La sicurezza 2.0: Controllo del vicinato

Questa mattina nella commissione Trasporto pubblico, privato e sicurezza il consigliere Antoci ha illustrato il progetto che porta il nome di “Controllo del vicinato“. In cosa consiste?

Il “Controllo del vicinato” non è una ronda, non è una organizzazione paramilitare o un qualche tipo di sistema di sorveglianza, ma è semplicemente un insieme di attenzioni che, senza modificare il nostro comportamento quotidiano, possono portare ad una migliore sicurezza nel territorio. A nessuno infatti è richiesto di intervenire attivamente per risolvere il problema!

Come si fa? L’idea è la più vecchia del mondo: bisogna fare squadra, o per meglio dire, bisogna fare comunità. Chi partecipa (poiché è tutto su base volontaria) si organizza in gruppi, i quali hanno un referente, il quale si interfaccerà con le istituzioni. Quello che ogni cittadino può fare è:

  • Segnalare le Emergenze: un furto, un delitto o altro, il cittadino contatta direttamente chi di dovere (numero unico 112) – così come già dovremmo fare tutti
  • Segnalare le Non emergenze: si comunica all’interno del gruppo (WhatsApp, Telegram, Facebook, E-Mail) ed il coordinatore raccoglie le segnalazioni, che filtrerà e girerà ai referenti istituzionali
  • Osservare quello che succede nel proprio quartiere: se si sente l’allarme di una casa vicina scattare, accendere la luce e guardare all’esterno; far sentire che la zona è popolata e “attiva”
  • Unire l’utile al dilettevole: se vediamo una persona nuova girare nella zona che osserva e si guarda intorno, possiamo provare a chiedere se ha bisogno d’aiuto: se è un malitenzionato, capirà che non potrà più passare inosservato; se invece è una persona che si è persa o un turista, sarà grato di ogni informazione
  • Tanto altro

Cosa sono le “non-emergenze”? Pensiamo a tutti quei casi in cui notiamo qualcosa di strano (ad esempio un furgone abbandonato/sospetto) ma non c’è nessun reato: in questi casi è inutile riportare la cosa direttamente con i numeri di emergenza, tuttavia è molto utile avere queste informazioni in modo “indiretto” e “asincrono” (ovvero, comunicate in un momento successivo): queste sono le cosiddette “Informazioni qualificate“.

Per comprendere quanto questa attività migliora la sicurezza, è utile sapere che, per molti tipi di furti, i malintenzionati studiano l’obiettivo prima di colpire: fanno scattare i sistemi di allarme, ad esempio, e guardano quello che succede senza intrufolarsi in casa o reagire (così non possiamo trovarli, e l’allarme cade nel vuoto). Se a questo allarme corrisponde anche solo qualche persona che accende la luce e guarda fuori (cosa che non ci costa molto sforzo), il malitenzionato saprà che rischia di essere visto e che qualcuno chiamerà le forze dell’ordine, e quindi se ne andrà.

Nessuno sta dicendo però di violare la privacy altrui: non si tratta di guardare col binocolo dentro la casa di chi ci abita di fronte, ma di osservare quello che normalmente si può osservare dalla finestra.

Già in passato noi (q4q5.it) lo presentammo sotto il nome di “Vicino che osserva“, tuttavia per la diffidenza dei cittadini e delle istituzioni, il progetto non iniziò. Ma ora i tempi sono cambiati, questa attività è riconosciuta a livello nazionale e internazionale, e già funziona in altri Comuni del nostro Paese.

L’amministrazione si sta già operando ed ha inserito il Controllo del Vicinato nel bilancio di previsione del 2017. Presto l’amministrazione si adopererà per la firma di un protocollo d’intesa con il Prefetto.

Infine, vorrei riportare il fatto che questa attività, come ormai dovrebbe essere chiaro, non mira a sostituire la mancanza di forze dell’ordine sul territorio (che questa mattina in commissione è stata ricordata puntualmente), ma ad integrare aggiungendo un “nuovo pezzo” della sicurezza, senza oneri per l’amministrazione. La carenza di organico e di fondi dei Vigili/Carabinieri/Polizia è sicuramente un problema che va affrontato, ma non c’entra nulla con il “Controllo del vicinato”.

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