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  1. MarmaLT ha detto:

    Intervengo, caro Quattrola, non con una mia opinione personale, ma con un intervento di Travaglio su una richiesta di esprimere una sua opinione da parte di un cittadino… Sarà una lunga lettura ed interessante ma molto costruttiva per la discussione che hai aperto, "riforma" che ha il sapore, forse, di un nuovo indulto, ma con effetti sul futuro dei reati, insomma una sorta di 'impunibilità'… Buona lettura.
    Allora, sia nel blog di Beppe un certo Daniele mi chiede della legge sulle intercettazioni che è stata annunciata da Berlusconi al convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure – mi chiede e mi domanda se potrebbe essere incostituzionale o oggetto di un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea – sia sul mio blog,
    voglioscendere.it, Cle e Carla C. mi chiedono anch’esse di parlare di questa legge. E allora parliamone perché è il tema del giorno e credo che rimarrà il tema della settimana e forse del mese. Siamo alla prima legge vergogna che riguarda i processi di Berlusconi e che ha qualche speranza di passare, dopo quella per ora tramontata sul patteggiamento allargato che avrebbe spostato in là i processi al Cavaliere. Intanto vediamo quello che vuole fare Berlusconi, secondo quanto lui ha annunciato di voler fare. Lui ha detto: “divieto assoluto di intercettazioni, salvo per i reati di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di criminalità organizzata e di terrorismo”. Per chi le fa, cioè per i giudici che le dispongono al di fuori di questi reati – ammesso che ce ne siano ancora, ovviamente – e per gli agenti che poi le realizzano assieme ai gestori telefonici che prestano il loro supporto: cinque anni di galera. Questa la pena massima prevista. Per i giornalisti che le pubblicano, cinque anni di galera anche a loro. Si corona così il sogno del Cavaliere di arrestare tutti coloro che lo dovrebbero controllare e che lo controllano ancora, cioè magistrati e giornalisti. Invece di arrestare le persone che vengono intercettate e hanno commesso dei reati, si decide di arrestare coloro che le hanno scoperte e coloro che lo hanno fatto sapere. Che già non è male, devo dire. In più prevede, dice lui, “una forte penalizzazione economica per gli editori che pubblicano questi articoli contenenti intercettazioni”. Quindi, in teoria, dovrebbe essere condannata anche la sua famiglia, visto che i suoi giornali hanno abbondantemente pubblicato intercettazioni – sempre quelle degli altri di solito, mai le sue. L’annuncio era già scritto nel programma della Casa delle Libertà, era già stato detto in campagna elettorale. Il problema è che Berlusconi ha questa grande fortuna: viene sempre sottovalutato. Si dice: “sì, lui dice così. Poi in realtà non è vero…”. No, in realtà è vero. E infatti, ciò che sembrava impossibile, il divieto di intercettazioni per tutti i reati che non siano di mafia e terrorismo – stando a quello che lui dice, sempre che non sia stato frainteso o non parlasse a titolo personale – sarà oggetto della prossima legge in materia di giustizia. E così sono serviti tutti quegli allocchi, magistrati, associazione magistrati, partito democratico, che pensavano di poter dialogare con un soggetto del genere. Per fortuna che a mettersi di traverso contro il dialogo è sempre Berlusconi poi, alla fine. È interessante il fatto che lui annunci tutto questo proprio mentre a Napoli e dintorni lui va predicando che con lui ritorna lo Stato, arriva il pugno di ferro, arriva la tolleranza zero, arriva la certezza della pena. Arriva il castigamatti, insomma, e bisogna rigare diritto. E annuncia una legge che va esattamente in controtendenza. Non è una legge “ad personam”, nel senso che non serve solo a lui. È una legge “ad personas” nel senso che serve a tutta la classe dirigente. È un altro cunicolo enorme scavato sotto le carceri e sotto i tribunali per farci passare naturalmente le solite pantegane grandi così, ma da quello stesso cunicolo passeranno anche topolini medi e piccoli, che sono poi quelli che vanno ad accrescere l’emergenza sicurezza, la percezione di insicurezza. Ragion per cui poi bisogna ritornare indietro e fare altri pacchetti sicurezza. È un continuo. È il pendolo che una settimana dopo le norme per la sicurezza, torna indietro e si mette a salvare i colletti bianchi, ma anche, come vedremo fra un attimo, le principali categorie criminali che rendono rinomato nel mondo il nostro Paese. Facciamo degli esempi. Per l’omicidio, ad esempio, non è più possibile intercettare, se ha un senso quello che ha detto Berlusconi. Perché l’omicidio non è né mafia, né ‘ndrangheta, né camorra, o meglio, ci sono anche omicidi che non fanno parte di quelle organizzazioni. Per l’omicidio semplice – cioè io ammazzo un tizio non essendo un camorrista, un mafioso, un ‘ndranghetista e nemmeno un terrorista – non mi possono intercettare. Di solito, per scoprire chi è stato ad uccidere una persona si mettono sotto intercettazione tutti quelli che fanno parte della sua cerchia: parenti, amici, conoscenti, colleghi di lavoro per cercare qualche attinenza tra la morte di quella persona e le conoscenze che ha. Non si potrà più fare. Quindi, molti più omicidi impuniti. Okay?
    Rapine in banca. Mettiamo che per fortuna una telecamera abbia ripreso di sguincio uno dei rapinatori e che gli inquirenti illuminando bene le immagini riescano a intuire chi potrebbe essere fra le loro vecchie conoscenze, spulciando tra le foto segnaletiche. Bene, per trovare la prova che è veramente lui gli mettono il telefono sotto controllo, vedono se parla di bottino. Se ne parla con altri complici, arrestano anche i complici e si riesce a sgominare la banda. Non si potrà più fare. La rapina, se non è fatta da mafiosi, camorristi o terroristi, sarà impossibile, o quasi, da punire
    Mettiamo il classico caso del sequestro di persona a scopo di estorsione. Un gruppo di sbandati sempre più spesso capita, ormai non c’è più la grande “anonima sequestri”, ci sono gruppi di sbandati che si organizzano. Sequestri lampo. Prendiamo l’imprenditore. Ci facciamo dare il riscatto. Lo liberiamo. Di solito si mette sotto controllo il telefono della famiglia, i telefoni delle famiglie amiche, in modo che quando il sequestratore telefona per chiedere il riscatto si risale telefonicamente a lui e spesso lo si acciuffa. Con questo sistema sono stati sgominati moltissimi sequestri e restituiti alle famiglie tantissimi ostaggi. Perfetto. Non si potrà più fare. A meno che il sequestro non sia opera di mafia, camorra o ‘ndrangheta, però come sappiamo fanno i soldi in maniera diversa e molto più facile.
    Prendiamo il molestatore che telefona, con telefonate oscene, alla ragazza. Tipico caso: la ragazza fa denuncia, mettono il telefono sotto controllo, risalgono al molestatore e il molestatore viene preso. Non si può più fare. Perché? Perché, o il molestatore è un mafioso, un camorrista, un ‘ndranghetista o un terrorista, cosa che di solito non è, oppure niente da fare.
    Mettiamo una donna picchiata e violentata magari dall’ex marito o dall’ex fidanzato, o cose di questo genere. Trova il coraggio di denunciare. Mettono sotto intercettazione il presunto aggressore per vedere se è proprio vero ciò che dice la donna. Non lo si potrà più fare.
    Prendiamo la ricerca dei latitanti. Tutti quelli che sfuggono alla giustizia. Non lo so… dal mago di Vanna Marchi che scappa in Brasile, a quelli che fanno le rapina, a quelli che fanno gli omicidi, ecc. Ecco, se non sono mafiosi o terroristi, non si potrà più usare lo strumento delle intercettazioni per andare a vedere dove sono scappati e riacchiapparli.
    Finora non ho citato i reati finanziari naturalmente. Ci sono ancora le estorsioni. Pensate a quanta gente denuncia l’estorsore, quello che gli va a chiedere qualcosa, che li minaccia. Se non è un mafioso, non si potrà più controllare il telefono delle persone che ricevono queste richieste estorsive. Per non parlare delle truffe. Pensate a quante intercettazioni su Vanna Marchi ci hanno aiutato a scoprire le minacce che lei e la figlia facevano a quelle povere credulone che pagavano continuamente temendo chissà quali conseguenze negative, fino alla morte. Quelle telefonate non si potranno più, non dico utilizzare, non si potranno più intercettare e quindi ovviamente avremo molti più truffatori e molti più truffati perché poi alle vittime non ci pensa nessuno.
    Non ho parlato ancora dei reati finanziari che sono in realtà la vera ragione per cui non si vuole più che si utilizzi da parte della magistratura lo strumento delle intercettazioni. E questo è ovvio. Dato che i reati finanziari sono i più nascosti e i più difficili da vedere, non solo non si sa chi li ha commessi, ma non si sa nemmeno chi li abbia commessi. Mentre l’omicidio, la truffa, il furto, quelli si vedono perché c’è una vittima dichiarata che li va a denunciare. La corruzione, chi la viene a sapere? Se non parla quello che ha pagato e non parla quello che ha preso i soldi, la corruzione non si sa. E poi il falso il bilancio, chi lo può notare che un bilancio è falso? Quindi sono i reati che hanno più bisogno di intercettazioni. Bisogna scoprire anche che sono stati commessi, oltre a dover scoprire chi li ha commessi. Anche per questi, silenzio di tomba. Non sapremo mai nulla.
    Naturalmente, che cosa succede? Succede che tutti quelli che li commettono potranno commetterli liberamente. Quando passerà la legge, saranno molte di più le persone che li commetteranno perché a quel punto il rischio di essere scoperti e puniti è zero e quindi noi perderemo ancora più soldi con i reati finanziari di quelli che stiamo perdendo.
    Io vorrei fare solo alcuni esempi di processi dei quali non avremmo saputo nulla. Processi che non si sarebbero mai aperti, quindi tutti imputati che non sarebbero imputati se fosse passata questa legge.
    Il caso, per esempio, delle scalate bancarie. C’erano dei furbetti del quartierino che, contro la legge, cercavano di appropriarsi di due banche: Banca Nazionale del Lavoro, le cooperative rosse e l’Unipol di Consorte; Antonveneta, la Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani; Rizzoli Corriere della Sera, cioè il più grosso gruppo editoriale indipendente non controllato dai partiti, che doveva finire nella mani di Ricucci il quale poi, secondo alcuni, l’avrebbe girato ai soliti amici di Berlusconi. Bene, queste tre scalate furono bloccate da Clementina Forleo e dalla procura di Milano, grazie a intercettazioni. Con questa nuova legge, niente intercettazioni, scalate a buon fine. Compreso il loro protettore massimo, cioè Antonio Fazio, che continuerebbe a essere governatore della Banca d’Italia non sospettato di niente. Sebbene, come abbiamo visto dalle telefonate, fosse colui che faceva il regista e il giocatore di queste partite, nelle quali avrebbe dovuto rimanere terzo distaccato e arbitro.
    Nessuno saprebbe le cose perché nella legge si prevede anche che nessuno le pubblichi. Quindi, dato che il processo non è ancora partito, noi non sapremmo ancora praticamente nulla di Fazio. E quindi Fazio sarebbe doppiamente al suo posto, sia perché non sarebbe stato scoperto, sia perché, anche se l’avessero scoperto, nessuno avrebbe poi potuto raccontarlo.
    Pensate ai riscontri che sono stati trovati sulle denunce di Stefania Ariosto sui giudici corrotti a Roma, con tutte le intercettazioni dell’enturage del giudice Squillante, dell’avvocato Pacifico, ecc.
    Niente. La truffa di Milano di Poggi Longostrevi che faceva le ricette facili a spese della Regione, con i rimborsi gonfiati ecc. 150 medici condannati grazie alle intercettazioni. Niente. Non avremo più nulla di tutto questo. A Torino, l’amministratore delle Molinette arrestato grazie alle intercettazioni perché pigliava le tangenti in ufficio su ogni fornitura, Luigi Odasso, anche lui sarebbe ancora al suo posto. Pensiamo al Lazio, grazie alle intercettazioni hanno trovato i riscontri alle denunce di Lady ASL, quella che ha raccontato il grande scandalo della sanità, che poi è responsabile del grande buco della sanità del Lazio, che per fortuna si è tamponato grazie all’intervento della magistratura, non avremmo saputo quasi niente.
    Pensate al caso di spionaggio. I casi di spionaggio illegale che abbiamo avuto in questi anni. Lo staff di Storace che fa spiare Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo alla vigilia delle elezioni regionali del 2005.
    Il SISMI di Pollari e Pompa, che fa i dossieraggi sui giornalisti, i magistrati, i politici ritenuti pericolosi per Berlusconi. Il SISMI che, secondo l’accusa della Procura di Milano, collabora al sequestro di un cittadino egiziano, Abu Omar, a cui noi avevamo dato ospitalità per motivi politici e poi l’abbiamo fatto rapire dalla CIA e mandare in Egitto a torturare.
    Nulla si saprebbe senza le intercettazioni, nemmeno ovviamente di quel caso patetico del giornalista Farina, alias Betulla, che lavorava a depistare le indagini sul sequestro.
    Pensate ai dossieraggi della Telecom. I dossieraggi della security della Telecom. Migliaia e migliaia di dossier accumulati illegalmente da Tavaroli e i suoi uomini, tutto grazie alle intercettazioni. Non sapremmo nulla.
    Pensate a ministri, sottosegretari. Abbiamo il ministro Fitto, che è stato preso grazie a intercettazioni in un processo per le tangenti della famiglia Angelucci per le cliniche nella Puglia.
    Abbiamo il Sottosegretario Martinat che è sotto processo a Torino per gli appalti truccati del TAV e della Olimpiade Invernale del 2006.
    Pensate al ministro Matteoli che addirittura è sotto processo per le fughe di notizie per abusi edilizi all’Isola d’Elba.
    Tutte persone che non sarebbero ovviamente sotto processo. Come ovviamente non sapremmo niente del ruolo avuto, secondo la procura di Genova, dal Capo della Polizia dell’epoca, Gianni de Gennaro, nei possibili depistaggi delle indagini sul G8. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui farmaci appena scoperta da Guariniello a Torino. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui rifiuti appena scoperta, coi 25 arresti dai magistrati di Napoli, per quanto riguarda
    la Campania.
    Non sapremmo nulla quello che ha fatto Mastella, la sua famiglia e il suo partito, smascherati dall’inchiesta di Santa Maria Capoa Vetere, poi passata a Milano. Non sapremmo nulla delle ruberie sui fondi pubblici in Calabria, che De Magistris ha scoperto e infatti gli sono costate una dura punizione dal Consiglio Superiore della Magistratura, mentre alcuni colleghi gli stanno smontando le indagini. Ecco, da questo punto di vista Clementina Forleo e De Magistris con una legge come questa già in vigore da qualche anno sarebbero a posto, in una botte di ferro. Perché se la legge avesse loro impedito di scoprire gli scandali di bancopoli e della Calabria, loro non avrebbero pagato le conseguenze quindi, almeno dal loro punto di vista, questa legge li avrebbe lasciati lavorare in pace, proprio perché avrebbe impedito loro di lavorare e di scoprire alcunché.
    Allora, quali sono i motivi con i quali ci viene indorata la pillola. Ci viene presentata questa legge come assolutamente urgente e necessaria. Oggi si sono mossi anche insigni tromboni per dare copertura questa legge vergognosa. La prima è che bisogna tutelare la privacy. Naturalmente la privacy è già tutelata da una legge, persino eccessiva, che è la Legge sulla Privacy che però ha una clausola assolutamente ovvia. Cioè che la privacy può essere tutelata, salvo esigenze di giustizia. Quando ci sono esigenze di scoprire reati e tutelare le vittime di quei reati, la privacy viene meno. Ciascuno di noi rinuncia a un pezzo della sua privatezza per consegnare allo Stato la possibilità di difenderci quando poi viene attaccata, non la nostra privatezza, ma la nostra vita, la nostra incolumità, il nostro patrimonio, i nostri interessi. La privacy non c’entra nulla. E del resto, quando si chiede: “ma quando mai è stata violata la privacy dalle intercettazioni o dalla pubblicazione delle intercettazioni?” rispondono sempre: “la povera Anna Falchi che si è ritrovata un sms sui giornali che diceva “ti amo”. A chi? A Ricucci. Che era che cosa? Suo marito. Pensate che violazione della privacy far sapere che c’è una moglie che dice “ti amo” a suo marito. Deve essere stato un danno irreversibile. Per il resto sono tutte balle.
    Dicono che ci sono troppe intercettazioni. E qui non si sa rispetto a cosa. C’è un numero ideale, un numero perfetto di intercettazioni? Quale sarebbe? Il numero delle intercettazioni dipende dal numero dei reati che si commettono. In Italia ci sono quattro regioni nelle mani della mafia? Perfetto, avremo un po’ più di intercettazioni rispetto alla Finlandia o alla Danimarca.
    E poi non è vero che abbiamo troppe intercettazioni rispetto agli altri paesi, perché negli altri paesi non si sa quante siano le intercettazioni. L’unico paese di cui con certezza si sa quante intercettazioni si facciano è l’Italia. Per quale motivo? Perché in Italia le può fare soltanto la magistratura e risultano tutte, dalla prima all’ultima, con tanto di autorizzazione di un giudice terzo. Mentre all’estero le fanno i servizi segreti, le forze di polizia, senza nessun controllo. Pensate, in Inghilterra le fa perfino il servizio ambulanze. Ci sono 156 enti, compresi gli enti locali, che possono fare le intercettazioni. In America le fa la SEC, che è l’equivalente della nostra CONSOB, solo che quella funziona e che controlla appunto le attività di borsa.
    Quindi in Italia non è vero che ce ne sono di più, le controlliamo tutte. Mentre all’estero ci sono, ma non incontrollate, quindi non si sa quante sono.
    L’argomento che fa più presa è che costano troppo. Costano troppo, ci dicono. E allora io vi do i dati. Due anni fa, l’ultimo anno dei quali abbiamo le statistiche, le procure italiane, che sono 165, hanno speso per intercettazioni 240 milioni di euro. Secondo altri calcoli il coso sarebbe pure inferiore. Ma prendiamo per buono il più grosso, cioè 240 milioni di euro. Che erano 40 in meno rispetto all’anno prima. Sono quattro euro per ogni cittadino. Quattro euro e qualcosa per ogni cittadino. La domanda è: “siete disposti da dare quattro euro all’anno, cioè quattro caffè all’anno, per sentirvi più sicuri e protetti contro reati di ogni genere?”. Penso che la risposta, se la domanda viene posta correttamente ai cittadini, sia sì. Potremmo risparmiare? Certo, potremmo averle gratis le intercettazioni. Sapete perché le paghiamo? Le paghiamo perché lo Stato, quando da la concessione alla Telecom, alla Vodafone e agli altri gestori telefonici potrebbero mettere una clausoletta nella quale c’è scritto: “voi siete concessionari pubblici dello Stato italiano. Perfetto. Avete un obbligo. Quando un magistrato vi chiede di tenere sotto controllo un telefono, voi lo fate gratis. Invece lo Stato italiano paga i gestori telefonici che sono suoi concessionari. Per cui li potrebbe tenere per le #CENSURA# e fargli fare quello che vuole. Quando un magistrato chiede a una banca: “fammi quell’accertamento bancario”, la banca mica si fa pagare. Eppure la banca è un ente privato. Questi sono concessionari pubblici e lo Stato italiano paga loro ogni intercettazione. E in più, ad ogni indagine che deve fare, affitta un macchinario che non è proprio, da un’azienda privata. Basterebbe comprarli una volta, i macchinari per fare le intercettazioni e i costi verrebbero praticamente azzerati.
    Quindi, vi stanno raccontando balle anche quando vi dicono che questa legge è per risparmiare sui soldi. No, questa legge è per risparmiare sui processi. A chi? A Berlusconi e alla classe dirigente. C’è un piccolo problema. Berlusconi naturalmente ha un processo in corso a Napoli, d’udienza preliminare, insieme al suo amico Saccà, direttore di Rai Fiction sospeso, perché? Perché al telefono gli prometteva aiuti per una sua attività privata, a Saccà, in cambio dell’assunzione da parte di Saccà di alcune ragazzine, di alcune ragazzine che interessavano in parte a Berlusconi, e in parte a un misterioso Senatore dell’Unione che un anno fa, in cambio del piazzamento della ragazzina a Rai Fiction, a spese nostre, avrebbe fatto cadere il governo Prodi. Pare, come ha scritto Repubblica ieri, che ci siano altre telefonate ancora più sfiziose su questo vero e proprio uso criminoso della televisione pagata con i soldi pubblici.
    E allora? Bisogna impedire che vengano fuori, con una legge che salverà migliaia di criminali, per salvare uno o due imputati.
    Passate parola."
     

    Non potevo però metterci un mia piccola considerazione… le persone citate: "tutta brava gente".

     

  2. MarmaLT ha detto:

    … si "tutta brava gente"… non posso sottrarmi al dovere di informazione sulla "brava gente". Leggete!!!

    Innocente. Capito? Innocente. Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce contro di lui da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito. Dunque va archiviato su tutta la linea perché s’è comportato sempre correttamente. Mai fatto fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio. Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui. “A causa delle sue inchieste – scrivono al gip i pm salernitani Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani – il dott.De Magistris ha subito costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti”.
    Un complotto che coinvolge magistrati, politici, uomini delle forze dell’ordine, ispettori ministeriali e forse persino membri del Csm, tutti allarmati dalla “intensità e incisività delle sue indagini”(n.d.s. quanto mi sa d'attuale e vicino questo passaggio). Un complotto andato perfettamente a segno, se si pensa che tutti i magistrati e i politici indagati da De Magistris, compresi quelli che hanno incredibilmente intercettato cronisti e agenti di polizia giudiziaria per indagare indirettamente sul pm, son rimasti al loro posto o han fatto carriera, mentre De Magistris è stato prima scippato dai suoi capi delle inchieste più scottanti (“Poseidone” e “Why Not”), poi trasferito all’unanimità dal Csm con espresso divieto di fare mai più il pm. Uno dei suoi indagati eccellenti, l’ex magistrato ed ex governatore forzista Giuseppe Chiaravalloti (n.d.s. forzista= di Forza Italia, ma guarda un pò), aveva previsto tutto in una telefonata intercettata in cui proponeva di affidare lo scomodo pm alle cure della camorra: “De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi”.  Naturalmente Chiaravalloti è rimasto al suo posto di numero due della cosiddetta Authority della Privacy.          De Magistris invece, se le sezioni unite della Cassazione non annulleranno la condanna emessa frettolosamente dal Csm, dovrà sloggiare da Catanzaro e smettere di fare l’inquirente. In un Paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne potessero accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa. Ma, nel Paese della vergogna, non arrossisce e non si scusa nessuno. Resta da vedere se finalmente, ora che le 900 pagine della Procura di Salerno sono depositate, il Consiglio, anzi il Coniglio superiore della magistratura si deciderà a fare qualcosa. Non contro De Magistris (ha già fatto abbastanza), ma contro chi “concertò una serie di interventi a suo danno”, per infangare “la correttezza formale e sostanziale della sua azione inquirente”; contro quel “contesto giudiziario connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura”; contro chi l’ha bersagliato con “denunce infondate, strumentali e gravi; contro quegli alti magistrati, di Catanzaro e di Potenza, che spifferavano notizie segrete delle indagini di De Magistris per far ricadere su di lui la colpa delle indiscrezioni.
    Si dirà: queste cose si scoprono soltanto ora. Eh no: il Csm le sapeva, per filo e per segno, dallo scorso ottobre, quando i pm Nuzzi e Verasani furono ascoltati a Palazzo dei Marescialli e anticiparono le prime conclusioni delle loro inchieste. Anticiparono che le accuse a De Magistris erano frutto di un’abile orchestrazione (mentre le sue indagini erano “corrette e buone, senz’alcuna fuga di notizie”), e che gli unici illeciti, gravissimi, emersi riguardavano proprio i superiori e gli indagati di De Magistris. Fecero pure i nomi dei magistrati di Catanzaro, Matera e Potenza, degli ispettori ministeriali, dei giornalisti, dai politici e dei faccendieri indagati anche a Salerno per corruzione giudiziaria, minacce, calunnie, rivelazioni di segreti ai danni di De Magistris. Denunciarono le interferenze dei suoi capi, Lombardi e Murone, nelle indagini. Rivelazioni agghiaccianti che avrebbero dovuto suggerire l’immediata sospensione dei magistrati coinvolti e l’immediato stop a ogni procedimento disciplinare a carico del pm.
    La difesa di De Magistris questo chiese: che si attendesse l’esito delle indagini di Salerno. Il Csm non volle sentire ragioni e procedette con la foga di un plotone di esecuzione. Quasi che la sentenza di condanna fosse già scritta. Per fortuna, ogni tanto, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Contrariamente alla macabra profezia di Chiaravalloti, De Magistris ha finito di difendersi, e ora si spera che qualcun altro prenda il suo posto. C’è un giudice a Berlino. Anzi, a Salerno.


    Si "Tutta brava gente"… gente del nostro Bel Paese… quando ero ragazzo mio padre mi disse: "Mario guarda che la scritta Manicomio è fuori non dentro", si riferiva ai comportamenti un po manicomiali di alcuni personaggi dell'epoca… forse oggi direbbe" Mario guarda che Casa Circondariale o Carcere è scritto fuori le mura non dentro."… Si credo , veramente, che in percentuale i delinquenti sono più numerosi  fuori di quelle mura che all'interno…  lo saranno di più con la chiusura della possibilità di  intercettare  'brave persone' come quel Chiravallotti, il forzista, insomma.

  3. MarmaLT ha detto:

    Per quanti che dissentiranno su ciò che si è riportato, si ricorda una norma di saggezza di George Orwell :            "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"

  4. MarmaLT ha detto:

     Da “Ora d'aria” di Marco Travaglio
    l'Unità 10 giugno 2008


    Pierpaolo Brega Massone, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.
    Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.
    Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).
    Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).
    1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci: 45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.
    2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.
    3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato, anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse – sono pubblici concessionari – a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito – pur essendo soggetti privati – svolgono gratuitamente.
    4) I giudici – si dice – devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.

    "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  -G. Orwell-

  5. MarmaLT ha detto:

    Il 25 aprile scorso i carabinieri di Verona arrestano Claudiu Stoleru, il romeno sospettato di aver assassinato due pensionati, Luigi Meche e Luciana Rambaldo, nella loro villetta a Lugagnano di Sona, dove li aiutava a tinteggiare una ringhiera. Il giovane era fuggito, ma grazie alle intercettazioni telefoniche gl’inquirenti l’hanno individuato e fermato a Civitavecchia. Stoleru ha subito confessato. Il sindaco leghista del piccolo comune, che aveva chiesto la pena di morte per l’assassino, ha annunciato il suo arresto in piazza alla popolazione inferocita. Ecco: se davvero, come ha annunciato due giorni fa il premier Silvio Berlusconi due giorni fa a S. Margherita Ligure,il governo vieterà di intercettare chicchessia, salvo che sia sospettato di mafia o terrorismo, con la nuova legge Stoleru non avrebbe mai potuto essere intercettato, dunque sarebbe ancora uccel di bosco. Se invece i giudici e i carabinieri l’avessero intercettato ugualmente, avrebbero dovuto scarcerarlo con tante scuse per inutilizzabilità delle intercettazioni, e in carcere sarebbero finiti loro, non lui.

    Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  -G. Orwell-

  6. MarmaLT ha detto:

    La superficie delle cose. Le notizie ci invadono, ci sporcano tutti i giorni. E’ solo superficie. I nomi dei santi presi a prestito dal calendario. San Raffaele, Santa Rita. Per rubare i contributi alla Regione Lombardia. Polmoni asportati, cardiopatici operati di tumori inesistenti. Hanno superato Dario Argento e Sthephen King. Una sceneggiatura degna del dottor Mengele. Ma è solo superficie. La magistratura imbavagliata, la conclusione del Piano di Rinascita Nazionale di Licio Gelli. Le intercettazioni della magistratura proibite in nome della privacy di Anna Falchi e degli interessi dell’intera classe politica, con l’unica eccezione di Kriptonite Di Pietro. Tutti i delinquenti fuori per salvarne uno solo. Morfeo Napolitano benedice le larghe intese per mettere il bavaglio alla Giustizia. Un presidente di garanzia dei partiti, non dei cittadini. Ma anche lui, come Alfano, Violante e Mancino è solo superficie. Il flusso dei fondi europei. Miliardi di euro provenienti dalle tasse degli italiani destinati, con una firma, senza controlli, da funzionari ammaestrati di Bruxelles a Campania, Calabria, Sicilia. Alla criminalità organizzata e a amministrazioni pubbliche corrotte. Finanziate attraverso un giro conto Roma/Bruxelles/Mezzogiorno. L’origine del voto di scambio. Luigi De Magistris, che indaga, è prima esautorato e poi riabilitato, ma senza più inchieste, nel silenzio dei media. E’ sempre e solo superficie.
    Sotto la superficie c’è l’italiano. Che tira a campare. Che non legge, non si informa, ed è, per dirlo con una bella parola, un ignorante. Sotto la superficie c’è sempre un veneto, un siciliano, un valdostano, non un cittadino italiano. La solidarietà si ferma alla porta della regione, del comune, del condominio. Sotto il fallimento dell’Italia, il suo fallimento economico, ma soprattutto morale e etico c’è l’italiano. Una volta era solo l’italiano medio, ora è anche il medio alto e il medio basso, il medio sinistro e il medio destro.
    Ogni giorno ci sono nuovi sintomi, nuovi delinquenti, nuove leggi vergogna. Non siete stanchi di rincorrerli?
    Fermatevi, guardatevi allo specchio e dichiaratevi colpevoli. ( dal sito di Beppe Grillo)
     "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  –G. Orwell-

  7. massimo74 ha detto:

    Le notizie riguardanti le procedure dell'ospedale S.Rita di Milano mi hanno provocato un senso di nausa per i fatti e di ribrezzo per le persone coinvolte (sempre se sarà accertato quanto divulgato), che molto di rado ho percepito anche ascoltando diverse altre notizie sconvolgenti.

    Non prendiamoci in giro. Delle intercettazioni non si può fare a meno. A meno che non abbiamo in mente un altro tipo di visione del paese e di vita, un pò peggiore di quello attuale.

    Stasera a Ballarò, Gasparri rispondeva sul caso dell'ospedale milanese che si sarebbero potuti utilizzare al psto delle intercettazioni altri mezzi di indagine, ad esempio -diceva- si sarebbero potute visionare le le cartelle cliniche. Di Pietro ribatteva -secondo me a ragione- che, l'analisi quelle cartelle, si sarebber verosimilmente rivelata formalmente corretta e quindi sarebbe passata inosservata.

    Nessuno può mettere in dubbio che le intercettazioni siano per gli inquirenti uno strumento. Ce ne sono molti altri certo, ad asempio gli interrogatori, le perquisizioni, ecc., ma trattasi sempre di uno strumento.

    Vorrei portare un esempio: i medici (tanto per restare in tema) si servono di diversi mezzi per la diagnosi: raggi x, analisi, scintigrafia, tac, ecc. Se usassero troppo spesso o in maniera non adeguata un particolare mezzo di quelli citati, chi sarebbe disposto a sostenere che quel mezzo non andrebbe bene e quindi dovrebbe essere eliminato?

    Non mi pare sia ragionevole eliminare uno degli strumenti efficaci per uno scopo. E' un gioco masochista questo (sempre se l'intento sia migliorare la Giustizia italiana o almeno non peggiorarla). Aggiungo che questo è un criterio valido in via generale, non solo nel caso specifico.

    Credo quindi che sarebbe molto meglio lavorare affinchè ci si trovi nelle condizioni di poter (e aggiungo dover) adoperare gli strumenti giusti al momento giusto. Questo, a mio avviso, dovrebbe essere l'intento verso il quale si dovrebbe muovere una buona legge, non certo eliminare in toto quello strumento (oggettivamente riconosciuto utile) che si pensa si stia adoperando in maniera non completamente corretta o magari più di quanto si dovrebbe.

    Questo è l'impegno di un governo e/o parlamento serio.

    Non nego che il problema delle intercettazioni spropositate, delle fughe di notizie e delle divulgazioni improprie sui mass media, esiste. Questo problema, a mio avviso, è reale e va affrontato anche abbastanza celermente.

    Non di meno mi pare insensato puntare ad un obiettivo ciecamente per risolvere un problema, non effettuando però una adeguata analisi sulle ricadute congenite che sortirà la stessa azione sulla situazione generale. Ciò, per assurdo, causerebbe danni ben più gravi di quelli risolti.

    Purtroppo mi pare invece che sia proprio questa la strada intrapresa dall'attuale governo. Tuttavia rimango ancora fiducioso in un razionale cambio di rotta.

    Massimo de Simone

  8. MarmaLT ha detto:

    Quello che non viene detto è semplicemente che in Italia le intercettazioni – le più garantiste d'Europa – sono necessarie in numero maggiore di altri Paesi, non è perchè se ne fanno abuso, ma perchè il sistema garantista esasperato italiano costringe ad una eccessiva attività per evitare di vedersi bruciare davanti ad un giudice le prove raccolte, così come il processo penale italiano è farraginoso e costruito per assolvere e non per condannare i colpevoli anche difronte all'evidenza, ma per cavilli procedurali. Hai portato un esempio lampante come quello dell'uso della analisi mediche " se ne fai molte fai un abuso allora non farle"… Caso mai  'taglia', come al Santa Rita. Detto ciò altra cosa è la diffusione delle intercettazioni. Distinguerei quella attinenti e quelle che non c'azzeccano niente, queste ultime vanno severamente punite, non con condanne penali, ma con la sospensione dell'attività editoriale per un periodo 'tot' e sospensioen della frazione di finanziamento pubblico per analogo periodo. Sperando che perdano pure questo privilegio i giornali.. Li finanziamo  con i nostri soldi e poi per leggerli li paghiamo un Euro…che strano Paese questo in cui viviamo.

    "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  –G. Orwell-

  9. MarmaLT ha detto:

    Antonella scrive: …Invece, la legge sulla privacy viene usata come una clava in qualsiasi burocrazia per rendere impossibile la vita dei poveri cittadini (tanto per rimanere nella sanità…provate a chiedere l'accesso alla cartella clinica di un vostro stretto congiunto e sappiatemi dire….),

    Ma avete mai notato, a proposito di cartelle cliniche 'con cosa' vengono scritte durante la visita le conclusioni del medico, le prescrizioni, ecc.?  Beh! Io sono stato ricoverato più volte (mio malgrado e grazie a Dio, potendolo raccontare)…con la matita.  Certo Gasparri, non frequenterà gli stesi Ospedali di noi umani, se ancora va farfugliando che "basta leggere la cartella clinica".. Certo c'è un comiico che quando lo imita da il senso delle sue dichiarazioni…

    "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  –G. Orwell-

  10. Kla ha detto:

    Per giustificare le limitazioni proposte dal basso delle più alte cariche sulle intercettazioni telefoniche molti a difesa sostengono che in Italia se ne fanno troppe e si spende troppo. In pochi si sono domandati che probabilmente, anzi sicuramente se ne fanno tante perchè sono molti di più i delinquenti da controllare in Italia rispetto al resto del mondo.

    Salutoni

  11. Baol ha detto:

    Soltanto a ripensare alla trasmissione Ballarò di ieri sera, con le dichiarazioni di  Gasbarri, mi viene un attacco di orticaria! A me sembrava proprio che ci stesse prendendo in giro tutti quanti, noi cittadini, comuni mortali, costretti nelle strutture sanitarie a rincorrerla sta benedetta cartella clinica… c'è chi si è presentato con la forza pubblica per averla… per poi trovarci scritto "questo e quello" sopra! Mi pare che durante il dibattito, a suffragio di quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, ci fossero deboli argomentazioni tutt'altro che sostenibili… che ci abbiano preso per gente con l'anello al naso e la sveglia al collo? 

  12. giucap ha detto:

    Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

    Magari ci saranno anche secondi fini, ma secondo me il livello raggiunto, più che dalle intercettazioni dalla pubblicazione di stralci delle stesse, ha da tempo passato il segno arrivando a livelli inconcepibili per un Paese che si autodichiara civile.

    Se, nell'ambito dell'inchiesta sui furbetti del quartierino, la Falchi con Ricucci si danno del "ciccino" o della "patatina", a noi che ce ne cale? E soprattutto, come può questa fondamentale opzione avere rilevanza ai fini dell'indagine? E se non ne ha, perché questi dialoghi vengono trascritti? E ancora, ma se sono stati trascritti al di fuori della normativa (o del protocollo) vigente, possibile che non si riesca a sapere chi è il trascrittore? E chi le ha trasferite ai giornali? Cos'è, dobbiamo incaricare i RIS per scoprirlo?

    L'idea è che più di qualcuno arrotondi lo stipendio con questa spazzatura. E il bello è che questo è sempre un prodotto che tira. Tra un "casi vostri" e un "lacrime in diretta", tra postini e straninnamorati, il divertimento principale della gggente pare essere quello di farsi gli affari altrui, meglio se famosi. Abbiamo raggiunto livelli di morbosità che non saprei definire altro che patologici.

    Allora regole chiare e controlli, questo bisognerebbe pretendere, e punizioni anche severe per chi contravviene.

    Naturalmente regolamentare anche la possibilità per i magistrati di effettuare intercettazioni per ogni ipotesi di reato, senza bavagli, lacci e burocrazie infinite ma senza arbitrio assoluto.

    Ma poi, chi le fa rispettare tutte queste regole?

    Giulio

    P.S.: leggo ora che pare il Governo voglia regolamentare la materia per decreto: ma mi faccia il piacere!!

     

  13. MarmaLT ha detto:

    Sorrido… ancora una volta abbiamo capito male… Silvio Berlusconi dice che c'è stato un errore sul tema intercettazioni, quello detto ieri non è la verità di oggi, speriamo che domani non sia un'latra verità… la "unica verità"  è che si è parato nuovamente il c..o… leggetevi i giornali domani. Questo è il Bel Paese…

    "Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  -G. Orwell-

  14. Salvatore ha detto:

    Se quello di farci "capire male" è un modo per cambiare idea senza scalfire il super-io che c'è il lui, ben venga. Purchè da malinteso in malinteso si giunga ad una proposta di legge decente che non tolga preziosi strumenti investigativi, garantendo al contempo i diritti dei cittadini. Risultato peraltro alla nostra portata con le leggi odierne. Basterebbe applicarle.

    Salvatore

  15. MarmaLT ha detto:

    Molti si domanderanno, come mi han chiesto in privato alcuni, come mai insisto su alcuni temi come questo, ad esempio, delle intercettazioni. Il problema tutto italiano e della informazione in generale è appunto quello che spesso le cose si consumano in un giorno… poi come con i bambini si suona un altro 'campanellino' lo si distrae da quel problema e si inizia a parlare d'altro, archiviando loro nel loro armadio quell'informazione, noi nel dimenticatoio quel fatto , però lo scopo di aver conseguito il risultato voluto è raggiunto… Dico ciò perchè? DE MAGISTRIS… quel magistrato nei cui confronti si è scatenata una aggressione mediatica intollerabile svilendo le sue indagini (a mezzo intercettazioni) e la sua immagine… poi alla fine risultato 'innocente', non viene detto " SCUSA ABBIAMO PRESO UN ABBAGLIO, RIECCOTI LE TUE INDAGINI"…. NO!!!!!! Le indagini sono passate in altre 'buone mani' e Lui? Coglionato… con il beneplacido della n'drangheta e dei politici coinvolti…. Questo è il Bel Paese.

    Cosa se ne deduce che "mafia e politica" in questa Italia sono "culo e camicia" – ma non solo n'drangheta e politica hano giuocato un ruolo nella vicenda 'colpisci De Magistris', basta leggere le carte – ora mi si dimostri il contrario per cortesia…. grazie.

  16. MarmaLT ha detto:

    Non abbiatemene, ma non posso far passare l'idea che l'oblio sul tema delle intercettazioni possa uscire, per altri fattarelli meno rilevanti finisca nel dimenticatoio, ne vale la sicurezaz e la giustizia nel Paese… perchè se in Italia ci sia il maggior numero di intercettazioni non è che v'è al Mafia, la Camorra, la N'drangheta, la Sacra Corona Unita, che vi sia la maggior collisione far Politica e organizzaioni criminali, che sia il Paese dove è più alto  il numero dei crimini e più basso lìelenco dei reati… infine il più complesso il sistema giuudiziario? Che, nonostante, rispetto all'Europa l'Italia ha il 40% in più di poliziotti, deve ricorrere a 2500 soldati per la sicurezza in 6 metropoli… ma scherziamo? Non si può chiudere, con leggerezza, la questione e fingere che vi siano urgenze più impellenti.. questa è la Madre delle emergenze, staccate le intercettazioni telefoniche il numero  dei reati non scoperti schizzerebbero alla stelle.

    "Ciao, mio chiamo Antonino. Ho 23 anni, sono l’organizer del MeetUp di Reggio Calabria e sono un giornalista. Nel 2006 ho aperto un blog, http://www.antoninomonteleone.it, nel quale spesso e volentieri ho raccontato ed espresso le mie opinioni e valutazioni su fatti e circostanze che ho vissuto per lavoro e riportato dei fatti che sui canali ufficiali non è sempre opportuno riportare. Da venerdì 6 giugno il mio blog è stato posto sotto sequestro: voglio spiegarvi il perché e come si è svolta l’intera vicenda. Subito dopo le elezioni politiche del 2006 decido di pubblicare gli stralci di un documento che durante la campagna elettorale riportava i curricula dei candidati alla Camera e al Senato che sarebbero stati eletti in Calabria perché presenti nelle liste in posizione utile. Parlava di ex consiglieri regionali candidati dopo essersi macchiati di gravi reati contro la pubblica amministrazione: turbativa d’asta, abuso d’ufficio. Ex deputati del centrodestra che passavano al centrosinistra nonostante accuse gravissime come il concorso esterno in associazione mafiosa. Spesso riportavo degli stralci di questo documento, in particolare si trattava quasi sempre di articoli che mettevano assieme pezzi di altri articoli di quotidiani nazionali. Parliamo di Repubblica, dell’Espresso, del Messaggero. Il 9 dicembre del 2006 pubblico un articolo dedicato all’onorevole Giuseppe Galati che all’epoca militava nell’UDC, che nel corso del governo Berlusconi uscito vincente nelle elezioni del maggio 2001 ha ricoperto l’incarico di sottosegretario alle attività produttive. Nel 2003 scoppia lo scandalo della Roma bene, l’operazione “Cleopatra” che porta all’arresto di Serena Grandi, alle indagini sul senatore Colombo. L’onorevole Galati emerge dagli atti del GIP del tribunale di Roma come consumatore abituale di cocaina che gli veniva fornita addirittura all’interno del ministero delle attività produttive di cui era sottosegretario. Scrivo questo articolo il 9 dicembre e il 26 febbraio 2007 ricevo da parte dell’on. Galati una email che era titolata come “Atto di interpello ai sensi dell’art. 7 della legge sulla privacy” con la quale mi chiedeva di indicare quali fossero le fonti dalle quali avevo tratto queste informazioni. Soprattutto mi diceva che avrebbe voluto rettificare alcune parti dell’articolo perché inesatte e incomplete e volte a gettare discredito sulla sua persona. Rispondo a questa email il 9 marzo. Non ho risposto subito perché, sorpreso da questa sua comunicazione, volevo raccogliere in maniera dettagliata tutte le fonti che stavano alla base di quell’articolo. Tra l’altro molti degli articoli di stampa si trovavano nella rassegna presente sul sito della Camera dei Deputati. Rispondo a questa email che ho avuto cura di inoltrare per conoscenza anche al Garante per la privacy. Nella stessa email chiedo all’on. Galati di indicarmi quali parti dell’articolo sarebbero state inesatte, incomplete, non veritiere affinché potessi assolvere a quel dovere di rettifica che la legge sulla stampa impone. Nulla. Il silenzio. Questo passaggio è anche riportato in una sentenza di primo grado per il ricorso ex art. 700, una procedura d’urgenza, che mi viene notificata nel luglio dello stesso anno, il 2007. Una bella mattina arriva l’ufficiale giudiziario che mi notifica questo atto di citazione. Il Galati, dopo non avere risposto alla mia email nella quale sollecitavo l’indicazione delle parti secondo lui diffamanti del mio articolo perché fossero modificate, decide di trascinarmi in tribunale. Prima di presentarmi nell’aula di giustizia difeso dal mio avvocato, che per fortuna è anche un mio amico, l’avv. Creaco, scrivo proprio sul blog che il Galati per l’articolo scritto a dicembre mi aveva querelato e che avrei avuto la prima udienza il primo agosto dello stesso anno, due settimane dopo. L’avvocato del Galati chiederà al giudice di stabilire anche che il fatto di aver dato conto dell’imminenza del giudizio, del calendario delle udienze, costituiva una reiterazione della mia condotta diffamante nei suoi confronti. Fatto sta che, essendo stato presentato un ricorso per la tutela d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura penale, il giudice non ravvisa gli elementi fondanti di questa tutela che sono il periculum in mora e il fumus boni iuris dell’eventuale reato contestato e quindi rigetta questo ricorso e condanna il Galati al rimborso delle spese processuali. Questa sentenza viene appellata dal Galati. Ma entriamo nel merito dei dettagli.

    L’articolo era in effetti già presente su diversi quotidiani, come dicevo prima anche la rassegna stampa della Camera dei Deputati raccoglieva ampi stralci dell’orinanza del GIP e di alcune vicende legate al curriculum politico del Galati. In particolare di Diario scrive che “Calabrese, il sottosegretario UDC alle attività produttive Giuseppe Galati, coinvolto ma non indagato nello scandalo della cocaina della Roma bene”. Nell’ordinanza del GIP si legge che “Galati, soprannominato Pino il politico, si rifornisce stabilmente di cocaina dal pusher Martello. Gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente o tramite Armando De Bonis, suo uomo di fiducia che ha libero accesso alle Attività Produttive”. Poi l’articolo va avanti e, come riportato da me nel blog, dice: “Pino Galati è il leader incontrastato dell’UDC nel catanzarese e soprattutto nella sua Lamezia Terme, cittadina il cui consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2002. Tra gli eletti nel consiglio c’era Giorgio Barresi, del CCD, messo in lista per volere di Galati”. Anche questa affermazione che io riporto da questo articolo sul mio blog verrà contestata dal Galati dicendo che lo Statuto non conferiva a lui direttamente la scelta dei candidati nelle liste e per questo motivo la notizia sarebbe falsa e che io avrei dovuto rimuoverla. Giorgio Barresi viene arrestato per usura il 30 settembre 2002 mentre nel luglio del 2001 era rimasto ferito in un conflitto a fuoco a San Biase sempre vicino a Lamezia. Scrive ancora l’articolo pubblicato su Diario che “tra i motivi alla base dello scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, la presenza di consiglieri imparentati con esponenti delle cosche locali”, tra questi Peppino Ruberto dell’UDC, personaggio molto vicino a Galati. Il sindaco di Forza Italia lo ha difeso dicendo che si trattava di parentele del quinto o sesto grado. E’ sicuramente una coincidenza, ma il 26 novembre del 2003 un nutrito gruppo di deputati dell’UDC presenta la proposta di legge numero 4254 volta a rendere più difficile lo scioglimento per infiltrazioni mafiose delle assemblee elettive degli enti locali. Non soltanto: davanti al giudice Galati contesterà anche l’attribuzione del suo autista, rinnegherà anche di averlo mai conosciuto. Ma da dove avevo tratto questa notizia? Da un articolo pubblicato su Repubblica relativo all’inchiesta “Poseidone”, la famosa inchiesta sulla depurazione in Calabria condotta dal PM Luigi De Magistris, che assieme all’inchiesta “Why Not” è stata sottratta al PM catanzarese. Scrivono Attilio Bolzoni e Giuseppe Baldessarro, un giornalista di Reggio Calabria: “alla fine del 2003, alla frontiera in provincia di Como, i finanzieri fermano Nicolino Volpe, uomo dell’entourage del sottosegretario dell’UDC Pino Galati. Era insieme a Roberto Mercuri, l’amministratore delegato della Pianimpianti SPA, società che ha fatto man bassa nella spartizione dei depuratori in Calabria”. Accade questo: il giorno dopo scrive a Repubblica: “Ritengo opportuno smentire la circostanza che il Sig. Volpe farebbe parte dell’entourage dello scrivente, proprio in ragione del significato della parola “entourage”: “Persone frequentate abitualmente o ambiente”, dizionario Garzanti – cita Galati – L’affermazione si rivela assolutamente infondata”. Sempre sotto la stessa smentita, i giornalisti di Repubblica Bolzoni e Baldessarro scrivono in corsivo: “Nicolino Volpe frequenta abitualmente la segreteria e la casa dell’on. Galati a Lamezia Terme. In questo senso è stato definito uomo dell’entourage”. Ma per il giudice questo non basta. Appare quindi forzata la parte della sentenza in cui il giudice afferma una cosa particolarmente strana: nell’accertare la verità putativa dei fatti narrati nell’articolo che ho pubblicato sul blog scrive che sarebbe “offensiva l’affermazione secondo cui l’autista del Galati sarebbe Nicolino Volpe”. “In questo caso non c’è prova della verità del fatto che il Volpe fosse autista del Galati, circostanza apparsa su Internet – nell’articolo da me prodotto – ma espressamente contestata dal Galati nel presente giudizio nel fatto che il medesimo Volpe facesse parte dell’entourage del Galati, circostanza apparsa su Repubblica espressamente smentita dal Galati – scrive la sentenza – e poi riconfermata dai giornalisti del medesimo quotidiano. La medesima notizia la cui corrispondenza a verità non è stata provata dal Monteleone – ma io non potevo provarla in effetti – per come riferita risulta volta unicamente a gettare discredito sulla figura del Galati”. Assieme a questo ci sono altre circostanze: l’on. Galati è riuscito a far assumere la sorella all’interno della Regione Calabria col famoso “Concorsone”. Famoso “concorsone” perché vi parteciparono circa 250 tra parenti e amici dei consiglieri regionali o di esponenti politici di un certo calibro, e tutti risultarono vincenti. In particolare io provo documentalmente il fatto che la sorella del Galati sia stata assunta e in questo senso fa un poco sorridere il fatto che, oltre a rinnegare alcuni amici, oltre a rinnegare il proprio autista, il Galati rinneghi anche la sorella. Scrive il giudice che “quanto, infine, alla notizia che il Galati avrebbe sistemato la sorella alla Regione dalla documentazione prodotta in atti emerge che effettivamente tale Galati Enza è stata assunta. A fronte di ciò, il Galati non ha specificatamente contestato che la propria sorella si chiami Enza, ma si è limitato a sostenere che non vi sarebbe prova certa di un rapporto di parentela con costei”. Dall’UDC passa al PDL e infatti scrive Roberto Galullo sul Corriere della Sera: “Alla Camera il Popolo della Libertà in Calabria schiera due “boss”, politici ovviamente, come Giancarlo Pittelli e Giuseppe Galati, entrambi citati più volte nelle inchieste “Why not” e “Poseidone” avocate a Luigi De Magistris in quanto referenti, secondo l’accusa, del comitato d’affari che in Regione si spartirebbe i fondi pubblici. Entrambi negano il ruolo. Galati fiuta l’aria prima degli altri, ha detto addio all’UDC senza versare una lacrima e ha trasferito armi e bagagli e tutto il gruppo, o quasi, in Forza Italia. Da Why Not la mia posizione è stata stralciata – spiega Galati al Sole 24 ore – e presto anche l’altra inchiesta vedrà archiviata la mia posizione. Non ho nulla da nascondere”. Ma Galullo ricorda una vicenda: “E con l’etica in politica come la mettiamo, visto che cinque anni fa finì in una brutta storia di cocaina e prostitute?” “I Calabresi sanno scegliere – dice tranquillo – e sanno che non c’entro nulla con quelle vicende. Ho lavorato solo per la mia terra”. Questa è la vicenda relativa al merito processuale. Poi cosa succede? Che la causa in sede civile si conclude con un’ordinanza della seconda sezione civile del Tribunale pubblicata l’11 gennaio del 2008 che mi ordina di rimuovere alcune parti. Non capisco perché se non sono diffamatorie, non sono condannato pur tuttavia mi viene ordinato di rimuoverle. Fatto sta che obbedisco a questa ordinanza, modifico l’articolo e pubblico in calce che questo è il frutto delle osservazioni mosse dal tribunale di Reggio Calabria. Nonostante ciò il Galati presenta una querela in sede penale. Il problema sta nel fatto che, se abbiamo visto prima che il 26 febbraio del 2007 mi manda una email che prova il fatto che è venuto a conoscenza dell’articolo di cui chiede una rettifica, da quel momento scattano i termini perché l’azione di querela per diffamazione si prescriva perché sono di 90 giorni. Presentando la querela in sede penale, il PM in fase di indagine preliminare e il GIP successivamente avrebbero dovuto rilevare che questa non poteva essere proposta. Si chiama certezza del Diritto: se io so che dopo 90 giorni nessuno a presentato una querela per un articolo devo poter stare tranquillo e non subire questo tipo di vessazione. Succede che il GIP osserva e scrive nel provvedimento di sequestro che mi è stato notificato ben 4 giorni dopo: “volendo prescindere dalla verità obiettiva dei fatti narrati, fortemente contestata dal denunciante, e pur ritenendo che critica esercitata dal giornalista possa essere sorretta dall’utilità sociale dell’informazione, sembra superato il limite della continenza”. A proposito del limite della continenza proprio la seconda sezione del tribunale scriveva che nonostante il linguaggio piuttosto colorito, questo non potesse essere considerato eccedente il limite della pertinenza. Anche perché i post che riportavano questo documento si intitolavano “Politica discarica”. Scrive il giudice: “Benché la definizione della politica come “pattumiera” e quindi del politico come parte di questa pattumiera non sia particolarmente elegante, è pur vero che l’articolo dedicato al Galati è solo uno di una serie di una serie di articoli dedicati a vari personaggi politici calabresi appartenenti sia all’uno che all’altro schieramento politico. Contrariamente a quanto ritenuto dal reclamante, l’espressione non pare funzionale ad orientare il lettore e a condizionarlo negativamente con riferimento alla figura specifica del Galati, ma piuttosto a dare un giudizio negativo dell’intera classe politica calabrese” Dicevamo dell’ordinanza del GIP. Il GIP scrive, e questa è la parte più grave e inquietante di quello che mi sta capitando e che voglio condividere con voi, che “il sequestro” – dell’intero sito internet, non dell’articolo incriminato in attesa del giudizio – va mantenuto per evitare la pubblicazione e la divulgazione sempre attraverso lo stesso sito di altri articoli di eguale tenore”. Non si tratta di una questione semantica, ma il giudice parla di “eguale tenore” non di “eguale contenuto”. Il pericolo non è che io possa scrivere ancora del Galati, ma che io possa continuare a scrivere articoli piuttosto critici dell’operato dei politici calabresi. Questa è la cosa particolarmente grave, perché viene adottata una misura cautelare per impedire la commissione di reati d’opinione. Alla fine della vicenda che vi ho raccontato vedo in un provvedimento di sequestro di un blog adottato con queste motivazioni, che sembrano quasi voler significare “ti dobbiamo tagliare la lingua perché sei un chiacchierone”, mi sento un po’ abbandonato dal sindacato dei giornalisti della Calabria e dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria, il cui presidente nel corso della campagna elettorale era impegnato a seguire le convention del Popolo delle Libertà e quindi non poteva probabilmente curarsi di queste vicende, di un giornalista di 23 anni che perde tempo a scrivere congetture sul proprio blog. Il sindacato dei giornalisti, tempo fa, mi diceva che è probabile che l’Ordine decida di avviare una procedura disciplinare nei miei confronti perché in qualità di organizer del MeetUp di Reggio Calabria avrei promosso il referendum per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti. Alle mie perplessità mi veniva detto che io non mi ero limitato a firmare ma ero addirittura sceso in prima linea, anche divulgando dei comunicati stampa, in cui esprimevo le mie opinioni sull’Ordine dei Giornalisti. Sono imbavagliato e a parte il giornale per il quale lavoro, strill.it, ed altri siti internet non se n’è curato nessuno. Un giornalista amico mi ha detto “caro Antonino voglio esprimerti la mia solidarietà anche se non posso scriverlo sul mio giornale” e io ho dovuto rispondergli che sono io che esprimo a lui la mia solidarietà perché non possa scriverlo sul giornale per il quale lavora. Io ancora continuo a non capire a cosa serve avere una tessera di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti quando poi non vieni tutelato e non c’ è nessuno che dica una parola, un “bah”, un “però”, un “caspita addirittura!” oppure che dica hanno fatto bene perché te lo meritavi ed è giusto così. Non capisco perché per un articolo debba essere chiuso l’intero blog. Non capisco perché bisogna assecondare le richieste dell’avvocato di un politico e spero vivamente che non si sia trattato di pressioni che abbiano subito in questa fase i magistrati, i GIP piuttosto che il PM, ma che si sia trattato di un errore commesso in buona fede per semplice ignoranza del mezzo e dello strumento informatico". Antonino Monteleone

  17. MarmaLT ha detto:

    Continua la "Saga della menzogna di Stato " … perchè chi ha l'informazione crea opinione se racconta che il cielo è verde.. a forza di dirlo fa venire il dubbio che si è daltonici e alla fine si crede che sia realmente verde e non celeste.. ora ci stanno racconantndo le 'Balle sulle intercettazioni'… e ci stiamo credendo, purtroppo… Salvo che siamo fra i 20.000 intercettati, ma se lo siamo è perchè qualcosa lo abbiamo fatto…o no?  Se il problema è la  privacy basta un norma che diceva: E' REATO LA PUBBLICAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE! …  e basta! Il problema è che voglio limitare le intercettazioni per i reati che solitamente commettono loro… corruzione, voto di scambio, tangenti, ecc…

    " Il governo sul numero degli intercettati ha raccontato un sacco di frottole agli italiani. In Italia gli intercettati non sono ogni anno piu' di 20-25.000 e l'80% riguarda i reati delle associazioni mafiose che gli altri paesi, per fortuna, non hanno.

    Il Ministro Alfano in commissione Giustizia, nel suo primo atto ufficiale in Parlamento, ha raccontato bugie. Ha detto che un terzo delle spese per la giustizia se ne vanno per le intercettazioni, mentre e' il 2,5%; dice che gli italiani intercettati sono milioni, mentre non sono piu' di 20.000. Evidentemente era la preparazione di una campagna mediatica di delegittimazione del lavoro di giornalisti e magistrati, e che ha come ultimo obiettivo, da perseguire con questo disegno di legge, quello di garantire sempre piu' ampi spazi di impunita' in questo paese ai reati dei colletti bianchi. E anche la camorra ringrazia perche' scompaiono anche tutti i reati legati alle eco-mafie. Insomma un grave colpo allo stato di diritto in questo Paese.

    Le indagini sulla clinica degli orrori sono iniziate quali semplici indagini per 'colpe mediche' ovvero 'per lesioni personali colpose', tutti reati che sono ben al di sotto del limite di 10 anni. Le imputazioni piu' gravi sono scattate solo a seguito delle intercettazioni. Questa e' la dimostrazione che in questa materia il Governo e la maggioranza si sta muovendo o con assoluta incompetenza o con assoluta malafede." dal Blog IdV

  18. MarmaLT ha detto:

    Al Cittadino non far sapere quali sono i deliiti dl potere

    "Buongiorno a tutti. Mi dispiace, ma dobbiamo ricominciare a parlare di intercettazioni, perché questo è quello che offre il convento e quello che chiedono anche gran parte dei frequentatori del blog di Beppe e del blog nostro – voglioscendere – e di tanti altri che si stanno sintonizzando con noi, il lunedì alle due. Ne parliamo, anche se presto dovremo occuparci anche di altre leggi vergogna, che sono quelle, per esempio, del ritorno all’impunità per le alte cariche, il c.d. lodo Schifani bis, ma questa – ogni giorno ha la sua pena – la vediamo un’altra volta.
    È interessante, ora che finalmente abbiamo un testo che sembrerebbe definitivo per quanto riguarda il cosiddetto disegno di legge Berlusconi-Alfano-Ghedini sulle intercettazioni, capire che cosa succede esattamente. Capire quelli che i telegiornali non solo non ci dicono, ma che addirittura cercano di nasconderci. Mentendo anche sulle parole. Questa non è una legge sulle intercettazioni. È anche una legge sulle intercettazioni. Ma questa è una legge che abolisce di fatto la cronaca giudiziaria per tutta la lunga fase delle indagini, fino all’inizio del processo. Cioè da quando viene commesso un fatto, a quando viene scoperto, a quando viene processata la persona sospettata di averlo commesso, i cittadini non potranno più sapere nulla.
    Cominciamo però a vedere il primo versante, cioè quello delle intercettazioni, laddove non saranno più possibili e con quali conseguenze tutto ciò avverrà. Ce l’hanno condita e intortata dicendoci che negli altri paesi ce ne sono meno. Ho sentito ancora ieri qualche demente in televisione, naturalmente ministro, dire che negli Stati Uniti vanno avanti a reprimere i reati con 1.500 intercettazioni all’anno, in un paese che ha il quintuplo della nostra popolazione. Com’è possibile invece che noi abbiamo 125.000 intercettazioni all’anno e ancora non siamo contenti? In realtà, l’abbiamo già visto, noi non abbiamo 125.000 intercettazioni. Noi abbiamo 75.000 decreti per intercettare che riguardano spesso i vari telefoni di una stessa persona. Quindi le persone intercettate, l’altra volta abbiamo detto essendo molto ottimisti 80.000, i magistrati calcolano che siano circa 20-30.000 all’anno. Negli Stati Uniti non sono affatto 1.500. Sono milioni le persone intercettate, soltanto che la non risulta nelle statistiche perché là a intercettare sono l’FBI, la CIA, i vari servizi di sicurezza e le varie polizie locali e federali. Pensate, Giancarlo Caselli soltanto nella procura di Torino ha calcolato che lo 0,2% dei processi che si fanno contiene intercettazioni. Lo 0,2% dei processi. Altro che “tutto intercettato, tutti intercettati”. Comunque. Il fatto che non si possa più intercettare per reati puniti con pene inferiori ai dieci anni o quelli contro la pubblica amministrazione, significa che non potremo più scoprire con le intercettazioni reati di: usura, truffe – anche le truffe scoperte da De Magistris, le ruberie sui fondi Europei, sui fondi regionali; l’Europa sarà contenta di noi – sequestri di persona. Se fosse vera la leggenda secondo cui gli zingari rubano i bambini, ebbene se uno zingaro ruba un bambino quello è un sequestro semplice perché non è a scopo di estorsione e non può più essere scoperto con intercettazioni. Il contrabbando, altra specialità delle mafie come l’usura. Lo sfruttamento della prostituzione. La rapina. Il furto in appartamento…

    Quante piccole gang o grandi gang di ladri vengono sgominate intercettando? Non si può più. Associazione per delinquere; persino l’associazione per delinquere. Lo scippo. L’incendio. La ricettazione: i ricettatori sono quelli che smaltiscono e diffondono la refurtiva. Bene, nemmeno quello. La calunnia. I reati ambientali: tutti i reati sull’ambiente, discariche, ecc. Salute e sicurezza sul lavoro, per nulla più si potrà intercettare. Reati ovviamente – quelli li sappiamo – reati economico finanziari. Pensate a tutte le turbative di borsa, le frodi fiscali, le frodi sull’IVA che scoperte con le intercettazioni portano lo Stato a recuperare un sacco di evasione. Nulla di nulla. Ricerca dei latitanti, nemmeno. Quando uno mette sotto intercettazione tutti gli amici e i parenti e i possibili favoreggiatori di un latitante e poi sta lì ad aspettare che qualcuno compia un passo falso, non si potrà più fare. Perché? Perché c’è un’altra clausola che dice che l’intercettazione può durare al massimo tre mesi. Dopodichè si staccano gli apparecchi e si va a casa. Quindi se il latitante si fa beccare entro tre mesi, bene, se invece rimane uccel di bosco più di tre mesi, pazienza. Tempo scaduto. Lo Stato si da la scadenza. Mentre il latitante no, ovviamente. Questo vale anche per i sequestri di persona. Voi sapete che quando viene sequestrata una persona, tipo un bambino, si mettono sono osservazione i telefoni della famiglia nella speranza di risalire ai telefoni dei sequestratori e di localizzarli. Bene, anche qui dopo i tre mesi si stacca tutto. Quindi, o l’anonima sequestri ci fa il favore di restituirci gli ostaggi entro e non oltre i novanta giorni, oppure sennò pazienza. Chi si è visto, si è visto. Altra genialata: ci vorranno tre giudici, non più un GIP, tre giudici per decidere su un’intercettazione. Pensate che in Italia il GIP monocratico, cioè lui da solo, può condannare addirittura per omicidio, ti può dare trent’anni per omicidio con rito abbreviato. Bene, da solo potrà condannarti per omicidio, ma non potrà più autorizzare l’intercettazione di un telefonino. Pensate l’assurdità. Ci sono tribunali che hanno dieci giudici in tutto, i quali dovranno fare: in tre il collegio per autorizzare le intercettazioni, poi un quarto dovrà fare il GIP, poi un altro dovrà occuparsi del processo e alla fine non si troveranno più i giudici che potranno occuparsi tutti dello stesso processo e quindi si bloccherà la giustizia nei posti medio-piccoli. Perché? Perché i giudici diventano incompatibili quando hanno deciso una volta su un caso.
    I giudici non potranno più parlare. Le due magistrato che hanno fatto arrestare gli scannatori della clinica Santa Rita di Milano hanno fatto una conferenza stampa assieme alla polizia giudiziaria per spiegare ai cittadini che cosa era successo, per metterli in guardia da quello che era successo. D’ora in poi, quando entrerà in vigore questa legge porcata, il fatto che hanno parlato della loro inchiesta nella conferenza stampa fa sì che debbano lasciare l’inchiesta. Non possono proseguirla loro, la devono lasciare a qualcun altro. Se un magistrato parla male di Provenzano, non potrà più indagare su Provenzano. Perché si è già pronunciato. Non sto parlando del giudice che dovrà giudicarlo, sto parlando del pubblico ministero che spiega quali indizi ha raccolto a carico di Provenzano oppure degli scannatori della clinica.
    Quindi, non solo i giornalisti non possono più raccontare le inchieste, ma non le possono più raccontare neppure i magistrati, sennò perdono l’inchiesta all’istante. Ma non solo. Se anche il magistrato sta zitto, per conservare la sua inchiesta, c’è modo di farlo fuori lo stesso. Decide l’imputato. Se l’imputato denuncia il suo pubblico ministero, o meglio, se l’indagato denuncia il suo pubblico ministero accusandolo di una fuga di notizie che magari non ha fatto – tipo De Magistris, adesso sta venendo fuori che le fughe di notizie le facevano i suoi superiori per farle ricadere su di lui – facciamo il caso che uno viene denunciato nella procura vicina per avere fatto una fuga di notizie – non si sa se è vero o non è vero – bene, il fatto stesso che sia stato denunciato consente al suo capo di levargli l’inchiesta. Anche se lui non ha fatto niente. Quindi è l’imputato che decide in qualche modo di scegliersi il suo pubblico ministero. Se gli piace perché è morbido, se lo tiene, sennò lo denuncia e il capo gli toglie l’inchiesta.
    C’è una "normina", l’avrete forse letta, la “salva-preti”. Dopo la “salva-Previti” adesso abbiamo la “salva-preti” per cui se uno è un cittadino normale, niente, legge normale. Se invece è un sacerdote, per indagare bisogna avvertire il suo vescovo. Dopodichè, se viene indagato un vescovo – ed è capitato anche recentemente – allora bisogna avvertire la Segreteria di Stato vaticana, cioè un ministero estero per processare un cittadino italiano. Un gentile omaggio al Vaticano. Uno dei tanti.
    I giornalisti. E veniamo alla parte che non riguarda più i limiti alle intercettazioni, ma riguarda l’abolizione della cronaca giudiziaria e una pesante limitazione alla libertà di stampa e alla libertà dei cittadini di essere informati, al diritto dei cittadini di essere informati. Dunque, dico subito che con questa legge non si potrà più scrivere nulla degli atti giudiziari, quindi non solo delle inchieste, ma anche degli interrogatori, dei verbali, di quello che dice la difesa, di quello che dice l’accusa, dei decreti di perquisizione, degli avvisi di garanzia, dei decreti di custodia cautelare, dei decreti di sequestro, ecc. Niente. Tutti gli atti giudiziari dell’indagine sono non pubblicabili. Attenzione: non sono segreti, sono non pubblicabili. La nostra legge stabilisce che quando il magistrato li consegna all’avvocato e all’indagato, in quel momento cessano di essere segreti e quindi oggi, giustamente se non sono più segreti, i giornalisti li possono pubblicare. Qui non stanno vietandoci di pubblicare roba segreta, perché pubblicare roba segreta è già vietato. Ci stanno vietando di pubblicare roba pubblica. Che è un’altra cosa. Infatti nella legge c’è scritto che non si può più nemmeno parlare, nemmeno nel contenuto e nemmeno per riassunto, degli atti, anche se non sono più coperti da segreto; perché se sono coperti da segreto è già vietato pubblicarli. Quindi stiamo parlando di roba pubblica, roba legittimamente conosciuta dai giornalisti, e quindi dai cittadini. Se uno li pubblica, se un giornalista li pubblica, sono da uno a tre anni di galera. Più un’ammenda che va a mille e rotti euro. “Va beh – uno dirà – ti pigli la multa: mille euro, li avrai?! Sì, certo, non per tutti gli articoli che scrivi, ma non è un danno drammatico essere condannati a pagare una multa fino a mille euro”. Il problema è che qui la pena pecuniaria e la pena detentiva sono associate: te le danno tutte e due assieme. Il minimo della pena detentiva è un anno. Che significa? Significa che con le attenuanti ecc. la prima volta che ti condannano, ti condannano a un minimo di nove mesi e non vai in carcere, perché sapete che in Italia fino a due anni c’è la condizionale, la sospensione condizionale, e fino a tre anni di può chiedere l’affidamento al servizio sociale, come Previti. Viceversa, se uno scrive tre articoli contenenti tre notizie non più segrete, ma che diventano non più pubblicabili, – fate il calcolo – nove per tre, ventisette: sono 27 mesi, il che significa due anni e tre mesi, si va fuori dalla sospensione condizionale e si finisce in carcere o all’affidamento al servizio sociale. E alla quarta condanna si superano i tre anni e si va direttamente in galera. Quindi bastano quattro articoli, a un giornalista capita di scriverne anche uno o due al giorno, oppure basta un libro contenente quattro notizie pubbliche, ma non più pubblicabili, per finire in galera. La galera! In un paese in cui in galera non ci va più nessuno, salvo i poveracci. Bene i giornalisti concretamente rischieranno di andarci per quel meccanismo del minimo di pena, che è molto alto – un anno – e l’associazione obbligatoria con la multa, che non è sostitutiva, ma associata. Allora che cosa succederà? Succederà che nessuno scriverà più niente, a meno che non sia un masochista e voi non saprete più niente. Di tutta la lunga fase delle indagini finché non inizia il processo… Ma se voi mettete insieme i limiti alle intercettazioni – quello che i giudici non potranno più scoprire – e i limiti alla pubblicazione – quello che i cittadini non potranno più sapere – voi avete il quadro di una filosofia che individua esattamente nei due poteri di controllo democratici rispetto al potere politico, i nemici da abbattere, i nemici politici numero uno, i veri criminali del nostro paese, la vera emergenza sicurezza è rappresentata dalla presenza di giornalisti che informano e magistrati che indagano e quindi dagli al giornalista e dagli al magistrato. È una legge liberticida che ha almeno il pregio della chiarezza: individua nei poteri di controllo i nemici del potere e li abbatte.
    Il risultato qual è? È che non si potrà più scoprire uno scandalo come quello del SISMI, delle deviazioni dei dossieraggi di Pollari e Pompa. Pensate che hanno trovato a Pompa centinaia di migliaia di dossier su giornalisti, politici, magistrati, ritenuti pericolosi, non per la sicurezza dello stato, mica è Al Qaida, pericolosi per Berlusconi. Questo scandalo non si potrà più scoprire. Un sequestro come quello di Abu Omar non si potrà più scoprire, perché non è stato un sequestro a scopo di estorsione, era un sequestro semplice e quindi punito con pene inferiori ai dieci anni. Non si potrà più scoprire calciopoli, ovviamente. Calciopoli inizia da una ipotesi di frode. Solo dopo si arriva a scoprire l’associazione a delinquere. Quindi, non sarebbero state autorizzate le intercettazioni, quindi non si sarebbe scoperta l’associazione a delinquere. In ogni caso, anche se si fosse scoperta, per assurdo, noi non avremmo potuto scrivere niente e non sapremmo ancora niente ora, perché il processo non è ancora iniziato – il processo di Napoli su calciopoli. Non avremmo scoperto lo scandalo delle scalate bancarie e al Corriere della Sera dei furbetti del quartierino. Perché? Perché i reati finanziari non sono più compresi, quindi i magistrati non avrebbero potuto intercettare, non avrebbero potuto scoprire che Fazio avvertiva segretamente Fiorani di notte e che Fiorani gli mandava i bacetti e che turbavano completamente il mercato perché l’arbitro tifava per una squadra anzi ne faceva parte, era il capitano non giocatore, anzi capitano giocatore. In ogni caso i giornali non avrebbero pubblicato ancora adesso visto che il processo per Antonveneta, Fiorani, per Unipol, BNL e per Ricucci, Rizzoli Corriere della Sera, non è ancora iniziato. Siamo alla fine delle indagini.
    La clinica degli orrori. Abbiamo sentito questo – mi dispiace dirlo, ma tecnicamente si chiama così – ignorante, uomo che ignora la materia di cui dovrebbe occuparsi. Questo ignorantissimo ministro “ad personam” Angelino Alfano ridacchiare in televisione e dire: “Ma figuriamoci, un processo di omicidio nella clinica degli orrori, sarebbe possibile anche oggi perché noi l’omicidio l’abbiamo compreso nei reati per cui si può intercettare”. Già. Peccato che l’indagine nella clinica Santa Rita sia partita da intercettazioni disposte per truffa e falso. Due reati puniti con pene sotto i dieci anni, quindi oggi non più “intercettabili”, quindi da lì non si sarebbe più potuto scoprire che questi non solo facevano i falsi delle cartelle cliniche, ma ammazzavano o scannavano la gente. Non si potrebbe più scoprire niente. E in ogni caso, facendo finta che si potesse ancora scoprire, noi non potremmo più raccontarlo e voi non potreste più saperlo.
    Pensate che bellezza per i risparmiatori dell’Antonveneta non sapere ancora adesso che quello che li vuole comprare, cioè Fiorani, è uno che mette le mani nei conti dei correnti della Popolare di Lodi. E pensate che bellezza per i correntisti della Popolare di Lodi non sapere che fine fanno i soldi che loro pensano di avere messo al sicuro nella Banca di Lodi. E non potrebbero organizzarsi per denunciare Fiorani. E Fiorani sarebbe ancora lì. Anzi, avrebbe comprato l’Antonveneta se non fosse stato bloccato dalla pubblicazione delle intercettazioni e fatto fuori giustamente dagli organi di vertice della sua banca.
    E Fazio sarebbe ancora lì. E Moggi sarebbe ancora lì a truccare i campionati con tutta la sua banda. Perché? Perché non si saprebbe niente e quindi, in base a cosa puoi mandare via uno se non è stato ancora processato e non si sa nemmeno che cosa ha fatto?
    Pensate ai malati della clinica che si ritrovano senza uno o due organi, oppure con l’organo al posto sbagliato, il fegato al posto del cervello, la milza al posto del tendine, ecc. che si stanno organizzando in una class action per chiedere i danni a quegli scannatori che li hanno ridotti così, o a i parenti di quelli che sono già morti, che si stanno organizzando per chiedere i danni. Bene non saprebbero nemmeno quello che è successo. Non verrebbe loro nemmeno in mente di chiedere i danni, perché non saprebbero di aver subito i danni e ci sarebbero persone che pensano che i loro congiunti sono morti per una tragica fatalità, perché era giunta la loro ora, mentre invece sono stati massacrati dall’ospedale e poi sono stati pure falsificati i referti nelle loro cartelle cliniche.
    Scalfari ieri su Repubblica ricordava che se la mafia è stata condannata la prima volta nella sua storia al maxi processo, è stato perché i giornali hanno raccontato che cosa faceva la prima sezione della Cassazione presieduta da Carnevale che annullava regolarmente le condanne di mafia, per cui per fortuna, su input di Giovanni Falcone, il ministro Martelli chiese al presidente della Cassazione di fare un turno nelle presidenze dei processi di mafia, in modo che non presiedesse solo Carnevale ma anche qualcun altro. Appena Carnevale fu sostituito da un altro, la mafia fu condannata per la prima volta e fu lo scatenamento della vendetta mafiosa, ma intanto abbiamo messo dentro centinaia di mafiosi.
    Perché è successo tutto questo? Perché la stampa ha potuto esercitare un controllo su quelle zone d’ombra della magistratura, perché mica i magistrati sono tutti buoni.
    Il caso di Rignano Flaminio, cioè un’indagine probabilmente farlocca dove era state accusate ingiustamente delle persone, almeno questo è quello che è emerso finora, lo dobbiamo al fatto che giornali, giornalisti come Bonini, per esempio, di Repubblica, ma anche del Corriere della Sera, hanno svelato la debolezza dell’impianto accusatorio e quindi quando l’informazione fa il suo dovere, esercita un controllo democratico sui magistrati.
    Non possiamo lasciare i magistrati indagare per anni senza sapere cosa stanno facendo, magari sbagliano e noi li aiutiamo anche a non sbagliare. Oppure smascheriamo i loro errori, se sono dolosi, e loro sono costretti a fermarsi. Chi lo garantisce questo controllo se adesso non si scrive più niente sulle indagini? Anche le indagini sbagliate partiranno sbagliate e finiranno sbagliate. Avremo più errori giudiziari. Come faremo a sapere come si difende una persona se non potremo pubblicare il suo interrogatorio. Quindi magari, chi si difende ha ragione e chi lo accusa ha torto, ma noi non lo potremo sapere.
    Pensate a livello democratico che cosa vuol dire tutto ciò. Gli editori saranno sempre più frenati dal consentire ai giornalisti di pubblicare cose a rischio, perché? Perché a loro volta rischiano una multa fino a 400.000 euro – ogni articolo, fino a 400.000 euro – di e rischiano soprattutto di essere portati a processo non solo come singoli editori, ma anche come società, in base alla legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Per evitare alla società di finire in tribunale con ripercussioni sulla Borsa, che cosa devono dimostrare gli editori? Di aver adottato tutte le precauzioni all’interno della loro azienda, cioè all’interno del giornale, della televisione o della radio, per impedire la commissione di questo reato di pubblicazione indebita di atti. Che cosa faranno per dimostrare che loro si sono premuniti e non sono responsabili di eventuali violazioni che commettano i loro giornalisti e i loro direttori? Licenzieranno i giornalisti e direttori che non voglio obbedire a questa legge.
    In più, ogni volta che un giornalista verrà indagato per pubblicazione indebita di atti, la procura dovrà per leggere mandare la notifica all’Ordine dei Giornalisti che potrà sospendere il giornalista fino a tre mesi. Quindi ogni articolo che scrivi ti sospendono per tre mesi e tu per tre mesi non lavori. Fai quattro articoli e non lavori per un anno. Se l’Ordine ottempererà, ma bisogna vedere se avrà la possibilità di non ottemperare a questa sanzione disciplinare, perché l’ordine è tenuto a rispettare le leggi esistenti.
    Voi capite che cosa è stato messo in piedi? È stato messo in piedi un meccanismo di regime – l’altra volta abbiamo parlato di prove tecniche di fascismo – qui siamo stati minimalisti. Qui non stanno facendo prove, lo stanno attuando. Un regime moderno. E per chi fosse nostalgico dei regimi passati, mandano anche l’esercito per le strade, perché si capisca cosa sta succedendo.
    Io vi posso dire quello che ho scritto sull’Unità e cioè che io farò disobbedienza civile rispetto a questa legge. Farò obiezione di coscienza. Quindi tutti gli atti che mi capiteranno o che riuscirò a procurarmi – e che farò di tutto per procurarmi come sempre – li pubblicherò. E integrali, e nel contenuto e nel riassunto o come mi gira in quel momento, perché penso che questo sia il mio dovere, altrimenti dovrei cambiare mestiere.
    Spero naturalmente che altri, ma sta ricevendo questo appello che abbiamo lanciato dall’Unità e dal blog voglioscendere, moltissime adesioni di moltissimi cronisti giudiziari, penso che bisognerà prepararsi a fare da cavie per essere anche eventualmente arrestati e poter impugnare davanti alla Corte Costituzionale, davanti alla Corte Europea di Giustizia, questa legge veramente infame.
    Dopodichè speriamo di riuscire anche per via referendaria a cancellarla. Da questo punto di vista tutte le iniziative che si fanno in questo settore sono le benvenute. Segnalo, per esempio, quella del sito micromega.net, dove Furio Colombo, Giulietti, Pardi e altri invitano i leader dell’opposizione a manifestare.
    Se i leader dell’opposizione non vorranno manifestare, cosa abbastanza probabile, bisognerà organizzarsi e quindi, Beppe preparati!
    Voi sappiate che questa non è una legge contro i giornalisti, non è un legge sulle intercettazioni, è una legge contro di voi per impedirvi di sapere.
    Al cittadino non far sapere quali sono i delitti del potere. Questo è lo slogan di questa legge infame. Passate parola. A lunedì." Marco TRAVAGLIO

    Mi pongo solo uan domanda : "Ma siamo in un Paese  normale?

  19. renatosd ha detto:

    MarmaLT ha scritto:

    Mi pongo solo uan domanda : "Ma siamo in un Paese  normale?

    NO!!!

     

  20. MarmaLT ha detto:

    Vero renatosd!!! ma non farò cadere l'argomento nel dimenticatoio, anche perchè ora mi attendo un commento da "S.E.G.".. pubblico un commento autorevole tratto da Latina24ore:

    L'ANALISI DEL DECRETO, ECCO COSA CAMBIA NEL DETTAGLIO di Alessandro Galimberti – Consigliere nazionale Unci e componente Giunta Gruppo Cronisti Lombardi

    Articolo 1. : c.1) Amplia i doveri di astensione del , aggiungendo l’ipotesi … c.2 e 3) Prevede una nuova ipotesi che obbliga il procuratore capo a sostituire il pm durante l’udienza, se questi è stato nel frattempo indagato per il reato di rivelazione di segreti d’ufficio (relativi al suo procedimento). Analogo potere ha il procuratore di corte d’appello su capo e sostituti della procura.

    Articolo 2. Modifica la disciplina del segreto, stravolgendo la norma chiave della procedura penale, art 114 cpp (copiando pedissequamente dal ddl Mastella). Vieta la pubblicazione del contenuto degli atti di indagine, anche parziale e in forma riassuntiva, sia degli atti del pm sia della difesa fino alla chiusura dell’indagine preliminare ovvero fino dopo l’udienza preliminare, anche se non sussiste più il segreto. Pertanto non potranno più essere pubblicate nemmeno le ordinanze di custodia cautelare.

    Inoltre , come il ddl Mastella, vieta per sempre la pubblicazione di conversazioni intercettate e anche di flussi telematici (posta elettronica etc) di cui sia stata disposta la distruzione – perché non rilevanti ai fini del procedimento per cui sono state attivate -, senza distinguere tra posizione dell’indagato e quella di terzi estranei.

    La modifica dell’art. 115 cpp impone poi al procuratore della repubblica di informare immediatamente il Consiglio dell’ordine dei giornalisti per le violazioni del divieto di pubblicazione: il consiglio dovrà adottare un provvedimento entro 30 giorni, potendo disporre la sospensione disciplinare fino a tre mesi del giornalista.

    Articolo 3.   Nuovi limiti per intercettazioni telefoniche, acquisizione tabulati, e intercettazioni ambientali. Alza da 5 a 10 anni la pena che rende attivabili tali mezzi di prova. Il limite resta a 5 anni solo per i delitti contro la pubblica amministrazione. Limite di 5 anni di pena anche se si tratta di reati contro la persona, ma solo se sia la parte offesa a chiedere l’attivazione nei luoghi (e/o utenze telefoniche) di sua disponibilità.

    Articolo 4.  Il decreto che autorizza le intercettazioni è firmato dal tribunale collegiale, e non più dal giudice preliminare. Le intercettazioni devono essere per provare il reato e analiticamente giustificate dal pm che le chiede (ma per mafia, terrorismo e minaccia con il mezzo del telefono bastano

    Articoli 6/7/8.  Modalità di svolgimento e acquisizione delle intercettazioni. Tra l’altro: consentito l’uso in un procedimento diverso solo se si tratta di gravi reati (mafia, terrorismo, traffico di armi, di droga, violenza sessuale, rapina, sequestro di persona etc).

    Articolo 9.  Modifica l’art 292 cpp. Il giudice non può più inserire le intercettazioni telefoniche all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare; può richiamarle solo nel contenuto e deve allegarle a parte nel fascicolo del futuro processo.


    Articolo 10.  L’obbligo del segreto si allarga a tutta l’ (e non più solo agli ) di indagine di pm e polizia giudiziaria. Il pm non potrà più disporre in via eccezionale e con decreto motivato (quindi per necessità di indagine) la pubblicazione di atti dell’inchiesta.

    Articolo 11. Allargamento dei casi dell’arresto obbligatorio in flagranza.

    Articolo 12  Istituisce il funzionario responsabile della conservazione di verbali e dei supporti informatici contenenti le intercettazioni. Nuove regole di informazione obbligatoria alle amministrazioni da cui dipendono impiegati dello stato e ministri di culto indagati o arrestati.

    Articolo 13.  Modifiche al Codice penale.  – Rivelazione illecita di segreti relativi a procedimento penale: pena aumentata fino a 5 anni per agente qualificato (magistrato, ufficiale di pg, cancellieri e impiegati), 1 anno se la rivelazione è . Pena di un anno anche per i testimoni che parlino dopo aver deposto.  – La violazione di domicilio (3 anni di reclusione) si estende a ogni luogo .  – Nuovo reato di . è soggetto a pene da 1 a 3 anni,   – Pubblicazione arbitraria di atti del procedimento. Modificato l’art. 684 del codice penale: l’arresto (nel massimo) passa da 30 giorni a sei mesi, l’ammenda (nel massimo) da 258 a 750 euro.  Se la pubblicazione riguarda però le intercettazioni telefoniche, tabulati, intercettazioni ambientali o di flussi informatici, l’arresto sale fino a 3 anni e la multa fino a 1032 euro.

    Articolo 14.  Responsabilità dell’editore per in relazione all’art 684cp (pubblicazione arbitraria di atti). Sanzione pecuniaria da 100 a 300 quote (cioè da 25.800 euro a 465 mila euro, a seconda delle dimensioni e dei bilanci aziendali)

    Articolo 15.  Rettifiche. Modifiche alla legge sulla stampa (47/1948). Per radio e tv la rettifica deve essere pubblicata entro 48 ore dalla richiesta con le medesime modalità e fascia oraria della notizia cui si riferisce Per i siti informatici entro 48 ore dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, modalità di accesso e visibilità.  La rettifica va pubblicata senza commento.  Per la stampa non periodica l’autore e i co-obbligati devono provvedere entro 7 giorni alla pubblicazione della rettifica a proprie spese su due quotidiani nazionali.

    Articolo 16. Abrogazione tecnica.

    Articolo 17 . Modifiche al codice della privacy (196/2003). In caso di violazione nella modalità di trattamento dei dati, il Garante può disporne il blocco quando . Il Garante può disporre anche la pubblicazione della decisione su una o più testate; l’Ordine nazionale e i consigli regionali, ma anche le associazioni di editori, possono far pervenire memorie difensive, o chiedere di essere sentiti.  L’inosservanza delle decisioni del Garante è punita con la reclusione da tre mesi a due anni.

    Articolo 18.  Le modifiche contenute in questo dlgs non si applicano ai procedimenti pendenti alla data dell’entrata in vigore della legge.

  21. il_vice ha detto:

    Ho deciso di intervenire solo ora nella discussione in quanto non volevo esprimere delle valutazioni 'di parte' sulle nuove regole individuate per le intercettazioni telefoniche.

    Tuttavia, vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto.

    A fine marzo 2008, mentre ero in auto con mia moglie e le mie due bimbe (al confine con la Francia), squilla il mio cellulare 'privato'. Risponde mia moglie (in quanto quello di lavoro era connesso al vivavoce mentre quello privato no):

    L>: "No, mi spiace, questo è il cellulare di mio marito. Mio padre lo può trovare sul suo cellulare; tuttavia, al momento, si trova in aeroporto e si sta imbarcando per raggiungerci a Barcellona per una conferenza, quindi ha il terminale spento. Sì, il suo numero posso darglielo … ma mi faccia prima chiedere la sua autorizzazione. A dopo".

    Chiusa la conversazione chiedo a mia moglie:

    G>: "Chi era?"

    L>: "La Guardia di Finanza. Cercavano papà perché hanno bisogno di parlare con A. (nostro cliente) e non riescono a rintracciarlo"

    G>: "Mhh, … e chi gli ha dato il mio numero privato?"

    L>: "Forse l'hai dato ad A. e lui l'ha dato a loro; oppure gliel'hanno dato dallo studio"

    G>: "Ad A. non ho mai dato il mio numero privato; per lo studio, poi, sai bene che devono avere la nostra autorizzazione per dare i nostri numeri … soprattutto se 'personali'. Al più gli avrebbero dato il numero di 'lavoro'. Comunque ora ce ne accertiamo."

    Chiamiamo lo studio e chiediamo chiarimenti; nessuno aveva chiamato in ufficio ed aveva chiesto i nostri numeri. All'arrivo a Barcellona incontriamo mio suocero e gli domandiamo se fosse stato lui a dare il mio numero alla GdF … ma lui, ovviamente, è fermo nel negare tale circostanza.

    A questo punto: come ha fatto la GdF ad avere il mio numero privato … ma soprattutto ad associarlo a mio suocero? Posso immaginare sia facile per la GdF ottenere il numero di una qualsiasi persona … ma associarlo ad un'altra senza alcun legame evidente … beh questo è davvero difficile crederlo. Cercare il mio numero per chiamare mio suocero mi sembra paradossale … avrebbero fatto prima a cercare quello di mia moglie (che porta il suo stesso cognome) … o no?

    Come avranno fatto? Chissà ………….

  22. Kla ha detto:
    Giustizia, riesplode caso intercettazioni Berlusconi-Saccà
    venerdì, 27 giugno 2008 9.35 39
     

    ROMA (Reuters) – Si torna a parlare di intercettazioni, dopo che il settimanale l'Espresso oggi ha pubblicato nuove telefonate relative all'inchiesta napoletana sulla compravendita dei voti, che nei mesi passati aveva fatto scalpore sui media per una serie di conversazioni tra il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e Silvio Berlusconi, allora leader dell'opposizione.

    Nelle nuove telefonate pubblicate dal settimanale, parlando con Saccà l'attuale presidente del Consiglio raccomanda alcune attrici per delle parti. Ma erano in tanti a chiamare il presidente di Rai Fiction per raccomandare qualcuno: dal presidente di Mediaset Fedele Confalonieri al sottosegretario Gianni Letta, dal sindaco di Milano Letizia Moratti ai vertici del centrosinistra al deputato del Pdl Luca Barbareschi.

    La pubblicazione di queste nuove intercettazioni, anticipata ieri, è stata criticata dall'Associazione nazionale magistrati.

    "Ancora una volta assistiamo al deprecabile fenomeno della diffusione del contenuto di intercettazioni telefoniche, che, in quanto non più coperte dal segreto, vengono diffuse e pubblicate nella loro interezza ed anche in formato audio", dice l'Anm in una nota diffusa ieri.

    L'Associazione ribadisce che "le intercettazioni di comunicazioni sono uno strumento investigativo indispensabile e irrinunciabile", ma che è anche necessario "un intervento normativo diretto a garantire la riservatezza delle persone coinvolte con riferimento a notizie ed informazioni non rilevanti per le indagini prevedendo una udienza filtro per la selezione da parte del giudice delle intercettazioni rilevanti per il processo, la secretazione e la conservazione in un archivio riservato di quelle non rilevanti delle quali deve essere vietata la pubblicazione e la diffusione".

    Lo scorso 13 giugno il governo ha varato il disegno di legge che vieta l'utilizzo e la pubblicazione di intercettazioni telefoniche per le indagini sui reati che comportano pene minime inferiori ai 10 anni di carcere, con una deroga per i reati contro la Pubblica amministrazione.

    Il ddl modifica l'articolo 684 del codice penale – che prevede fino a 30 giorni di carcere per la pubblicazione delle intercettazioni o ammenda da 51 a 258 euro – con nuove norme secondo le quali chi pubblica intercettazioni coperte da segreto rischia pene da uno a tre anni. Fino a 5 anni di detenzione sono previsti invece per i pubblici ufficiali che le divulgano.

    Secondo quanto disposto dal ddl, che non ha potere retroattivo, sarà possibile intercettare per un massimo di tre mesi.

    Le intercettazioni saranno sempre consentite quando si tratta di reati per i quali sono previsti l'ergastolo o pene superiori ai dieci anni, e restano sempre intercettabili i reati di mafia, terrorismo e grave allarme sociale.

    Il provvedimento stabilisce inoltre che le intercettazioni siano autorizzate da un organo collegiale e non da un singolo giudice e che quelle usate in un processo non possano confluire in un altro dibattimento, a meno che il reato non sia mafia o terrorismo.

    Sulla falsa riga del ddl Mastella – alla cui "filosofia" il nuovo testo si ispira, come affermato dal Guardasigilli Angelino Alfano – viene istituito un archivio riservato dove custodire i nastri e i brogliacci di tutto quanto viene intercettato.

  23. il_vice ha detto:

    Affinché non cada nel dimenticatoio … e sperando in una sagace risposta da parte di qualcuno … ripropongo il mio piccolo aneddoto.

    A fine marzo 2008, mentre ero in auto con mia moglie e le mie due bimbe (al confine con la Francia), squilla il mio cellulare 'privato'. Risponde mia moglie (in quanto quello di lavoro era connesso al vivavoce mentre quello privato no):

    L>: "No, mi spiace, questo è il cellulare di mio marito. Mio padre lo può trovare sul suo cellulare; tuttavia, al momento, si trova in aeroporto e si sta imbarcando per raggiungerci a Barcellona per una conferenza, quindi ha il terminale spento. Sì, il suo numero posso darglielo … ma mi faccia prima chiedere la sua autorizzazione. A dopo".

    Chiusa la conversazione chiedo a mia moglie:

    G>: "Chi era?"

    L>: "La Guardia di Finanza. Cercavano papà perché hanno bisogno di parlare con A. (nostro cliente) e non riescono a rintracciarlo"

    G>: "Mhh, … e chi gli ha dato il mio numero privato?"

    L>: "Forse l'hai dato ad A. e lui l'ha dato a loro; oppure gliel'hanno dato dallo studio"

    G>: "Ad A. non ho mai dato il mio numero privato; per lo studio, poi, sai bene che devono avere la nostra autorizzazione per dare i nostri numeri … soprattutto se 'personali'. Al più gli avrebbero dato il numero di 'lavoro'. Comunque ora ce ne accertiamo."

    Chiamiamo lo studio e chiediamo chiarimenti; nessuno aveva chiamato in ufficio ed aveva chiesto i nostri numeri. All'arrivo a Barcellona incontriamo mio suocero e gli domandiamo se fosse stato lui a dare il mio numero alla GdF … ma lui, ovviamente, è fermo nel negare tale circostanza.

    A questo punto: come ha fatto la GdF ad avere il mio numero privato … ma soprattutto ad associarlo a mio suocero? Posso immaginare sia facile per la GdF ottenere il numero di una qualsiasi persona … ma associarlo ad un'altra senza alcun legame evidente … beh questo è davvero difficile crederlo. Cercare il mio numero per chiamare mio suocero mi sembra paradossale … avrebbero fatto prima a cercare quello di mia moglie (che porta il suo stesso cognome) … o no?

    Come avranno fatto? Chissà ………….

  24. Kla ha detto:

    24ore Stampa

    Roma, 27/06/2008 ore 12:02

    INTERCETTAZIONI: ALFANO, RIPAREREMO A VIOLAZIONE PRIVACY

    "Non c'e' una possibilita' di intervento da parte del ministero della Giustizia riguardo alle intercettazioni pubblicate sull'Espresso". Lo afferma Angelino Alfano al termine del Cdm. "Ci sono gli organi competenti che dovrebbero occuparsi", aggiunge il Guardasigilli. Cio' che e' accaduto – osserva ancora il ministro della Giustizia "testimonia la giusta scelta nel sottoporre al Parlamento un disegno di legge sulle intercettazioni". Il responsabile di via Arenula spiega che "l'Espresso non e' la magistratura. Non c'e' nessuna guerra con la magistratura. Ciascuno si attenga al proprio mestiere e al proprio dovere", dice Alfano ribadendo che il problema e' che si assiste ad una "violazione frequente e sistematica da parte della privacy dei cittadini, e' una lesione che intendiamo riparare", conclude il ministro.

  25. Kla ha detto:
    2008-06-27 17:51
    Intercettazioni: Berlusconi, vergogna

     Il lodo sull'impunita' e' necessario

    (ANSA) – ROMA, 27 GIU – Il lodo sull'immunita' delle alte cariche dello Stato e' un provvedimento 'necessario' secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Chi ha responsabilita' di governo o istituzionali deve essere messo al riparo da processi di parte. Quanto alle intercettazioni il premier sostiene che sono una 'vergogna' da fermare a tutti i costi. Ed entrando nel sala del Consiglio dei ministri parlando al telefono scherza: 'Parlate piano cosi' mi intercettano meglio…'.
  26. il_vice ha detto:

    Affinché non cada nel dimenticatoio … e sperando in una sagace risposta da parte di qualcuno … ripropongo il mio piccolo aneddoto.

    A fine marzo 2008, mentre ero in auto con mia moglie e le mie due bimbe (al confine con la Francia), squilla il mio cellulare 'privato'. Risponde mia moglie (in quanto quello di lavoro era connesso al vivavoce mentre quello privato no):

    L>: "No, mi spiace, questo è il cellulare di mio marito. Mio padre lo può trovare sul suo cellulare; tuttavia, al momento, si trova in aeroporto e si sta imbarcando per raggiungerci a Barcellona per una conferenza, quindi ha il terminale spento. Sì, il suo numero posso darglielo … ma mi faccia prima chiedere la sua autorizzazione. A dopo".

    Chiusa la conversazione chiedo a mia moglie:

    G>: "Chi era?"

    L>: "La Guardia di Finanza. Cercavano papà perché hanno bisogno di parlare con A. (nostro cliente) e non riescono a rintracciarlo"

    G>: "Mhh, … e chi gli ha dato il mio numero privato?"

    L>: "Forse l'hai dato ad A. e lui l'ha dato a loro; oppure gliel'hanno dato dallo studio"

    G>: "Ad A. non ho mai dato il mio numero privato; per lo studio, poi, sai bene che devono avere la nostra autorizzazione per dare i nostri numeri … soprattutto se 'personali'. Al più gli avrebbero dato il numero di 'lavoro'. Comunque ora ce ne accertiamo."

    Chiamiamo lo studio e chiediamo chiarimenti; nessuno aveva chiamato in ufficio ed aveva chiesto i nostri numeri. All'arrivo a Barcellona incontriamo mio suocero e gli domandiamo se fosse stato lui a dare il mio numero alla GdF … ma lui, ovviamente, è fermo nel negare tale circostanza.

    A questo punto: come ha fatto la GdF ad avere il mio numero privato … ma soprattutto ad associarlo a mio suocero? Posso immaginare sia facile per la GdF ottenere il numero di una qualsiasi persona … ma associarlo ad un'altra senza alcun legame evidente … beh questo è davvero difficile crederlo. Cercare il mio numero per chiamare mio suocero mi sembra paradossale … avrebbero fatto prima a cercare quello di mia moglie (che porta il suo stesso cognome) … o no?

    Come avranno fatto? Chissà ………….

  27. MarmaLT ha detto:

    Cara Antonella… la tua risposta non è banale, anzi… ma forse quello che ho letto oggi, su Latina24ore, può dirci qualcosa di più di quel che accade in questo  Paese… (scusami ma sono passato da subito al 'tu' spero che scuserai questo confidenza, grazie)

    MISTERO A FORMIA, TROVATI ATTI DI PROCESSI SU BR, TERRORISMO E VALLETTOPOLI
    MISTERO A FORMIA, TROVATI ATTI DI PROCESSI SU BR, TERRORISMO E VALLETTOPOLI    
    Scritto da redazione   
    giovedì 26 giugno 2008
    Alcuni fascicoli e atti processuali riguardanti alcuni dei casi più scottanti della recente storia italiana sono stati trovati per caso nei pressi del depuratore dell’Enaoli a Formia da un artigiano della zona, Antonio Cardillo.

    La documentazione era contenuta in due scatoloni gettati sul ciglio della strada, nei pressi della zona di raccolta, gestita dal comune di Formia, degli oggetti ingombranti.
    I fascicoli riguardano il sequestro del 2003  dell’Imam di Milano Abu Omar, lo scandalo di Vallettopoli, gli ultimi attentati delle nuove Brigate Rosse come l’omicidio del giuslavorista Marco Biagi e alcuni processi di mafia. In più sono state trovate relazioni ministeriali sull’attività dei servizi segreti e informative su alcuni politici e giornalisti come Sandro Curzi, attuale componente del consiglio d’amministratizione della Rai. Del ritrovamento si sta occupando la polizia di Formia e la Digos di Latina. A quanto sembra si tratterebbe di fotocopie degli atti e non di originali.La Questura di Latina ha diffuso un comunicato stampa:
    "Nel pomeriggio odierno, in località Enaoli di Formia, presso una discarica, a seguito di una segnalazione anonima, la Polizia di Stato, ha rinvenuto in due scatoloni copie di atti giudiziari al vaglio degli operanti. Detti atti , tutti in copia recano le intestazioni di diverse Procure e tribunali d’Italia (Milano e Roma) e consistono in informative di reato, ordinanze di custodia cautelare riferibili ai delitti di associazione sovversiva. Vi sono appunti manoscritti su block notes con l’intestazione del quotidiano di Torino La Stampa. E’ stato rinvenuto anche copia di un stralcio di interrogatorio del noto imam di Milano Abu Omar risalente al 2006. E’ opinione degli investigatori che potrebbe essere materiale in possesso di qualche giornalista che se ne è disfatto. Indagini in corso".
    Con le inytercettazioni probabilmente si sarebbe potuito far qualcosa…no si viola la 'privatezza'… ma facciamo proprio ridere!!!!

  28. Kla ha detto:

    Nelle recenti elezioni sono stato coinvolto/contattato da candidati politici o relativi portaborse che non conoscevo. Alcuni mi hanno disturbato e direttamente o indirettamente e per farsi vedere saccenti e informati hanno violando la mia privacy divulganto a terze persone le mie generalità (chissà dove le hanno prese).

    Poi queste stesse persone un pochino di tempo dopo li rivedo a fare i paladini del diritto alla privacy.

    Ipocriti e incoerenti sprofondati nelle poltrone ottenute con metodi clientelari, vergogna!

  29. Kla ha detto:
    ANSA 2008-06-27 20:38
    Berlusconi: intercettazioni? Una vergogna
    (di Yasmin Inangiray)

    ROMA – Una vergogna da fermare a tutti i costi. Dopo la pubblicazione su L'Espresso delle intercettazioni che lo riguardano, Silvio Berlusconi è sempre più convinto della necessità di approvare il disegno di legge che ne limita il ricorso e ne vieta la pubblicazione. Una posizione ribadita anche nella riunione del Consiglio dei ministri, chiamato ad approvare il 'lodo Schifani bis'. Difficilmente però l'indicazione del premier potrà tradursi in atti concreti prima dell'estate.

    Il disegno di legge sulle intercettazioni, approvato dal Cdm il 13 giugno, infatti, non è mai stato trasmesso al Parlamento. La causa del ritardo di ben due settimane, spiegano diversi esponenti della maggioranza, è soprattutto la presa d'atto del rischio di un vero ingorgo parlamentare, con una pioggia di provvedimenti ad intasare il lavoro delle Camere.

    Il ddl, spiegano nel Pdl, non subirà nessun inasprimento per evitare di riaprire la polemica con la Lega e, per quanto riguarda la pubblicazione delle ultime intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere e l'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, gli esponenti del centrodestra sono i primi a  ribadire che, anche con il disegno di legge in vigore, i verbali sarebbero stati pubblicati.

    Il provvedimento arriverà all'esame del Parlamento a settembre, con la ripresa dei lavori, perché ora per governo e Pdl le priorità sono altre: decreto sicurezza e 'lodo Schifani bis' innanzitutto. A ribadire però la "bontà" del ddl è il ministro della Giustizia Angelino Alfano che, prendendo spunto dagli ultimi fatti che riguardano Berlusconi, si dice convinto della "ratio politica" del provvedimento.

    Intanto, nella maggioranza si rafforza la convinzione della necessità di norme più rigorose. E' l'auspicio, ad esempio, del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, convinto che il provvedimento sia "la risposta all'uso strumentale delle intercettazioni". Francesco Nitto Palma, sottosegretario all'Interno, non esita invece a definire "singolare" la tempistica con cui siano state pubblicate le intercettazioni in cui è coinvolto il Cavaliere. "E' singolare – dice – che a fronte di una polemica apertasi tra autorità politica e magistratura nei confronti di un provvedimento giusto come la sospensione per un anno di processi destinati alla prescrizione, escano, guarda caso, le intercettazioni". Per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, invece, il provvedimento dovrebbe essere "ancora più duro".

    Che occorra una regolamentazione delle intercettazioni, soprattutto per quanto riguarda la loro pubblicazione, è anche l'opinione del Pd, ma non come chiede il governo. "I magistrati devono poter fare tutte le intercettazioni che ritengono necessarie ai fini delle indagini", mette in chiaro Walter  Veltroni, "ma noi siamo perché non finiscano sui giornali e per salvaguardia della privacy dei cittadini".

    L'opposizione è disposta a discutere ed Anna Finocchiaro definisce anche il punto di partenza: il disegno di legge dell'ex Guardasigilli Clemente Mastella. "E' un' ottima base", dice il capogruppo del Pd al Senato. Un invito alla prudenza arriva invece da Paolo Gentiloni. Il rischio che vede  l'esponente del Pd è quello di una "strumentalizzazione. La discussione sul proposito di limitare fortemente le intercettazioni – osserva – a mio avviso contiene elementi di pericolosità".

  30. MarmaLT ha detto:

    Qualcuno dirà che questa è un mi fissazione… Certo quando penso che possano uccidere un mio parente, amico o un cittadino qualsiasi, quindi l'assassino possa, al più farsi tre mesi di silenzio… e sfuggire alla giustizia… Beh! La cosa permettetemi mi manda un pò in bestia… il blog di Grillo ha 'intervistato GianCarlo CASELLI , Procuratore generale di Torino… leggete con attenzione…Grazie

    Sulle ultime leggi proposte dal governo in tema di giustizia."Quello sulle intercettazioni è un progetto di Legge per il quale le bocce sono ancora in movimento. Il movimento era cominciato con prospettive assai preoccupanti. Il Presidente del Consiglio ha detto pubblicamente che le intercettazioni dovevano essere limitate a fatti di mafia e terrorismo. Quindi con l'esclusione di malasanità, cattiva amministrazione, corruzione, concussione eccetera… Poi nel progetto di Legge che è stato successivamente presentato, il bacino di utilizzabilità delle intercettazioni è stato allargato e tuttavia restano fuori reati di forte allarme sociale: l'associazione a delinquere, l'usura, il sequestro di persona, la rapina non aggravata, lo sfruttamento della prostituzione eccetera. Allora, è vero che quando si parla di intercettazioni c'è un problema che è quello di non utilizzare e meglio ancora non pubblicare, ciò che non ha a che fare con l'oggetto del processo con l'accertamento della verità, le conversazioni che riguardano terzi, cioè soggetti che col processo non centrano niente, e con conversazioni che pur riguardando soggetti del processo, toccano argomenti che non sono pertinenti al processo.
    Impedire l'utilizzazione nel processo e la pubblicazione fuori dal processo di conversazioni riferibili a terze persone di fatti non pertinenti, è secondo me un dovere imprescindibile e su questo versante quando il progetto di Legge fissa dei paletti, muove nella direzione giusta. Ma attenzione! Questo progetto di Legge vieta la pubblicazione di tutte le intercettazioni, anche quelle pertinenti al processo, l'Articolo 2 di questo progetto di Legge dice: "E' vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto di atti di indagine preliminare nonché di quanto acquisito, al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più alcun segreto fino a che non siano chiuse le indagini preliminari." Questo significa che si potrà pubblicare a malapena il nome dello indagato. Non il reato per cui è indagato, non le prove raccolte dall'accusa, non gli elementi raccolti a discarico dalla difesa. Anche quando si tratta di fatti non più segreti non si potrà sapere nulla di nulla per mesi o magari per anni finché le indagini non si saranno concluse. Questo è pericoloso! Non soltanto perché viene spazzato via il diritto di cronaca, ma anche perché qualunque potere pubblico e la magistratura in primis, deve poter essere sottoposto al cosiddetto controllo sociale. Si deve sapere cosa fa la magistratura, cosa sta facendo. Per dire se è giusto o sbagliato quello che sta facendo. Se io pm posso lavorare in segreto assoluto, senza che nessuno sappia nulla, al limite posso compiere le nefandezze più nefande che nessuno sa niente è questa, chiedo, è democrazia?
    Mi sembra obiettivamente pericoloso. C'è un altro profilo da prendere in considerazione ed è che le intercettazioni possano durare soltanto 3 mesi. Ora far durare le intercettazioni soltanto 3 mesi cioè in uno spazio di tempo che in moltissimi casi può essere insufficiente per dover interrompere sul più bello le intercettazioni, non è vietare le intercettazioni ma è svuotarle, depotenziarle, in maniera che per quanto riguarda l'incisività delle indagini può essere pericoloso. Ma c'è un punto ancora più eclatante per la sua gravità: se ad esempio viene disposta una intercettazione per un fatto di rapina, e ascoltando i presunti rapinatori questi confessano un omicidio e forniscono prove sicure precise e concrete dell'omicidio di cui stanno parlando be' non vale! Il progetto di Legge stabilisce che vale soltanto per ciò che forma oggetto del procedimento all'interno del quale l'intercettazione è stata disposta.
    Per cui se nelle conversazioni si parla d'altro tipo di un omicidio all'interno di indagini per una rapina, per l'omicidio non si può fare nulla. Uno prende e butta via o si tappa le orecchie che ne so… Ci sono dei problemi di costi legati alle intercettazioni, indubbiamente. Non cito il mio amico Marco Travaglio che è sospettato di essere un giustizialista come me, cito il Corriere della Sera, cito Luigi Ferrarella che nell'articolo intitolato “Una sfilza di leggende” come una delle tante secondo cui saremmo tutti intercettati! Non è vero. Per esempio alla Procura di Torino ci sono centinaia di migliaia di processi soltanto lo 0,2% prevede l'utilizzo di intercettazioni, in un paese in cui abbiamo ancora grandi problemi di crimine organizzato, grandi problemi di reati economico-finanziari, e non è un caso che in testa al volume delle intercettazioni ci siano Palermo, Catania Reggio Calabria e Milano.
    Costano troppo le intercettazioni, è vero che costano! Ma perché costano?
    Ogni volta che lo Stato acquisisce un tabulato telefonico paga 26 euro alla compagnia telefonica e deve versare al gestore circa 1,6 euro al giorno per un telefono fisso, 2 euro al giorno per un cellulare, 12 al giorno per un satellitare. E qui nessuno guarda all'estero, stranamente, dove quasi tutti gli Stati o pagano a forfait le compagnie telefoniche o addirittura le vincolano a praticare tariffe agevolate nell'ambito del rilascio della concessione pubblica. Io ti do una concessione pubblica, poi quando per un servizio pubblico pretendo, richiedo una prestazione, ve la faccio pagare come in tutti i paesi del mondo ad un prezzo giusto.. da noi non avviene quindi si paga troppo, ultimissima considerazione è che a fronte dei costi ci sono anche dei ritorni. Sempre Ferrarella inchiesta Antonveneta costo dell'indagine 8 milioni di euro, soldi recuperati da risarcimenti versati da 64 indagati per poter patteggiare 340 milioni, alcune decine dei quali messi a bilancio dello Stato per la realizzazione di nuovi asili. Ecco quindi che la realtà è un po' più complessa di come ci si vuol far credere. La realtà poi non può prescindere da questa considerazione di base. Le intercettazioni sono indispensabili, moltissime volte decisive per arrivare alla verità. E verità significa molte volte sicurezza dei cittadini. Parliamo tanto di sicurezza. Va bene! Siamo coerenti! Non parliamone soltanto quando ci occupiamo di certi argomenti, i rom per esempio e non ne parliamo più quando ci occupiamo di intercettazioni. Se sicurezza dev'essere sicurezza sia sempre allo stesso modo. La sospensione dei processi è il risultato di un emendamento introdotto nel decreto Legge sicurezza. Bene, si congelano processi che riguardano sequestri di persona, estorsione, rapina, furti in appartamento, scippi, associazione a delinquere, stupro e violenza sessuale aborto clandestino, bancarotta fraudolenta, sfruttamento prostituzione, frodi fiscali, usura, falsificazione documenti pubblici, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, reati informatici, vendita di prodotti con marchi contraffatti, detenzione di materiale pedo-pornografico, porto e detenzione d'armi anche clandestino omicidio colposo con violazione delle norme sulla circolazione stradale, calunnia, truffa comunitaria, incendio, traffico di rifiuti, adulterazione di sostanze alimentari, quasi tutte materie che hanno a che fare con la sicurezza dei cittadini. Chi ha subito questi reati e non vede celebrati i processi, che sono sospesi per un anno, come può dirsi tutelato nel suo diritto di avere più sicurezza anche attraverso il riconoscimento delle responsabilità di chi alla sua sicurezza ha attentato e dopo un anno di blocco dei processi ci sarà un ingorgo processuale spaventoso. Nessuno sa quanti processi saranno sospesi: l'Anm calcola che saranno circa 100 mila. Una montagna che quando comincerà a smottare perché tra un anno tutto dovrà rimettersi in cammino l'ingorgo sarà davvero incredibile e i problemi della giustizia invece che essere avviati verso una soluzione saranno altrettanto aggravati. Bill Clinton, ex presidente degli USA l'uomo più potente del mondo, ha avuto 7 procedimenti dai quali 6 è uscito indenne, nella settima rimane impigliato in una vicenda che sta a metà strada tra il pubblico e il privato, ma mai gli è passato per l'anticamera del cervello di prendersela col suo giudice. In tutti i paesi democratici la giurisdizione viene magari criticata ma rispettata! Accettata! Perché è perno e fondamento della Democrazia e della convivenza civile. Se questo avviene soltanto nel nostro paese, ecco un modo per concepire la Democrazia che non può non suscitare qualche perplessità." Gian Carlo Caselli

  31. MarmaLT ha detto:

    CHI HA SCRITTO QUESTA LETTERA A FRANCESCO SAVERIO BORRELLI??
    "L'immunità parlamentare è un privilegio medievale che va abolito. Se il ministro fosse stato un cittadino qualsiasi oggi sarebbe in galera. L'uso dell'immunità è visto dai cittadini come uno strumento per sottrarsi al corso necessario della giustizia" 
    Gianfranco FINI, il 30 aprile 1993, dopo che il Parlamento rigetta l'autorizzazione a procedere per Craxi.

    Purtroppo non è un barzelletta… Poi si diventa maggioranza; ci si allea con la figlia di Craxi,; si diventa Vice Presidente del Consiglio, poi ancora Presidente della Camera…. ed il pensiero evolve. Teoria di Darwin, sull'evoluzione della specie parlamentare di destra.

    Così per non dover far uso delle immunità poarlamentare, si salvano le cinque maggiori cariche della Stato, cito a casaccio solo tre Presidente del Consiglio (Berlusconi); Presidente del Senato (Schifani) ; Presidente della Camera (Gianfranco FINI.. già sentito nominare)… ma per dimostrare che non si avvarranno di tale facoltà per certi reati parlamentari, che si svolgono via telefonica, come ad esempio 'raccomandazioni', ecc. si rendono non più intercettabili.

    Davvero un Bel Paese… Arriba Espana!!!

  32. MarmaLT ha detto:

    Lo psi…o sarà domani ospite del suo dipendente Mentana, nella sua trasmissione Matrix, nella sua rete Canale 5 a dire “pacatamente e serenamente che la giustizia è una vera emergenza”. Per lui.  Il Paese, pacatamente e serenamente, lo ascolterà e poi lo manderà a fan…o.
    Lo psi…o vuole abolire le intercettazioni per la maggior parte dei reati. Quelli in cui sono coinvolti politici e industriali.
    Telefonate a Matrix, allo 06/57787833 e leggete a Mentana uno  tra i  seguenti primati italiani del Bel Paese  accompagnata da un Va……lo!

    – Oltre il 40% della ricchezza nazionale è illegale (rapporto Alto Commissariato ani-Corruzione) V….o!
    – Lavoro nero e sommerso: 27% del Pil (fonte Ocse) V….o!
    – Evasione fiscale: 200 miliardi di euro (fonte Secit e Revue de droit fiscal) V….o!
    – Grandi aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di euro, che evadono il fisco: 98,40% (fonte Agenzia delle entrate fiscali) V…..o!
    Esportazione illecita di capitali: 85-90 miliardi di euro (fonte Confcommercio, Eurispes, Procura Nazionale Antimafia, settimanale Economy) V…..o!
    – Beni consolidati delle mafie: 1.000 miliardi di euro (fonti Confcommercio, Economy, Procura Nazionale Antimafia) V…..o!
    Affiliazioni alle mafie, esclusi i colletti bianchi che utilizzano il denaro riciclato: 1.800.000 persone (fonte Dia e relazione Commissione Parlamentare Antimafia 2003) V…..o!
    – Percentuali delle estorsioni per regione sul totale per Campania 14,9%, Sicilia 12,9% e Lombardia 10,4% (fonte Ministero dell'Interno) V….o!
    – Nella sua ultima relazione il Commissariato contro la Corruzione ha affermato: siamo peggio che in Tangentopoli, la corruzione piega ogni settore e la sanità è terra di conquista.V….. o!
    Ps: ringrazio per i dati La Casa della Legalità

    P.S. Personalmente, ritengo che questi 9 (nove) dati siano solo una fetta dello spaccato  tipicamente italiano.           Avanti tutta e ………  Forza Italia.

  33. MarmaLT ha detto:

    Il Sostituto INGROIA ha fatto rilevare che :Senza intercettazioni non saremmo mai riusciti a catturare né Riina, né Provenzano, né Lo Piccolo, né Brusca, insomma tutti i latitanti più di spicco. I risultati più importanti nella lotta alla mafia si sono conseguiti con la cattura dei latitanti e le intercettazioni sono state fondamentali". Antonio Ingroia, pm antimafia di Palermo, denuncia il rischio della paralisi delle indagini con il blocco delle intercettazioni… Forse c'è da chiedersi se in verità non si voglia, fra l'altro, far catturare gli amici latitanti.

  34. il_vice ha detto:

    Scusate, ma qualcuno dispone del testo ufficiale della norma? A quanto mi risulta restano valide le richieste d'intercettazione per molti reati tra cui, chiaramente, MAFIA e TERRORISMO.

    A che pro, allora, la dichiarazione di Ingroia? Ancora una volta un magistrato esprime un'opinione politica peraltro mistificando la realtà (almeno così pare a me dalle informazioni in mio possesso).

  35. MarmaLT ha detto:

    Dice il_vice :    A che pro, allora, la dichiarazione di Ingroia? Ancora una volta un magistrato esprime un'opinione politica peraltro mistificando la realtà (almeno così pare a me dalle informazioni in mio possesso).

    Intanto Ingroia non ha espresso nessun giuduzio politico, ma tecnico… mentre tu gli stai dando quel valore. Allora vai a vedere sui siti ufficiali di Camera, Senato e Governo… poi ricordati che il "reato di mafia" , emerge per intercettazuioni relativi a di 'pizzi', 'sequestri', minacce, lesioni ecc… ecc… esclusi dal provvedimento… poi queste condotte reiterate e poste in essere in un disegno criminoso associativo lo fanno configurare come "reato di mafia"… ma se io non posso intercettare quelle conversazione, come faccio a scoprire che quel soggetto è un mafioso? Lo devo andare a chiedere caso mai a Dell'Utri – non quello che pensate voi –  … e poi intercettarli… Ma vogliamo, scusami, avere un momento di logica? Oppure dobbiamo abusare e dire… apro un fascicolo per 'Mafia' contro Silvio Berlusconi così lo posso intercettare: DUNQUE SE LA PAURA ERA LA PUBBLICAZIONE SUI GIORNALI, BASTAVA FARE UNA NORMA, SEVERA E CHIARA CHE PUNIVA SERIAMENTE IL GIORNALISTA ED IL GIORNALE CHE LE AVESSE PUBBLICATE…. IL PROBLEMA E' UN ALTRO… CHE SI SCOPRIVANO GLI 'ALTARINI' ED I 'SANTI'…. FORSE! Insomma credo che più di "toghe rosse" quì si parli di "cervelli neri".

    Poi se qualcuno in alto rientra in una di quelle statistiche pubblicate innanzi. Credo che sarà contrario ad ogni forma di interecettazione.

  36. Kla ha detto:

    Considerando quanto scritto sui giornali e quando diffuso dalle TV si ha sempre più la percezione che la maggioranza stia usando "armi di distrazione di massa" (citazione in parlamento del giorno 2 luglio 2008 di Bersani).

    Salutoni

  37. MarmaLT ha detto:

    Un pò di notizie raccolte quà e là su sito Ansa

    FUNZIONARI E IMPRENDITORI TRUCCAVANO GARE PER FAVORIRE AMICI   (ANSA) – Campobasso, 3 LUG – Tre funzionari pubblici e 3 imprenditori sono stati arrestati per corruzione, falso e truffa aggravata arrestati dal Gico di Campobasso. Nell'ambito dell'operazione 'Mani in pasta' della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). I sei  avrebbero truccato gare pubbliche per favorire alcune aziende, soprattutto a Roma; una di queste ha fruttato 10 milioni. Non e' stato rivelato in quali Enti lavorano i funzionari.  Provvedimenti eseguiti in Abruzzo, Campania, Lazio, Veneto, Lombardia.   Commentiamo la notizia: Tre funzionari… insomma quelli che non potranno più essere intercettati, ne potranno essere perseguiti adeguatamente  per via della soppressione di quell’Autorità…. Come si sarebbero accorti? Forse intercettando le telefonate… chissà. Infine la notizia che mi lascia perplesso perché non ci viene detto in che ente lavorino, così se qualcuno sa qualcosa si presenta in Procura a  riferire? No! Poverini, va tutelata la loro riservatezza o meglio la loro “privatezza” per dirla con il Presidente della Repubblica. Personalmente se fossi io il Magistrato che ha diretto l’inchiesta avrei fatto come il Ministro dell’Interno Roberto Maroni, avrei pubblicato foto e Enti dove lavorano, contestualmente avrei detto : “Al fine di scagionarli ed a loro tutela, se voi sapere che non è vero quello che è emerso sino a qui, venite a riferire quanto a vostra conoscenza. Se invece sapete di altri casi in cui sono coinvolti venite, lo stesso a raccontarcelo, così vediamo tutti i problemi e non una parte”.

     

    Questo accade in Campania.

    Allarme afa in 10 citta' centro sud, 38 gradi a Latina

    Protezione civile, ondate di calore domani e dopodomani

    » 2008-07-03 13:37

    Criminalita': arresti in cinque regioni per falso e truffa

    Funzionari e imprenditori truccavano gare per favorire amici

    » 2008-07-03 13:09

    Piccola imbarcazione affonda: ritrovato uomo disperso

    Era sul tender dello yacht semiaffondato, sta bene

    » 2008-07-03 12:13

    Uomo ucciso a Torre Annunziata, ammazzato pure il cane

    Gli hanno sparato alle gambe, poi in testa

    » 2008-07-03 11:28

    Ogni 100 abitanti italiani 5, 8 sono stranieri

    Istat, di piu' nel Centro- Nord, meno nel Mezzogiorno

     

    » 2008-07-03 10:14

    Camorra, catturato latitante clan 'Casalesi'

    Arrestato da carabinieri a Castelvolturno

    » 2008-07-03 09:53

    Droga: 10 fermi nel Napoletano, sequestrati 30 chili cocaina

    Operazione GdF, carabinieri fermano 7 persone a Scampia

    Commentiamo:  Certo, non gli bastava la ‘Monnezza’ sulle strade, negli Enti Pubblici e nella Protezione Civile… sempre colpa di quelle maledette intercettazioni!!!!  

    Sindaco Pescara indagato per corruzione, concussione e falso Perquisita la sua abitazione e gli uffici comunali (ANSA)- Pescara 3 luglio- Il sindaco di Pescara ha ricevuto informazioni di garanzia in cui si ipotizzano i reati di corruzione, concussione, truffa aggravata e falso. Luciano D'Alfonso, segretario regionale del Pd abruzzese, e' coinvolto in due inchieste diverse. Perquisiti la sua abitazione e gli uffici comunali. Le indagini riguarderebbero la presunta richiesta di denaro alle imprese in cambio di atti amministrativi favorevoli e l'utilizzazione di fondi del Comune per fini elettorali.

     Commentiamo la notizia: Certo che una certa sfiga , se era stata  approvata prima se la scampava… brutta storia. Meglio non farci intrercettare.

     

    Insomma queste intercettazioni sono un problema sia a destra che a sinistra, sia per i delinquenti… tutti della stessa specie?

  38. MarmaLT ha detto:

    Ma immaginate che non solo politici, di sinistra o di destra, anche la nobiltà italiana…

    VITTORIO EMANUELE: chiesto giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione .

     (ANSA) – Roma 03 luglio – Il pm di Potenza Woodcock ha chiesto il rinvio a giudizio del principe Vittorio Emanuele di Savoia e di un'altra dozzina di persone. Per il reato di associazione per delinquere finalizzata 'a commettere delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare un numero indeterminato di delitti di corruzione e falso'. Il principe e' accusato di essere stato tra i promotori di una 'holding del malaffare', impegnata nel settore del gioco d'azzardo.

     

    Commentiamo: Il solito sfigato di un potenziale il nostro potenziale RE, beccato dalla intercettazioni di un magistrato con la toga dal colore “Rosso inglese’.

    """Ma poi perché non gli fanno italianizzare il cognome a quel PM, come fece fare mio nonno ai ‘bei tempi’? """.  Il p.m. “ BECCACCIA”… Al Principe verrebbe proprio da dire “Beccaccia mia… statte zitta”,  invece lui,  S.M. RE V.E.,  ha aperto ha il becco  al telefono ed ecco uscito  il casino….  nel vero senso della parola!!!

     

    Evviva il Bel  paese!!

  39. MarmaLT ha detto:

    E lui, per nascondere quello che si dice in giro, oltre che i suoi affari poco chiari… ci avrebbe fatto mangiare anche  “ M _._._._ A”! come sono chiamati quei prodotti da quei “Padani industrialotti del Nord” con amicizie del Siciliano! Grazie Silvio…. invece di far tagli alla Sanità faresti bene a far tagliare i C_._._._._._ I  a loro. Gli scarti dovevano essere smaltiti ma tornavano sugli scaffali
    La Finanza, con
    le intercettazioni telefoniche, ha scoperto anche connivenze dell'Asl
    La truffa dei banditi della tavola rivendevano il formaggio avariato dal inviato di ‘LA REPUBBLICA , PAOLO BERIZZI

    CREMONA – Nel formaggio avariato e putrefatto c'era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro. Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto "buono", di prima qualità.   Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri)diventavano sottilette, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia "genuina" – nelle celle frigorifere c'erano sottilette datate 1980! – ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende – multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte – che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, – senza spendere un centesimo ma guadagnandoci – a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania). Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori.   Le indagini – ancora aperte – iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona.   A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui – visibili a occhio nudo – degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa – racconta Mauro Santonastaso, Comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso – aggiunge il capitano Agostino Brigante – , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto".   Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici). Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta… ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno #CENSURA# suoi… " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito – senza mezzi termini – "merda". Ma non importa, "… perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto… questo rimane un discorso fra me e te… " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità". Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto – spiegano gli investigatori – è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa:

    "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".