Latina in mano alla camorra
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Latina in mano alla camorra
Le affermazioni di Francesco Curcio, giudice dell'antimafia
Latina (09/01/2008) – Nel Lazio meridionale domina incontrastata la camorra. Questa grave affermazione è del giudice Francesco Curcio, sostituto procuratore antimafia, ed è stata riportata in un ampio servizio pubblicato dal <+corsivo>Corriere della Sera<+testo chiaro> in merito alla presenza della criminalità organizzata nella Capitale.
Il giudice Curcio se ne intende di camorra e dintorni poiché presta servizio presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e da poco più di un anno e mezzo è stato "applicato" per tre giorni a settimana presso la Procura di Roma.
Ai suoi colleghi della Capitale dovrà portare la sua esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata e alle sue nuove modalità operative per riciclare il denaro di provenienza illecita. In particolare, per quanto riguarda le attività svolte nel Lazio che derivano dai collegamenti tra famiglie che risiedono in Campania e quelle che si trovano nel Lazio.
La Capitale è diventata un terreno di conquista da parte dei clan camorristici, che sembra cerchino di investire nella maggior parte dei casi in ristoranti. Il quotidiano milanese riporta anche le dichiarazioni del presidente del Centro Storico di Roma, il quale denuncia circa 800 volture di attività commerciali solo negli ultimi tre anni e che riguardano esercizi che rientrano nell'ambito geografico dell'associazione.
Secondo il giudice Francesco Curcio la situazione nella parte meridionale del Lazio è ancor più grave di quella nella Capitale. Il problema grosso delle province di Latina e Frosinone, quelle che confinano con la provincia di Caserta, è che "il loro tessuto sociale è intriso di criminalità organizzata", ha spiegato in modo risoluto il giudice Curcio al quotidiano milanese.
Le indagini coordinate dalla Dda competente (Napoli o Roma a seconda dei casi) però sono inevitabilmente destinate a impantanarsi nelle paludi dell'omertà. La lagnanza di Francesco Curcio è micidiale: gli inquirenti non trovano testimoni che denuncino alcunché. Una situazione simile a quella che lui ha registrato nel napoletano in molte delle sue inchieste.
Circa l'operatività dei vari clan camorristici nel Lazio meridionale, Francesco Curcio ha le idee chiare. Il suo ufficio "ha registrato infiltrazioni importanti nelle province del Lazio che confinano con quella di Caserta, soprattutto da parte del clan dei Casalesi, ma non solo".
Tra i settori economici preferiti ci sono la gestione del ciclo dei rifiuti e quello degli appalti pubblici. A questi si affiancano le altre "attività" più tradizionali come l'usura e le estersioni, fino anche alle intimidazioni e agli attentati.
Allarmi in tal senso sono stati lanciati già in passato da altri magistrati della Direzione distrettuale antimafia e dai politici regionali che si occupano di criminalità e sicurezza. Da ogni parte sono concordi nel ritenere che una parte fondamentale del contrasto alla criminalità organizzata sta nell'individuazione dei passaggi dalle attività lecite a illecite con il riciclaggio di denaro sporco. In questo senso già nel 1995 si era espressa addirittura la Divisione "Anticriminalità organizzata" dell'allora Servizio segreto militare in una relazione a un seminario europeo.
Remigio Russo
Pagina 17. La Provincia è sotto controllo…
Le considerazioni di Giuseppe Mancini, capo della Procura di Latina "La provincia è sotto controllo
grazie al nostro lavoro"
Negli uffici in via Ezio, sede della Procura della Repubblica, scrollano un po' le spalle dopo la lettura del servizio del <+corsivo>Corriere della Sera<+testo chiaro> e delle dichiarazioni del sostituto procuratore Francesco Curcio in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Secondo il magistrato partenopeo il territorio del Lazio Sud è in mano alla camorra.
Il capo della Procura pontina, Giuseppe Mancini, rimane scettico. "Noi, più che come giudice come cittadino, gradiremmo che questi esperti facessero nomi e cognomi e circostanze quando ci parlano di annidamento della criminalità organizzata", ha risposto lapidario Giuseppe Mancini. Prima di ogni spiegazione la sua precisazione sulle competenze: "L'associazione per delinquere di stampo mafioso è di competenza della Procura antimafia, ufficio cui noi trasferiamo i nostri fascicoli quando ravvisiamo questo tipo di reato".
Dunque, le attività della procura pontina a contrasto della criminaità organizzata sono basate a "bruciare il campo" ai clan evitando di renderlgi il territorio appetibile per i loro investimenti. "Noi abbiamo il controllo di quei fenomeni su cui vegetano le organizzazioni criminali come l'abusivismo edilizio con tutto il contorno, concessioni e imprese, i fallimenti e le acquisizioni delle attività commerciali", ha affermato il Procuratore Capo.
A dimostrazione di quanto detto lo stesso procuratore ha spiegato che "ormai gli abusi edilizi di cui ci perviene la denuncia sono da considerarsi marginali dal punto di vista dell'entità del reato". Addirittura, sono sotto la lente del pool della Procura tutti gli Uffici "Urbanistica" dei Comuni pontini per una serie di concessioni edilizie regolari da un punto di vista formale, ma che per il contesto risultavano sospette. "Così ci sono Comuni, come quelli del Sud pontino che hanno sospeso questi rilasci", ha ricordato Mancini.
Tra le attività a contrasto della criminalità il procuratore Mancini ha posto l'attenzione su alcune misure di prevenzione patrimoniale che hanno portato al sequestro di beni ai fini della confisca. Oltre a un caso di usura portato in giudizio.
"Insomma, se qualcuno ha informazioni concrete per le nostre indagini le segnalasse senza problemi", ha concluso il procuratore Giuseppe Mancini.
Remigio Russo