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Parlamentari in rivolta: ”Non toccateci le nostre pensioni”

“Non si possono cambiare le regole in corsa”. A dare voce allo scontento dei parlamentari sono in molti, ma Antonio Mazzocchi, avvocato e deputato del Pdl, si spinge persino a spiegare le ragioni di un eventuale ricorso. Che è solo uno dei modi a cui i rappresentanti di Camera e Senato stanno pensando per scongiurare il “loro” taglio delle pensioni.  

Dimettersi adesso per un assegno più alto

La novità improvvisa che prevede di cambiare dal gennaio del 2012, le regole per i vitalizi dei parlamentari ha messo in subbuglio le due Camere. Sulle cronache parlamentari si legge che da giorni, ormai, non si parla d’altro. Che più di uno sta pensando seriamente di dimettersi adesso, per andare via con le vecchie regole.

Da 3.000 a 9.000 euro, le vecchie regole

Regole che prevedono per i pensionati dei palazzi romani assegni che vanno da un minimo di 3.000 euro lordi (l'esempio di Ilona Staller) fino a oltre 8.000 euro (come Vittorio Sgarbi) , e che per chi ha fatto due legislature possono essere incassati a partire da 50 anni.

Assegni più bassi con le nuove

Il cambiamento, va detto, sarebbe drastico. Il vitalizio mensile per chi va in pensione dal 2012 verrebbe calcolato con il sistema contributivo anziché con il retributivo (esattamente come avverrà per milioni di altri lavoratori, se va in porto la bozza Fornero), per effetto di una modifica del regolamento approvata dai presidenti Fini e Schifani. 

Mai prima dei 60 anni

E non si tratta solo di questo. La novità allunga i tempi per ricevere l’assegno: chi è stato eletto per due legislature dovrà attendere comunque i 60 anni, chi per una, i 65. C’è qualcuno, nello specifico i 350 neoeletti, che rischia addirittura di non percepire la pensione, perché con l’improvviso cambio di regime, per gli anni già lavorati fino al 31 dicembre 2011 (e che fanno capo la vecchio sistema) non raggiungerebbe la soglia minima per accedere al vitalizio. 

Rivolta bipartisan

Per loro – pare – si sta studiando una norma transitoria. ma nel frattempo la rivolta è bisartisan e va dal Pd al Pdl. C’è chi vuole andare via (“Ma in questo caso il Parlamento non accetterà le dimissioni”, dice Dario Franceschini), chi, come Mazzocchi, medita un ricorso. Chi ancora, come La Mussolini, ne fa una questione di principio: “Sono pronta ai sacrifici, se prima però i membri del governo forniscono informazioni sui loro conflitti di interessi”. Chi, come Boccia del Pd (classe 1968, alla prima legislatura, non a caso) grida contro le “discriminazioni” dei più giovani.

Gli altri pensionati

a poche centinaia di metri più in là, intanto, il governo mette a punto la stangata sulle pensioni di milioni i lavoratori, e studia il blocco dell’adeguamento ai tassi di inflazione anche per le pensioni minime. Ma ai deputati questo particolare sembra interessare poco, al momento.

Da www.Ilsalvagente.it
http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?idSezione=13558&idSezioneRif=26

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Nessuna risposta

  1. Vincenzo ha detto:

    Il problema è che dopo il danno avremo anche la beffa. Ai mercati finanziari,  infatti, non interessa a quanti anni andiamo in pensione; a loro interessa solo di essere sicuri di riavere indietro i loro soldi. Perciò anche se ci manderanno in pensione a 90 anni non cambierà assolutamente nulla. Solo che oramai le pensioni sono diventate quello che qualche anno fa erano le accise sulla benzina.

  2. Ricki ha detto:

    Poverini, vorrebbero uscire con le vecchie regole….

    E invece se continuano a scherzare col fuoco finiranno per bruciarsi…. non se ne piò più di questi cialtroni arroganti e ladri!

    Se continuano a tirare la corda della nostra pazienza….non solo usciranno con le nuove regole, ma saranno ben più dure dei tagli pensionistici

    proposti da Monti…usciranno dal parlamento, dopo che saremo entrati dentro…… con le ossa rotte…….per non farvi più ritorno; altro che pensione….attenti! ultimo avviso!!!

    Riccardo Moro