• Senza categoria

Poi dicono che mancano i soldi…

Comunicato stampa (dal sito www.sbilanciamoci.org)

Il governo italiano sta chiedendo al parlamento il parere positivo alla continuazione della produzione di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro.
 
Per la campagna Sbilanciamoci! si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi  sia per la sua incoerenza (si tratta di un aereo di attacco che può trasportare anche ordigni nucleari) con le autentiche missioni di pace del nostro paese.
 
In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all'università e alle politiche sociali, destinare 14 miliardi di euro alla costruzione di 131 cacciabombardieri è una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese.
 
Sbilanciamoci chiede al parlamento di dare parere negativo alla prosecuzione del programma, destinando in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell'industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale, che la scorsa manovra finanziaria ha tagliato di ben il 56%.
 
Con 14 miliardi di euro si possono inoltre fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente costruire 5000 nuovi asili nido, costruire un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese.
 
Il parlamento faccia una scelta di pace e di solidarietà; blocchi la prosecuzione del programma. Destini le risorse alla società, all'ambiente, al lavoro, alla solidarietà internazionale.

Potrebbero interessarti anche...

Nessuna risposta

  1. Salvatore ha detto:

    Caro Giulio,

    La visione utopica di un mondo senza eserciti e senza armi cozza con l’indole umana incline da millenni alla violenza, cozza coi tanti tiranni, con le tante prevaricazioni, coi tanti fanatismi…

    Se da un lato è doveroso adoperarsi per il miglioramento del genere umano, dall’altro ogni Paese, anche il più pacifico, ha il dovere di dotarsi di uno strumento militare idoneo a salvaguardare la sicurezza dei suoi cittadini. Anche senza scomodare il detto latino “si vis pacem, para bellum”, o il Clausewitz secondo cui la guerra altro non è se non la “prosecuzione della politica con altri mezzi”, io ritengo che uno dei motivi della risibile considerazione internazionale di cui “gode” l’Italia, è proprio quello di avere uno strumento militare risibile.

    Nel dopoguerra, scottati dalla tragedia in cui ci eravamo improvvidamente cacciati, la naturale avversione alle divise e ai moschetti ha fatto sì che il nostro strumento militare fosse volutamente inefficace; una sorta di esercito da operetta, buono solo per creare posti di lavoro(!!).

    Venuto a mancare l’ombrello americano alla cui ombra (anche se con qualche sbuffo infastidito!) ci siamo crogiolati per mezzo secolo e mutati gli scenari strategici mondiali, ecco che ci siamo trovati a dover usare uno strumento che pensavamo fosse lì solo per la parata del 2 giugno.

    L’Aeronautica è oggi con le pezze al c..o, il bilancio della Difesa è ai minimi storici e le capacità operative sono al lumicino. Ma quello che è più grave è che a causa dei poderosi tagli al bilancio, oggi le FFAA sono ridotte alla mera sopravvivenza quotidiana. Le attività essenziali quali l’addestramento e il rinnovamento degli equipaggiamenti sono diventate, purtroppo, assolutamente marginali.

    Mezzo secolo di “pace” hanno convinto molti, troppi forse, che le forze armate sono solo una folcloristica, anacronistica e inutile accozzaglia di parassiti della società civile.

    Ma siamo sicuri che sia davvero così? Siamo sicuri che questo senso di sicurezza (chi vuoi che ci attacchi oggi?) non sia falso? Siamo sicuri che davvero, nel mondo di oggi, possiamo fare a meno di un Esercito di una Marina e di una Aeronautica? Davvero vogliamo rinunciare ad avere una Difesa credibile? Davvero vogliamo restare in balia del primo pazzo che dovesse presentarsi col suo esercito ai nostri confini? O pensiamo di abdicare al nostro dovere, salvo poi sperare nell’aiuto dello straniero amico (come abbiamo fato per saecula saeculorum)?

    L’F35 (così è stato battezzato il Joint Strike Fighter) è un importante progetto, destinato a rimpiazzare i Tornado e gli AMX della nostra Aeronautica Militare di domani, ma è anche un progetto che ci vede partner alla pari con altri paesi progrediti, in un progetto di altissimo contenuto tecnologico che, come ben sappiamo, sarà trainante in tantissimi altri settori della vita civile.

    Sviluppare un aeroplano da guerra richiede circa 20 anni tra la fase di studio, sperimentazione, produzione, introduzione in linea e addestramento del personale. Lo abbiamo visto col Tornado, con l'AMX e, ancora di più con l'Eurofighter.

    Sarebbe miope oggi rinunciare al progetto JSF solo perché stiamo attraversando un momentaneo periodo di crisi economica. Il treno che perderemmo oggi con una improvvida rinuncia sarebbe paragonabile al treno da cui scendemmo nell’86 sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl. Ma questa è un’altra storia.

    Salvatore 

  2. Vincenzo ha detto:

    Così come ognuno di noi difende il "proprio orticello" con allarmi, recinzioni, portoncini blindati e quant'altro,  lo Stato DEVE garantire la sicurezza del territorio comune aggiornando i mezzi a disposizione al passo con le tecnologie ed addestrando il personale addetto.

    Mi auguro che non siano mai  utilizzate in azioni belliche,  ma con la certezza che in caso di bisogno ci sono. 

    Vincenzo

     

  3. Stevejo ha detto:

    Condividendo il discorso di Salvatore, vorrei aggiungere solo poche cose.

    L'Italia è una penisola, e da sempre i suoi scambi commerciali avvengono principalmente via mare. Abbiamo migliaia di navi cargo che battono bandiera italiana in giro per il mondo, come navi di altri paesi che finiscono per attraccare nei nostri porti. Gran parte della nostra ricchezza (o quello che ne rimane) dipende da questi traffici commerciali, ossia dal fatto che qeste navi arrivino sane e salve nei porti di destinazione.

    E se la Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza proteggono noi cittadini sul territorio (terra ferma), Marina Militare e Aeronautica mantengono la sicurezza sui mari e nei cieli.

    Molti potrebbero dire che i nostri mari sono già sicuri. Ed è vero, ma sono sicuri proprio perchè le nostre forze armate di cui sopra, per quanto ridotte ai minimi storici, possono ancora pattugliarle in modo soddisfacente. Cosa succederebbe se non fossimo più in grado di dislocare Fregate e Caccia (altri tipi di navi)?

    Probabilmente il Mediterraneo diventerebbe come il mare dei Caraibi, dove ogni giorno le navi rischiano di essere prese d'assalto dai pirati (ci sono anche ai nostri giorni).

    Ma non solo. I nostri cargo commerciali solcano anche le coste egiziane, passano per il canale di Suez e si dirigono verso i paesi arabi e l'India. Ebbene le nostre navi militari, in cooperazione con altri paesi, pattugliano anche quei mari che altrimenti sarebbero terra di nessuno. Pochi mesi fa, proprio in quei mari, uno dei nostri caccia (mi pare il Durand De La Penne") ha salvato un cargo Francese dall'assalto di alcuni pirati.

    Insomma, spendere soldi per le nostre forze armate serve anche in un periodo di crisi, serve per la sicurezza dei nostri scambi commerciali, serve a garantirci che i prodotti che consumiamo ogni giorno non ci costino un'occhio della testa (o non ci arrivino proprio) perchè le compagnie di cargo devono provvedere autonomamente alla sicurezza  dei loro  trasporti.

    Ebbene direte…ma che centrano le navi con gli aerei?Che centra la marina con l'aeronautica?

    Al di la del fatto che il pattugliamento dei mari è fatto anche dal cielo, di quei 131 JSF, la maggior parte è destinata proprio all'aviazione de marina, perchè andranno a sostituire gli ormai vetusti Harrier a bordo delle noste portaerei (ne abbiamo 2, una nuova nuova e una, la Garibaldi, a meno di 10 anni dal pensionamento). Sull'esigenza di avere anche noi portaerei, ricordo che durante lo schieramento dei nostri soldati in Libano (sotto l'egida ONU) una sola portaerei, la Garibaldi, con i suoi harrier, ha garantito da sola la sicurezza delle operazioni di sbarco, in mari tutt'altro che tranquilli.

    Ma non ci sono solo motivi di ordine di polizia a rendere necessario spendere soldi per le forze armate.

    Negli anni '80 l'Italia decise la costruzione della Garibaldi e di altre navi minori. A distanza di 30 anni, quei progetti e quelle navi si sono tramutate in commesse militari e civili (fatte da altri paesi), per le industrie navali italiane, di un valore pari a 3 volte l'investimento iniziale fatto dallo Stato.  Il che ha significato anche occupazione e salari certi.

    E lo stesso avverrà con le nuove navi messe in cantiere negli anni 2000, e con i nuovi JSF per l'industria aeronautica. E in questi tempi di crisi non è certo un male.

    Ultimissima cosa: Il fatto che il JSF può portare testate nucleari, non significa che quelli italiani le porteranno. Semplicemente il JSF è il frutto della cooperazione di molti stati (in modo da diminuirne i costi), oguno con le proprie esigenze. Questo velivolo sarà uguale (o quasi) per tutti, e pertyanto deve soddisfare centemporaneamente le esigenze di tutti, anche di quei paesi che hanno preventivato di poterlo usare per il trasporto di testate nucleari.

    Un salutone,

    Stefano

     

  4. Kla ha detto:

    Che paura! Oggi mi compro una modernissima fionda. Non si sa mai!

     

  5. giucap ha detto:

    Il bello di un dibattito è confrontare opinioni diverse.

    E' vero che lo sviluppo di un progetto come quello in questione è materia di lungo periodo, ma io non ho letto, ad esempio da Salvatore che è persona preparata sull'argomento, qualcosa che riferisca al carattere di "offesa" piuttosto che di "difesa" del mezzo.

    Perché invece di generiche argomentazioni sulle necessità di difesa, sulle quali dirò la mia in seguito, qui si tratta di ingenti impegni di spesa (che vengono da lontano) su uno specifico progetto.

    Per quanto riguarda invece più generalmente gli impegni di spesa per difesa militare (quindi non guardia di finanza, polizia, carabinieri, guardia forestale), il c.d. "esercito da operetta" del passato non era assolutamente a costo zero. Oggi poi, con l'Unione Europea, ritengo che l'intera struttura andrebbe rivista ed ottimizzata. L'Italia è geograficamente chiamata a "difendere" una parte della frontiera sud dell'Europa. Deve farlo da sola? E' ancora ragionevole il dislocamento delle caserme, ammucchiate al confine nord-est?

    C'è poi l'aspetto del prestigio internazionale, essere in prima fila per l'invio di truppe sotto l'egida dell'ONU, della NATO o semplicemente a richiesta dell'amico americano (almeno quest'ultima per quanto durerà Obama speriamo di risparmiarcela).

    Ma anche in questo caso, non dovremmo approfondire l'argomento della preparazione ed addestramento per il nuovo ruolo di peace keeping? E dei mezzi adeguati a tale ruolo? Incluso eventuali cacciabombardieri?

    Chiudo sull'utopia di un mondo senza eserciti, anche se non è di questo che si stava trattando. Nonostante l'età ed il cinismo conseguente, nonostante debba ormai razionalmente inchinarmi ad Hobbes ed al suo "homo homini lupus", in fondo al cuore mi resta una parte di romanticismo giovanile. In Costa Rica negli anni '60 fecero la scelta di rinunciare all'esercito per utilizzare le risorse in istruzione e sanità. Oggi è il Paese più alfabetizzato del Centro e Sud America, e non è stato invaso da nessuno nonostante "vicini di casa" non proprio raccomandabili (Nicaragua e Honduras a nord, Panama, Colombia e Venezuela a sud).

    Senza arrivare a tanto, penso che il sistema di difesa per il futuro vada impostato a livello europeo, coordinato con i sistemi di difesa degli altri Paesi alleati o partner, richieda impegni di spesa proporzionali al PIL e sia adeguato ad affrontare le sfide e gli scenari del terzo millennio. Giocare ai soldatini per far bella figura al tavolo dei c.d. "grandi" (ma Cina ed India sono piccole?) mi sembrerebbe un vero sperpero di risorse, oggi più che mai scarse.

    Giulio

     

  6. Salvatore ha detto:

    Caro Giulio, adesso vado di fretta e non posso argomentre esaurientemente. La distinzione tra arma di offesa e di difesa è molto labile; per il momento accontentati di una battuta, poi in seguito rispondo meglio.

    Perchè dotiamo i nostri soldati di fucili mitragliatori? Dovendosi solo difendere, non basterebbero degli ottimi scudi e dei buoni giubotti antiproiettile?

    Salvatore

  7. Kla ha detto:

    E ricominciata (o non è mai finita?!) la corsa agli armamenti.

    Che spavento, può succedere di tutto! Oltre alla fionda compro anche un arco con le freccie.

    Sarò pronto quando e se non resterà più nulla da esplodere.

  8. giucap ha detto:

    Salvatore, spero che oltre le battute ci sia dell'altro.

    Tipo definizioni a livello internazionale, convenzioni o usi in ambito NATO, ecc.

    Altrimenti, oltre a scudo e giubotto, che ne dici della fionda di Claudio?

    Giulio

  9. Salvatore ha detto:

    Certo che c'è dell'altro, ed è presto detto. Come dicevo prima, il confine tra la difesa e l'offesa è spesso labile. Posto che oggi è difficile immaginare un metodo di difesa inoffensivo (scudo, muri, fossati, fortificazioni…) qualsiasi arma, anche se acquisita coi più pacifici e difensivi degli intenti, è comunque in grado di offendere.

    Ci sono alcune armi che, per loro natura, sembrerebbero deputate all'offesa. Così può capitare che i non addetti ai lavori possano rimanere spiazzati. L'esempio classico è il bombardiere: un aeroplano che carica bombe e va a sganciarle in testa a qualcuno. Cosa ha di difensivo? Sembrerebeb l'arma offensiava per eccellenza!

    Senza voler fare un tratatto di dottrina militare lasciami solo dire che non è così. Se l'Italia dovesse essere attaccata da… San Marino, (giusto per fare un'esempio assurdo) e i bombardieri sanmarinesi dovessero bombardare Rimini, Cesenatico e Gatteo a Mare, non pensi che sarebbe lecito e giusto andare a bombardare la pista di decollo dei samamrinesi per evitare altri attacchi alla costa romagnola? E come potremmo farlo se non con dei bombardieri?

    Salvatore

     

  10. giucap ha detto:

    Salvatore,

    nel tuo esempio a mio parere l'arma di difesa sarebbe il caccia intercettore, deputato ad evitare l'avverarsi del caso da te ipotizzato. O l'artiglieria contraerea (non i cannoncini, i missili).

    C'è comunemente e anche nel "vocabolario" militare una differenza tra armi di offesa/attacco ed armi di difesa. A meno di non voler affermare, come sembra in parte dal tuo ragionamento, che la miglior difesa è l'attacco. Ed il bombardiere a lungo raggio è tipicamente un'arma di attacco. Il cacciabombardiere … quasi.

    Vedi, anche se nel ramo ecologista, sono ancora un tenente di artiglieria (come sai sempre pronto a servire la Patria in caso di richiamo) e quindi qualcosa ho orecchiato sull'argomento.

    Resta comunque il problema dell'ottimizzazione delle spese per la difesa a livello europeo: a mio avviso spendiamo troppo e male e questo spreco non ce lo possiamo più permettere, solo per far giocare a risiko qualcuno.

    Giulio

     

  11. Salvatore ha detto:

    E' opinione diffusa che spendiamo troppo poco per la difesa: la nostra spesa militare è tra le più risicate (in percentuale di PIL) tra i paesi della NATO. Negli ultimi anni poi ci sono stati dei tagli al bilancio della Difesa talmente consistenti da metterne a rischio sicuramente l'efficacia, ma anche la stessa sopravvivenza.

    Che questi soldi poi siano spesi male (o che potrebebro essere spesi meglio) non c'è dubbio. Anche le FFAA soffrono di tutti i tipici vizi italici e, lo sappiamo, l'Italia non ha mai brillato per efficienza.

    Per quanto riguarda i cacciaintercettori, l'artiglieria antiarea e i missili SAM (Surface to Air Missile) questi possono solo cercare di fermare alcuni degli ipotetici bombardieri diretti sugli obiettivi di casa nostra; ecco perchè in caso di attacco bisogna fermare i bombardieri nemici prima del loro decollo, e questo lo si può fare solo con armi d'attacco (bombardieri, SSM etc). Ma i bombardieri servono pure a contrastare una eventuale Marina nemica, a contrastare l'avanzata di un eventuale esercito nemico, servono a tagliare le vie di rifornimento di un eventuale aggressore, servono a distruggere le industrie belliche nemiche… il tutto per difendersi.

    Salvatore

  12. Kla ha detto:

    Giulio e Salvatore visto che avete cominciato a cercare con quali mezzi e strategie combattere o difendersi, mi avete fatto venire in mente questa storiella che per rimanere in tema pubblico di seguito su questo forum anzichè in quello dedicato alle barzellette.

    Un americano, un russo e un italiano parlano dei bei tempi passati e rievocano il periodo della guerra quando tutti e tre erano imbarcati su una portaerei.

    Tutti e tre si vantano che la loro era la più lunga.

    Il russo dice: "Noi avevamo delle portaerei così lunghe che per andare da poppa a prua avevamo bisogno delle biciclette".

    L'americano dice: "Noi invece le avevamo così lunghe che da poppa a prua avevano bisogno di motociclette".

    L'italiano allora sbuffa: "Le nostre portaerei erano così lunghe che a poppa sapevamo che c'era la guerra e a prua nessuno ne sapeva niente!"

    Barzellette a parte oltre alla fionda e all'arco con le freccie ho deciso di comprare anche lo scudo e il giumbotto. Cosi sarò ben attrezzato quando e se non ci sarà più nulla da far esplodere. Certo che mi stanno diminuendo i soldi che di solito dedico alla beneficenza.

    Che volete è il costo che bisogna pagare per stare dietro alla corsa agli armamennti.

     

  13. Salvatore ha detto:

    giucap ha scritto:

    (…) Vedi, anche se nel ramo ecologista, sono ancora un tenente di artiglieria (come sai sempre pronto a servire la Patria in caso di richiamo) (…)

    Ecologista e tenente di artiglieria… ne parli come se ci fosse una sorta di contraddizione implicita, come se essere ecologisti e servire la Patria in armi fosse un ossimoro. Mi vorresti spiegare meglio?

    Salvatore

  14. giucap ha detto:

    Nessuna contradizione ma semplice constatazione.

    Sono stato comandante di sezione aerologista nella batteria (in artiglieria si chiamano così quelle che in fanteria sono le compagnie) specialisti di artiglieria.

    Gli aerologisti sono quelli che si piazzano più o meno a metà strada tra gli obici e gli obiettivi, lanciano in aria graziosi palloncini, per rilevare velocità e direzione del vento li seguono con il goniometro o , quando i palloncini sono di dimensione superiore e si portano appresso dei radiotrasmettitori "a perdere" (giochetto che si usa raramente per evidenti problemi di costo), con il radiogoniometro, effettuano altre rilevazioni o da terra (temperatura, pressione atmosferica, umidità relativa) o sempre tramite radiotrasmettitore, e stilano il rapporto meteobalistico in base al quale i "cannonari" correggono i dati sulla tavola di tiro. Con tutta evidenza, noi non sparavamo un colpo.

    In genere in una esercitazione, finito il bollettino, finisce anche il lavoro (a meno di esercitazioni lunghe, che richiedono aggiornamento dei dati). A quel punto, con la mia sezione, eravamo organizzati per una gradevole salsicciata su bracieri di fortuna. Forse poco militare, ma che dà morale alla truppa!

    Parafrasando il vecchio slogan, mi viene da dire "mettete salsicce nei vostri cannoni".

    Giulio

  15. Salvatore ha detto:

    Caro Giulio,

    hai elegantemente schivato. La mia domanda era questa: trovi contradittorio essere ecologista e al contempo servire la patria in armi?

    Salvatore

  16. giucap ha detto:

    Veramente non ritenevo di aver schivato niente. L'aggettivo ecologista era scherzoso e riferito non a me ma al ruolo all'interno dell'arma di artiglieria.

    Aerologista equivale, molto in piccolo, al metereologo dell'aeronautica, specializzazione che ritengo possa dirsi in senso lato ecologista.

    Comunque non mi sento di generalizzare circa le persone. Uno può dirsi ecologista e/o pacifista e partire volontario per una missione militare all'estero. Così facendo tu intendi che stia difendendo la patria?

    Io ho fatto il corso AUC volontariamente, sono quindi ufficiale dell'esercito della Repubblica Italiana, in caso di richiamo sono pronto (anche se non mi ricordo più praticamentre niente degli aspetti tecnici della mia specializzazione); non riesco a definirmi nè pacifista (di quelli senza se e senza ma) né ecologista (di quelli del no a prescindere); tento di analizzare, farmi un'opinione ed eventualmente esprimerla, e spesso mi trovo vicino alle posizioni di quelli che non esitano a definirsi pacifisti ed ecologisti.

    Per me fossilizzarsi, dichiarare un posizione immutabile quale che sia, è un po' come morire. Ciò non toglie che ci siano alcune basi, alcuni punti fermi, sui quali ormai da tempo non sento la necessità di tornare, che sento come parte di me. Questo oggi. Domani chissà.

    Ma dal nostro epistolario, che immagino ci veda come i due unici coinvolti, si desume anche che il concetto di difesa della patria sia soggettivo. Mi rendo conto che chiedere ad un militare se è necessario spendere in "difesa" è un po' come chiedere all'oste se il vino faccia male. Magari da un ex mi aspettavo qualche apertura in più. Non so se valga la pena cercare le statistiche sulla spesa militare nei paesi europei a noi affini (non solo Francia, ma anche Germania, Olanda, Paesi Scandinavi) e confrontarla anche con le statistiche sulla spesa per istruzione e per ricerca. Ma, qualunque fosse il risultato, non credo che sposterebbe le nostre rispettive posizioni.

    Da ignorante ritengo che dalle nostre parti nel terzo millennio una guerra convenzionale tipo quelle che ci hanno martoriato fino a metà del secolo scorso non sia immaginabile. Per me chi sostiene il contrario lo fa o per posizioni ideologiche o perché in qualche maniera interessato. Abbiamo già visto che trattare la lotta al terrorismo (questo sì un rischio reale) alla stregua delle guerre tra Stati equivale ad accentuare il problema, piuttosto che a risolverlo.

    Ecco quindi la mia posizione odierna di invito all'ottimizzazione a livello europeo, in relazione al nuovo ruolo ed ai nuovi problemi, con l'obiettivo di risparmiare su questi capitoli di spesa per meglio utilizzare le risorse.

    Certo, la spesa per la difesa è un po' come l'assicurazione: fin quando non succede niente ti sembra di sprecare i soldi. Ma anche assicurare il rischio Tsunami a Sezze non mi sembra una grande idea!

    Giulio

     

  17. Salvatore ha detto:

    Caro Giulio,

    come al solito è un vero piacere scambiare delle opinioni con te (anche se con qualche fastidioso "clutter" stavolta, ma non è colpa nostra!).

    E' vero, dall'evoluzione e dal progresso ci si aspetterebbe un futuro semppre migliore del presente, ci si aspetterebbe che il genere umano progredisca e che non rifaccia gli stessi errori… ma siamo sicuri che sia così?

    Quanti di noi, anche solo 5 anni fa, avrebbero ritenuto possibile una crisi economica della portata di quella che sta sconvolgendo il mondo? Tu ritieni che "dalle nostre parti nel terzo millennio una guerra convenzionale tipo quelle che ci hanno martoriato fino a metà del secolo scorso non sia immaginabile"; probabilmente (e personalmente me lo auguro!) hai ragione, ma siamo sicuri? Da molto tempo ci sentiamo sicuri e la sola idea che il territorio Italiano possa essere invaso ci fa sorridere… eppure abbiamo visto divampare violenti conflitti a pocha distastanza dai nostri confini e il Mediterraneo appare ancora oggi come una polveriera pronta ad esplodere. Per non parlare delle tante missioni fuori area a cui siamo sempre più spessi chamati (vuoi dall'ONU, vuoi dalla NATO, vuoi dall'"amico americano") a partecipare. 

    Proprio oggi mi pare,  la Cina ha celebrato la "liberazione del Tibet". A mio parere in un mondo siffatto sarebbe prematuro rinunciare ad un valido strumento di difesa.

    Salvatore 

  18. Kla ha detto:

    Salvatore, non so a cosa di preciso ti riferisci quando usi il termine "clutter" ma tieni presente che avendo io lavorato ai radar dell'aereoporto Leonardo da Vinci ne conosco a fondo il significato. Visto che lo hai citato tu per primo lascio a te se ne hai voglia l'onore di spiegarlo in modo più chiaro ed esplicito sia per quanto riguarda il significato che il contesto in cui lo hai inserito, a meno che non voglia tu fare la parte del clutter. In mancanza di spiegazioni qualcuno potrebbe scambiare il clutter con qualche nuova arma.

    Per tornare specificatamente all'argomento, visto che le bordate possono arrivare da tutte le direzioni (!) e che il tempo non si preannuncia dei migliori per prepararmi ai post confflitti da te e Giulio timidamente o apertamente paventati, per quando non ci sarà più nulla da esplodere oltre alla fionda, all'arco con le freccie compro anche un grosso ombrello per ripararmi. Diminuiscono sempre di più le risorse da dedicare alla beneficenza.

    Il mondo sta andando così, più un popolo progredisce e si ritiene civile più si sente motivato a super armarsi spendendo miliardi di euro/dollari per poi sentire da questi popoli che si dichiarano civilissimi delle dichiarazioni assurde come per esempio che l'acqua è un bisogno. Non vorrei mai che a qualcuno venisse in mente di chiamarci a difendere con egoismo questo bisogno a fronte di un DIRITTO reclamato dai paesi meno fortunati. Chi costruisce e/o compra armi nuove trova anche il modo e la scusa per usarle e rinnovare i depositi.