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Gli spilloni di Zaccheo

Urbanistica sartoriale

GLI SPILLONI DI ZACCHEO Se “il futuro è presente” non abbiamo una grande prospettiva!Si apre per il capoluogo una nuova politica: l’urbanistica sartoriale! Sindaco e assessore non si risparmiano nella conferenza di inizio d’anno e mostrano il loro atelier, una serie di progetti che spaziano dal porto al mercato annonario, dall’auditorium alla costruzione di ospedale e carcere nuovi di zecca. Esibiscono una città virtuale, omettendo di mostrarne l’altra faccia: caos nella mobilità, fabbriche che chiudono, palazzi in ogni dove, servizi inesistenti, disoccupati a spasso, tasse alle stelle, problemi di sicurezza e legalità. Mentre i due cercano di far apparire una politica di ricucitura dell’assetto urbano, abbiamo una città lacerata nella quale gli interventi a toppa degli ultimi anni non fanno altro che acuire le distanze tra i cittadini, vittime della politica degli annunci.Si costruiscono palazzoni e le imprese non sono più del territorio, si abbattono edifici per costruirne nuovi e lasciare centinaia di case vuote, mentre 1.300 famiglie cercano un’abitazione, si riempiono spazi senza pensare all’impatto che avranno sull’assetto viario e sulla rete fognaria.Insomma, come sarti il sindaco ed il suo assistente sono piuttosto approssimativi. Guardando la città da lontano non si possono non notare come si ergano maestosi gli spilloni lasciati lì dai nostri “stilisti” distratti, concreto emblema della politica degli ultimi anni. Mentre le quinte del capoluogo sono i cartelloni di una città immaginaria, la realtà è quella di una città senza un ordine, di un piano regolatore completamente sconvolto, di interventi singoli che moltiplicano i problemi e stravolgono l’assetto urbano e sociale, come succede nei borghi divenuti un coacervo di costruzioni senza anima, rioni dormitorio dove la gente non si conosce più. Mentre l’urbanistica sartoriale di Zaccheo & Co. confeziona abiti che vanno a pennello solo per le speculazioni di alcuni imprenditori, al resto della città rimangono gli stracci, e la torre civica cui tutti potevano volgersi con fiducia, rimane il ridicolo fantoccio della retorica del passato.Bisogna tornare a discutere del piano regolatore, per dare a Latina delle regole che valgano per tutti, perché a forza di “ricucire” stiamo trasformando la città nel costume di Arlecchino! 

(Giuseppe Pannone)

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