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Maiettopoli

MAIETTOPOLI

Il paese di Maiettopoli non è una località geografica, ma un luogo dello spirito, un modo di vedere le cose. L’unico mondo possibile in cui siamo nati.

Fin da bambino, nel paese di Maiettopoli, si impara che il più forte e prepotente vince. Sempre.

Il più forte, nel paese di Maiettopoli, è quello un po’ fascista, voce arrochita, un “boia chi molla”, un paio di “dux mea lux”, qualche schiaffone dato alla zecca di turno, logiche stringenti su donne e motori e l’esaltazione della propria personalità machista magari supportata dalla conoscenza di qualche potente col colletto bianco, di etnia sudista o di estrazione gipsy che, nel paese di Maiettopoli, è sinonimo di racket dell’usura, estorsione e associazione per delinquere. Sinonimo, sia beninteso, suggerito da sentenze della magistratura e osservatori antimafia di ogni ordine e specie.

Nel paese di Maiettopoli, accade che le bande rivali che per lungo tempo hanno militato nello stesso partito, abbiano dato luogo a una diaspora, dovuta a eventi non controllabili da loro medesimi – la disgregazione dell’ex PDL è avvenuta in alto, tra una casa di Montecarlo, quattro escort a Palazzo Grazioli e la pantomima dello spread anno di grazia 2011.

maiettopoli 1Dopo la diaspora, nel paese di Maiettopoli, sono rimasti tre candidati – Maietta, Cusani e Tiero – che si sono spartiti proscenio, ribalta, platea e golfo mistico. Non sappiamo se ne siano a conoscenza, ma le loro facce si sono trasformate in icone della città. Ormai Maiettopoli è piena dei loro ologrammi di carta; passi un angolo, giri una curva, ti siedi ad una panchina e ci sono queste tre icone, a scelta, a rotazione, ma sempre loro sono. La scienza dei segni applicata ai partiti o, se si preferisce, il gioco delle tre carte.

A Maiettopoli, chi attacca i manifesti delle icone è di solito molto aggressivo: vero prototipo del maschio di Maiettopoli. Sguardo ruvido, parole tronche, ideologie tagliate con l’accetta. Lo fa per soldi e per rispetto. Attacco l’icona perché sono amico dell’icona, tu stai zitto perché non conti un casso.

Le icone hanno militarizzato la città come in una Dresda post-bombardamento dove a farla da padrone ci sono loro: gli attacchinanti con colla e pennello che si muovono tra le macerie come sciacalli e avvoltoi. Si gira e si attacchina abusivamente tanto le multe chissà se le fanno, le sanatorie sono sempre all’ordine del giorno e chi dovrebbe controllare – il Comune – è un amico. Ergo: l’attacchinaggio? Selvaggio deve essere, inquinante e pure abusivo.

Il consenso elettorale, nel paese di Maiettopoli, si costruisce anche così. Marcando il territorio, occupando gli spazi, facendo sentire la propria presenza di fronte ai luoghi delle Istituzioni. Di icone, ce ne sono di fronte alla Procura della Repubblica, al Tribunale, alle scuole, persino attaccate sui mezzi della onlus Cooperativa Dializzati, nonché lunghi drappi su centri commerciali come quello tra maiettopoli 2viale Kennedy e Via dell’Agora su cui campeggia Giorgia Meloni in salsa Charles Foster Kane o Vladimir Il’ič Ul’janov, detto Lenin – che per una che cantava Faccetta Nera nei circoli del Fronte della Gioventù è un bizzarro rimando storico.

Vi sono inoltre interessanti movimenti dalle parti della Provincia di Latina, con poveri autisti dipendenti dell’ente pubblico, in sella alla loro Panda bianca, mandati in giro a recapitare materiale elettorale a spese di Pantalone.

That’s Maiettopoli, bellezza…e non puoi farci niente.

A Maiettopoli, succede anche che si palesino, per partenogenesi, candidati collegati nei paesi limitrofi. Come a Sermoneta, per esempio, dove il candidato sindaco Antonio Aprile è già sicuro di vincere, forte del fatto di essere amico e sodale del principale: Pasquale Maietta. Grazie a logiche sempiterne di consenso elettorale e ai giocatori di calcio del Latina, nel solco dell’altrettanto evergreen panem et circenses, il Nostro vincerà. E Sermoneta potrà dirsi finalmente succursale di Maiettopoli.

In centri come Maiettopoli, può succedere che un’intera Giunta, compreso Maietta ex della medesima e ora parlamentare della Repubblica, venga indagata per abuso d’ufficio. Il reato sempre in voga per amministratori di ogni genere sin dai tempi di Rod Steiger con le sue mani sulla città.

D’altra parte, non sarebbe stato carino da parte dei latinensi non permettere a Vincenzo Malvaso (col massimo rispetto per Corrado maiettopoli 3Alvaro) una succulenta colata di cemento alle porte della città. Lo fa per lo sviluppo, probabilmente, chissà…la stessa cosa che potrebbe dire l’altro contubernale dei latinensi, il Cusani da Sperlonga, che dopo essere stato ospitato per decenni non voleva andarsene. E ora, dopo due condanne, cerca un po’ di ristoro in Europa. Un’immunità val bene due abusi.

Nel paese di Maiettopoli funziona così: o ti adegui o sei un povero diavolo. Ti daranno dell’illuso, dello sfigato, dell’idealista, del coglione. E perché? Perché funziona così.

Le nostre icone, per lo più Maietta e Cusani, con un Tiero in si minore, organizzano cene, riempiono palazzetti, offrono aperitivi e cene. Le persone ci vanno, la politica non interessa più a nessuno, tanto vale andare a scroccare un pasto. E poi? Ma si dai, lo voto, tanto non cambia niente.

Pare che da Nonna Anna, noto ristorante pontino, il Maietta abbia dato una cena in onore della democrazia e dell’Europa. Se vince si dimette, l’importante è portare voti a Roma per La Russa in orbace. Il 4% è il sol dell’avvenire per i Fratelloni d’Italia.

Lui, Maietta, così impegnato a Roma a fare il parlamentare che sfida Equitalia per preservare l’onore di un imprenditore casertano e si barcamena a difendere la purezza della lingua e, guarda un po’, si fa bardo e scudiero dei tifosi laziali arrestati in Polonia. Sempre il calcio, perché il calcio è la sua passione essendo vicepresidente del Latina Calcio. Quei circenses con cui spera di raggiungere il trono da lui ambito: Maietta, sindaco del paese di Maiettopoli. Un happy end che neanche un film di Nora Ephron con Tom Hanks e Meg Ryan.

Nel Paese di Maiettopoli, per comprendere come funzionano le dinamiche del voto, ti basta entrare in una scuola dove, in odor di elezioni, l’assessore ai lavori pubblici della Provincia Salvatore De Monaco si presenta all’Itc Vittorio Veneto-Salvemini a promettere risoluzioni di annosi problemi.

O dove, sempre dai meandri della dirigenza provinciale, Aldo Silvestri, capo del personale, coinvolto nell’indagine della Procura in merito alle assunzioni facili, invia indicazioni di voto a mezzo email verso oltre trecento indirizzi di posta elettronica di dipendenti dell’ente. Per Silvestri, Cusani è l’uomo giusto poiché ha difeso con tanto ardimento la Provincia e si merita riconoscenza e voti; e allora non è necessario ricordare le sue gesta poiché tutti ne sono a conoscenza. Pure i giudici.

La competizione elettorale, il voto, a Maiettopoli sono inutili per una buona percentuale di elettorato, già bloccato, già indirizzato, già maiettopoli 5rassicurato. Va a parlare loro di acqua pubblica, biomasse, rifiuti, legalità, non se ne fanno niente, ovviamente. La politica, per questa fetta di cittadini, è fatta di noncuranza, icone appese, cene con le icone appese che si materializzano in carne e ossa. E niente più, magari in cambio di un favore, un lavoro, un giro in barca.

Nel paese di Maiettopoli viene fuori che mentre firmano delibere sospette in Comune, c’è un segretario generale che se ne guarda bene dal firmarle e, da contorno, c’è l’opposizione dormiente che se le vede passare davanti e intanto preferisce parlare di riformismo, narrazioni politiche, piattaforme programmatiche e qualche grattacapo uso agli ambienti pidini. Piccole liti con in palio il testosterone più sviluppato, qualche visita al sindacato, al vescovato e parole ragionevoli, moderate, talmente moderate da risultare soporifere.

Nel paese di Maiettopoli, c’è ancora una fetta di popolazione che vorrebbe che il proprio paese non si chiamasse più così ma finalmente e più semplicemente Latina. Latina. LATINA.

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