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I Democratici Diretti sostengono la petizione dei cittadini di Latina

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  1. Stevejo ha detto:
    DOCUMENTO ESPLICATIVO SUL BILANCIO PARTECIPATO
     

    Il Bilancio Partecipato è una forma di partecipazionediretta dei cittadini alla vita della propria città

    In termini generali, il Bilancio Partecipato potrebbe essere definito come un processo
    decisionale che consiste in un’apertura della macchina statale alla partecipazione
    diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e la
    distribuzione delle risorse pubbliche.

    Si caratterizza come processo partecipativo di discussione sulle proposte di Bilancio,
    finalizzato a disegnare una proposta articolata di Bilancio per ogni anno di gestione
    successiva, sulla base delle richieste della cittadinanza.

    Per lo più, esso può immaginarsi come un processo di perfezionamento, per gradi, dei
    documenti di Bilancio (e in particolar modo dei Piani degli Investimento in Opere e
    Servizi) discusso e partecipato dagli abitanti del territorio di riferimento del processo
    stesso.

    Occupandosi di distribuzione di risorse per lo più originate dalle tasse dei cittadini,
    esso ha, al contempo, un forte valore simbolico e pratico:
    gestisce denaro, e proprio su questo le amministrazioni accettano di ‘aprire’ parte del
    loro potere decisionale all’intervento diretto dei cittadini.

    Il bilancio, infatti, è una delle scelte a più forte valenza ‘strategica’ di
    un’amministrazione e, pertanto, aprire il coinvolgimento della città su questo fronte è
    un “segnale forte” della reale volontà di cambiamento da parte delle istituzioni, e di
    ripensamento del rapporto amministrazione-cittadino.

    In realtà, non esiste un’unica modalità di costruzione di un Bilancio Partecipato. Ogni
    realtà ha cercato di adattare i modelli di riferimento alla propria specifica realtà
    territoriale.

    Esistono numerosi esempi di sperimentazione – fra loro diversi –a cui è possibile
    guardare con interesse.
    Gli elementi basilari rimangono però:
    – Il coinvolgimento della cittadinanza ‘a monte’ dei momenti decisionali, per
    legge riservati ai Consigli Comunali;
    – La raccolta dei pareri e delle valutazioni attraverso segnalazioni o questionari;
    – L’organizzazione di momenti assembleari aperti a tutti.

    In linea generale, si può quindi affermare che la partecipazione si realizzi,
    innanzitutto, su base territoriale: la città è divisa in circoscrizioni o quartieri.
    Nel corso di riunioni pubbliche la popolazione di ciascuna circoscrizione è invitata a
    precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità in vari campi o settori (ambiente,
    educazione, salute…).
    A questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica
    attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (sindacati,
    imprenditori, studenti..). Ciò permette di avere una visione più completa della città,
    attraverso il coinvolgimento dei c.d. settori produttivi della città. La municipalità o
    comune è presente a tutte le riunioni circoscrizionali e a quelle tematiche, attraverso
    un proprio rappresentante, che ha il compito di fornire le informazioni tecniche,
    legali, finanziarie e per fare delle proposte, attento, però, a non influenzare le
    decisioni dei partecipanti alle riunioni.

    Alla fine ogni gruppo territoriale o tematico presenta le sue priorità all’Ufficio di
    pianificazione, che stila un progetto di bilancio, che tiene conto delle prioprità
    indicate dai gruppi territoriali o tematici.

    Il Bilancio viene alla fine approvato dal Consiglio comunale.
    Nel corso dell’anno, attraverso apposite riunioni la cittadinanza, valuta la
    realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell’anno
    precedente.

    Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti
    per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di
    incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale.
    Nel caso di Porto Alegre si è partiti dal 10% del bilancio comunale, fino ad arrivare,
    lentamente, al 25%.

    Sono circa 200, in 18 paesi del mondo, le città che in modi diversissimi e spesso
    parziali praticano forme di bilancio partecipativo: tra le altre, metropoli come
    Montevideo, Buenos Aires, Città del Messico, Barcellona, Parigi.
    Anche in Italia la riflessione su questi temi si è avviata da tempo. Alcuni enti locali
    hanno deciso di passare da una tradizione a carattere consultivo a progetti futuri
    cresciuti con partecipazione e coscienza sociale molto più ampie.
    La partecipazione attiva dei cittadini alle decisioni si sperimenta così a Venezia,
    Modena, Roma (X e XI Municipi), Napoli, dove vengono nominati assessori o
    delegati del sindaco al bilancio partecipativo; a Firenze e in altri 40 comuni della
    Toscana, che stanno sperimentando l’Agenda 21. E ancora nei comuni della cintura
    milanese di Mezzago e Vimercate e nel comune di Pieve Emanuele.
    [www.wikipedia.org;
    http://www.comune.massalombarda.ra.it/partecipazione/progetto_decido_anchio/%5D

     

    L’esperienza di Porto Alegre (Brasile)

    La prima esperienza di Bilancio Partecipato è stata realizzata a Porto Alegre in
    Brasile a partire dal 1989.

    La critica che viene spesso mossa a questo tipo di integrazione dei cittadini nella
    gestione economica pubblica è la presunzione che subito ci toglieremmo le tasse
    soffocando il servizio pubblico, che la gente baderebbe solo ai propri interessi più
    immediati.

    L’esperienza brasiliana ha invece dimostrato che i cittadini messi di fronte alla
    responsabilità sanno prendere decisioni anche difficili in modo molto saggio.

    La costruzione di una strada sulla “favela” è diventata l’occasione per il recupero
    della zona e la ricostruzione altrove delle case abbattute con il finanziamento di
    140.000 reais. I pescatori di fronte alle difficoltà sono stati tutelati e il Comune
    investe tecnologicamente sul loro futuro.

    Ma non solo: rafforzamento e democratizzazione dei servizi sociali e sanitari,
    programmi contro la malnutrizione, asfaltatura delle strade e una rete di scarico delle
    acque pluviali, fondamentale in un’area soggetta ad alluvioni.


    I risultati concreti ottenuti sono strabilianti.
    Nel 1987, 400mila poveri abitavano in
    200 favelas. Oggi molte favelas sono state riqualificate e urbanizzate, il 99% della
    popolazione dispone di acqua potabile e il 92% di servizi igienici. Le scuole
    comunali erano 29, oggi sono diventate 90 e l’evasione scolastica si è ridotta a meno
    del 2%.

    Ci sono progetti per lo sviluppo di piccole imprese e cooperative nell’ambito
    dell’economia popolare solidale, con la costruzione di reti autogestite di produzione,
    commercio, credito e consumo.

    La formazione permanente e l’educazione alla democrazia partecipativa sono una
    delle “fissazioni” di Porto Alegre, che si definisce “città educatrice” e utilizza le sue
    scuole a pieno ritmo, di giorno e di sera. E gli indicatori dello sviluppo umano in
    effetti sono da Nord del mondo: l’aspettativa di vita è di 70,3 anni, la mortalità
    infantile è del 15 per mille, la popolazione alfabetizzata è il 97%.

    Porto Alegre è considerata dall’ONU, che raccomanda il bilancio partecipativo
    come “best practice”, una delle 40 città meglio gestite del mondo.

    I Democratici Diretti – http://www.democraticidiretti.org