Bidella… con la B maiuscola
Siamo abituati ai dipendenti pubblici fannulloni; un esercito la cui parola d’ordine è “non è compito mio, non spetta a me farlo”.
E pur di mantenere fede a questo loro credo si appellano alla legge sulla privacy, alla legge sulla trasparenza, alla legge sull’antinfortunistica, al contratto nazionale di lavoro, alle sentenze del T.A.R. e a quelle della Corte di Cassazione… a tutto, pur di NON FARE. E dove falliscono le leggi e i regolamenti, ecco che arrivano in soccorso il mal di schiena, il nervo sciatico, la faringite, lo strappo muscolare, l’acrocianosi, la tendinite etc. etc., tutto allo scopo di riaffermare quello che viene ormai percepito come un diritto inalienabile: “non è compito mio, non spetta a me farlo”.
In questo contesto desolante fa piacere vedere una piccola luce in fondo al tunnel. Oggi alla Don Milani una Bidella (non so come si chiamano le bidelle in questa strana epoca in cui hanno cambiato il nome a tutti, persino ai ciechi, per cui continuerò a chiamarla Bidella, con la “b” maiuscola, sperando che non si offenda) una Bidella, dicevo, ha “attaccato” una ignobile catasta di rifiuti che da anni faceva brutta mostra di se proprio davanti all’ingresso principale e ha ridato decoro alla scuola. Per anni ogni pianta morta o morente e ogni vaso rotto veniva accatastato in un orrendo mucchio su cui prosperavano le erbacce e si accumulava ogni sorta di pattume. La Bidella, ha ripulito il tutto, ha recuperato alcuni vasi, ha salvato alcune piante e ha arredato con grazia l’ingresso della scuola.
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Grazie, Signora Bidella
Salvatore Antoci