Forse non tutti sanno che da circa tre mesi, a causa di una procedura burocratica all'interno del baraccone della ASL di Latina, quattro ragazzi disabili, che avevano perso il lavoro di parcheggiatori (fiore all'occhiello di questa città in termini di integrazione socio-lavorativa), si trovano ad aspettare ogni mattina una lettera da parte della Asl che gli certifichi la collocabilità, per ritornare a dare un senso alla loro vita.
Il 4 settembre i ragazzi effettuano la visita per l'idoneità al lavoro. Da quel giorno il ferruginoso meccanismo burocratico (nell'epoca in cui sulla tastiera basta digitare "control" "S"), si mette affannosamente in moto ed una volta preparata la documentazione, la ASL la invia all'INPS (immagino via piccione) e l'INPS, una volta esaminata, la invia alla ASL che dovrà lavorarci ancora un pò su e rimandarla all'INPS che avrà il compito di inviarne comunicazione scritta via postale ai diretti interessati.
Nel frattempo che la macchina burocratica si esibisce in questo pietoso balletto, questi ragazzi mi telefonano tutti i giorni ripetendo la stessa identica frase: "La lettera non è ancora arrivata!".
Oggi mio figlio è solo tredicenne e scolarizzato, ma non devo fare nessuno sforzo d'immaginazione per capire in quale situazione drammatica si possono trovare questi ragazzi e le loro famiglie.
Perché i signori della ASL non capiscono che situazioni come queste possono far cadere questi ragazzi in una forte depressione che molto spesso diventa irreversibile? Perché a pagare sono sempre le categorie che già vivono grandi disagi sulla loro pelle, combattendo quotidianamente con barriere fisiche e mentali?
E' mai possibile che per risolvere i problemi bisogna ricorrere al Gabibbo, o alla Iene, altrimenti non ti senti sostenuto da nessuno?
Scusate lo sfogo, ma questa situazione mi angoscia come se si trattasse di miei figli o fratelli e credo che chiunque vive la disabilità, direttamente o indirettamente, non può rimanere insensibile a questa assurda situazione.
Un abbraccio
Bruno Mucci