Ad ognuno i propri guai. E sì che la nostra città, la Latina produttiva, quella infaticabile macchina che negli anni ’70, premiata dalla Cassa del Mezzogiorno, si era ulteriormente fatta notare. Mix di nuove leve di quella migrazione dal Sud che ricordava la prima, quella della Bonifica e della urbanizzazione, che in poco tempo ci ha fatto essere un polo agro industriale di primo ordine, un territorio degno della filiera di sistema anche dal punto di vista chimico-farmaceutico. Senza dimenticare settori strategici, come i servizi e in genere il terziario. Senza dimenticare realtà industriali come quello della componentistica per aerei. Tutti sogni che gli anni ’80-’90 hanno visto realizzarsi. Ma come nelle favole tutto tende a svanire, il tempo si riprende tutto con gli interessi. La mala gestione, la logica del profitto del giorno dopo, ha favorito, insieme alla caduta della Cassa del Mezzogiorno e alla incapacità di convogliare risorse fresche in zone, il disfacimento di patrimoni, umani e aziendali. Dalla crisi dell’Avio a stretto giro stiamo assistendo, silenti e a volte anche – conniventi – consapevoli, al tracollo di due rappresentative industrie dei due maggiori settori. Da una parte la Granarolo che col suo piano industriale ha previsto investimenti per 21 milioni di euro certo ma la contestuale la chiusura del caseificio Pasquale Pettinicchio di Sermoneta! Dall’altra una delle più grandi multinazionali farmaceutiche che ha deciso di tirare i remi in barca e lasciare Latina. La Pfizer: fondata negli Stati Uniti nel 1849, è oggi, dopo la recente acquisizione di Pharmacia. I circa 500 dipendenti della sede di Borgo San Michele si ritrovano ora con un grosso punto interrogativo. Non è uno stabilimento “piccolo”, da quanto si apprende produce oltre 100 milioni di confezioni all’anno per un giro d’affari di 140 milioni di euro. Dal comunicato aziendale la «Pfizer Inc. ha annunciato la decisione di trasferire lo stabilimento di produzione di Latina ad un acquirente qualificato. Questa decisione, attuata da Pfizer Global Manufacturing, rientra nel processo di riassegnazione del portafoglio prodotti all’impianto conseguente ai cambiamenti del settore farmaceutico a livello globale, alle dinamiche legate alla perdita di brevetti ed alle caratteristiche dei nuovi farmaci in sviluppo. Le potenzialità del sito, le ottime performance in termini di qualità e l’alto livello di specializzazione della forza lavoro, hanno indotto l’azienda a cercare una soluzione che valorizzi questi elementi distintivi: si è quindi deciso di investire per specializzare il sito sulle produzioni sterili, che rappresentano il suo attuale punto di forza, e per prepararlo alla certificazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) che consentirà l’esportazione anche negli Stati Uniti. Ciò renderà il sito di produzione ancora più interessante per gli acquirenti. La ricerca dell’acquirente partirà immediatamente. I principali criteri di scelta saranno: le prospettive di continuità produttiva a lungo termine, i livelli occupazionali, la solidità finanziaria, le capacità manageriali e un business plan sostenibile. Pfizer ringrazia le autorità, il personale ed il territorio di Latina per la straordinaria collaborazione sempre offerta ed auspica che questa operazione sia la soluzione che garantisca continuità e stabilità al distretto per gli anni a venire». Ci ritroviamo, quindi, con la classica pezza da dover deporre laddove le pudenda restano scoperte!!! Ma questa situazione era già nota da tempo e qualcuno forse ha ritenuto più opportuno tacere e far finta di nulla: già nel gennaio 2007 il piano di Pfizer a livello globale prevedeva un taglio entro il 2008 di 10 mila posti (il 10% della forza lavoro) per risparmiare altri 500 milioni di dollari in aggiunta ai 4,5 miliardi già preventivati. La riduzione drastica avrebbe toccato anche l'Italia: a rischio proprio i posti nella sede di Latina. A tal proposito il senatore del Prc Salvatore Bonadonna aveva presentato un'interrogazione (scritta) al ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani (Atto n. 4-01146, pubblicato il 23 gennaio 2007, Seduta n. 92): «(…) l'annunciata ed eventuale cessione del ramo d’azienda ha procurato il vivo allarme di tutti gli ISF interessati a tale procedura e di tutti i dipendenti della Pfizer Italia che, attualmente, sono circa 2.300, tra ISF e lavoratori degli stabilimenti di Latina, Ascoli Piceno, Pisticci e della sede di Roma; la cessione, infatti, non sarebbe la prima, ma già la terza nell'arco degli ultimi due anni, e le precedenti due, peraltro giustificate dall'azienda in termini di adapting to scale, (ovvero razionalizzazione ed eliminazione degli esuberi, nel momento in cui la Pfizer usciva da una serie di acquisizioni societarie), hanno già portato alla precarizzazione di circa 400 lavoratori, non sempre fatti uscire attraverso le normali procedure di cessione di ramo d'azienda, ma attraverso un mix di reiterati microinterventi e di ristrutturazioni striscianti».