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Arci Latina per ricorrenza 25 Aprile

Così lui parla del suo lavoro:
“Noi la farem vendetta è un libro che ricostruisce quello che è successo nella piazza dei teatri di Reggio Emilia il 7 luglio del 1960. È un libro sulla violenza dello stato, ma è anche un libro sull’educazione dei bambini, ed è anche un libro sulle cose che scompaiono, sulla memoria, e su come la coltivano in certe isolate comunità che meno male che ci sono, e su come se ti uccidono un fratello quando hai diciassette anni è un po’ come quando ti nasce un figlio, e poi è anche un libro sull’Emilia, e, tutto sommato, adesso che ci penso, in un certo senso, se non fosse un’espressione abusata, si potrebbe anche dire che è un
romanzo d’amore.”

Paolo Nori è una delle voci più originali e sorprendenti del panorama letterario italiano, che si manifesta con la volontà e il desiderio di cambiamento intrinseco alla sua scrittura, la capacità di riconoscere i suoi antecedenti e una quasi conseguente generosità verso coloro i quali a dispetto della sua giovane età già lo hanno assunto come modello.                         Una dimensione finora insondata della sua vasta produzione è invece quella che attiene alla sua passione civile. Non è per aver dedicato questo libro (romanzo? saggio? inchiesta o reportage? domande inutili) a una vicenda dai risvolti politi e sociali che Paolo Nori, quello di Bassotuba non c’è Pancetta o Ente nazionale della cinematografia popolare diventa d’amblais scrittore politico intellettuale impegnato. Certo è perché attorno a queste due qualifiche oggi del tutto fuori moda Nori svolge un lavoro secco e originale, condensato al massimo nelle strutture sintattiche e nelle scelte di lessico e proprio per questo in qualche modo dirompente.

Gianluca Calcagnini

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