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  1. Stevejo ha detto:

    Salve a tutti,

    vorrei fare alcune mie considerazioni sui termovalorizzatori.

    In linea di massima non sono contrario ai termovalorizzatori, anche perché ancora non è stata inventata la bacchetta magica per smaltire i rifiuti e, dovendo chiudere il ciclo dei rifiuti, il termovalorizzatore mi pare l’unica soluzione.

    Va precisato, però che il termovalorizzatore inquina, e inquina moltissimo: il suo nome fa pensare a qualcosa di positivo, mentre non è altro che un inceneritore che in più produce energia elettrica.

    Per cui, come dicevo, per ridurre al minimo l’inquinamento che ne deriva il termovalorizzatore andrebbe usato SOLO come sistema per chiudere il ciclo dei rifiuti, ossia al termine di un ciclo di riciclaggio prossimo al 90% (in molte città e paesi si arriva a questa percentuale), e a un corretto smaltimento di altri rifiuti non riciclabili e molto inquinanti (tipo pneumatici e batterie x auto).

    Il che significa che i pneumatici andrebbero smaltiti in altro modo, così come le batterie, che addirittura dovrebbero essere trattate al pari delle scorie nucleari.

    Va detto infine che per arrivare a un riciclaggio del 90 % bisognerebbe diminuire alla fonte la produzione e l’utilizzo di materiali non riciclabili.

    Ad esempio non mi spiego come mai il caffè le industrie produttrici lo confezionino in un doppio imballo di plastica oleata, non riciclabile: per mantenerne l’aroma, basterebbe un sono strato; l’altro potrebbe essere tranquillamente in plastica riciclabile.

    E lo stesso discorso si può fare per i barattoli: un corretto riciclaggio dovrebbe prevedere la distinzione tra barattoli in ferro e alluminio: quelli in ferro non dovrebbero andare nel multimateriale, ma essere smaltiti come ferro (appunto, che è cmq riciclabile ma prevede un percorso diverso). Invece questo non avviene, nel multimateriale vengono buttati i barattoli in genere, senza distinzione alcuna (le stesse “istruzioni” fornite da Latina Ambiente non prevedono questa distinzione). A tale proposito avete mai avvicinato una calamita ai barattoli? Scoprirete che quelli dei pelati sono in ferro e non in alluminio.

    E così per tutti gli altri prodotti, a partire dalle odiose confezioni in plastica e carta insieme, che x essere correttamente smaltite andrebbero separate nei due materiali: in genere, x “velocizzare”, i cittadini finiscono x buttarle nell’indifferenziato, o se va bene in uno dei due “mucchi” (carta o multimateriale) senza distinzione alcuna.

    Insomma, il corretto suo dei termovalorizzatori dovrebbe prevedere tutto questo: le “ecoballe” (ossia il “combustibile” che finisce nei termovalorizzatori, dovrebbe essere costituito dal restante 5% che non può essere riciclato, ma che non prevede neanche materiali eccessivamente inquinanti.

    L’inquinamento vi sarebbe cmq, ma in misura nettamente minore (e cmq mai trascurabile, anzi).

    Invece in Italia tutto questo non avviene. Per colpa della solita negligenza, o dei soliti pochi controllii o delle solite mafie che ruotano intorno al ciclo dei rifiuti, nelle “ecoballe” (un termine che evoca qualcosa di ecologico, ma che invece sono delle balle di veleni) finisce di tutto: batterie di auto e pneumatici compresi (un servizio di striscia la notizia aveva evidenziato questo).

    Difficilmente poi, nel nostro paese, la raccolta differenziata arriva al 70-80%

     

    In Italia, quindi, i termovalorizzatori sono qualcosa di veramente pericoloso per la salute.

     

    I nostri termovalorizzatori inquinano molto più che negli altri paesi, e questo è stato messo in evidenza anche dalla relazione "Effetti sulla salute associati alla residenza in prossimità degli inceneritori" del dr. Pietro Comba e della dr.ssa Lucia Fazzo del Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell'Istituto Superiore di Sanità, e del dr. Fabrizio Bianchi dell'Istituto di Fisiologia Climatica, Sezione di Epidemiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, presentata al workshop "Gli impianti di termovalorizzazione dei RSU: aspetti tecnologici ed impatto sulla salute" tenutosi a Torino il 29 e 30 novembre 2007 ed organizzato da Arpa Piemonte.

    Da una tabella estratta dalla relazione completa (visionabile a questo link: http://www.arpa.piemonte.it/upload/dl/Pubblicazioni/Gli_impianti_di_termovalorizzazione_dei_RSU/Comba.pdf ) si può avere un’idea di quanto sia alta questa loro pericolosità per la salute pubblica:


    Credo che ogni altra parola sarebbe superflua rispetto a quanto emerge anche solo da questa tabella.

    Per cui, caro sindaco, prima di chiedere a gran voce un termovalorizzatore nella nostra città, si informi bene sugli “effetti collaterali” che porta alla salute dei cittadini.

    Magari, prima di voleri chiudere il ciclo dei rifiuti, pensiamo a continuarlo bene, portando la raccolta differenziata a livelli molto più alti. Rendiamoci conto che, ora come ora, la nostra raccolta differenziata è arrivata al 18-20%…significa che in un eventuale termovalorizzatore finiremmo per bruciare l’80% dei rifiuti che produciamo…NON OSO NEANCHE PENSARE AGLI EFFETTI CHE AVREBBE SULLA NOSTRA SALUTE.

    Anche arrivando al 50% (obiettivo che questa amministrazione si è dato), rimarrebbe da bruciare l’altra metà.

    Per cui, sinceramente, un termovalorizzatore del genere, vicino all’aria che respiro io non lo voglio.

    Saluti,

    Stefano

    Fonte: http://www.beppegrillo.it/2008/01/inceneritori_no.html#comments

  2. massimo74 ha detto:

    Certo che la tabella è inquitante.

    Però è strana la dizione: incremento del rischio. Credo che chi ha composto la tabella abbia effettivamente eseguito un'analisi statistica. A quel punto non dovrebbe più essere aumento del rischio di. Sarebbe più esatto dire aumento di.

    Per il fatto che i nostri termovalorizzatori inquinano molto più che negli altri paesi, spero che dipenda dal fatto che quelli presenti siano realizzati con tecnoclogia obsoleta. Credo che se ne venisse costruito uno nuovo, lo si facesse almeno secondo le tecnologie più sicure e moderne. Vabbè che a volte siamo un paese strano, ma spero non fino a questo punto.

    Una domanda: sarebbe interessante conoscere le percentuali aggiornate della raccolta differenziata dei comuni della provincia di Latina. Stevejo, tu sai qualcosa in proposito?

    Ciao.

    Massimo.

  3. Stevejo ha detto:
    Una domanda: sarebbe interessante conoscere le percentuali aggiornate della raccolta differenziata dei comuni della provincia di Latina. Stevejo, tu sai qualcosa in proposito?

    MAssimo, se devo essere sincero non so darti un dato preciso. O meglio, avevo letto sui giornali, tempo fa, che si era raggiunto il risultato del 18% di differenziazione, e sapevo che l'obiettivo è un 50% circa. Però non riesco a ritrovare l'articolo di giornale che ne parlava, Ne riesco a trovare i relativi dati ufficiali.

    Cmq sarebbe anche interessante capire dove vanno a finire i nostri rifiuti differenziati.

    saluti,

    stefano 

  4. Stevejo ha detto:

    Volevo aggiungere una cosa.

    Il problema dei termovalorizzatori è che i filtri riescono a malapena a ridurre l'inquinamento da PM10, ma assolutamente non quello da PM2.

    E le PM2 sono particelle così piccole che riescono a penetrare nei tessuti umani e nelle cellule, causando l'alterazione di quest'ultime. SOno le più pericolose come causa di tumori.

    Ora, se noi non possiamo riciclare, ad esempio, le confezioni di plastica oleosa (del caffè, dei biscotti, degli snack, etc…), questi rifiuti indifferenziati verranno inceneriti dal termovalorizzatore, e finiremo quindi per respirarceli. 

    Il primo riciclaggio, quindi, è all'atto stesso dell'acquisto dei prodotti: comprare confezioni di pasta totalmente di carta o di plastica, significa evitare di produrre rifiuti indifferenziati che andrebbero a finire negli inceneritori.

    Utilizzare piatti di coccio e bicchieri di vetro, facendo a meno dei "comodi" bicchieri e piatti di plastica, significa evitare di produrre ulteriori rifiuti da incenerire. 

    Evitando di comprare succhi di frutta o bevande (latte compreso) confezionate nel   Tetrapack, comprando quelle nelle bottiglie di vetro o plastica, si contribuisce a non produrre ulteriori rifiuti indifferenziati (il Tetrapack non è riciclabile) 

    Utilizzare batterie ricaricabili significa evitare l'aumento di batterie usa e getta, che devono invece essere trattate al pari di scorie nucleari, e, in alcuni casi, ce le ritroviamo addirittura nelle "ecoballe" che vengono bruciate.

    Insomma, è sensibilizzando i cittadini che si può arrivare a ottimi risultati di raccolta differenziata, anche senza il porta a porta.

    Bisogna far capire che ogni rifiuto che non si ricicla finirà inevitabilmente negli inceneritori, e quindi nell'aria che respiriamo.

    Bisogna quindi, prima di tutto, educare all'acquisto. 

    E anche se i rifiuti non vengono bruciati vicino casa nostra, il discorso non cambia: non è che l'aria rimane ferma sull'inceneritore, ma portata dal vento, finisce per arrivare anche nelle nostre città, o nei campi agricoli…insomma, in un modo o nell'altro finiamo per respirarci o mangiarci gli stessi rifiuti che produciamo.

    Anzi, peggio: respiriamo e mangiamo le tossine prodotte dalla combustione dei rifiuti.

    Chi brucerebbe nel proprio camino un bel piatto di plastica o una bella busta di biscotti, o una bella confezione di tetrapack, facendoci delle inalazioni?… 

  5. renatosd ha detto:

    E' opinione diffusa che, salvo gli effetti dell'inquinamento atmosferico e sul riscaldamento globale, dopo l'incenerimento non resti più nulla dei rifiuti. Questo è falso … non so i dati precisi (mi informerò meglio) ma si parla di un residuo pari a circa i 2/3 … ma che bella soluzione …. certo ridotto in cenere occupa meno spazio ma ciò non toglie che anche qui come per il nucleare tutti glissino sul problema scorie. Tutto sto casino, inquinamento concentrazione di rifiuti di un bacino vastissimo e ti restano sul groppone 2 terzi di rifiuti da sistemare da qualche parte …. ma saranno inerti? ho qualche dubbio ….

    A me piacerebbe che in un paese civile le soluzioni venissero valutate con una seria analisi costi benefici e poi poter discutere tra le diverse alternative …

    renato

  6. Stevejo ha detto:

    Quello che dici, Renato, è vero: non so se sono 2/3, ma so che come residuo dell'incenerimento restano una marea di ceneri, che non so come vengono poi smaltite.

    E pensare che lo stesso risultato degli inceneritori, dal punto di vista della produzione di energia, può essere raggiunto con le discariche.

    Infatti:

    SE le discariche sono ben isolate dal suolo (con strati di argilla e altri materiali isolanti) per evitare inquinamento del suolo, e se gli scarichi delle acque  prodotte dai rifiuti sono ben fatti.

    SE sono compartimentate, in modo tale che si può riempire una parte per volta per poi richiuderla (ossia ricoprirla con terra e altri materiali isolanti)

    Allora, per ogni parte che viene ricoperta, dopo un certo numero di anni, si può sfruttare il metano derivante dalla decomposizione sotterranea dei rifiuti per produrre energia elettrica. E il tutto con un inquinamento molto più basso rispetto ai termovalorizzatori.

    Insomma, se le cose sono fatte bene, anche le discariche possono diventare un'ottima soluzione.

    E alla fine, quegli stessi terreni potranno ridiventare coltivabili, senza alcun rischio.

    Ovviamente, la maggior parte delle volte questo non avviene.

    Saluti,

    stefano 

  7. Salvatore ha detto:

    Bisognerebbe tendere a risolvere il problema radicalmente attarverso la riduzione drastica del volume di rifiuti! Servilebbe una severa legislazione che imponga di limitare il volume degli imballaggi, che imponga l'apposizione di un simbolo in ogni prodotto e in ogni imballaggio che indichi chiaramente come e dove riciclarlo. Bisognerebbe inoltre promuovere la diffusione di una cultura che viri dal consumismo sfrenato e che ritorni all'antica visione rurale dove si consumava solo  l'indispensabile e si riutilizzava/riciclava tutto. Infine bisognerebbe promuovere una raccolta differenziata capillare che dovrebbe tendere a riciclare quasi il 100%. Il discarica o al temovalorizzatore dovrebbero arrivare solo le "briciole"! Però mi rendo conto che con gente che fatica a butatre la spazzatura delntro il cassonetto e preferisce scaraventarla dove capita, non sarà facile!

    Salvatore

  8. davide ha detto:

    Cari Stefano, Renato e Salvatore,

    le ceneri rappresentano circa il 30% dei rifiuti inziali in volume, ed il 10% in peso. Dunque gli inceneritori a recupero energetico, producendo ceneri, hanno bisogno di discariche di servizio dove stoccare queste ultime, che non sono affatto inerti, ma sono rifiuti speciali altamente tossici ed inquinanti.

    Alcune indagini della magistratura hanno messo in evidenza che la camorra smaltiva in discariche abusive le ceneri prodotte da alcuni inceneritori del nord..

    Alcuni paesi stanno facendo degli studi per vetrificare le ceneri in modo da renderle inerti, ed utilizzabili come sottofondo per strade e ferrovie. 

    Per quanto riguarda le discariche, segnalo che ieri ed oggi, su Sky, canale 403 di Discovery Channel, è andato in onda un documentario di un ora su come funziona una discarica. In particolare la discarica californiana di Puente Hill, la più grande d'America, che ospita 4 milioni di tonnellate l'anno (per darvi un' idea Borgo Montello ne ospita 300 mila l'anno), nei pressi di Los Angeles.
    Una cosa è interessante, il costo di smaltimento chiesto dai gestori della discarica (privati) è di 24 dollari a tonnellata (meno di 18 euro), contro gli 80 e 100 chiesti a borgo Montello..
    Perchè? 18 contro 100?? Ecco l'affare… Una discarica dove si recupera l'equivalente in biogas (metano) pari a quello che serve per gonfiare 100 dirigibili Goodyear (al giorno), e viene bruciato in una centrale elettrica, producendo energia per 100 mila abitazioni, per una potenza installata di 50 MW, contro ad esempio i 780 MW della Turbogas di Aprilia, o i 400 MW di quella in progetto a Mazzocchio..

    La replica è prevista per stanotte alle ore 01.00, sempre sul canale 403 di Sky.

    ARKAN

  9. Kla ha detto:

    Nessuno, e sottolineo nessuno, si deve permettere di sottovalutare anzi tutti Maggioranza, Opposizione, Amministratori pubblici locali, Politici, Cittadini e addetti ai lavori devono prendere coscienza che basta poco per andare nei cas..ni come nella città di Terni che oggi vanta nove avvisi di garanzia a carico del sindaco Paolo Raffaelli e dei vertici della ASM (Azienda Servizi Municipalizzati), che gestisce l'impianto, dove si ipotizza anche il reato di disastro ambientale.

    Ecco cosa succede a Terni a proposito di SPAZZATURA:

    "MAGISTRATO TERNI, DATI INCENERITORE ALLARMANTI

    (AGI)- Terni, 15 gen 08 – "Nel momento in cui formulo questa ipotesi e' perche' proprio gli accertamenti tecnici hanno fornito dati piuttosto allarmanti".

    E' quanto afferma Elisabetta Massini, sostituto procuratore di Terni che si stata occupando dell'inchiesta sull'inceneritore municipale e che ieri ha firmato nove avvisi di garanzia a carico del sindaco Paolo Raffaelli e dei vertici della ASM (Azienda Servizi Municipalizzati), che gestisce l'impianto, dove si ipotizza anche il reato di disastro ambientale.

    L'inceneritore della municipalizzata ternana avrebbe lavorato piu' volte a temperature al disotto dei 850 gradi, quindi tali da disperdere diossina nell'aria. L'intervento della magistratura e del Corpo Forestale dello Stato ha gia' consentito di effettuare rilievi tecnici sia sul forno di incenerimento che sui camini, allo scopo di comprendere quali sostanze siano state bruciate e poi disperse nell'aria.

    C'e' poi l'ipotesi che nel fiume Nera siano finiti metalli pesanti come cadmio, nichel manganese e piombo, al pari dei residui della lavorazione dei rifiuti solidi urbani senza autorizzazione.

    Degli indagati, che avrebbero violato le normative riguardanti l'ambiente, il sindaco entra nell'inchiesta come massima autorita' sanitaria della citta' nonche' come proprietario, in virtu' del ruolo rivestito, dell'impianto.

    Secondo l'accusa il primo cittadino non avrebbe vigilato per evitare che l'inceneritore diventasse fonte di inquinamento. Intanto il sindaco ha comunicato che i cassonetti dei rifiuti nel territorio comunale ed in citta' continueranno ad essere regolarmente svuotati, mentre i rifiuti saranno trasferiti all'impianto di preselezione ad Orvieto con un costo aggiuntivo a carico dell'ASM. Il provvedimento scaturisce anche a seguito dell'incontro avuto dal sindaco di Terni con il Prefetto Sabatino Marchione. (AGI) "

    E visto che ci siamo vediamoci anche questo video: http://it.youtube.com/watch?v=TkPQ31d6U7k&feature=user

    Salutoni

  10. Stevejo ha detto:

    UN video veramente allucinante!!!!

    CHE poi, scusate, ma  a Latina vogliono fare un termovalorizzatore senza impianti di Cdr?

    Gli impianti di Cdr (Combustibile Da Rifiuto) sono quelli in cui vengono tolti, dai rifiuti indifferenziati, i rifiuti non combustibili (tipo vetro, metalli inerti e l'umido, i quali vengono poi riciclati o inviati in discarica) per farne il "combustibile" per gli inceneritori.

    I rifiuti adatti (in genere soprattutto plastiche che – come derivati del petrolio – hanno un buon rendimento energetico), così selezionati, prendono il nome di residuo secco combustibile. Successivamente alla selezione, vengono triturati e aggregati in grossi blocchi chiusi con vari strati di pellicola plastica (le ecoballe, che di "eco" non hanno un cavolo).

    ATTENZIONE, PERO': viene ammesso dalla legge, in fase di produzione dell'ecoballa, l'utilizzo ,per non più del 50% in peso, di alcuni rifiuti riciclabili, quali le plastiche non clorurate (PET, PE, ecc.), poliaccoppiati plastici (come gli imballaggi multimateriale plastica-alluminio o plastica-alluminio-carta), gomme sintetiche non clorurate, resine e fibre sintetiche non contenenti cloro.

    Il cloro infatti causa la produzione di diossina durante la combustione.

    Infine, possiamo suddividere il CDR in 2 tipologie: normale CDR e CDR-Q (alta qualità), che consente di ottenere i certificati verdi per la produzione di energia elettrica, e può essere usato con impatto ambientale inferiore.

    E quindi? a Latina, con un 15 % di raccolta differenziata (leggevo sui giornali), vogliono fare direttamente il termovalorizzatore? 

    A questo punto mi vengono una serie di domande. 

    1°) Innanzitutto, cosa vorrebbero buttare nel termovalorizzatore di Latina? CDR o CDR-Q? Perchè inquinano tutti e due, è vero, ma il CDR-Q, almeno, inquina di meno. 

    2°) A Latina vogliono fare il termovalorizzatore senza CDR. CIò significa che, non potendo buttarci dentro direttamente l'indifferenziato, dovranno acquistare il CDR da altre parti d'Italia. QUindi, nel nostro termovalorizzatore, non bruceremmo la nostra immondizia, ma magari quella del nord (dove si ha il 60-70% di riciclaggio), oppure quella del SUd (dove si ha lo 0% di riciclaggio). 

    E ovviamente non potremo sapere se bruceremo, invece,  le ecoballe prodotte dalla camorra, dalla mafia, dove non vengono rispettati neanche i parametri minimi di legge, dove si trovano anche prodotti con cloro. 

    3°) Viceversa, fare impianti di Cdr senza contemporaneamente aumentare il riciclaggio (e noi siamo solo al 15%), significherebbe produrre CDR con più alte concentrazioni di Plastiche o gomme, e quindi più inquinanti. 

    Insomma, non mi pare che ci siano, per l'ennesima volta, garanzie vere per la salute dei cittadini.

    A mio avviso il percorso da seguire dovrebbe essere totalmente diverso :

    a) bisognerebbe innanzitutto aumentare drasticamente la raccolta differenziata, in modo tale da riciclare la maggior quantità possibile di plastica, evitando di mandarla nei rifiuti indifferenziati e quindi nelle ecoballe.

    b) Bisognerebbe quindi creare Impianti di Compostaggio (dove produrre compost di qualità per l'agricoltura),  Impianti di selezione del secco (dove i rifiuti differenziati vengono ben suddivisi tra carta, plastica, vetro, etc… e poi venduti) e impianti di CDR, dove produrre esclusivamente CDR-Q, utilizzando esclusivamente la nostra immondizia.

    c) Solo alla fine, nel caso si producesse sufficente CDR-Q da tenere acceso un termovalorizzatore per tutto l'anno, avrebbe senso costruirne uno, dove bruceremmo  il nostro CDR-Q che, provenendo da un forte riciclaggio, avrebbe minori concentrazioni di plastiche. Altrimenti, se non ne producessimo abbastanza (il che significherebbe essere riusciti a fare un'ottima raccolta differenziata), si potrebbe cmq vendere il CDR- Q prodotto, traendone cmq profitto.

    Alla fine di tutto, cmq, la discarica continuerà a  serivìre, xchè non tutti i rifiuti possono essere bruciati o riciclati, per cui una parte dovrà x forza essere conferita in discarica.

    Senza contare la (nuova) discarica che sarà necessaria a fianco del termovalorizzatore, per custodire le ceneri (e dove la faremo?).

    Xchè se poi le ceneri vengono inviate da altra parte, questo sarebbe ancora più pericoloso: le ceneri non sono inerti, per cui, viaggiando sui camion, finirebbero per disperdersi anche nell'ambiente circostante, inquinandolo.

    E la nostra economia si basa soprattutto sui prodotti agricoli. Certamente non potremmo vender prodotti inquinati.

    Insomma, il termovalorizzatore come soluzione definitiva è una grande caz—ata, con la quale si stanno illudendo e prendendo in giro i cittadini. Ma soprattutto è solo il traguardo finale di un serio ciclo dei rifiuti

    A questo punto, mi chiedo perchè, sulla scia di quello che succede a Napoli, si sia cavalcata l'onda del termovalorizzatore. Prima di proporre bisognerebbe studiare bene i problemi per trovare le migliori soluzioni, vagliando tutte le possibili strade percorribili. 


    FA quindi bene il Pd, a mio avviso, a spingere per quest'altra strada. E spero che anche la lista "progetto per Latina" faccia altrettanto.

    E, ancora, spero che la stessa amministrazione riveda le sue priorità circa il ciclo dei rifiuti della nostra città.

    LA salute pubblica è una cosa seria, e il trattamento dei rifiuti deve essere fatto per gradi, senza bruciare le tappe.

    Un saluto a tutti,

    Stefano