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Latina Ambiente: il Re è nudo!

Tutti vedevano, ma nessuno ha mai fatto il primo passo. Bruno Landi, dopo il suo arresto, è stato rimosso dall’incarico di Amministratore Delegato di Latina Ambiente dallo stesso CdA che gli ha dato fiducia per anni, nonostante fosse anche AD della società controllata Ecoambiente, che invece guadagna al diminuire dei potenziali ricavi di Latina Ambiente, suo socio maggioritario.

 

A parere di Vacciano, sembra improbabile che l'assemblea dei soci, composta da Gruppo Colucci, il quale Presidente del CdA Francesco Colucci è stato recentemente arrestato per fatti illeciti nel business delle discariche, non si sia resa conto né della duplice veste di Landi né dei penosi bilanci di esercizio del 2011 e del 2012 di Latina Ambiente, che hanno generato sia nei Revisori che nei Sindaci del Collegio “dubbi significativi sulla continuità aziendale” e che “la Società può non essere in grado di realizzare le proprie attività o far fronte alle proprie passività nel normale corso della sua attività" e che i bilanci non sono stati redatti con chiarezza e in maniera veritiera.

 

Non è stata garantita neanche l’adeguata informazione alla collettività: nessuno ha provveduto ad inserire nel contratto di servizio o negli altri atti che regolano il rapporto tra Comune e Latina Ambiente un termine di scadenza dell'affidamento, come richiesto dalla norma comunitaria. Questa lacuna avrebbe dovuto determinare la cessazione dell'affidamento alla data del 31 dicembre 2013, ossia dovrebbe essere già terminato da due mesi.

 

Latina Ambiente, in quanto operatore economico del servizio pubblico locale in materia di rifiuti, non ha garantito l'economicità della gestione gli oneri sostenuti per renderli proporzionati agli obiettivi prefissati, infrangendo così il costituzionale principio di proporzionalità, approfittando del silenzio del Comune di Latina, nelle vesti contrastanti di socio di maggioranza e di istituzione, che al contrario dovrebbe avere cura dell’interesse pubblico locale, poiché scopo della sua natura.

 

Sempre nel contesto dei rifiuti, per “incentivare” i comuni a rispettare le percentuali di raccolta differenziata disposte dalla legge era stata prevista un’addizionale del 20% sui tributi applicata agli ATO, ambiti territoriali ottimali, che a loro volta si sarebbero rifatti sui comuni inadempienti. Un meccanismo a catena con funzione deterrente. Mancanza della Regione Lazio? L’ATO4, ambito a cui Latina fa riferimento, che per legge dovrebbe essere competente per i rifiuti urbani e servizio idrico, si occupa ancora solo della gestione della rete idrica locale. Ente inabilitato, sanzione inapplicabile. Anche questa volta è impensabile credere che nessuno si sia accorto di niente, mentre la tassa sui rifiuti ha continuato a lievitare.

 

A parere degli interroganti, sembra improbabile il Comune di Latina come socio di Latina Ambiente non si sia reso conto né della duplice veste di Landi, né la tipologia di soci diretti ed indiretti delle partecipate (Cerroni e Colucci) e come istituzione non si sia accorta di aver infranto direttive europee, trattati ambientali e legislazione nazionale.

 

Il Re oramai è nudo e tutti lo vedono per quello che è.

 

Testo interrogazione: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=747710

 

 

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