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Ecco perchè il governo italiano non ha ancora rinuncato al nucleare

Introduzione
Ad un mese dal disastro di Fukushima gli ardori atomici del governo
Berlusconi non sono affatto placati. Nonostante la moratoria di 12
mesi per la costruzione delle centrali italiane l’attività del governo
freme. Lo dimostra il fatto che contestualmente alla moratoria è stato
approvato il decreto sulla localizzazione delle centrali con le
correzioni necessarie dopo la sentenza della Corte costituzionale che
bocciava il primo decreto.
La pausa imposta dall’apprensione di Berlusconi rispetto al fatto che
il referendum sul nucleare potesse tirare la volata a quello sul
legittimo impedimento ha riaperto i giochi nel governo e diversi
ministri si scontrano per scegliere la cordata a cui affidare il
business atomico da 30 miliardi.
Ritornano d’attualità gli americani di Westinghouse che già avevano
avviato contatti in fase avanzata con membri dell’esecutivo fra cui il
ministro degli Esteri Franco Frattini.
Prima priorità? Far saltare il referendum del 12 e 13 giugno che
rappresenterebbe la pietra tombale sui piani atomici del governo e
rappresenterebbero una minaccia per il Presidente del Consiglio.
E si comincia a parlare dei mini reattori IRIS…
IL PIANO DI “RISERVA” PER L’ATOMO ITALIANO
Il piccolo reattore inserito nel piano nucleare
Distratti dal reattore Epr, dagli accordi ai massimi livelli tra
Sarkozy e Berlusconi sul nucleare, ben pochi si sono accorti che
all’interno del documento di scenario realizzato nel 2009 dal
Politecnico di Milano e dall’Enea per il MSE sono presenti oltre l’Epr
  di Areva, l’Ap1000 di Westinghouse anche l’Iris, reattore modulare,
nel senso che se ne possono affiancare più di uno nello stesso sito su
modello Fukushima, da 335 MWe, dal costo di circa un miliardo di euro,
secondo gli estensori del rapporto, (tra i quali c’è il Professor
Marco Enrico Ricotti, ora anche membro della neonata Agenzia per la
sicurezza nucleare). Si tratta di un “nucleare minore” che potrebbe
essere appetibile a una moltitudine di soggetti, oltre a Enel ed Eni,
e che si “adatterebbe” bene all’orografia del nostro Paese, poiché
necessita di reti di trasmissione elettriche di medie dimensioni e di
poca acqua per il raffreddamento. In uno degli scenari descritti dal
rapporto, i primi due Iris gemelli saranno realizzati a partire dal
2020 per arrivare a installarne nel 2020 ben dieci unità gemelle: in
totale venti reattori su 10 siti.
Le dichiarazioni di Veronesi
Il piano di proliferazione del “piccolo” nucleare è passato in sordina
di fronte agli annunci e alle pressioni commerciali dei francesi di
Areva, fino all’incidente di Fukushima al quale sono seguite, il 19
marzo scorso, alcune dichiarazioni ‘illuminanti’ del Professor Umberto
Veronesi, che è a capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare: «Molti
si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia,
come sono oggi tutte quelle del mondo, sia quello da continuare a
realizzare; oppure se non è possibile ed opportuno considerare
l'adozione di reattori più piccoli e modulari: una rete di
minireattori. Alcuni di questi modelli progettuali sono già in
produzione e dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la
fattibilità».
Ecco sdoganato Iris. Ma come mai tanta attenzione a questo piccolo reattore?
Il ruolo di Ansaldo nel nucleare
Per capire il coinvolgimento dell’Italia sul “piccolo” nucleare
bisogna tornare al febbraio 2009, all’epoca dell’accordo
Berlusconi-Sarkozy che apre le porte all’Epr di Areva e taglia le
gambe all’Ap1000 di Westinghouse, reattore quest’ultimo che già nel
rapporto di scenario 2009 dal Politecnico di Milano e dall’Enea per il
MSE, non è inserito come opzione reale e ha un ruolo solo da comparsa
nonostante Ansaldo Nucleare (Finmeccanica) abbia un ruolo di primo
piano nella sua realizzazione, lavori da anni sulla tecnologia
nucleare di Westinghouse e sia ampiamente coinvolta nei quattro
reattori Ap1000 oggi in costruzione in Cina. All’epoca dell’accordo –
inspiegabile ai più, poiché si era scelta una tecnologia nucleare
inedita e mai realizzata prima senza avere un’Agenzia per la Sicurezza
Nucleare che validasse la scelta – Ansaldo criticò aspramente questa
scelta.
IL viaggio di Scajola negli Usa
Per rimediare a ciò, anche su pressioni da parte degli Stati Uniti,
come ha rivelato Wikileaks, l’allora ministro dello Sviluppo Economico
Claudio Scajola ha sottoscritto con il ministro per l’energia USA
Steven Chu una dichiarazione congiunta «in tema di cooperazione
industriale e commerciale nel settore dell'energia nucleare», nella
quale si punta a: «favorire sui mercati internazionali di Westinghouse
e Ansaldo Nucleare, che già lavorano assieme sulla Cina e a garantire
spazio all’Ap1000, con quattro reattori, nel programma nucleare
italiano. A suggellare tutto c’è la nomina da parte del Governo di
Francesco Mazzucca a Commissario di Sogin, la società che gestisce lo
smantellamento delle vecchie centrali nucleari, il quale proviene
proprio da Ansaldo Nucleare.
Gli intrecci sul nucleare
Nel frattempo altri appetiti si concentrano sul nucleare. E.On e
GdF-Suez costituiscono una seconda cordata, l’altra è Enel-Edf per il
nucleare con la benedizione di Gianni Letta, ma alla cordata hanno
manifestato interesse Saipem (Eni), Ansaldo Energia (portatrice della
tecnologia Westinghouse) e le utility A2A, Hera e Iren, mentre Edison
è orientata verso Enel-Edf. Ap 1000 e Iris sono i reattori ideali per
questi soggetti che possono così giocare ad avere un ruolo con il
nucleare anche a livello locale.
Lo strano accordo
L’otto marzo 2011, tre giorni prima di Fukushima, Westinghouse
annuncia un accordo con Endesa (controllata da Enel) per uno “scambio
d’informazioni” in materia di Ap1000 propedeutico alla realizzazione
di tali reattori in Spagna e in America Latina. Enel in Italia ha
scelto, due anni fa, la tecnologia concorrente francese di Areva
(Epr). È un segnale netto circa il fatto che gli interessi Usa in
Italia riescono a influenzare anche rapporti già consolidati come
quelli tra Enel ed Areva.
L’incontro di Washington
Nel frattempo continuano i giochi sul nucleare. Il ministro degli
Esteri Franco Frattini, infatti, ha fortemente voluto un appuntamento
organizzato dai ministeri degli Esteri, dello Sviluppo Economico,
dell’Ambiente e dall’Istituto Nazionale per il Commercio Estero,
“Global Energy”, negli Stati Uniti, al quale hanno partecipato, tra
gli altri, Roberto Adinolfi, CEO di Ansaldo Nucleare; Aris Candris,
CEO di Westinghouse Electric Company; Daniel L. Roderick, Senior Vice
President di General Electric-Hitachi. Tre gli sponsor
dell’appuntamento: Enel, Edison e Finmeccanica.
Legion d’Onore
Un ruolo fondamentale circa la scelta del nucleare francese lo svolge
il braccio destro di Scajola ed ex direttore del ministero dello
Sviluppo Economico Sergio Garribba che ha spinto con forza
sull’opzione francese, ricevendone in cambio l’11 ottobre 2010 la
Legion d’Onore francese poiché: «Sergio Garribba, ha fortemente
contribuito a sviluppare un partenariato strategico “totale e senza
limiti” tra Italia e Francia nell’ambito dell’energia nucleare». Un
riconoscimento significativo per Garribba che si era visto soffiare al
fotofinish la guida dell’Enea per la quale era i pole position.
Wikileaks
L’ambasciata Usa a Roma si allarma quando nel 2008 s’intravedono i
primi segnali di ritorno al nucleare perché «vede un’azione di lobby
ad alto livello da parte dei leader di Inghilterra, Francia e Russia»
e arriva a paventare che «i francesi abbiano una corsia preferenziale»
e ancora «l’intensa pressione dei francesi forse comprende tangenti a
funzionari del governo italiano».
Il “non ruolo” dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare italiana
Che i giochi sul nucleare e sulle tecnologie si facciano in Italia a
livello politico è un dato di fatto. Da un lato, infatti, si nomina un
oncologo ai vertici dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare, mentre
dall’altro la legge stessa depotenzia il suo ruolo a quello di
comprimario. L’Agenzia, infatti, in tema di tecnologie si affida alla
ratifica d’Agenzie di altri Stati con i quali l’Italia ha sviluppato
accordi. Usa e Francia, quindi, potranno importare “chiavi in mano” i
loro reattori, poiché nel nostro Paese non ci sono autorità veramente
indipendenti in grado di valutare i progetti.
Chi è con chi nella cordata nucleare
Con l’uscita di scena di Scajola e del potente Garribba, quindi,
l’asse politico del nucleare sembra essersi spostato verso gli Usa.
Sicuramente Prestigiacomo, Frattini e Letta sono per questa opzione,
Romani è su una posizione d’attesa e anche Berlusconi, viste le
frizioni sul piano internazionale con Sarkozy, è diventato abbastanza
freddo sull’Epr.

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