Archivio Mensile: Aprile 2006

Europan…incontriamoci per capire

Di seguito l’articolo pubblicato questa mattina su Latina Oggi, che mette in risalto l’ennesimo progetto nato dal nostro sito, riguardo l’organizzazione di un prossimo incontro circa il progetto EUROPAN.
Si tratta di una iniziativa estremamente interessante, sulla quale però, pochi sanno, se non gli addetti ai lavori.
Crediamo quindi sia utile affrontare la questione coinvolgendo la maggior parte delle persone che potranno spiegarci cos’ è Europan, in quale fase si trova e quali potranno essere le reali ripercussioni sul nostro territorio (Q4-Q5).
Vi terremo ovviamente informati circa la data ed il luogo dell’incontro.

Ferdinando Cedrone

[img align=left]http://www.q4q5.it/uploads/img443d42efd5842.jpg[/img]

Osservazioni al PTPR

Giovedì 13 aprile, alle ore 9,30, si riunirà in seduta straordinaria il
consiglio comunale con all’ordine del giorno:
Legge regionale 24/98 – osservazioni al PTPR (Piano Territoriale
Paesistico …(continua)
Testo completo della notizia:
http://www.comune.latina.it/news.php?id=2064

Salviamo il Volley Latina

La città intervenga perché è da serie A

Fissata per martedì 11 aprile alle ore 18.30 presso la sala conferenze del Palazzo della Cultura l’adunanza di chi vuole salvare la squadra del Volley di Latina dalla cessione del titolo.

Sono invitati a partecipare cittadini, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei sindacati, gli imprenditori, i politici, insomma chiunque voglia attivamente dare il proprio contributo in termini di idee ed energie alla città.

Il primo atto del gruppo di tifosi ed appassionati al Volley, ma soprattutto di cittadini che nel tentativo di mettere in campo ogni energia possibile perché la città di Latina non perda un altro dei suoi fiori all’occhiello (la partecipazione al campionato di serie A1 di pallavolo), è stato inviare a tutti i quotidiani della città una lettera aperta.
I media locali hanno prontamente pubblicato cogliendone appieno il significato e mostrando grande sensibilità al tema.
Il testo della missiva invitava gli imprenditori pontini a rivendicare un ruolo di guida di una società civile, sociale, culturale, economica, sportiva che purtroppo spesso ha visto le proprie prospettive di crescita non esaltate da una incapacità a fare sistema.
Questa, la capacità di mettersi insieme intorno ad un tavolo per creare sinergie per un interesse comune è proprio ciò che l’azione del gruppo di appassionati cittadini vorrebbe sviluppare con l’aiuto di tutti quelli che abbiano in comune l’amore per una città che merita la serie A e che rischia di perderla.
La pubblicazione della lettera, di cui si ringrazia ancora gli organi di stampa, ha creato le condizioni per due incontri che si sono svolti l’altro ieri e ieri sera proprio tra gli animatori (un gruppo in continua espansione) del progetto “Latina è da serie A1” (oppure “Latina merita la A1”).
A ricevere i rappresentanti dei firmatari del primo appello sono stati Luigi Goldner da sempre punto di riferimento della Top Volley e Lucio Benacquista, Presidente sportivo del sodalizio.
Al termine degli incontri è risultata ancora più reale la sensazione che Latina rischi seriamente di perdere la seria A.
Goldner non ha fatto mistero di voler cedere il titolo perché –afferma- in questa provincia non ci sono ne le energie ne i soldi per un progetto imprenditoriale da serie A.
Benacquista ha affermato di essere ancora disponibile ad impegnarsi anche in futuro perché la pallavolo del massimo rispetto rimanga a Latina.
La Top Volley ha poi confermato (con un comunicato stampa) l’esistenza di trattative con Roma per la cessione del titolo, ed anzi, ha più volte comunicato che i margini di manovra per poter organizzare un progetto interamente latinense sono strettissimi.
Stando così le cose il gruppo “Latina è da serie A” intende chiamare a raccolta tutte le energie del territorio perché almeno per una volta con un iniziativa che parta anche dal basso e che mostri spirito di appartenenza ad una comunità (che anche così si costituisce ) si giunga ad un risultato: tenere Latina in serie A1.
Tale risultato sarebbe importante perché mantenere ai vertici di un campionato nazionale una squadra nerazzurra è un simbolo di come la società pontina (ormai animata anche da giovani che stanno emergendo in diversi ambiti professionali ed imprenditoriali) voglia dare un maggiore impulso alle iniziative che costituiscono il fiore all’occhiello della città invertendo così anche una tendenza che in taluni contesti si è manifestata perdente.
Per questo chiunque condivida lo spirito e gli obiettivi sopra descritti è invitato a partecipare all’assemblea che si terrà martedì 11 aprile alle ore 18.30 presso la sala conferenze del Palazzo della Cultura.
Sono invitati tutti i cittadini, i rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei sindacati, gli imprenditori, i politici, insomma chiunque voglia fattivamente dare il proprio contributo in termini di idee ed energie alla città.

Firmato: Dott. Daniele Cerisano, Matilde Marongiu, Dott. Massimiliano Roccato, Ermanno Zaccheo, Lara Marongiu, Dott. Massimiliano D’Erme, Dott. Paolo Pesce, Avv. Roberto Cerisano, Gianni Molon, Arch. Daniela Prandi, Dott.ssa Nicoletta D’Erme, Arch. Luca Cornia, Avv. Ignazio Raimondo, Avv. Antonio Pierro, Dott.ssa Emma Marangon, Dott.ssa Sabrina Marangon, Noemi Corelli, Dott. Marzio Trambaioli, Isacco Virosi, Dott.ssa Rita Corsi, Dott. Alessandro Di Vito, Dott. Francesco Loffredo, Chiara Buzzanca, Sabrina Altavilla, Simona Calzati, Dott. Francesco Silipo, Dott.ssa Linda Faiola, Andrea Arvieri, Martina Bartolomucci, Danilo Benigni, Valentina Biasucci, Claudio Biasucci, Stefano Bocchino, Francesco Cardarello, Matteo Clema, Roberta Conti, Alessandra D’Agostini, Patrizia De Fabritiis, Emanuela Fabri, Nunzio Fiorenza, Alessandro Fiorillo, Daniele Galli, Attilio Giacobone, Silvia Iacoacci, Elisa Iazzetta, Giovanna La Rocca, Francesca Mariani, Cristian Mariani, Barbara Matarese, Gaetano Matarese, Cristina Mele, Roberto Micali, Enrica Montini, Gianluca Montini, M. Teresa Olivieri, Alessia Ottavini, Federica Paccassoni, Spartaco Parente, Mauro Pasquali, Gabriele Picano, Fabio Piccolo, Fulvia Porcelli, Fabio Porcelli, Fabio Quintini, Emanuele Renzi, Noemi Rossi, Massimo Rossi, Matteo Ruggirei, Michela Ruggirei, Angelica Salaro, Mariella Salomone, Amedeo San Marco, Luca San Marco, Tommaso Santoro Cayro, Antonio Testa, Simona Tomassini, Giorgia Troini, Sara Visco, Desdemona Viselli, Claudio Raimondo.

Contatti ed Info:
Ignazio Raimondo 335.7050100; Emma Marangon 348.3201042; Ermanno Zaccheo 348.5544034;

Su “Latina Oggi” la nostra iniziativa “Puliamo l’Oasi Verde”

Ringraziamo il quotidiano Latina Oggi, per aver pubblicato, oggi, un altro bell’articolo sulla nostra iniziativa:

“PULIAMO L’OASI VERDE” del 23 aprile prossimo.
Cogliamo l’occasione per invitarvi tutti e farvi portavoce di questa importante iniziativa.

Ferdinando Cedrone

[url=http://www.i4it.it/LatinaOggi2/openPdf.php?pdf=pag08latina&day=09_4_2006]Pag. 8 Latina Oggi. Clicca qui per vedere l’articolo in PDF.[/url]

Articolo del 090406 su Latina Oggi
[img align=left]http://www.q4q5.it/uploads/img443c20cf0f9c2.jpg[/img]

COMUNICATO STAMPA

Sicurezza e vivibilità in Q4 e Q5 – parte una sperimentazione pilota
Dalla metà di aprile partirà la sperimentazione di un servizio di assistenza nei quartieri Nuova Latina e Nascosa, sui contesti a maggiore disagio sociale.
La realizzazione del progetto sarà sostenuta con il supporto operativo dei volontari di due associazioni di volontariato della protezione civile – l’Associazione nazionale Carabinieri Nucleo di volontariato ed i volontari di vigilanza ambientale V.V.A.. Il progetto è finanziato dalla II Circoscrizione Latina Ovest.
Il servizio nasce dalla forte necessità di conoscere più a fondo e monitorare le situazioni di disagio sociale oggi più marcate, con un’attenzione speciale ora rivolta ai centri commerciali e residenziali Lestrella (quartiere Nuova Latina) e Nascosa (quartiere Nascosa).
La presenza dei volontari negli orari pomeridiani consentirà di rilevare eventuali situazioni critiche ed elaborare di conseguenza proposte mirate di intervento. Si punta al miglioramento di condizioni che trasformino spazi di aggregazione di fatto in “piazze” più accoglienti e frequentabili in particolar modo per ragazzi ed anziani.
“Lo stanziamento di limitate risorse economiche da parte della Circoscrizione non ci consente nell’immediato un intervento strutturato e duraturo nel tempo”, ribadisce la presidente Marilena Sovrani. “Questa azione concreta è il frutto di un’analisi condivisa tra la cittadinanza, le realtà aggregate che oggi sono toccate dalle questioni e le istituzioni locali già intervenute, in primis il Comune e le forze di sicurezza. Ogni sforzo compiuto per rimuovere le note criticità – fenomeni di baby gang, furti alle attività commerciali, atti vandalici – è teso a restituire livelli più alti di vivibilità e sicurezza”.
Sistemi di maggiore illuminazione e meccanismi di sorveglianza sono le altre modalità di intervento allo studio in queste settimane, compresa una maggiore presenza delle forze dell’ordine anche nelle ore serali e notturne.
Le cronache che negli ultimi mesi hanno registrato numerose vicende negative, in particolare in questi centri mal strutturati, sono manifestazioni di devianza sociale, che turbano la serenità di chi abita e frequenta tali ambienti. Tra le modalità di intervento, il progetto in partenza garantirà infatti comunicazioni tempestive al Comando dei Carabinieri o alla Questura di Latina, ad ogni eventuale situazione critica che verrà rilevata.
Senza allarmismi, ma con la dovuta attenzione ai fenomeni che necessitano di interventi adeguati e tempestivi. Il disagio giovanile sollevato dalle realtà sociali attive in questi quartieri – dalla parrocchia di San Luca alle associazioni culturali e ricreative – vuole essere rimosso a partire dalla salvaguardia di quei punti di aggregazione che di fatto oggi sono riconosciuti e frequentati da coloro che vivono i due quartieri.
Del servizio è stata data comunicazione al Prefetto, Al Sindaco, al Questore e al Comandante dei Carabinieri di Latina

Latina 05-04-06 Marilena Sovrani
Presidente II Circoscrizione Latina Ovest

parcheggio selvaggio

mimmo05 ha inviato la seguente segnalazione:

Abito nel palazzo che si trova precisamente nel piazzale dove si svolge il mercato settimanale (buona iniziativa) ma critico il parcheggio selvaggio dei visitatori del mercato stesso che quasi tutti i sabati mi impediscono di uscire con l’auto da casa…si potrebbe trovare una soluzione idonea a noi residenti ed ai visitatori .?..ciao Mimmo

Lo strano caso del cartello rubato a mezzanotte.

C’è un detto che dice: La mamma dei cretini è sempre incinta.
Che sia proprio così?
Nel qual caso la percentuale, nei quartieri Q4 e Q5, sembra essere pericolosamente elevata, alla luce di un ultimo avvenimento a dir poco “demenziale”: il furto del cartello Largo I. Montemezzi, con le date e lo stemma del Comune.
Sì, proprio quello, il cartello tanto agognato, che tanto aveva fatto discutere, e che alla fine, grazie ai ripetuti interventi dell’amico 2×4 e all’interessamento di Alex presso la ditta incaricata dal Comune, era stato posizionato miracolosamente al proprio posto.
Ma la cosa è durata poco, pochissimo… direi una manciata di giorni, perché nottetempo qualcuno lo ha tranquillamente smontato dal suo paletto, che ora è lì piantato, privato di alcun senso, così “mutilato”.
Ho fatto notare il furto alla stazione mobile della Polizia, che stazionava qualche mattina fa proprio nel largo, e ho fatto volutamente rilevare che questi atti si consumano quasi esclusivamente di notte… a buon intenditor…
A volte mi dicono tu ridi per non piangere, io rispondo: sì, perché alcune cose sono così spropositate da far ridere, pur “piangendo dentro” per il ridicolo di cui, troppo sovente, deve tingersi questa nostra umanità. Ovvio che la lista dei mali più gravi di un cartello rubato è assai lunga, non vale la pena di prendersela troppo, ma resta comunque il fatto che per riavere il cartello dovranno passare, chissà, altri due anni…  e comunque si tratta pur sempre delle ennesime spese inutili che ricadono su tutta la comunità, nonché del tentativo o del rischio (come preferite) di scoraggiare e vanificare l’impegno che ciascuno nel suo piccolo si assume per migliorare la qualità della vita nei nostri quartieri… è come Penelope con la tela, tesseva di giorno e poi disfaceva di notte. Ma qui a disfare è qualcun altro, e per ragioni che non riesco proprio a indagare.
Forse al momento si potrebbe almeno riposizionare quel cartello provvisorio che era stato installato qualche mese fa… anche per vedere stavolta quanto dura e trarre poi le nostre conseguenti conclusioni.
Saluti a tutti
Baol

Decalogo contro l’apatia politica

di GUSTAVO ZAGREBELSKY – Decalogo contro l’apatia politica

Secondo un luogo comune, l’attaccamento alla democrazia si svilupperebbe da solo, causa ed effetto della democrazia stessa: tanta più democrazia, tanta più virtù democratica. Un circolo meraviglioso! La democrazia sarebbe l’ unica forma di governo perfettamente autosufficiente, rispetto a ciò che Montesquieu denominava il suo ressort, la molla spirituale. Basterebbe metterla in moto, all’inizio; poi, le cose andrebbero da sé per il meglio. Ebbene, a distanza di qualche decennio dalla Costituzione, uno scritto famoso di Norberto Bobbio (Il futuro della democrazia, 1984) tra le «promesse non mantenute» della democrazia indicava lo spirito democratico. Invece dell’attaccamento, cresce l’apatia politica. In Italia, e forse non solo, si è democratici non per convinzione, ma per assuefazione e l’assuefazione può portare alla noia, perfino alla nausea e al rigetto. E’ pur vero che la partecipazione può improvvisamente infiammarsi e l’ indifferenza può essere spazzata via da ventate di mobilitazione, in situazioni eccezionali. Sono però reviviscenze che non promettono nulla di buono. Gli elettori, eccitati, si mobilitano su fronti opposti per sopraffarsi, al seguito di parole d’ordine elementari: bene-male, amore-odio, verità-errore, vita-morte, patriottismo-disfattismo, ecc., cose che lestofanti della politica spacciano come rivincita dei valori sul relativismo democratico. Parole che potranno forse servire a vincere le elezioni ma intanto spargono veleni, senza che un’ opinione pubblica consapevole sappia difendersi, dopo che la routine l’ ha resa ottusa. Un difetto e un eccesso: l’uno indebolisce, l’ altro scuote alle radici. Apatia e sovreccitazione sono qui a dimostrare che l’ ethos della democrazia non si produce da sé. Monarchie, dispotismi, aristocrazie e repubbliche hanno avuto i loro pedagoghi… Le rivoluzioni hanno avuto i loro catechismi. La democrazia invece ha politologi e costituzionalisti. Non bastano. Il loro compito è studiare e spiegare regole esterne di funzionamento ma ciò che qui importa, il fattore spirituale, normalmente sfugge. Il loro pubblico, poi, non è certo il cittadino comune, come dovrebbe essere, in quanto si sia in democrazia. Naturale dunque è che si guardi alla scuola e al suo compito di formazione civile.
Il decalogo che segue è una semplice proposta.
1)La fede in qualcosa che vale. La democrazia è relativistica, non assolutistica. Come istituzione d’ insieme, non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli su cui si basa. Deve cioè credere in se stessa e sapersi difendere, ma al di là di ciò è relativistica nel senso preciso della parola:
fini e valori sono da considerare relativi a coloro che li propugnano e, nella loro varietà, ugualmente legittimi. Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma, sono incompatibili. La verità assoluta e il dogma valgono nelle società autocratiche, non in quelle democratiche. Dal punto di vista dei singoli, invece, relativismo significa che «tutto è relativo», che una cosa vale l’ altra, cioè che nulla ha valore. In questo senso, cioè dal punto di vista dei singoli, relativismo equivale a nichilismo o scetticismo. Ora, mentre il relativismo dell’ insieme è condizione della democrazia, nichilismo o scetticismo sociali sono una minaccia. Se non si ha fede in nulla, perché difendere una forma di governo come la
democrazia che vale in quanto le proprie convinzioni possono essere fatte valere? Per lo scettico, democrazia o autocrazia pari sono. Rallegriamoci dunque se la democrazia, come insieme, è relativistica. Solo così la società può essere libera; chi se ne duole, nasconde pensieri autocratici. Impegniamoci però in ogni luogo per scuotere l’ apatia, promuovere ideali, programmi e, perché no, utopie.
2) La cura delle individualità personali. La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. Come Tocqueville ha antiveduto, la massificazione è un pericolo mortale. Proprio la democrazia, proclamando un’ uguaglianza media, può minacciare i valori personali annullando individui e libertà nella massa informe. E la massa informe può accontentarsi di un demagogo in cui identificarsi istintivamente. I regimi totalitari del secolo scorso sono la riprova: una democrazia senza qualità individuali si affida ai capipopolo e questi, a loro volta, hanno bisogno di uomini-massa, non di uomini-individui. Per questo, la democrazia deve curare l’ originalità di ciascuno dei suoi membri e combattere la passiva adesione alle mode. Dobbiamo vedere con preoccupazione l’appiattimento di molti livelli dell’ esistenza, consumi e cultura, divertimenti e comunicazione: tutti «di massa». Chi non si adegua, nel migliore dei casi è un “originale”, nel peggiore uno “spostato”. Non è questa certo la prima volta che ci si rivolge proprio alla scuola perché alimenti, e non reprima, caratteri e vocazioni
personali delle giovani vite con cui ha a che fare.
3) Lo spirito del dialogo. La democrazia è discussione, ragionare insieme; è, socraticamente, filologia. Chi odia discutere, il misologo, odia la democrazia, forma di governo discutidora. Alla persuasione preferisce l’ imposizione. Maestro insuperabile dell’ arte del dialogo, cioè della filologia, è certo Socrate, cui si deve la denuncia di due opposti pericoli. Vi sono – dice – “persone affatto incolte”, che “amano spuntarla a ogni costo” e, insistendo, trascinano altri nell’ errore. Vi sono poi però anche coloro che “passano il tempo nel disputare il pro e il contro, e finiscono per credersi i più sapienti per aver compreso, essi soli, che, sia nelle cose sia nei ragionamenti, non c’ è nulla di sano o di saldo, ma tutto va continuamente su e giù”. Dobbiamo guardarci da entrambi i pericoli, l’ arroganza del partito preso e il tarlo che nel ragionare non vi sia nulla di integro. Per preservare l’ onestà del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verità dei fatti. Sono dittature ideologiche, quelle che li manipolano, travisano o addirittura creano o ricreano ad hoc. Sono regimi corruttori delle coscienze «fino al midollo», quelli che trattano i fatti come opinioni e instaurano un «nichilismo della realtà», mettendo sullo stesso piano verità e menzogna. Gli eventi della vita non sono più «fatti duri e inevitabili», bensì un «agglomerato di eventi e parole in costante mutamento (su e giù, per l’appunto), nel quale oggi può essere vero ciò che domani è già falso», secondo l’interesse del momento (Hannah Arendt). Perciò, la menzogna intenzionale – strumento ordinario della vita pubblica – dovrebbe trattarsi come crimine contro la democrazia. Né intestardirsi, dunque, né lasciar correre, secondo l’
insegnamento socratico. Il quale ci indica anche la virtù massima di chi ama il dialogo: sapersi rallegrare di scoprirsi in errore. Chi, alla fine, è sulle posizioni iniziali, infatti, ne esce com’ era prima; ma chi si corregge ne esce migliorato, alleggerito dell’ errore. Se, invece, si considera una sconfitta, addirittura un’umiliazione, l’ essere colti in errore, lo spirito del dialogo è remoto e dominano
orgoglio e vanità, sentimenti ostili alla democrazia.
4) Lo spirito dell’ uguaglianza. La democrazia è basata sull’ uguaglianza; è insidiata dal privilegio. L’uguaglianza è isonomia – «la più dolce delle parole» – l’ uguaglianza delle leggi, che, in Grecia, precedette il secolo glorioso della democrazia ateniese. Senza leggi uguali per tutti – pensiamo ai privilegi, alle leggi ad personas – la società si divide in caste e la vita collettiva diventa dominio di oligarchie. Il privilegio crea arrivismo e rincorse perverse. Se la mobilità e gli accessi in alto esistono, la società è sottoposta a stress dal carrierismo diffuso, con disagio, frustrazioni, perfino suicidi; se si chiudono, per insufficiente mobilità, si ingenera un terribile male distruttivo, l’ invidia sociale. Tanto sono evidenti, non occorrono esempi della caduta attuale dello spirito di uguaglianza. Si tratta anzi di un rovesciamento: l’ammirazione sta al posto del disprezzo verso i privilegiati, esempi da imitare nel
modo di pensare e nello stile di vita. C’ è un luogo di culto sociale che esprime lo spirito autentico del nostro tempo: lo stadio. Si faccia attenzione alle stratificazioni del pubblico. Alla tribuna volgarmente denominata dei vip, dove siedono i prominenti di politica, finanza, mondanità, si volgono gli occhi di diecine di migliaia di potenziali clientes che, invece di avvertire l’ indecenza della situazione, farebbero di tutto per esservi ammessi.
5) Il rispetto delle identità diverse. In democrazia le identità particolari sono ininfluenti sul diritto di stare in società. Non è stato così in passato; non è pienamente così neppure ora. Oggi, il problema della coesistenza di identità plurime è di natura etnico-culturale e religiosa; storicamente, è stato religioso, derivando dal distacco della Riforma dalla Chiesa di Roma. In nome dell’ ordine interno, col principio cuius regio, eius et religio, a metà del ‘500 si impose in Europa l’ identità di religione agli abitanti le medesime terre, rendendo sì possibili le migrazioni da uno stato all’ altro per difendere, insieme alla vita, la fede, ma permettendo la persecuzione religiosa
entro ciascuno Stato. L’ idea della tolleranza nacque per consentire di tenere insieme terra e fede, per non dover perdere l’ una volendo conservare l’ altra. Ma non alla tolleranza si rivolge la democrazia. Il contesto è diverso. L’ assolutismo, quando si ammorbidisce, può parlare di tolleranza; non la democrazia, cui si addice invece il linguaggio della cittadinanza, uguale per tutti. Onde il concetto di
identità, se deve valere per riconoscere e proteggere le culture diverse, è irrilevante per la partecipazione alla vita pubblica. Il rischio viene ora da un nuovo richiamo all’ unione tra potere civile e religione. Storicamente, essa ha posto la vita religiosa sotto la potenza degli Stati. Oggi, «atei-clericali», o come li si possa chiamare, mirano al rovescio: cuius religio, eius et regio, in un ambiguo intreccio di potere civile e religioso in cui l’ uno si appoggia sull’ altro (Stefano Levi della Torre). Una nuova alleanza tra trono e altare, una minaccia di rinnovate intolleranze su ampia scala. Questi problemi sono particolarmente vivi nel riflesso che hanno con riguardo ai simboli, velo islamico o crocifisso cristiano. La democrazia non ne può impedire l’ esposizione a nessuno in particolare, ma
nessuno, a sua volta, può farne uso aggressivo. Se e quando prevarrà il reciproco rispetto, un problema che oggi appare tanto acuto, all’ identità associandosi l’esclusione, si supererà da sé, senza bisogno di soluzioni giuridiche. Molto può la scuola nel promuovere la reciproca accettazione e con ciò abbassare l’ insolenza dei segni distintivi.
6) La diffidenza verso le decisioni irrimediabili. La democrazia implica la rivedibilità di ogni decisione (sempre esclusa quella sulla democrazia stessa). Le soluzioni definitive ai problemi, senza possibili ripensamenti e correzioni, sono dei regimi della giustizia e verità assolute. In quanto perennemente dialogica, la democrazia non ha e non può volere verità né a priori, come frutto per esempio di mandati divini, né a posteriori, come conseguenza di decisioni popolari, anche se unanimi. La strada per dire: «ci siamo sbagliati» deve restare sempre aperta. Non è privo di significato che le democrazie siano prevalentemente orientate contro la pena di morte e contro la guerra, due decisioni dagli effetti irreversibili. Le autocrazie, invece, non hanno scrupoli. Possono fondarsi, come in de Maistre, sull’ elogio congiunto della forza armata e del boia, naturali prosecuzioni della verità assoluta. Tutti comprendiamo quanto le decisioni irreversibili possano pregiudicare la discussione in materie oggi divenute cruciali, come la bioetica, la tecnologia applicata ai temi della vita, della morte e della salute o il rapporto tra l’ essere umano e la natura – tutte esposte al rischio di scelte senza ritorno.
7) L’ atteggiamento sperimentale. La democrazia è orientata da principi ma deve imparare quotidianamente dalle conseguenze dei propri atti. E’ scontata la citazione della weberiana etica della responsabilità, accanto all’ etica della convinzione. Non è così per i regimi della verità assoluta. Essi non temono le conseguenze. Fiat veritas, fiat iustitia, pereat mundus. Lo spirito democratico è invece quello in cui convinzioni e conseguenze formano il campo di tensione che determina le norme dell’agire responsabile. Ogni progetto realizzato apre problemi che rimettono in discussione il progetto. L’ esperienza è il banco di prova della teoria. Immergersi in questa tensione forma il carattere, rende accettabili le sconfitte e promuove nuove energie. Sotto questo aspetto, l’istituzione scolastica da noi è particolarmente carente, orientata com’ è all’astrattezza che genera distacco dal mondo, induce alla rinuncia e invita all’individualismo chiuso in se stesso.
8) Coscienza di maggioranza e coscienza di minoranza. In democrazia, nessuna deliberazione si interpreta nel segno della ragione e del torto. Non vale la massima terroristica: vox populi, vox dei. Essa solo apparentemente è democratica poiché nega il diritto della minoranza, la cui opinione, per opposizione, si direbbe vox diaboli. Vox populi, vox hominum, invece; voce di esseri fallibili ma disposti a riconoscere i propri errori. Il motore di questo movimento sta non nella maggioranza, ma nelle minoranze che fanno loro il motto «distinguìti dalla maggioranza nel compiere ciò che ritieni giusto». La loro ragione d’ essere è la sfida alla deliberazione presa, in previsione di un’ altramigliore. Per questo, la prevalenza di una maggioranza su una minoranza non è la vittoria della prima e la sconfitta della seconda ma l’ assegnazione di un duplice onere: alla maggioranza, dimostrare nel tempo a venire la validità della decisione presa; alla minoranza, insistere su ragioni migliori. Ond’ è che nessuna votazione, in democrazia (salvo quelle che instaurano la democrazia stessa) chiude definitivamente la partita, perché il terreno per la sfida di ritorno è sempre aperto.
9) L’ atteggiamento altruistico. La democrazia è forma di vita di esseri umani solidali. La virtù repubblicana di Montesquieu è questo: amore per la cosa pubblica e disponibilità a mettere in comune qualcosa, anzi il meglio di sé: tempo, capacità, risorse materiali. Ciò costituisce la res publica come risorsa comune cui tutti possono attingere. L’ emarginazione sociale è dunque contro la democrazia e l’ idea che nessuno possa essere lasciato a se stesso non è elemento accidentale della democrazia. L’ alternativa è il darwinismo sociale, l’ ideologia crudele che legittima la fortuna dei forti e abbandona i deboli alla loro sorte. Dire queste cose a un pubblico di insegnanti che quotidianamente hanno a che fare con studenti che eccellono e con altri che faticano a tenere il passo significa evocare problemi che essi conoscono bene e solidarizzare con la loro fatica.
10) La cura delle parole. Essendo la democrazia dialogo, gli strumenti del dialogo, le parole, devono essere oggetto di cura particolare, come non è in nessun’altra forma di governo. Cura duplice: quanto al numero e alla qualità. (a) Il numero di parole conosciute e usate è proporzionale al grado di sviluppo della democrazia. Poche parole, poche idee, poche possibilità, poca democrazia. Quando il nostro linguaggio politico si fosse rattrappito al solo sì e no, saremo pronti per i plebisciti; e quando conoscessimo solo più i sì, saremmo ridotti a gregge. Il numero delle parole conosciute, inoltre, assegna i posti nella scala sociale. Ricordiamo ancora la scuola di Barbiana? Comanda chi conosce più parole. Il dialogo, per essere tale, deve essere paritario. Se uno solo sa parlare, o conosce la parola meglio di altri, la vittoria non andrà al logos migliore, ma al più abile con le parole, come al tempo dei sofisti. Ecco perché la democrazia esige una certa uguaglianza nella distribuzione delle parole. «E’ solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’ espressione altrui. Che sia ricco o povero importa di meno». Ed ecco perché una scuola ugualitaria è condizione di democrazia. (b) La qualità delle parole. Per l’ onestà del dialogo, le parole non devono essere ingannatrici. Parole precise e dirette; basso tenore emotivo, poche metafore; lasciar parlar le cose attraverso le parole, non far crescere parole su parole. Le parole, poi, devono rispettare, non corrompere il concetto. Altrimenti, il dialogo diventa un modo di trascinare gli altri dalla tua parte con la frode. Ancora impariamo dal Socrate del Fedone: «il concetto vuole appropriarsi del suo nome
per tutti i tempi». Il mondo della politica è dove questo tradimento si consuma più che altrove, a incominciare per l’ appunto dalla parola «politica». Politica viene da polis e politéia, due concetti che indicano arte, scienza e attività dedicate alla convivenza. Ma oggi si parla di politica di guerra, segregazionista, espansionista, coloniale, ecc. «Questa è un’ epoca politica – ha scritto Orwell. La guerra, il fascismo, i campi di concentramento, i manganelli, le bombe atomiche sono ciò a cui pensare». Altro inganno: la libertà, da protezione degli inermi contro gli abusi del potere è diventata, nell’ uso «politico», scudo dietro il quale i potenti nascondono la loro prepotenza. Inganni, dunque.
A chi pronuncia parole come queste siamo autorizzati a chiedere: da che parte stai? Degli inermi o dei
potenti? …

Baol

Ex Icos che “schifos” !

Qualcuno di Voi si è mai fatto una passeggiata nei pressi dell’edificio ex Icos ???
Io si, qualche giorno fa durante le mie consuete passeggiate festive passando da quelle parti (vicino il semaforo a raso) sono entrato, senza nessun problema in quanto la recinzione presente è praticamente distrutta.
All’interno dell’area la situazione è indescrivibile. Discarica rifiuti ingombranti, perico, degrado ecc.
L’edificio, sia all’interno che all’esterno è stato privato da vandali di tutto (porte, vetrate, marmi, tubazioni, rivestimenti).
Pare che sia stato acquistito dal Comune di Latina e molto probabilmente sarà realizzata la caserma della Guardia di Finanza (attualmente al palazzo M), c’è da notare che il degrado della Icos ormai regna da anni.
Vedete le foto che ho realizzato.
Vincenzo

Piccoli falegnami: le domeniche al Morbella

Una domenica alla riscoperta degli antico mestiere del falegname, nella piazzetta centrale del Centro Commerciale Morbella dalle ore 16: 00 alle ore 20:00 con Nestore Di Giorgio, artigiano di Sabaudia che reduce da fiere ed esposizioni allestirà uno spazio anche a Latina.
Un laboratorio gratuito di manualità lignea nei pomeriggi delle domeniche di primavera. Si creerà un appuntamento fisso di gioco e scoperta.
Il laboratorio si chiama: Lusorius (www.lusorius.com). Produce opere in legno unendo l’antica tradizione artigianale e la ricerca di materiali, alle attrezzature e metodologie naturali ed innovative. I prodotti lavorati sono frutto d’impegno, creatività ed amore per l’ambiente.
Il laboratorio artigianale di manualità creativa è rivolto ai bambini dai 5 ai 14 anni .
In ogni appuntamento si insegnerà direttamente ai bambini a giocare con il legno a sviluppare la propria manualità cercando di mantenere viva le tradizione artigianale, l’unica che rende ogni pezzo unico ed irripetibile.
I risultati riportati dai laboratori precedenti sono sorprendenti, bambini di scuole elementari e disabili con la guida sicura del maestro hanno lavorato a progetti che vedono oggi la realizzazione di opere lignee, che sono esposte in manifestazioni di design e di artigianato artistico.
Per poter partecipare al laboratorio basta venire in piazzetta al Centro Commerciale Morbella a Latina dalle ore 16 :00 alle ore 20:00 accompagnati oltre che dai propri i genitori dall’entusiasmo e tanta creatività. Saranno messi a disposizione i materiali per assemblare tanti oggetti colorati.
Per informazioni
www.lusorius.com Maestro: Nestore Di Giorgio Via Garibaldi, 62 Sabaudia Tel.0773.51.0078 cell. 329. 31 98517