IN AMERICA: Vivo con la mia famiglia in una cittadina del Texas settentrionale. Mio figlio di 7 anni vuole andare a pescare. Alle ore 14:27 di venerdì 19 aprile 1996, mi avvicino alla sezione articoli sportivi di K-MART. “In cosa posso esserle utile?” chiede il commesso di turno. “Vorrei una licenza di pesca.” “Certamente signore ci vorrà solo un momento. Posso vedere un suo documento?” Il commesso compila la licenza con il mio nome, cognome e il numero della mia patente di guida. “Sono dodici dollari e cinquanta signore.” Gli do i soldi, e il commesso mi porge la licenza: “Ecco signore, spero che ne abbocchino di belli grossi la fuori!” Saluto, ringrazio e alle ore 14:39 esco dal negozio K-Mart.
La mia nuova licenza di pesca, un cartoncino di circa 5 cm per 10, ha lo stemma dello Stato del Texas su un lato e sull’altro un paragrafetto fitto fitto di circa 150 parole che più o meno dice:
“Caro pescatore, grazie per aver acquistato questa licenza con la quale potrai pescare, insieme ai tuoi figli minorenni, per un anno in tutto lo Stato del Texas. Queste sono le poche e chiare regole che devi seguire. Ti auguriamo buon divertimento e nel caso tu avessi qualsiasi problema o dubbio chiamaci al numero verde 800 xxx xxxx, saremo lieti di essere al tuo servizio.”
Alle 15:30 mio figlio esce da scuola.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “SI FIGLIOLO, ANDIAMO.”
Alle 16:01 siamo sulla riva di un laghetto poco distante, alle prese con canne, lenze e ami. Il cielo si sta gonfiando di nuvole. Speriamo che abbocchi qualche pesce, prima che comincia a piovere!
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IN ITALIA. Da qualche anno vivo insieme alla mia famiglia a Latina. Mio figlio ormai dodicenne vuole andare a pescare. Per la verità è da quando ci siamo trasferiti nell’estate del ’98 che me lo chiede! Finalmente lunedì 26 febbraio 2001 mi arrendo alle continue richieste di mio figlio e decido di sfidare la burocrazia italiana. Alle ore 10:24 telefono allo Sportello del Cittadino del Comune di Latina. Mi informano che per la licenza di pesca devo rivolgermi in Provincia. Alle ore 10:39, il mio interlocutore della Provincia, mi fornisce gentilmente l’orario di apertura dell’Ufficio Caccia e Pesca e il nome dell’impiegato responsabile, che però oggi non è in sede.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO DOBBIAMO ASPETTARE.”
Mercoledì 28 febbraio, alle ore 10:17 varco la soglia dell’Ufficio Caccia e Pesca. L’impiegato responsabile è in consiglio, ma lo stesso signore col quale avevo parlato al telefono due giorni prima si offre di aiutarmi. Spiego che vorrei portare mio figlio dodicenne a pescare. Mi risponde che l’età minima per avere la licenza di pesca è di 14 anni. Bene, quindi se richiedo per me la licenza di pesca posso portare mio figlio a pescare? No perché ha meno di 14 anni. Allora come faccio a portarlo a pescare? Finalmente, insieme ad un sorriso complice, arriva la soluzione: “Faccia la licenza per lei e poi porti suo figlio. Se qualcuno dovesse controllare, gli dice che suo figlio sta solo reggendo un attimo la canna da pesca.” Elementare Watson! Come ho fatto a non pensarci da solo? Chiedo allora che mi rilasci una licenza di pesca. Commosso e disarmato da tanta ingenuità, mi spiega, con la stessa pazienza con la quale un maestro parlerebbe ad un bambino cocciuto, che non può rilasciarmi subito la licenza. Invece mi da la lista dei documenti necessari:
1. Domanda in carta da bollo da lire 20.000;
2. numero 3 fotografie uguali (semplici senza bollo);
3. ricevuta del versamento di Lire 88.000 sul c/c postale n. 27945005 intestato alla Regione Lazio;
4. ricevuta del versamento di lire 25.000 sul c/c numero 12596045 intestato alla Provincia di Latina;
5. marca da bollo di lire 20.000 ad applicare sulla licenza;
6. copia di un documento valido.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO, DOBBIAMO ANCORA ASPETTARE.”
Lunedì 5 marzo, alle ore 08:55 pago i due bollettini di c/c. Alle ore 09:33 acquisto due marche da bollo di lire 20.000 ciascuna. Alle ore 09:41 pago lire 10.000 per quattro foto-tessera. Alle ore 10:09 porto il tutto all’Ufficio Caccia e Pesca . L’impiegato responsabile oggi non c’è, ma consegno i documenti ad una signora gentile. “Quanto ci vuole?” “Circa 10 giorni.” “Può spedirmi a casa la licenza?” “Si.” Risponde la signora gentile, visibilmente compiaciuta per i recenti passi da gigante della Pubblica Amministrazione. Scrive a matita sulla domanda: SPEDIRE A CASA, e traccia una freccia fino al mio indirizzo.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO, DOBBIAMO ANCORA ASPETTARE.”
Mercoledì 14 marzo, alle ore 12:03 l’impiegato responsabile non c’è. La signora gentile mi porta in una stanza con due scrivanie. Dietro la scrivania vicina alla porta, è seduta una donna di mezza età, immobile, occhi bassi, faccia infelice. La signora gentile ignora la signora infelice. Io la saluto con un caloroso “buongiorno” ma la signora infelice pare non udire. Sopra la scrivania vicino alla finestra c’è una pila di cartelle, ognuna contenente una pratica diversa. Trovata la mia, scopriamo che manca la firma del Dirigente. “Domani alla stessa ora sarà pronta.” Dice la signora gentile.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO, DOBBIAMO ANCORA ASPETTARE.”
Giovedì 15 marzo, alle ore 12:16 l’impiegato responsabile e la signora gentile non ci sono. Mi affaccio all’uscio della stanza con due scrivanie. La signora infelice è nella medesima postura di 24 ore prima. “Buongiorno. Sono venuto per ritirare la licenza di pesca.” “ Parli con l’impiegato responsabile.” risponde la signora infelice senza alcun movimento percettibile. “Ma non c’è nessuno…” “…allora deve aspettare.” risponde con voce stizzita. E un fremito di vitalità le percorre il corpo. Dopo alcuni minuti arriva un signore (l’impiegato responsabile?) “Le licenze sono alla firma del Dirigente che è in consiglio. Torni oggi pomeriggio.”
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO, DOBBIAMO ANCORA ASPETTARE.”
Lunedì 19 Marzo (festa del papà), alle ore 10:22 insieme alla signora gentile entriamo nella stanza con due scrivanie. La signora infelice ha riassunto la sua postura naturale e non reagisce ai miei buongiorno di ingresso e di uscita. Alle ore 10:24, dopo aver firmato un registro dalle dimensioni spropositate, divengo titolare di un libretto di 20 pagine (compresa la copertina) intitolato LICENZA DI PESCA CATEGORIA B.
Le prime pagine sono un’esplosione di timbri, firme e marche da bollo. Le pagine centrali sono predisposte a ricevere altre marche da bollo, ricevute di versamenti su c/c postale, e annotazioni di condanne e contravvenzioni. Nelle ultime pagine vi sono delle iscrizioni in pura lingua burocratese. Alcuni brani assomigliano vagamente all’italiano: “…nel caso di smarrimento o di distruzione della licenza non può rilasciarsi un duplicato del documento, bensì una nuova licenza dietro pagamento dei relativi tributi. Nel caso in cui la licenza resa logora per l’uso non risponda più agli scopi per i quali detto documento fu voluto dalla legge, è obbligatorio munirsi di una nuova licenza.” Seguono una serie di oscure minacce per chi non osserva “…il diritto di terzi e le limitazioni stabilite dalle vigenti disposizioni…” poi viene spiegato che “…per quanto riguarda gli attrezzi l’efficacia della licenza s’intende limitata a quelli consentiti nelle acque ove si effettua la pesca…”
Non avendo studiato lingue morte, l’unica cosa che comprendo è che se vorrò portare mio figlio a pescare dovrò trasformarlo in un pescatore di frodo ed abituarlo sin da piccolo all’illegalità e al sotterfugio.
“PAPÀ ANDIAMO A PESCARE?” “NO FIGLIOLO, NON VEDI CHE STA PER PIOVERE?!”
Salvatore Antoci