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PreOccupazione

La politica del non lavoro

Uno dei dati più allarmanti della nostra situazione occupazionale è la mancanza di dati. Non sapere quanti sono esattamente gli occupati e con che tipo di contratto, vuol dire pregiudicare i mezzi di tutela e non costruire una vera politica dell’occupazione. Si favorisce di fatto la creazione di lavoro instabile, irregolare e in nero; si incentivano forme di caporalato e di sfruttamento.

La percentuale di disoccupati in provincia si avvicina al 10%, quasi 22.000 persone tra i 22 ed i 37 anni (per il 65% donne) in cerca di prima occupazione. La situazione è ben più grave se si considerano i lavoratori “in affitto” (termine che rende bene l’espressione interinale), le centinaia di persone che hanno rinunciato anche ad iscriversi nelle liste, che si trovano costrette a continuare negli studi, che emigrano, che accettano lavoro nero o che si sono rifugiate in forme anomale di libera professione.

 A ciò si aggiunge la massa di lavoratori in mobilità o cassa integrazione, la maggior parte dei quali ultra 45enni, che si avvicinano inesorabilmente al mondo del non lavoro o del lavoro sommerso.

Gli stessi dati forniti dall’Ispettorato del Lavoro, sono allarmanti, per il numero di irregolarità accertato, che costituisce la punta di un iceberg ben più profondo.

 Ma è la politica, messa in piedi dall’amministrazione provinciale e dai comuni negli ultimi 15 anni, ad avere questa responsabilità. Si è favorita la crescita di un sistema commerciale irresponsabile (con catene di vendita che producono precarietà e rimpinguano le casse delle multinazionali), si sono costituite società partecipate con i rischi scaricati su cittadini e lavoratori, si è pensato a costruire edifici con un mercato immobiliare senza regole e sfruttamento di manodopera (case costose, vuote e famiglie senza abitazione), si è abbandonata la produzione agricola (che esige lavoratori e programmazione), si sono solo annunciati progetti faraonici, dimenticando  le esigenze basilari e i servizi. La mancanza assoluta di programmazione in materia di occupazione, è dimostrata dal fenomeno della formazione professionale, con una gestione da parte dell’Ente Provincia costosa ed inadeguata, una sorta di purgatorio, perché con la scusa dell’addestramento si è gestito solo potere e non si è creata occupazione. Insomma, i lavoratori, soprattutto giovani, e con loro intere famiglie, sono sotto il ricatto di un lavoro necessario e volutamente precario, perché la necessità rende la persona più malleabile e disponibile, anche per controllarne il voto e guidare il consenso.Politica dell’emergenza, ricerca di sostegno esterno, finanziamenti a pioggia, rende tutti più vulnerabili, esposti ad ogni pressione, succubi del bisogno, vittime e complici involontari di un sistema illegale diffuso.L’alternativa a questo sistema è che l’area riformatrice e del cattolicesimo democratico ritorni con forza ad occuparsi di questi temi, se ne faccia carico, partecipi ai problemi dei cittadini e (ri)parli finalmente della tutela della dignità e dei diritti dei lavoratori e dei sottooccupati .. Dica (e faccia) qualcosa di centrosinistra! (Giuseppe Pannone)

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