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Visita ai campi di sterminio

Per il quinto anno consecutivo il Comune di Cisterna è stato il promotore ed ente capofila di una folta delegazione composta da 300 studenti pontini diretta ad AUSCHWITZ in occasione della celebrazione della Giornata Europea della Memoria.

La visita ai campi di sterminio di AUSCHWITZ e BIRKENAU ha suscitato in me un’esperienza toccante e raccapricciante. In particolar modo il campo di AUSCHWITZ con le sue solide caserme in mattoni e le sue ridotte estensioni non ha rispecchiato le ideei che mi ero fatto leggendo libri sull’argomento. Forse anche la presenza di alberi all’interno del campo stesso non s’intona con la nota terribile che il nome AUSCHWITZ o OSWIECIM (come sostiene il Sindaco JANUSZ MARSZALEK) suggerisce nella mente.In realtà anche i forni crematori e le camere a gas sono risultati più piccoli di come mi immaginavo, ma nonostante ciò, entrare in un posto che è costato la vita ad un numero così elevato di persone innocenti è stata una forte emozione. Di tutt’altro genere è stato l’ingresso nel campo di BIRKENAU. La sterminata vastità del campo, la precarietà del “soggiorno” dei deportati, la rude semplicità delle baracche in legno, materializzano l’idea del “campo assoluto”, l’idea che ognuno si forma nella mente quando sente la parola campo di sterminio. La ferrovia ed il relativo scalo che attraversa il campo, la rigorosa divisione delle baracche che sono segno dell’ordine malsano che regnava nella mente dei nazisti. Tutto doveva essere programmato a tavolino ed eseguito senza la minima variazione. E’ questo che spaventa nel campo di BIRKENAU: la dimensione e l’ordine. Un grande campo per un grande sterminio controllato.“SHOAH” è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione. Esso è sempre più utilizzato per definire ciò che accadde agli Ebrei d’Europa dalla metà degli anni trenta al 1945 e in particolar modo nel quadriennio finale, caratterizzato dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popolazione ebraica.Quanto freddo potessero avere i deportati arrivati in quel tempo in Polonia e, come ci è stato mostrato ad AUSCHWITZ, avevano addosso solamente una camicia e un paio di pantaloni a righe abbastanza leggeri. Il luogo più triste, per non dire orribile, che secondo me ha colpito tutti i partecipanti a questo viaggio, sono state le camere a gas e i forni crematori. La guida ci ha raccontato quello che accadeva in queste stanze: i vagoni venivano svuotati l’uno dopo l’altro. Posati i loro bagagli, gli Ebrei dovevano sfilare davanti al medico delle SS, che li divideva in due file. Una fila era quella dove si trovavano le persone in grado di sopportare i duri lavori, che solitamente costituivano il 25% delle persone: essi venivano condotti direttamente nel campo di concentramento, venivano rasati e spinti nel bagno dove veniva versata su di loro acqua bollente o gelata, e successivamente iniziava la loro registrazione. Il prigioniero veniva marcato con un numero sull’avambraccio sinistro e quel numero era l’unico segno di identità che sostituiva il nome; nell’altra fila invece, c’erano per lo più donne, vecchi e bambini. Questa gente veniva condotta in una baracca e veniva ordinato loro di spogliarsi per fare la doccia , ma il loro destino era un’ altro….. infatti in quelle camere veniva immesso del gas velenoso molto potente che poco per volta faceva asfissiare ogni persona. Di seguito venivano estratti i cadaveri dalle camere, prelevando denti d’oro, orecchini e anelli….. poi li trasportavano nei forni crematori e li bruciavano.In un mondo di non valori, plaudo alla ricerca dei martiri e dei giusti perché attraverso la memoria ritrovata, si possa proseguire verso un mondo senza violenza. Essi sono un patrimonio culturale e sociale dell’umanità ed è per questi principi che non si può e non si deve dimenticare nessuno. Per questi valori deve essere onorata la memoria di tutti quegli eroi, in gran parte sconosciuti. La condanna deve essere unanime per i crimini commessi dai carnefici di turno per tutti i genocidi e per tutti gli stermini della storia del XX secolo. Noi abbiamo il compito di mantenere alti quei valori del nostro popolo e della nostra cultura, rendendo dignità ed onore ai caduti di tutti gli olocausti e a coloro che hanno cercato di combattere le barbarie ed i carnefici di qualunque parte politica. Calpestare lo stesso luogo che è stato in passato teatro di morte di tante persone che ancora parlano attraverso ciò che è rimasto; il nostro dovere deve essere quello di tramandare ciò che è successo, affinchè tragedie simili non si ripetano più.                                                                                               Comune di Cisterna di Latina                                                                                                  Assessore alla Cultura

                                                                                                      Carlo Sciarretta           

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