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La mia Cina olimpica, di Paolo Iannuccelli

Ecco la prefazione del libro.
A destra la copertina

DIARIO

Cosa mi ha spinto a scrivere una sorta di diario di viaggio? Semplice. Sono un giramondo di professione, un girovago che cerca preferibilmente due cose: mare, sport e cultura. Oppure cultura, sport e mare. La Cina mi ha sempre
affascinato, non potevo perdere l¹occasione ­ sicuramente ghiotta ­d'assistere al più grande spettacolo che lo sport può offrire: le Olimpiadi.
Facile e scontato parlare di spirito olimpico, fratellanza tra i popoli, momento di aggregazione, quell¹evento che si svolge ogni quattro anni è l'essenza del mondo migliore. La Cina è vicina. Il titolo del film del 1967,
diretto da Marco Bellocchio, aiuta ad avvicinarsi a un mondo che, in questo modesto lavoro, cerco di descrivere con spirito ironico e sicuramente pieno di passione. Appunto, la passione. Solo la pura follia spinge una coppia di
italiani a vedere il canottaggio con 40 gradi e un'umidità vicino al top stagionale. Siamo stati costretti a vedere allo schermo elettronico, con difficoltà, la scritta Italy, capire dalla voce dello speaker che gareggiava un equipaggio vestito di biancorossoverde e portarsi in tribuna dopo essersi rifugiati sotto i ponteggi per proteggersi dal sole cocente. Per fortuna,
bibite gassate, ombrellini e qualche gelato alla crema, ci hanno aiutato a sopravvivere, grazie anche alla cortesia dei cinesi, dei ragazzi del volontariato, ai servizi igienici efficienti. Il canottaggio è uno sport duro, di fatica, fatto da donne e uomini speciali ma, credete, una medaglia anche di cartone, pensiamo di averla meritata io e mia moglie Ketty che ho coinvolto in una giornata che poteva sembrare da incubo. Poi, giunto il fatidico momento serale, abbiamo quasi esultato, come aver vinto una gara:
quella della sopravvivenza. Questo episodio per spiegare, con un modesto contributo, l'Olimpiade di Pechino 2008, il raid verso l'Oriente compiuto da due innamorati (nella vita) che cercano di coniugare sport, cultura e
divertimento. In Cina ci siamo sicuramente riusciti, abbiamo camminato, corso, sudato ma tornare indietro ci è costato fatica. La Cina ci attende ancora.

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