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Giornalisti o “picciotti”?

Quando Fini la scorsa primavera cominciò a dare forti segni di insofferenza nei confronti di Berlusconi, in un editoriale de “il Giornale” o di “Libero” (non ricordo bene) gli si disse chiaramente: torna nei ranghi o potremmo trovare qualche scheletro nell’armadio anche per te. Fini come sappiamo, continuò a scalpitare ed ecco che scoppiò il caso Montecarlo che ci ha ammorbato l'estate.

Adesso i vertici de “il Giornale" sono stati intercettati mentre – al telefono – rivolgevano sostanzialmente la stessa minaccia alla Marcegaglia, colpevole di aver criticato il governo Berlusconi… Ovviamente hanno subito detto che era solo uno scherzo, e hanno querelato (loro!) il procuratore di Napoli…

Mi chiedo: ma questi sono giornalisti o “picciotti” di Berlusconi?

Salvatore

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Nessuna risposta

  1. Baol ha detto:

    Ricordo che "l'avvertimento" di cui parli venne pubblicato su Il Giornale diretto da Vittorio Feltri… poi la campagna sull'appartamento a Montecarlo venne condotta da entrambi i quotidiani, Libero e Il Giornale… Oggi questo sistema viene definito metodo "Boffo" a ricordare un'altra campagna scatenata in precedenza contro Boffo, l'allora direttore de L'Avvenire che a alla fine diede le dimissioni, con soddisfazione per entrambi i quotidiani, che segnarono un'altra "tacca sul manico del coltello ". Anche Boffo si era permesso di dissentire e condannare la condotta del presidente del consiglio… anche Boffo venne tolto di mezzo, missione compiuta! Quanto alla Mercegaglia, se di scherzo si tratta, è certamente di pessimo gusto e ovviamente sarebbe come scherzare con il fuoco, perché oramai è noto a tutti che i quotidiani in questione non sono estranei a questi metodi, infatti la stessa Mercegaglia ritiene di essersi sentita minacciata, evidentemente "scherzando scherzando" si possono dire tante cose, poi… chi vuol intendere intenda. Del resto i messaggi in codice sono tipici di un certo linguaggio della malavita organizzata, e con i tempi che corrono certi scherzi sarebbe meglio non farli, se proprio non si vuol far passare qualche messaggio equivoco e destare allarme nell'interlocutore. Quel che è peggio in tutte queste vicende è il volersi trincerare dietro il giustissimo e sacrosanto diritto alla libertà di informazione, di fatto scadendo in una distorsione dello stesso principio. Informare è un diritto/dovere della stampa, ma è quanto meno discutibile che certe campagne dirette a screditare taluni personaggi vengano scatenate ogni qualvolta questi si permettano di dissentire e si allontanano dalla linea del governo… se Fini non avesse dissentito probabilmente oggi della casa di Montecarlo non vi sarebbe neanche l'ombra di un titolo su quei quotidiani, lo stesso per gli altri che improvvisamente sono finiti nel mirino di questi pseudogiornalisti. Oltre tutto molte di queste informazioni si sono verificate anche misteriose, di dubbia provenienza, poco attendibili… tanto che si pensa che alcuni dossier siano preconfezionati ad arte. Come dire che è sempre bene tenere pronto un manganello da utilizzare su chiunque, anche sugli amici che, non si sa mai, domani potrebbero divenire degli ex… 

  2. massimo74 ha detto:

    Io propenderei maggioramente per i "picciotti" del Berlusca. Certo magari trattasi di un accordo tacito tra le due parti, ma la picciottaggine è fatta anche di intese silenziose. In ogni caso il fatto che la Marcegaglia, che sa evidentemente chi decide al quotidiano, chiama direttamente il Confalo la dice lunga. E infatti quest'ultimo agisce di conseguenza. Che poi Feltri intervenga per dire che in realtà i "segugi" del Giornale non avevano niente sulla Marcegaglia, ciò non incide sulla eventuale violenza privata, anzi semmai peggiora solo il reato.

    Massimo

  3. il_vice ha detto:

    Perdonatemi ma qui mi sembra uno di quei soliti casi di "dove vedo e dove cieco". Il comportamento dei giornalisti, qualora confermate le accuse, sarebbe deprecabile senza alcuna scusante. Tuttavia non è il primo caso, nè tanto meno lo è quello citato relativamente a Boffo.

    Di certo c'è un uso strumentale dei mezzi di comunicazione ma ciò è insito nella loro specifica natura. Succede, dunque, che Boffo si mette a fare il moralista e qualcuno gli ricorda che "forse" lui è l'ultimo a poterlo fare visto che oltre ai suoi costumi sessuali non certo normali, faceva avances anche a giovanissimi. Ma succede pure che Berlusconi fa i cavoli suoi a casa sua ei qualcuno lo controlla da fuori e lo mette su tutti i giornali. Ma di esempi ce ne sono a bizzeffe.

    Il sistema della denigrazione dell'avversario a mezzo degli strumenti d'informazione è datatissimo ed ha conosciuto il suo apice nell'ex URSS in cui il KGB era maestro in questo genere di campagne, tanto da addirittura addossare le colpe di gravi delitti ai suoi avversari, in particolare agli USA. E che dire proprio degli USA: a partire dagli scandali che hanno affossato varie presidenze (di ogni orientamento politico) sino alle campagne informative recenti che passano il messaggio "mission accomplished" in Iraq e Afghanistan.

    Trovo questa questione sull'uso personale dell'informazione sterile ed inutile; tanto nulla cambierà: da un lato ci sono i "picciotti" di un gruppo e dall'altro i corrispondenti avversari, niente di più e niente di meno. Per cui cerchiamo di non montare un caso a "senso unico" perchè trattasi di una "strada a doppio senso di circolazione".

  4. Salvatore ha detto:

    Il fatto che il malcostume sia generalizzato, non significa che dobbiamo fare un'assoluzione di massa… tanto così fan tutti. Io continuo a scandalizzarmi per l'uso distorto del mezzo d'informazione e lo denuncio. Né mi pare di farlo a senso unico. Non ricordo i casi concreti, ma in passato ho preso posizioni pure nell'altro senso di marcia. Resta il fatto che nessuno ti vieta di denunciare (pure su questo sito) gli episodi che ti divessero far girare i "gabbasisi".

    Salvatore 

    PS: se nello specifico dei tuoi esempi ti riferisci all'inchiesta giornalistica che portò alle dimissioni del presidente Nixon, mi spiace ma non sono daccordo con te: quella fu una vera inchiesta giornalistica che colse gli uomini del presidente colle mani nel sacco… magari i nostri giornalisti fossero capaci di fare lo stesso, magari nel nostro paese la stampa avesse lo stesso giusto potere che ha la stampa degli Stati Uniti… Non confondiamo le inchieste giornalistiche col dossieraggio: il secondo è la mera raccolta di inforemazioni sull'avversario al solo scopo di usarle a scopo di ricatto. Se poi il ricatto non funziona allora si pubblica tutto. Questo è vile sciacallaggio, non è giornalismo.

    PS2: il fatto che il metodo sia stato ampiamente usato nell'Unione Sovietica non è certo un motivo di consolazione, anzi, mi spiacerebbe enormente se l'Italia fosse incamminata sulla via tracciata da Stalin. Ecco perchè, nel mio piccolo, faccio quello che posso per contrastare il fenomeno.

  5. il_vice ha detto:

    Non mi sembra di aver detto che non c'è da scandalizzarsi nè ho detto che bisogna restare in silenzio. Ho detto che la cosa è grave ma che, purtroppo, è proprio come dici tu un mal costume. Comportamento verso il quale possiamo fare tutte le denuncie di questo mondo e nulla cambierà. Quanto alla questione Nixon: NO, non mi riferivo a lui. Mi riferivo, ad esempio, ai vari Kennedy, Clinton, Bush eccetera, eccetera, solo per menzionare i più contemporanei.

    Lungi da me volere che l'Italia possa adeguarsi al modello societico; volevo solo dire che i sovietici erano maestri in questo genere di campagne di dossieraggio e calunnia nei confronti dell'avversario e che, molto presto, anche gli altri ne hanno compreso le notevoli potenzialità ed implicazioni, sia politiche che economiche (queste ultime legate alla tiratura delle copie). Non è un caso che tra i giornali più diffusi ci siano le riviste scandalistiche da "ombrellone". Chissà perchè?!

  6. massimo74 ha detto:

    Per me in questo caso non si tratta di malcostume, consuetudini e moralismi vari. Magari anche, ma non solo.

    Qui c'è di più. C'è la Procura della Repubblica che sta indagando per un reato penale (art. 610 c.p.). Se verrà accertato (sempre dopo le indagini ed eventuale processo) che lo scopo, perseguito con minacce più o meno scherzose non interessa, era quello di costruingere o far omettere a qualcuno di fare qualcosa, questo va sotto il nome di "violenza privata". A dir la verità non interessa nemmeno se l'esecutore era un giornalista o meno, il reato per fortuna non cambia in base all'attività lavorativa dell'imputato (o almeno la legge non prevede ancora favoritismi a favore di chicchessia, e quindi nemmeno per i giornalisti).

    Il malcostume è un'altra cosa e il malcostume di infrangere le leggi sempre reato resta.

  7. giucap ha detto:

    Vorrei aggiungere all'analisi di Massimo, che condivido, una considerazione a latere.

    Si sta facendo largo a grandi passi, fino a poter essere catalogata come pratica comune, una tecnica comunicativa a mio avviso aberrante.

    All'interlocutore che porta argomenti sul tema trattato che evidenziano con i fatti debolezze, magagne o peggio della controparte (o del referente politico della controparte) si risponde citando fatti o circostanze che nulla hanno a che vedere con l'argomento in questione né con la gravità dei fatti contestati.

    Se ad esempio durante una trasmissione televisiva uno contesta che tizio ha avuto assidue frequentazioni ed interessi economici in comune con un mafioso riconosciuto come tale dalla giustizia, la controparte non entra nel merito delle affermazioni, ma ribatte "zitto tu che da piccolo hai fregato la merendina al compagno di banco; abbiamo le prove ed una dichiarazione giurata dello sventurato".

    Trovando assolutamente inaccettabile ed insopportabile tale prassi, lasciata passare senza fare una piega dai presunti moderatori dei dibattiti, mi sono visto costretto a rinunciare ad assistere a simili teatrini dell'assurdo. Purtroppo poi ogni tanto Blob (trasmissione che per molti versi trovo gradevole) me li ripropone a tradimento a ora di cena.

    Si tratta in fin dei conti dello stesso sistema usato dai "dossieranti"; un altro caso emblematico fu quello del servizio sul giudice coi calzini blu. Delegittimare l'interlocutore, anche pretestuosamente, quanto più si avvicina ad argomenti dolenti o comunque dà fastidio.

    Il bello (o meglio il brutto) è che il sistema sembra funzionare, per questo ha preso piede così rapidamente. Fa il paio col buttarla in caciara dicendo che tanto sono tutti uguali.

    Non se ne può più.

    Giulio

     

     

  8. marcello ha detto:

    già m'immagino se fosse accaduto a "la repubblica"..