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L'EDIZIONE DEL 2023 DI ALTRE STORIE
La Raccolta Firme per l'Ufficio Postale
Le battaglie per il sottopasso di viale Le Corbusier (Q4)
Il convegno su "Elettrosmog, Salute e Regolamentazione"
Le battaglie per le Barriere Architettoniche
La manifestazione Artistica e Culturale: "Altre Storie" (estate)
La manifestazione Artistica e Culturale "Altre Storie (autunno)
Le manifestazioni per promuovere "Senso civico e Legalità"
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Il Bilancio Partecipato è una forma di partecipazionediretta dei cittadini alla vita della propria città
In termini generali, il Bilancio Partecipato potrebbe essere definito come un processo
decisionale che consiste in un’apertura della macchina statale alla partecipazione
diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e la
distribuzione delle risorse pubbliche.
Si caratterizza come processo partecipativo di discussione sulle proposte di Bilancio,
finalizzato a disegnare una proposta articolata di Bilancio per ogni anno di gestione
successiva, sulla base delle richieste della cittadinanza.
Per lo più, esso può immaginarsi come un processo di perfezionamento, per gradi, dei
documenti di Bilancio (e in particolar modo dei Piani degli Investimento in Opere e
Servizi) discusso e partecipato dagli abitanti del territorio di riferimento del processo
stesso.
Occupandosi di distribuzione di risorse per lo più originate dalle tasse dei cittadini,
esso ha, al contempo, un forte valore simbolico e pratico:
gestisce denaro, e proprio su questo le amministrazioni accettano di ‘aprire’ parte del
loro potere decisionale all’intervento diretto dei cittadini.
Il bilancio, infatti, è una delle scelte a più forte valenza ‘strategica’ di
un’amministrazione e, pertanto, aprire il coinvolgimento della città su questo fronte è
un “segnale forte” della reale volontà di cambiamento da parte delle istituzioni, e di
ripensamento del rapporto amministrazione-cittadino.
In realtà, non esiste un’unica modalità di costruzione di un Bilancio Partecipato. Ogni
realtà ha cercato di adattare i modelli di riferimento alla propria specifica realtà
territoriale.
Esistono numerosi esempi di sperimentazione – fra loro diversi –a cui è possibile
guardare con interesse.
Gli elementi basilari rimangono però:
– Il coinvolgimento della cittadinanza ‘a monte’ dei momenti decisionali, per
legge riservati ai Consigli Comunali;
– La raccolta dei pareri e delle valutazioni attraverso segnalazioni o questionari;
– L’organizzazione di momenti assembleari aperti a tutti.
In linea generale, si può quindi affermare che la partecipazione si realizzi,
innanzitutto, su base territoriale: la città è divisa in circoscrizioni o quartieri.
Nel corso di riunioni pubbliche la popolazione di ciascuna circoscrizione è invitata a
precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità in vari campi o settori (ambiente,
educazione, salute…).
A questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica
attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (sindacati,
imprenditori, studenti..). Ciò permette di avere una visione più completa della città,
attraverso il coinvolgimento dei c.d. settori produttivi della città. La municipalità o
comune è presente a tutte le riunioni circoscrizionali e a quelle tematiche, attraverso
un proprio rappresentante, che ha il compito di fornire le informazioni tecniche,
legali, finanziarie e per fare delle proposte, attento, però, a non influenzare le
decisioni dei partecipanti alle riunioni.
Alla fine ogni gruppo territoriale o tematico presenta le sue priorità all’Ufficio di
pianificazione, che stila un progetto di bilancio, che tiene conto delle prioprità
indicate dai gruppi territoriali o tematici.
Il Bilancio viene alla fine approvato dal Consiglio comunale.
Nel corso dell’anno, attraverso apposite riunioni la cittadinanza, valuta la
realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell’anno
precedente.
Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti
per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di
incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale.
Nel caso di Porto Alegre si è partiti dal 10% del bilancio comunale, fino ad arrivare,
lentamente, al 25%.
Sono circa 200, in 18 paesi del mondo, le città che in modi diversissimi e spesso
parziali praticano forme di bilancio partecipativo: tra le altre, metropoli come
Montevideo, Buenos Aires, Città del Messico, Barcellona, Parigi.
Anche in Italia la riflessione su questi temi si è avviata da tempo. Alcuni enti locali
hanno deciso di passare da una tradizione a carattere consultivo a progetti futuri
cresciuti con partecipazione e coscienza sociale molto più ampie.
La partecipazione attiva dei cittadini alle decisioni si sperimenta così a Venezia,
Modena, Roma (X e XI Municipi), Napoli, dove vengono nominati assessori o
delegati del sindaco al bilancio partecipativo; a Firenze e in altri 40 comuni della
Toscana, che stanno sperimentando l’Agenda 21. E ancora nei comuni della cintura
milanese di Mezzago e Vimercate e nel comune di Pieve Emanuele.
[www.wikipedia.org;
http://www.comune.massalombarda.ra.it/partecipazione/progetto_decido_anchio/%5D
L’esperienza di Porto Alegre (Brasile)
La prima esperienza di Bilancio Partecipato è stata realizzata a Porto Alegre in
Brasile a partire dal 1989.
La critica che viene spesso mossa a questo tipo di integrazione dei cittadini nella
gestione economica pubblica è la presunzione che subito ci toglieremmo le tasse
soffocando il servizio pubblico, che la gente baderebbe solo ai propri interessi più
immediati.
L’esperienza brasiliana ha invece dimostrato che i cittadini messi di fronte alla
responsabilità sanno prendere decisioni anche difficili in modo molto saggio.
La costruzione di una strada sulla “favela” è diventata l’occasione per il recupero
della zona e la ricostruzione altrove delle case abbattute con il finanziamento di
140.000 reais. I pescatori di fronte alle difficoltà sono stati tutelati e il Comune
investe tecnologicamente sul loro futuro.
Ma non solo: rafforzamento e democratizzazione dei servizi sociali e sanitari,
programmi contro la malnutrizione, asfaltatura delle strade e una rete di scarico delle
acque pluviali, fondamentale in un’area soggetta ad alluvioni.
I risultati concreti ottenuti sono strabilianti. Nel 1987, 400mila poveri abitavano in
200 favelas. Oggi molte favelas sono state riqualificate e urbanizzate, il 99% della
popolazione dispone di acqua potabile e il 92% di servizi igienici. Le scuole
comunali erano 29, oggi sono diventate 90 e l’evasione scolastica si è ridotta a meno
del 2%.
Ci sono progetti per lo sviluppo di piccole imprese e cooperative nell’ambito
dell’economia popolare solidale, con la costruzione di reti autogestite di produzione,
commercio, credito e consumo.
La formazione permanente e l’educazione alla democrazia partecipativa sono una
delle “fissazioni” di Porto Alegre, che si definisce “città educatrice” e utilizza le sue
scuole a pieno ritmo, di giorno e di sera. E gli indicatori dello sviluppo umano in
effetti sono da Nord del mondo: l’aspettativa di vita è di 70,3 anni, la mortalità
infantile è del 15 per mille, la popolazione alfabetizzata è il 97%.
Porto Alegre è considerata dall’ONU, che raccomanda il bilancio partecipativo
come “best practice”, una delle 40 città meglio gestite del mondo.
I Democratici Diretti – http://www.democraticidiretti.org