dopo avervi annoiato con la storia sul “pensiero unico dell’informazione” vorrei oggi sottoporre alla vostra attenzione le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulle “intercettazioni telefoniche”, argomento quest’ultimo a mio avviso non affatto scollegato al primo.
Al Convegno dei Giovani di Confindustria tenutosi a Santa Margherita Ligure il Presidente del Consiglio dichiara che «nella prossima riunione del Consiglio dei Ministri approveremo un provvedimento che contenga il divieto assoluto per le intercettazioni telefoniche tranne per le inchieste su mafia, camorra, ‘ndrangheta e terrorismo internazionale» prevedendo la sanzione di 5 anni di reclusione per chi ordinerà, eseguirà e propalerà intercettazioni al di fuori delle inchieste sopra elencate.
Tutto ciò per ristabilire «l’autorità delle Stato che deve fare rispettare le sue leggi»
Premesso che siamo ancora in una fase di dichiarazione di intenti e che la questione dovrà essere rinviata non appena il tutto si metterà nero su bianco, non si può ovviamente sottovalutare il fatto che dette dichiarazioni sono fatte dal Presidente del Consiglio e che pertanto assumono una forte rilevanza politica.
Io non sono un tecnico della materia ma alcune considerazioni, anche in riferimento alla posizione presa sulla questione dal PD e dall’ANM, ritengo debbano essere fatte.
Il passaggio dalle parole ai fatti può essere molto breve e visti i numeri di cui dispone la destra sia in Parlamento che in Senato il passaggio è concreto.
E’ quindi opportuno che la discussione si sposti alla base, alla società civile di cui tanto abbiamo parlato, affinché si avvii un confronto democratico sull’argomento che possa essere da supporto alle valutazioni e alle scelte delle Istituzioni.
Ritengo che limitare le intercettazioni telefoniche ai soli fatti enunciati dal Presidente del Consiglio significherebbe tagliar fuori una serie di altre indagini legate ai reati sulla malasanità, la pubblica amministrazione, la criminalità economica, l’usura, il riciclaggio, gli omicidi, la pedofilia e i sequestri, sui quali le intercettazioni telefoniche rappresentano lo strumento principale, e a volte unico, di lotta.
Mi stupisce l’affermazione del Presidente del Consiglio il quale ritiene che un provvedimento in tal senso è necessario per assicurare l’autorità dello Stato e il rispetto delle leggi, come se per gli altri reati, altrettanto gravi e non certamente secondari, lo Stato non debba intervenire con tutta la sua autorità e i mezzi investigativi di cui dispone.
Tutto ciò si pone in contraddizione con le proclamazioni del Governo sulla lotta alla criminalità. La criminalità non ha un colore di pelle, non è soltanto quella dell’immigrato clandestino e non, la criminalità si combatte a 360 gradi senza mai abbassare il tiro altrimenti colui che delinque troverà attorno a se sempre più terreno fertile sottraendolo all’autorità dello Stato. Certo la criminalità legata all’immigrazione rappresenta un problema sul quale dobbiamo confrontarci senza alcuna pregiudiziale ideologica ma questo non vuol dire ridurre l’attenzione sugli altri reati che devono essere distrutti, debellati dallo scenario civile.
Invece mi sembra che la posizione presa dal Governo introducendo il reato di clandestinità non sia altro che una concessione ai partiti estremisti della coalizione e che palesa quello spostamento a destra della coalizione di Governo preannunciata in campagna elettorale fino a diventare ostaggio della Lega.
Questo non vuol dire che non si deve dialogare con il Governo legittimamente in carica, ma il nostro ruolo di opposizione deve essere responsabile e se necessario molto duro nell’interesse generale.
Prevedere la reclusione di 5 anni nei confronti di chi propalerà (sin. diffondere, rendere noto a tutti) le intercettazioni telefoniche mi sembra voler essere un altro tassello volto a imbagliare il diritto/dovere d’informazione che fanno di una Nazione uno Stato effettivamente democratico.
Semmai il problema da risolvere è da ricercare a monte impedendo che le informazioni, spesso non rilevanti penalmente, fuoriescono dalle sedi investigative lesionando i diritti degli indagati che poi sono anche quelli dell’intera collettività la quale è chiamata a tutelare le singole persone.
Ancora è cercare di evitare la strumentalizzazione che alcuni organi d’informazione fanno di alcuni fatti.
Infine, non vorrei che un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche in tal senso non nascondesse un indulto a tutto vantaggio di persone che oggi sono inquisite grazie all’uso delle intercettazioni telefoniche ma per crimini diversi da quelli ipotizzati dal Presidente del Consiglio.
Care amiche e cari amici, la questione è delicata e complessa e pertanto non può essere trascurata.
Mi auguro che si possa aprire tra di noi un confronto su temi nazionali così importanti come quello in questione senza attendere il trascorrere del tempo.
Grazie.
Gioacchino Quattrola