi soffermo brevemente sulle motivazioni addotte da Giucap. Vado subito al concreto, analizzando “ i perché” non dovrebbe essere realizzato tale museo:

    1) dovrebbe presentare quelle caratteristiche di "par condicio" invocate da Renato che difficilmente potrebbero vedere la luce da noi, tenuto conto di chi sarebbe chiamato a metterle in atto. Si, sono d’accordo. Tale considerazioni è data per scontata in tutti i precedenti post. In ogni caso mi pare che sia fuori luogo parlare di par condicio (ora pure nei musei è richiesta!) ma solo dell’assicurarsi che non si voglia attuare una apologia dell’epoca fascista. Quindi desidererei che NON sia lo stesso finestra l’incaricato alle decisione di cosa, come, e in che modo allestire tale museo.1

    2) “geograficamente non c'entra proprio niente, il suo posto sarebbe eventualmente Salò”. Questa è anche la spiegazione del Direttore del Territorio Grassucci che disapprovo totalmente. Come già spiegato contrasta in pieno con la definizione che  personalmente assegno al termine Cultura a cui attribuisco un valore enorme, che ha a che fare con una dimensione generale dell’uomo e niente affatto legata al territorio in cui vive, e a cui tengo tanto. Oltretutto, mi soggiungono delle considerazioni secondarie: da tale ragionamento, considerato che la città di Latina ha poco più di 70 anni, discenderebbe che la quasi totalità delle situazioni culturali ricadano al di fuori del nostro perimetro spazio-temporale. Non mi piace proprio pensare che quindi i latinensi debbano essere relegati esclusivamente a musei sulla palude, malaria e architettura fascista (sempre che l'architettura di tale tipo non sia considerata da qualcuno come apologia del sistema totalitario a cui si riferisce)

    3) “rischierebbe di caratterizzare la città e di richiamare "bande" di nostalgici in pellegrinaggio. Questo invece è un rischio sul quale, al contrario degli altri due, a mio avviso, richiede qualche momento in più di riflessione. Devo dire che non gradirei eccessivamente se richiamasse veramente  “bande di nostalgici” in pellegrinaggio.  

    Pur tuttavia questa eventualità, messa sul piatto della bilancia, non è sufficiente a farmi considerare l’ipotesi di impedire che del materiale storico di un pezzo di vita italiana, seppur parziale, possa venire alla luce nella nostra città.

    Ciao.

    Massimo.

     

  16. Kla ha detto:

    massimo74 ha scritto:

    2) “geograficamente non c'entra proprio niente, il suo posto sarebbe eventualmente Salò”. Questa è anche la spiegazione del Direttore del Territorio Grassucci che disapprovo totalmente. Come già spiegato contrasta in pieno con la definizione che  personalmente assegno al termine Cultura a cui attribuisco un valore enorme, che ha a che fare con una dimensione generale dell’uomo e niente affatto legata al territorio in cui vive, e a cui tengo tanto. Oltretutto, mi soggiungono delle considerazioni secondarie: da tale ragionamento, considerato che la città di Latina ha poco più di 70 anni, discenderebbe che la quasi totalità delle situazioni culturali ricadano al di fuori del nostro perimetro spazio-temporale. Non mi piace proprio pensare che quindi i latinensi debbano essere relegati esclusivamente a musei sulla palude, malaria e architettura fascista (sempre che l'architettura di tale tipo non sia considerata da qualcuno come apologia del sistema totalitario a cui si riferisce)

     

    Massimo, ma con tanti accadimenti storici della nostra nazione possibile che questi vetusti senatori di Latina riescano a ripescare unicamente Salo' e dintorni? Sbagliero' ma a me continua a restare Il sospetto che esporre questo materiale sia molto di parte e che un museo del genere a Latina avrebbe soprattutto scopo propagandistico di una fazione politica. Direi la stessa cosa se decidessero di portare la salma di Lenin a Bologna o di aprire un santuario ad Arcore.

  17. giucap ha detto:

    Mi sembra che con massimo74 concordiamo per due punti su tre, eppure arriviamo a conclusioni opposte.

    A parte l'uso del termine par condicio, volutamente virgolettato ed usato solo per sintetizzare in forma estrema un ragionamento più complesso ed articolato di Renato (magari si poteva anche glissare sulla terminologia, se se ne voleva capire il senso), non sapevo di avere un'opinione simile a quella del mio amico Lidano sull'aspetto "territoriale" (sempre per sintetizzare). Non che questo cambi in meglio o in peggio la mia opinione.

    Forse però non ho capito appieno il senso della frase "considerato che la città di Latina ha poco più di 70 anni, discenderebbe che la quasi totalità delle situazioni culturali ricadano al di fuori del nostro perimetro spazio-temporale". Ma per situazioni culturali si intendono solo gli impianti museali stabili? Che so, musica, teatro, mostre d'arte non sono considerate situazioni culturali? Allora il parallelo sarebbe più comprensibile se si trattasse di una mostra sul materiale del Sen. Finestra.

    Comunque rispetto l'opinione, che peraltro non mi sembra dirimente circa l'opportunità di avere a Latina un museo dedicato alla RSI.

    Scrivendo mi è venuta in mente una possibile sintesi: mostra temporanea sì (purché non apologetica), museo no.

    Perché l'idea del censore mi infastidisce sempre a livello istintivo, ma dei limiti dovranno pur esserci altrimenti si potrebbe anche organizzare un museo sulla pedofilia, dall'antichità ai giorni nostri!

    Giulio

     

  18. renatosd ha detto:

    massimo74 ha scritto:

    Non mi piace proprio pensare che quindi i latinensi debbano essere relegati esclusivamente a musei sulla palude, malaria e architettura fascista (sempre che l'architettura di tale tipo non sia considerata da qualcuno come apologia del sistema totalitario a cui si riferisce)

    Caro Massimo 

    In merito a quest'ultima affermazione tra parentesi, vista anche la tua professione, ti consiglio il bel libro:

    Titolo Mussolini architetto – Propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista

    Autore Nicoloso Paolo

    Prezzo di copertina € 32,00 – Dati 2008, XXXI-315 p., ill., rilegato

    Editore Einaudi  (collana Einaudi. Storia)

     In sintesi :

    "Grazie a un vasto impegno nelle opere pubbliche, la politica urbanistica del fascismo ha lasciato segni in molte città italiane: soprattutto con centri storici ristrutturati e lo sviluppo di insediamenti residenziali suburbani. Le opere pubbliche rispondevano a precise esigenze economiche e assolvevano un demagogico intento propagandistico. Paolo Nicoloso ricostruisce l'attivismo architettonico mussoliniano, in un lavoro che non vuole essere una storia dell'architettura fascista ma una storia dell'architettura come strumento politico. Uno strumento governato direttamente dal Duce, che non si limitava a inaugurare le opere, ma che voleva seguire personalmente i lavori. Mussolini voleva creare uno stato totalitario moderno nel solco di una tradizione millenaria. E l'architettura italiana di quegli anni, dei razionalisti come dei tradizionalisti, oscillò nell'interpretazione di questo rapporto dialettico fra passato e presente".

     "Nel corso degli anni Trenta un instancabile Mussolini percorre in lungo e in largo l'Italia inaugurando centinaia di opere architettoniche. E' un attivismo progettuale che assegna un ruolo privilegiato alla città di Roma, dove non c'è opera importante di cui il duce non abbia visitato il cantiere o esaminato il progetto, ma che dissemina tutto il paese di una miriade di simboli di pietra, icone del patto politico da lui stretto con il suo popolo. Tra viaggi, visite ai cantieri e udienze a Palazzo Venezia, il dittatore viene personalmente a contatto con centinaia di volenterosi architetti scesi in lizza per dar forma ai palazzi e alle piazze del regime, con i quali ingaggia un fitto e riservato dialogo anche a colpi di matita. Verso la fine del ventennio Mussolini coglie con sempre maggior chiarezza il ruolo centrale che l'architettura può svolgere nel processo di costruzione della nuova civiltà fascista. L'esito più imponente é l'E42, la nuova città alle porte di Roma: straordinaria impresa non solo architettonica che mobilita l'intera nazione e che nella sua trama di archi e colonne interagisce con i miti del fascismo e della sua romanità. Sarà quello il modello per l'ultima stagione di interventi edilizi che il fascismo progetterà per la capitale e per altre città italiane."

    Le ultime pagine sono molto esplicative del ruolo e della "vittoria" conseguita in questo campo dal Regime Fascista in Italia a differenza del Nazismo in Germania.

    renato

     

  19. massimo74 ha detto:

    L'idea di Giulio della mostra temporanea non è affatto una cattiva idea. Poi potrebbe essere l'opinione generale dei cittadini a poter decidere se andare avanti o smantellare tutto. Secondo me, bisognerebbe proporla a qulche politico. Credo che difficilmente ci penseranno da soli.

    Alla fine dei punti di convergenza si trovano sempre.

    Renato, quando ho un pò di tempo, forse me lo leggerò,

    Grazie.

    Ciao.

    Massimo.

  20. Kla ha detto:

    Ma certo che si, di mostre temporanee oltre a quella su Salo' se ne potrebbero fare anche di altri tipi per esempio una bella mostra sulle "Torture" facendo attenzione che almeno da questa mostra occorrerebbe escludere la "tortura cinese del martello" (quella del "godi quando non ti colpisci") perchè troppo autolesionista.

    Salutoni

  21. MarmaLT ha detto:

    Certo per un antifascista l'idea del Sen. Finestra, che esprime solo nostalgia, non può piacere. Personalmente ritengo, indipendentemente dall'idea politica che l'accompagna che nessuna iniziativa vada censurata, per due ordini di valori…il primo legato al rispetto del pluralismo, anche se negativo il fascismo ha un suo valore.. lo si chieda al Sindaco Zaccheo; il secondo che solo con la conoscenza si possono combattere valori sbagliati. Comprendo anche che è difficile per alcuni digerire questa idea, ma comportarsi come fa la destra che discrimina ogni cosa della sinistra e la sinistra, si rischia di usare le stesse armi per combattere un idea priva di valori laicamente e cristinamente validi e forti.