Basta fare un giro del parco (parco!!!) Oasi Verde per assaporare la desolazione, il degrado la vergogna di dover vivere come reietti, incapaci di quella civile convivenza che caratterizza il primo mondo di cui erroneamente pensavamo di far parte. Un mix incredibile di incuria, lassismo, latitanza, cattiveria, malvagità perfidia, ignoranza e stupidità.
Come definire, come catalogare, la latitanza di un Comune che viene a tagliare il fieno una volta l’anno? Come spiegare la stupidità di chi butta i suoi rifiuti domestici nel parco? O di chi lo usa come cagatoio per il cane? O di chi ci scorazza con moto, motorini e persino con quelle assurde macchinette? Che pensare della Polizia Municipale che sostiene di non aver mai visto un motorino nel parco? Non sai se dubitare della loro intelligenza o se pensare che questi dubitano fortemente della tua.
Lo spettacolo è desolante. Dopo il taglio del fieno dello scorso maggio, è ricresciuta una folta sterpaglia impenetrabile che offende la vista di chi ha la cattiva idea di addentrarsi in quello che ormai è una vera e propria vergogna pubblica. E che dire del parco giochi Lestrella dove non hanno neanche tagliato il fieno (chissà perché poi a maggio hanno tagliato il fieno ovunque, e qui no!) e i giochi ormai sono invisibili e irraggiungibili? E pensare che sono stati spesi molti soldi (i nostri soldi!) per costruire costosissimi impianti di irrigazione automatici mai entrati in funzione. Che pensare di chi mette a dimora otto querce su Largo Cimarosa e, per incuria e indolenza, lascia che ne muoiano sette e non si preoccupa minimamente di sostituire le piante morte e secche che a distanza di un anno sono ancora lì, monumento all’ignavia di certi pessimi nostri dipendenti?
Ma forse il problema non è solo del parco Oasi Verde, il problema riguarda tutti i quartieri, riguarda i parchi gioco, le strade, i parcheggi. Anzi a ben pensarci il problema riguarda tutta Latina, città degradata, insozzata, sciatta, trasandata e brutta dove un’umanità incattivita e rancorosa si aggira malevola e incontrollata alla ricerca di qualcuno da prevaricare, di qualche legge da infrangere, di qualche angolo da insozzare, di qualche effimera emozione la faccia sentire viva. Ma la vita, quella vera, ha da tempo abbandonato questi “zombie” incivili che per sentirsi vivi debbono prevaricare il prossimo, debbono infrangere la legge, debbono arrecare danno alla comunità.
E che dire delle istituzioni assenti, lontane, latitanti? Zombie pure questi! I politici sembrano vivi quando ci chiedono il voto, ma poi non li vedi più. L’enorme esercito di dirigenti, funzionari, tecnici, impiegati, agenti e operai che abbiamo sul nostro libro paga, a parte il 27 di ogni mese quando ritirano puntuali lo stipendio, danno altri segni tangibili della loro esistenza in vita?
Una società alla deriva la nostra, destinata all’estinzione. Un genocidio a cui sopravvivranno i corpi senza anima (zombie, appunto), genocidio di cui non potremo accusare i crudeli nazisti o i feroci comunisti, ma solo la stupidità delle stesse vittime. Vittima e carnefice per la prima volta coincidono.
Salvatore Antoci