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Inceneritore a Borgo Montello: sembrerebbe fatta

Mercoledì 08 Ottobre 2008

http://carta.ilmessaggero.it/view.php?data=20081008&ediz=05_LATINA&npag=35&file=B_1956.xml&type=STANDARD

di GIOVANNI DEL GIACCIO

Ecoambiente è a un passo dall’autorizzazione per realizzare il termovalorizzatore a Borgo Montello. Con l’avallo del presidente ed ex commissario per i rifiuti nella Regione Lazio, Piero Marrazzo, e buona pace di chi si oppone all’impianto o fa finta di farlo. L’interesse della società, partecipata al 51% da Latina Ambiente, a sua volta partecipata al 51% dal Comune di Latina, a realizzare una struttura di “ultima generazione” era noto. Così come si è proposta l’Indeco per la sua discarica e – in passato – sono arrivate le proposte di altre società. Sempre e solo su Borgo Montello, per il semplice fatto che diversamente nessuno bonificherebbe le discariche esistenti. Chi realizza il termovalorizzatore, invece, è tenuto a farlo. L’interesse, dicevamo, è diventato qualcosa in più ed è singolare come emerga la storia.
Il Comune di Anzio con una delibera di giunta dell’8 agosto scorso chiede alla Regione di entrare a far parte dell’Ambito territoriale dei rifiuti di Latina. Sappiamo che ogni volta c’è un decreto che autorizza la stessa Anzio e Nettuno a conferire a Montello, cosa alla quale si oppongono ufficialmente e a suon di comunicati e ricorsi ora il sindaco Vincenzo Zaccheo e ora il presidente della Provincia Armando Cusani. Scontri, polemiche, “tavoli” che non si concludono ma… Ad Anzio sostengono deliberando che nel decreto che autorizza il conferimento a Latina fino a gennaio 2009 «si fa esplicito riferimento alla località di Borgo Montello come sito nel quale realizzare la chiusura del ciclo dei rifiuti dell’Ato di Latina». Che non solo è più vicino geograficamente ma in caso di termovalorizzatore ha “bisogno” dei rifiuti di Anzio e Nettuno per essere economicamente vantaggioso. E vediamolo il decreto commissariale, il numero 30 del 27 giugno: richiama precedenti disposizioni, ricorda come Anzio e Nettuno non possano più da tempo conferire ad Albano, la necessità di «prevenire l’insorgere di situazioni di emergenza».
Fin qui nulla di nuovo, ma è tra i vari “considerato” che si scopre la novità: «L’esito positivo dell’istruttoria condotta dalla struttura commissariale e dalla commissione tecnico scientifica in ordine alla realizzazione del complesso impiantistico integrato costituito da un impianto di trattamento, recupero e valorizzazione di rifiuti non pericolosi, con produzione di Cdr (combustibile da rifiuto) e Fos (frazione organica stabilizzata) e da un impianto di produzione di un compost di qualità da rifiuti organici raccolti in maniera differenziata con discarica di servizio, in località Borgo Montello-Latina, della società Ecoambiente». Un passaggio manca «a tutt’oggi non è ancora pervenuto il parere di compatibilità ambientale di competenza dell’ufficio Via della Regione, peraltro sollecitato, data l’urgenza, dalla struttura commissariale al fine di giungere a una rapida definizione dell’intero procedimento istruttorio». La firma è di Piero Marrazzo, quelle di Zaccheo e Cusani evidentemente “finte” guerre.

DAVIDE

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Nessuna risposta

  1. MarmaLT ha detto:

    Se l'obiettivo è quello di ridurre l'inquinamento e migliorare la gestione dei rifiuti, credo che si sia sulla giusta strada… lo dico da 'poco esperto', ma con 'molto spirito ecologico'. Lo dico altresì come ex Vice Presidente dell'Associazione 'Terra Viva' che lottò anni, unitamente al Presidente Sandro Novaga e il Segretario Giovanni Scorziello, perchè vi fosse chiarezza nella gestioone dei rifiuti. Documentando, allora, lo stato di degrado dell'area – era all'epoca della gestione Pro.Chi. – e che, a distanza di vent'anni, pare possa trovare una soluzione positiva e, auspichiamo, risolutiva.

  2. davide ha detto:

    Da quel che si è letto nelle ultime settimane il progetto del Comune di Latina per 70 mila tonnellate annue punterebbe a bruciare solo le ecoballe di CDR… La provincia invece vuole fare un inceneritori per i rifiuti tal quali da 270 mila tonn annue, quando la produzione di tutta la provincia di Latina + Anzio-Nettuno è sulle 300 mila…

    Inoltre in quell' inceritore verrebbero bruciati anche i rifiuti della vecchia vasca S0 (circa 300 mila tonnellate), la vecchia vasca creata quando ancora c'era la gestione comunale e chiusa nel 1987.

    E' una vasca realizzata con sistemi di sicurezza minori rispetto alle successive, e che perde percolato, inquinando sottosuolo e che và messa assolutamente in sicurezza. Indeco vorrebbe farlo disseppellendo quei rifuti e bruciandoli tal quali nell'inceneritore da 270 mila…

    Attualmente a Borgo Montello esistono le vasche S0, S1, S2, S3, S4, S5, S6… ed una nuova vasca verrà creata a breve..

    Ma visto che l'inceneritore di Ecoambiente verrà usato solo dal Comune di Latina e da Anzio-Nettuno (come già avviene per la vasca gestita attualmente da Ecoambiente), che faranno gli altri 32 comuni della Provincia?

    Non è che alla fine ci ritroveremo con 2 incenitori, quello della Ecoambiente + quello di Indeco, visto che Comune di Latina e Provincia vanno ognuno per la loro strada?

    DAVIDE

  3. Stevejo ha detto:

    MarmaLT ha scritto:
    Se l'obiettivo è quello di ridurre l'inquinamento e migliorare la gestione dei rifiuti, credo che si sia sulla giusta strada… lo dico da 'poco esperto', ma con 'molto spirito ecologico'. Lo dico altresì come ex Vice Presidente dell'Associazione 'Terra Viva' che lottò anni, unitamente al Presidente Sandro Novaga e il Segretario Giovanni Scorziello, perchè vi fosse chiarezza nella gestioone dei rifiuti. Documentando, allora, lo stato di degrado dell'area – era all'epoca della gestione Pro.Chi. – e che, a distanza di vent'anni, pare possa trovare una soluzione positiva e, auspichiamo, risolutiva.

    Caro Marma, personalmente non sono d'accordo sul fatto che un inceneritore sia la scelta giusta.

    Ho fatto una ricerca tempo fa, e posso dirti che la vera soluzione al problema dei rifiuti è quella di utilizzare innanzitutto un impianto di Trattamento Meccanico Biologico dei rifiuti.

    Ti riporto sotto, tra i ****, una parte di quello che scrissi a suo tempo in questa news: http://www.q4q5.it/modules/news/article.php?storyid=2389

    Vorrei solo specificare che quando nella news si scrive:

    << impianto di trattamento, recupero e valorizzazione di rifiuti non pericolosi, con produzione di Cdr (combustibile da rifiuto) e Fos (frazione organica stabilizzata) >>

    ci si riferisce probabilmente a un impianto simile al TMB, ma con triturazione iniziale dei rifiuti. Se così sarà, in questo impianto non potrà essere avviata la fase di vagliatura accurata che permetterebbe di riciclare gran parte dei rifiuti introdotti, ma ci si limiterebbe a una separazione grossolana della frazione secca (destinata a produrre CDR) da quella umida (destinata a produrre FOS). SI andrebbe quindi a produrre molto più CDR (e quindi molto più inquinamento, visto che poi il CDR va smaltito in inceneritori/gassificatori/pirolizzatori) e non si va a riciclare nulla.

    Con i TMB più avanzati invece (quelli di cui parlo più sotto), il CDR prodotto è solo una frazione dei rifiuti iniziali, perchè la maggior parte viene separata e riciclata.

    Se poi veramente, come dice Davide, andranno a costruire un inceneritore dove bruciare i rifiuti tal quali, allora questo sarebbe veramente disastroso, da veri incompetenti…se non peggio. Perchè l'inquinamento che si andrebbe a produrre sarebbe inaccettabile.

    Non rimarrebbe altro che andare via da Latina, perchè il rischio dell'insorgenza di tumori diventerebbe  eccessivo!!

    Un salutone,

    Stefano

    ***************************************************

    Ebbene, non c’è nulla di più sbagliato nel ritenere un inceneritore “poco inquinante”: molti studi a riguardo, come quello portato a termine dallo stesso Istituto Superiore di Sanità nel 2004, hanno evidenziato che nelle zone attigue agli inceneritori aumentano gli effetti cancerogeni e vi è un significativo incremento di mortalità causato da cancro al polmone, linfomi e neoplasie infantili; ciò è causato dalle nanoparticelle prodotte dalla combustione dei rifiuti che, essendo inferiori ai 2,5 micron non possono essere fermate da nessun filtro anti-particolato oggi esistente.

    Non c’è nulla di più sbagliato, inoltre,  nel dire che  i termovalorizzatori sono una soluzione definitiva al problema dei rifiuti, o che con un inceneritore è possibile ridurre a percentuali trascurabili i rifiuti conferiti in discarica: un inceneritore produce scorie solide e ceneri volatili pari a 1/3 del peso dei rifiuti che vi vengono introdotti; ciò significa che il 33% dei rifiuti che finiscono nell’inceneritori,  vanno poi conferiti in discarica. Tra l’altro, prima di inviarle in discarica queste scorie devono essere trattate e rese inerti, in quanto sono altamente tossiche e pericolose per la salute pubblica.

    Infine, non è vero che sono economicamente convenienti: continuano ad esserlo solo grazie agli incentivi statali CIP6 sulle fonti rinnovabili che ricevono. Ma questi contributi sono stati ritenuti illegittimi dalla stessa Unione Europea, che ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia, in quanto i rifiuti o le “ecoballe”  (o CDR), bruciati nei termovalorizzatori, non possono essere considerati “fonte di energia rinnovabile” . Insomma, il governo italiano sarà giustamente costretto a togliere questi incentivi ai termovalorizzatori, e gli inceneritori non saranno più convenienti come ora, specie se confrontati con altre tecnologie alternative esistenti.

    E allora? Purtroppo, seppur auspicabile, non si può fare ricorso esclusivamente alla Raccolta Differenziata: è difficile, in una grande città, superare il 50% di differenziata e solo con il metodo del “porta a porta” è possibile realizzare l’auspicabile traguardo del 70% e oltre.

    Rimarrebbe quindi una percentuale non trascurabile di rifiuti indifferenziati che in qualche modo bisogna pur trattare, in quanto non può essere più accettabile conferirla direttamente in discarica.

    A questo proposito, un’altra convinzione non vera è che l’unica tecnologia esistente per trattare i rifiuti indifferenziati sia la produzione di CDR (mediante appositi impianti) e il suo smaltimento mediante termovalorizzatore.

    Infatti, sia in Italia (con la presenza di 114 impianti di questo tipo) che nel resto del mondo, la tecnologia maggiormente usata per trattare questi rifiuti sono gli Impianti di TMB (Trattamento meccanico Biologico).

    In particolare, nei processi TMB più avanzati (quelli che non prevedono la triturazione iniziale dei rifiuti), i rifiuti indifferenziati, invece di essere subito triturati (come avviene nei tradizionali impianti di produzione di CDR), vengono selezionati e separati mediante appositi processi di vagliatura, consentendo il recupero dei materiali riciclabili presenti: nell’impianto TMB di Seamer Carr in Inghilterra, ad esempio, si riesce a riciclare il 90% del metallo, alluminio, plastica rigida e materiale organico, il 70% del vetro e fino al 90% della carta e cartone presenti nei rifiuti indifferenziati in ingresso nell’impianto.

    Inoltre la parte umida dei rifiuti, accuratamente selezionata, viene sottoposta a processi particolari chiamati “digestione aerobica” o “anaerobica”: in particolare, mediante la digestione anaerobica si ha la produzione di un “digestato solido”, da utilizzare per migliorare le proprietà agricole del suolo, e il recupero di biogas, utilizzato per produrre calore ed energia elettrica.

    Al contrario di quanto si potrebbe pensare, poi, questi impianti costano molto meno di quanto costano gli inceneritori; inoltre non producono inquinamento, permettono di incrementare la differenziazione e il riuso dei rifiuti  e consentono di inviare in discarica molti meno scarti ( tra l’altro totalmente inerti e non pericolosi per la salute pubblica) di quanto non riescano a fare i termovalorizzatori.

    Ma non solo, perché negli stessi impianti è possibile  trasformare la frazione secca e non differenziabile dei rifiuti (selezionata anch’essa durante il processo di vagliatura) in CDR (combustibile derivato dai rifiuti).

    In questo caso, per smaltire il CDR prodotto, ai tanto declamati inceneritori sono da preferirsi i “pirolizzatori (molto diffusi nel resto del mondo e chiamati anche “dissociatori molecolari”), ossia impianti simili ai gassificatori  ma che, lavorando a temperature inferiori ai 400°C e in totale assenza di aria, consentono di  ridurre di oltre cento volte l'emissione di polveri sottili e nanopolveri, permettono la riduzione di ossidi di azoto e metalli pesanti, e una concentrazione di diossina e furani al disotto dei valori misurabili.

    Va infatti evidenziato che a temperature comprese tra 400 e 800 °C si ha una forte produzione di diossina, ma a temperature superiori agli 800°C si ha una forte produzione di nanopolveri, responsabili di malattie respiratorie e tumori.

    Tali impianti, utilizzando la “dissociazione molecolare”, trasformano i rifiuti in un “gas di sintesi” da utilizzare per produrre energia elettrica e calore, con rendimenti superiori a quelli di un inceneritore ma a un costo (sia di costruzione che di gestione) decisamente più basso.

    Infine consentono una produzione di scorie enormemente minore rispetto a un inceneritore: mediante questi impianti viene inviato in discarica soltanto il 3% (contro il 30% degli inceneritori) dei rifiuti introdotti.

    Di tali impianti è possibile costruirne anche più di uno nella stessa provincia, in particolare vicino agli impianti di TMB stessi: i “pirolizzatori” (ma anche i gassificatori), infatti, sono impiantisticamente molto versatili, ossia è possibile proporzionarli alla reale quantità di CDR prodotto. In questo modo si va ad evitare anche l’inquinamento dovuto al trasporto del CDR per  smaltirlo nell’impianto stesso.

    Ma soprattutto, in questo modo si va a evitare un'altro problema degli inceneritori, ossia quello di dover importare rifiuti da altre regioni/paesi x farli funzionare a regime. Gli inceneritori, infatti, trattano circa 100.000 t/a di rifiuti. Se i rifiuti prodotti non sono abbastanza, x raggiungere le 100.000 t/a bisogna prendere i rifiuti da altre regioni, andando ad aumentare anche l'inquinamento.

    **************************************************************

     

  4. Salvatore ha detto:

    Cari Stefano e Mario,

    purtroppo adesso il termovalorizzatore va di moda e dirsi contrari (o semplicemente non mostrare entusiasmo al solo sentirlo nominare) è quasi un atto di alto tradimento.

    La realtà, come ha detto Stefano, è diversa: Persino le comunità più evolute, che nel passato hanno fatto largo uso dei termovalorizzatori, stanno facendo retromarcia. Poi, se ho ben capito, qui da noi si vorrebbe bruciare tutto… persino i rifiuti accumulati nei decenni passati. Questa sarebbe una follia che immetterebbe nell'aria dosi incalcolabili di veleni e di anidrite carbonica.

    La vera soluzione dei rifiuti è molto complicata… bisogna partire da lontano, limitando drasticamente la produzione di cose che diverranno rifiuti. Poi serve fare riciclaggio, e infine, se proprio non se ne può fare a meno si chiude il ciclo col termovalorizzatore, ma per quantità residuali minime! 

    Salvatore

  5. Stevejo ha detto:

    In realtà, il messaggio che vorrei che passasse è che l'inceneritore non è mai una soluzione, neanche al termine di un corretto ciclo dei rifiuti che preveda raccolta differenziata, impianto di TMB senza triturazione iniziale dei rifiuti ,etc..

    Questo perchè le stesse identiche funzioni di un inceneritore (ossia smaltire il Cdr prodotto durante il ciclo dei rifiuti) lo fa, con un rendimento molto più elevato, producendo molte meno ceneri o residui, e inquinando molto meno, un "pirolizzatore" o, al più, un "gassificatore" (che lavorando sotto i  1000 ° C producono cmq meno nanopolveri di un inceneritore e, come i pirolizzatori, possono essere dimensionati alle reali esigenze del territorio, ossia alla reale quantità di CDR prodotto).

    Insomma, il Termovalorizzatore (o inceneritore, è la stessa cosa), è una tecnologia obsoleta, già soppiantata da altre molto migliori.

    Perchè allora continuare su questa strada? Pechè così i gestori ricevono gli incentivi statali? Ma li riceverebbero anche costruendo pirolizzatori o gassificatori?

    E allora? Per ignoranza, perchè non sanno che esistono tecnologie migliori e continuano a cavalcare l'onda dei luoghi comuni?

    Oppure per uno scorretto uso del termine, ossia perchè confondono i termini credendo che inceneritori, gassificatori e pirolizzatori siano la stessa cosa?

    Se così fosse, è bene che imparino ad usare il termine giusto. Perchè se si delibera di costruire un termovalorizzatore, quello viene costruito, non certo un pirolizzatore o un gassificatore.

    E la stessa cosa è dire di voler costruire un impianto TMB. Dire questo, da solo non basta.

    Perchè ci sono TMB con e senza triturazione iniziale dei rifiuti. E questa è una differenza sostanziale, perchè permette o non permette un forte ulteriore ricilo dei rifiuti, che con la triturazione iniziale dei rifiuti non ci sarebbe. 

    Un salutone,

    Stefano