• Senza categoria

Il mio sbarco sulla luna

No, il 20 luglio 1969 non sono sbarcato sulla luna, come avrei potuto? né ho visto lo sbarco in televisione, non ce l'avevo! Però ho lo stesso il mio vivido ricordo dell'evento.

 

Avevo 5 anni e vivevo in una fattoria insieme ai miei genitori. La nostra vita allora era molto basilare, quasi primitiva, e tale sarebbe rimasta per molti anni a venire. La fattoria era situata in una zona arida e impervia della Sicilia, a 12 chilometri da Ragusa. Quei 12 chilometri erano una distanza enorme, sia per la condizione della strada, sia per i nostri poveri mezzi (Nuova Fiat 500), sia (e sopratutto) per l'attitudine stanziale di mio padre; andavamo in città sì e no una volta a settimana, per poche ore, quando c'era da sbrigare qualche pratica burocratica o qualche compera da fare.

 

Tra le cose che mancavano nella nostra fattoria (ma che erano già allora dotazione standard di quasi tutte le case cittadine persino nella Sicilia di 40 anni fa) posso elencare: la correte elettrica, il telefono, il frigorifero, l'acqua corrente, il gabinetto e… la televisione. L'unica nostra connessione col mondo (oltre al viaggio settimanale in città) era una radio a modulazione d'ampiezza (a batteria, ovviamante) che prendeva solo un canale RAI  e alcune stazioni nordafricane. Ed è proprio su quella radio che seguivamo le grandi notizie sull'Apollo 11.

 

Ricordo che quella sera stavamo cenando fuori, al fresco, in quel preciso punto del cortile dove il tavolinetto non ballava troppo sulle sconnessioni della roccia che fungeva da pavimento. Nelle sere buie mia madre appendeva un lume a petrolio ad un piolo vicino alla porta, ma quella sera c'era la luna, così il lume era spento sia per risparmiare il petrolio, sia per non attirare i fastidiosi insetti notturni (a quel tempo arrivavano nugoli di lucciole che ronzavano intorno al lume e a volte cadevano dentro la minestra dandole un terribile sapore amaro).

 

Stavamo cenando, dicevo, e ascoltavamo la radio. Evento strano perché a casa mia la radio si ascoltava solo alle 7 quando c'era il giornale radio. Poi  mio padre, appena sentiva le parole: "SPORT; CALCIO…",  la spegneva subito per risparmiare le batterie e perché lo sport non gli interessava e gli dava fastidio ascoltare altro che non fosse il notiziario. Ma quella sera era diverso, il giornale radio era un'edizione fiume che trasmetteva emozioni forti così la radio era rimasta accesa ad oltranza.

 

A 5 anni io ero cresciuto praticamente da solo coi miei genitori. Non ero mai andato al “nido” o alla “materna”… semplicemente non c'erano, nè avevo amichetti con cui giocare… non c'erano nemmeno questi. La mia unica erudizione veniva da mio padre e da mia madre che allora pensavo fossero una fonte inesauribile di sapere. E in effetti sapevano molto sulla luna: il ciclo, le fasi, i proverbi. C'era una luna giusta per ogni cosa: per seminare, per mietere, per mettere la chioccia a covare… 

Non ricordo nememno una delle parole che uscirono quella sera dalla radio, però ricordo che a un certo punto mio padre disse: ecco, ormai sono vicini, guardiamo la luna, forse riusciamo a vederli.

A 5 anni quella considerazione mi sembrò ragionevole e alzai gli occhi al cielo aspettandomi di vedere degli omini sulla luna. Ricordo la conversazione dei miei genitori: magari non riusciremo a vedere gli astronauti, ma il LEM sì, quello dovremmo riuscire a vederlo! 

Ovviamente non riuscimmo a vedere niente, così il tarlo del dubbio sbarcò quella sera in una sperduta fattoria siciliana: saranno veramente lì o è solo una finzione radiofonica?

La mia prima televisione sarebbe arrivata agli inizi degli anni '80, così io le immagini dello sbarco sulla luna le ho viste solo di recente, in un qualche documentario su Discovery Channel.

 

Salvatore Antoci

Potrebbero interessarti anche...

Nessuna risposta

  1. Freddy ha detto:

    Dal bellissimo racconto di Salvatore sembra siano passati 1000 anni, non 40, ma se ognuno di noi "vecchietti" provasse a ricordare quei momenti sono certo che di storie emozionanti ne uscirebbero davvero tante.

    La mia, racconta di un bambino che all'epoca (15 giorni dopo l'atterraggio lunare) avrebbe compiuto 8 anni, (il 5 agosto del 1969) qualcuno in più di Salvatore, comunque sufficienti per fissare quei momenti in maniera perenne.

    Mi trovavo a Terracina con tutta la famiglia (padre madre, tre sorelle ed un fratello) per il solito mese di mare nella solita casa d'affitto, lontani dalla residenza romana di Torpignattara nella quale saremmo tornati non prima di settembre dopo il solito mese di agosto in San Donato Val di Comino (Fr) paese di origine di entrambi i miei genitori.

    Da giorni echeggiava la notizia dello sbarco dell'uomo sulla Luna, un evento che i miei genitori mi trasferirono come molto importante, più di quanto avrei mai potuto immaginare. La data del 20 luglio si avvicinava, e la rabbia per non possedere il televisore che nella casa in affitto non era ovviamanete presente, iniziava a farsi importante.

    Io e mio fratello, in particolare, iniziammo a lagnarci talmente tanto che convincemmo mio padre a chiedere allo zio Tullio, (che sarebbe arrivato anche lui a Terracina proprio quel giorno) di portare il televisore da Roma. Ma Egli fece di più, per l'occasione comprò un nuovo televisore, un portatile che all'epoca costava più di un televisore normale, ma che sarebbe stato il televisore più benedetto del mondo, in particolare da quei due bambini che non avrebbero mai più finito di ringraziarlo.

    C'era un'atmosfera strana, un clima di tensione misto ad un clima di felicità per qualcosa che stava per accadere ma di cui nessuno riusciva a percepirne i reali confini. Un evento storico, questo era chiaro anche a noi ragazzini, ma anche un momento diverso, dove tra grandi e piccoli non c'era differenza, tutti attono a quel televisore bianco e nero come fosse un cilindro dal quale stava per uscire una magia, lo sbarco dell'uomo sulla luna.

    Fin da allora, lo ricordo bene, provai a immaginare quel momento come qualcosa che avrei potuto e dovuto raccontare ai miei figli e poi ai miei nipoti.

    Quando Tito Stagno disse la fatitica frase "hanno toccato" scoppiamo tutti in un applauso, e nei minuti successivi, forse anche per la confusione che si generò tra i due giornalisti (Stagno e Orlando) rimanemmo incollati al televisore per verificare se la luna fosse solida, calpestabile, non fosse cioè una grande sabbia mobile (anche questo diceva la voce di popolo) e che quindi gli astronauti potessero camminarci sopra senza sprofondare.

    Dopo pochi minuti, noi piccoli fummo forzatamente portati a letto (carosello era finito da un pezzo) ma quelle immagini oggi, a 40 anni dall'evento, continuamente riproposte, le ricordo come fossero passati solo due giorni.

    Da allora ho sempre considerato Neil Amstrong, (anch'egli nato il 5 agosto come me, ma di qualche anno prima) il primo uomo che mise piede sulla Luna, una sorta di eroe mondiale, del quale certamente, tra ventimila o tra cinquantamila anni, tutti ricorderanno, mentre forse non sarà così per Giulio Cesare o Michael Jackson!

    (ci avevate mai pensato?)

    Freddy

    Neil Amstrong, il primo Uomo che mise piede sulla Luna!

  2. Vincenzo ha detto:

    Me lo ricordo bene, quel giorno, anzi quella notte, perché la faccenda successe la mattina molto presto,    ero sveglio con i miei genitori, e ricordo anche di aver dormito fino a pochi minuti prima della discesa dal Lem di Neil Armstrong – il cognome lo imparai subito! e oggi dopo quarant'anni me lo ricordo ancora!.  In televisione la notizia la diede Tito Stagno, un simpatico giornalista della RAI.

    Ricordo quell'evento molto nitidamente: ero nei pressi di Piazza Mentana a Latina,  il televisore (Allocchio-Bacchino credo sia questa la marca) in bianco e nero acceso ad un'ora impossibile, le immagini chiare e scure, la voce inconfondibile di Tito Stagno, gli applausi di mio padre. Sinceramente sono un po' commosso ancora oggi.

    Nei gioni successivi mio padre mi regalò un adesivo della missione apollo 11 (ricordo che era un'aquila che si adagiava sulla luna)  che ho custodito gelosamente per diverso tempo ed attaccata al mio diario personale.