E’ tornata l’Estate e, purtroppo, ritorna la piaga dell’abbandono degli animali sulle strade alla partenza per le vacanze estive… questa è la storia di uno dei tanti.
PALLINO
Mi chiamavo Pallino, ero un cane.
Nella vita si può nascere cani, uomini, gatti… lombrichi.
E’ la vita che decide.
Io sono nato cane e mi hanno messo nome Pallino, in omaggio a uno scrittore russo, giacché il mio padrone era un intellettuale, un uomo per bene, distinto, con una posizione… così quel giorno i miei fratelli hanno sentito un brivido d’invidia.
Stavamo tutti insieme in una cesta, ma forse io ero il più bello, allora scelse me.
La proprietaria del negozio mi tolse dalla cesta e lui mi soppesò tenendomi per la collottola, sospeso sul bancone. Poi mi portò via.
Lo guardai mentre lasciava certi biglietti colorati, erano il mio prezzo, e la vecchia li contava soddisfatta… mi sa che sono stato un buon affare, così mi omaggiò d’un bel collare rosso con campanellino, che quando mi muovevo suonavo e tintinnavo, e continuavo a scuotere le orecchie infastidito.
Era la vigilia di Natale, una di quelle feste che piacciono tanto agli umani e fanno un gran baccano per le strade. Tutta un’agitazione.
Il mio padrone, l’uomo per bene, mi portava sotto braccio, distratto e piuttosto frettoloso… ma, a un certo punto, l’aria fredda della strada rimbalzò sulla mia pancia rosa di cane e mi scombussolò talmente che… insomma, mi vergogno a dirlo, ma feci la pipì sulla sua bella giacca. Forse fu allora che cominciò la nostra inimicizia; l’uomo distinto mi strattonò, mi spenzolò nel vuoto reggendomi per le zampe anteriori, mi rimbrottò aspramente e, ripulitosi alla meglio, dignitoso, mi portò a casa, sballottandomi per il collare come una valigia per il manico.
La casa era bella. Il suo tepore mi ricordò la mamma, la dolcezza del suo seno, il latte caldo e la sua lingua umida sul mio pelo ispido… mi commossi. Non vide l’uomo per bene la lacrima che mi scendeva sotto l’occhio, lui, lo capii più tardi, non vedeva quasi nulla.
A mezzanotte, Natale, conobbi tutta la famiglia.
Il padrone mi tirò fuori da una scatola con nastro, come un coniglio bianco dal cilindro, ed io, felice, scodinzolai ai suoi figli, due piccoli umani con le faccette sveglie che gridavano in coro: “Ecco Pallino! Grazie paparino!”
La padrona, la consorte dell’uomo per bene, non gridava… lei si preoccupava solo del tappeto… e comunque sentenziò che avrei dormito nello sgabuzzino, quella sarebbe stata la mia cuccia.
Però mi piacevano tanto i cuccioli di uomo. Anche io ero un cucciolo e tra cuccioli di tutte le razze ci s’intende bene: mi guardavano ed io li guardavo, mi sorridevano ed io, di rimando, sorridevo loro, alla maniera dei cani, con la coda.
Per un po’ mi sono pure domandato come fosse da cucciolo il mio padrone, l’uomo per bene.
Oggi i suoi piccoli mi mancano tanto, tanto ancora, ma il dolore, quello non va via, e non è stata colpa mia …
Si può nascere cane, uomo, gatto… lombrico.
E’ la vita che decide.
Finire sotto un camion, in autostrada, è stato il mio destino di cane abbandonato sulla strada.
Una mattina che i bambini dormivano, mi prese, lui, il padrone; lui tanto per bene mi disse:
“Andiamo a passeggiare, dai muoviti Pallino!”
ed io quasi ero contento, che sembrava il principio di una tregua.
Sapevo di avere mangiucchiato le ciabatte e fatto la pipì sul bel tappeto e me ne vergognavo, ma promettevo sempre, umiliato, che presto avrei imparato.
“Cosa diremo ai bambini?” chiedeva allarmata la padrona.
Ma lui, distinto, elegante, per bene, rispondeva: “I bambini dimenticano in fretta, basta comprar loro un giocattolo nuovo!”
Così quel camion in autostrada, quando la macchina del mio padrone e signore era lontana, quando non sapevo dove andare e il mio fiuto m’ingannava… quando il senso d’orientamento e la paura fanno la parte dei tiranni, e ti scoppiano nel cuore … quando la testa ti ronza e ti ripeti “adesso torna, lui è un uomo per bene… vedrai che ora torna indietro…” e ti sporgi meglio per vedere, e arrivi zigzagando sulla striscia di mezzeria, e un camion ti suona impazzito, ma quel suono ti rintrona e ti fa peggio, e barcolli, e hai solo il tempo d’infilare la coda tra le zampe… poi ti sfracelli tra le ruote…
Si può nascere cani, uomini, gatti… lombrichi.
E’ la vita che decide.
Io sono nato cane.
Francesca