Archivio Giornaliero: Aprile 2, 2008

Quello che giornali e TG non dicono

Ciao a tutti,

volevo condividere con voi un articolo scritto da Marco Travaglio sulle notizie che giornali e TG si "dimenticano" di diffondere.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/2778/78/ 

L'ho trovato molto interessante…non credevo che potessero accadere così tanti fatti (e in pochi giorni) di cui poco o nulla è stato detto.

Un saluto a tutti,

stefano

********************************************************

Casta stampata
di Marco Travaglio

"L’altro giorno, riuscendo a restare serio, il Cainano ha comunicato: «Io sono l’editore più liberale della storia della carta stampata», da Gutenberg in avanti, Alla domanda «chi lo dice?», ha risposto: «I miei collaboratori». Cioè i suoi dipendenti.

La scena ricorda gli applausi di Fantozzi, di Filini e dell’intero Ufficio Sinistri al megadirettore galattico che organizza visioni multiple obbligatorie della Corazzata Potemkin la sera della flnalissima dei mondiali di caldo.

Illustrando poi il suo personale concetto di stampa libera, l’editore più liberale della storia ha di nuovo chiesto la cacciata di Santoro per «uso criminoso della tv» e si è detto «deluso dai giornali su cui ha influenza la Fiat: Montezemolo poteva muoversi in modo diverso, a direttori e giornalisti bisogna dire di stare di qua o di là».

Cioè: Montezemolo l’ha deluso perché lascia troppo liberi i suoi giornali. Infatti lui ha ingaggiato Ciarrapico perché «ci servono i suoi giornali».

I giornali, com’è noto, non servono a dare notizie, ma a far vincere le elezioni. Possibilmente a lui. Il nostro sistema dell’informazione, che alle persone normali appare come il più servile, censurato e comatoso del mondo, a lui sembra ancora troppo sbarazzino, corrosivo. Ma ci sta lavorando.

L’altro giorno, per esempio, mentre lui tuonava preventivamente contro «i brogli della sinistra», due presidenti di seggio finivano in galera per i brogli di Forza Italia alle comunali di Palermo contro Leoluca Orlando. Ma, a parte qualche breve di cronaca, stampa e tv non se ne sono nemmeno accorte.

Intanto a Milano venivano condannati in appello la sua segretaria Marinella Brambilla e il suo assistente Niccolò Querci: 1 anno e 4 mesi per falsa testimonianza. Cioè per aver mentito sotto giuramento ai magistrati, negando l’incontro dell’8 giugno 1994 a Palazzo Chigi tra l’avvocato Fininvest Massimo Maria Berruti e l’allora premier Silvio Berlusconi. Subito dopo quella visita, Berruti depistò le indagini sulle mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, promettendo l’eterna gratitudine del Cavaliere ai finanzieri corrotti che avessero taciuto sulle tangenti del Biscione. Poi si difese in tribunale sostenendo di aver inquinato le prove «per tutelare la stabilità del governo». Condannato a 8 mesi per favoreggiamento, fu premiato con un seggio alla Camera: ora è ricandidato per la quarta volta e verrà presto raggiunto da Salvatore Sciascia, l’ex capo dei servizi fiscali Fininvest, condannato per aver corrotto i finanzieri, new entry delle liste del Pdl.

La notizia della condanna di due dei pochissimi collaboratori del Cainano rimasti finora incensurati ha riscosso enorme successo presso la stampa e la tv: nemmeno una parola al Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, TgLa7; manco una sillaba sui giornali, a parte una breve di 21 righe sul Corriere.

Lo stesso giorno la Marcegaglia Spa, il gruppo della meravigliosa Emma, neopresidente di Confindustria, patteggiava 500 mila euro di pena pecuniaria e 250 mila di confisca, e la sua controllata NE Cct Spa altri 500mila euro di pena e 5 milioni di confisca, mentre il vicepresidente Antonio Marcegaglia (fratello della Emma) si beccava 11 mesi per corruzione: nel 2003, infatti, Marcegaglia Spa pagò una mazzettona di 158 mila euro al manager Enipower Lorenzo Marzocchi per un appalto di caldaie di 127 milioni. Una notizietta da niente, se si pensa che Confindustria espelle gli imprenditori che, minacciati anche di morte dalla mafia, si piegano a pagare il pizzo (dunque, per la legge, sono vittime di estorsione). Che intende fare, invece, l’associazione presieduta da Emma Marcegaglia contro il gruppo Marcegaglia che pagava tangenti senz’alcuna costrizione né minaccia, sol per arraffare appalti in barba alla libera concorrenza? La domanda non si pone neppure, perché nessuno – a parte 20 righe sul Corriere 7 e mezza sulla Stampa- ha dato la notizia.

Per fortuna, in tanta desolazione, il giornalismo d’inchiesta sopravvive almeno su un quotidiano: il Giornale. Ieri l’house organ berlusconiano sparava in prima pagina una grande inchiesta dal titolo promettente: «Ecco l’Italia degli indegni. Top manager, fannulloni, giudici: vi sveliamo l’altra casta, quella di chi guadagna troppo e fa carriera ingiustamente». Inchiesta affidata a Vittorio Sgarbi, condannato definitivamente per truffa ai danni dello Stato per aver lavorato 3 giorni su 3 anni alla Soprintendenza di Venezia. Uno che, in fatto di indegni e fannulloni, è un’autorità di livello mondiale. Prossima puntata: un’inchiesta sui politici che prendono l’ambulanza al posto del taxi, a cura di Gustavo Selva."

************************************************************************

12 alloggi per categorie sociali disagiate

Latina, 2 aprile 2008

 

Approvata in Commissione Servizi sociali la realizzazione di 12 alloggi per categorie sociali disagiate. Il voto favorevole possibile solo grazie al senso di responsabilità delle opposizioni che hanno garantito il numero legale.

La Commissione Servizi Sociali del Comune di Latina ha dato questa mattina il via libera alla realizzazione di un edificio a Latina Scalo da destinare a particolari categorie sociali che verrà realizzato con un finanziamento dell’Ater.Il voto favorevole al progetto è stato possibile soltanto grazie al senso di responsabilità delle opposizioni, Partito Democratico e Progetto per Latina, che hanno garantito il funzionamento della commissione mantenendo il numero legale.Ormai da troppo tempo nelle Commissioni Consiliari non è più possibile lavorare in quanto la cronica assenza di molti consiglieri della maggioranza rende impossibile il funzionamento.

Le opposizioni consiliari solo per questa occasione, vista l’alta valenza sociale dell’intervento, hanno mantenuto il numero legale fermo restando che, come dichiarato unitariamente nel corso della seduta, il numero legale non sarà più mantenuto in altre circostanze vista l’incapacità della maggioranza di garantire le condizioni minime per far andare avanti la macchina amministrativa.

Domenico Bonanni                                                                     Giorgio De Marchis                        

Maurizio Scalia                                                                          Antonio Cozzolino

Progetto per Latina                                                                    Partito Democratico

Conversione Magdi Allam: un aiuto da religiosi della provincia Pontina

Vi inoltro un articolo de "La Provincia" di ieri, lunedi 31 Marzo, riguardante la conversione di Magdi Allam.
Nel suo cammino, 'Cristiano' è stato aiutato molto da alcuni religiosi della nostra provincia:
don Maurizio Verlezza – Attuale Parroco di S.Marco. Semplicemente un grande.
don Yoannis Lahzi Gaid – Per anni vice-parroco di S.Domitilla, attuale Segretario del Nunzio Apostolico nel Congo-Brazaville, un carissimo amico.
Alessando DF

La cementopoli delle mafie

Cari tutti,
vi invio l'articolo dal titolo:  Latina."La cementopoli delle mafie" di Gabriella Valentini
Vi segnalo lo speciale su
www.liberainformazione.org  " Mafie&Cicoria" sulla quinta mafia nel Lazio.
Ciao.

Antonio Turri  Libera Lazio

Latina.

La cementopoli delle mafie.

Economia in frenata, ma è boom sospetto nell'edilizia: 5mila nuove case. Il piano regolatore che manca, il lavoro nero e quello grigio: il 30% dei cantieri a rischio Quando torno a Latina quello che non smette mai di stupirmi è la quantità di nuovi fabbricati spuntati dal nulla in un paio di settimane di assenza. A Latina Scalo, nei nuovi quartieri oltre la Mediana, nei pressi della stazione delle autolinee, lungo gli stradoni che da questa vanno verso il mare: da qualche anno ogni praticello anche modesto finisce mangiato da una cascata di cemento vorace che, più che mangiare, ingoia in preda a un ritmo famelico, incessante, rapidissimo. Una bulimia parossistica a cui nessun quadrato di terra vuota, come tanti ce n’erano fino a poco tempo fa, riesce a scampare. L’orizzonte si ingombra, e non si tratta delle villettopoli fiorite nei decenni precedenti a far la fortuna di tanti speculatori. Per chi viene qui ogni tanto il fenomeno è più evidente, come a chi vede tante chiazze nere su una radiografia; per chi ci vive si tratta probabilmente di un’invasione silenziosa, una metastasi di cui non ti accorgi. Son palazzine nel migliore dei casi, palazzoni alti, massicci e in fila nel peggiore. Come solo a Roma ne ho visti, dove la domanda è sempre altissima e gli spazi sempre pochissimi. Ma a Latina? Dov’è tutta questa domanda di alloggi? Quale magnifica e progressiva economia richiederebbe un tale sviluppo, quale grande azienda trainerebbe una tale esigenza, quale boom demografico? A Latina le fabbriche delocalizzano e chiudono, a dir a verità. Gli operai e gli studenti emigrano. I dati citati da Ezio Giorgi della Fillea Cgil di Latina – dati forniti dallo stesso Comune peraltro – confermano. Dal 2000 al 2006, a fronte di un aumento di 8.000 abitanti, la cubatura è cresciuta di 1.120.204 metri cubi. Con una media di 70-75 mq sono la bellezza di circa 5.000 appartamenti in più. Sarebbe stato impossibile con un piano regolatore razionale. Ma il piano regolatore non c’è. O meglio, non c’è più. Quello commissionato dal sindaco Finestra all’architetto Cervellati, pagato dai cittadini e discusso in un consiglio comunale all’ultimo sangue è caduto nell’oblio, vittima di ricorsi e scelte politiche differenti. “E’ uno strumento superato” disse l’attuale sindaco Zaccheo. E in effetti il ritmo della cementificazione al momento supera qualsiasi cosa. Il cemento a Latina – come nel resto d’Italia – è un grande affare sempreverde. La grande disponibilità di terra, le fabbriche della Cassa del Mezzogiorno qui hanno fatto la fortuna dei palazzinari storici che già negli anni Settanta festeggiavano i miliardi. Il cemento a Latina è un settore strategico dove si fanno le fortune economiche e politiche, ma dove ironicamente tante sono le crepe che si aprono alla criminalità. Da anni Libera Lazio denuncia come tutte le mafie reinvestano i propri capitali nell’edilizia (Roma, litorale romano e pontino) e proprio di recente Libera Latina, attraverso la mostra fotografica itinerante “Abitare al margine. Storie di degrado urbanistico e sociale”, ha voluto evidenziare come cemento selvaggio, mafie e degrado siano facce del medesimo mostro. Quando chiedo a Giorgi delle infiltrazioni camorristiche nel cemento, mi risponde che da Terracina in giù il sospetto grava sul 20-30% dei cantieri visitati dalla Fillea. E come nasce il sospetto? Perché, ironia delle ironie nell’Italia delle illegalità, nei cantieri in odor di camorra nessuna contestazione, nessuna bestemmia vola quando arriva il sindacato, anzi, sono tutti ben lieti di iscriversi. Nessuna rogna. La vecchia storia dell’anti-Stato che funziona più e meglio dello Stato. E a proposito dello Stato latitante in fatto di legalità mi racconta una storia. E’ la storia di un appalto enorme, quello aggiudicato per la costruzione di un centro direzionale di Terna spa (l’Enel, tanto per capirci) nel parcheggio dell’ex centrale nucleare di Borgo Sabotino. Un cantiere più che in regola a prima vista: tutti con i caschetti, ognuno del colore a norma. Poi, avvicinando gli operai, dai e ridai, dai mugugni si riesce a strappare la verità. Treton spa, la società che gestisce i lavori, ha impiegato 54 rumeni senza denunciare nulla: sulla busta paga risulta solo una voce, “trasferta interna”, non soggetta a tasse. Il sindacato denuncia il fatto come “caporalato internazionale” il 6 novembre, l’ispettorato del lavoro inizia le sue verifiche il 30 gennaio quando l’impresa ha già fatto evacuare tutto. Lo Stato non sa cosa succede sul suo territorio, nel proprio corpo: non lo sappiamo, come chi convive con le proprie metastasi. Altro esempio, il controllo dei subappalti. Quando un’impresa commissiona un lavoro ad un’altra, quest’ultima le consegna il Durc, un documento rilasciato dalla Cassa edile che comprova la regolarità contributiva dell’azienda. L’azienda subappaltante tuttavia spesso e volentieri denuncia assai meno lavoratori di quanti effettivamente impiegati, con mutua convenienza per entrambe le aziende laddove, se il subappaltante evade, il committente può concedere l’appalto a condizioni più vantaggiose. In tre mesi la Treton, secondo un calcolo empirico, ha frodato 350.000 euro, e si tratta di una società per azioni: quasi scontato ipotizzare – in questa larga fascia nera di evasione – le enormi possibilità di riciclaggio, specie per le società più piccole e difficili da controllare. Dulcis in fundo, dopo appalti, caporalato e lavoro nero, Giorgi mi parla del lavoro grigio. Quella vera e propria estorsione cioè di cui sono vittime i lavoratori che, pur versando alla Cassa edile tutti i contributi, sono poi obbligati dal datore di lavoro a restituire i soldi versati. Estorsione che apre un altro bel circuito al riciclaggio. E finché nel circuito affluiscono soldi e finché siamo disposti a rimediare ad un’economia depressa deprimendola ulteriormente, finché conviene a tutti rilanciare al ribasso, il circuito rimane intatto ed efficiente. Come le illegalità diffuse che scorrono nel tessuto urbano e civile, che stanno dentro le nostre città, dentro le nostre case, come i tondini di ferro nel cemento. Cemento armato, che ferisce e uccide.

Gabriella Valentini.- Libera Informazione