Le riflessioni del dr. Saro Borgia sulla nostra società
Di seguito le interesanti riflessioni dell'ex dirigente scolastico della Scuola Gianni Rodari di Latina, dr. Saro Borgia:
Oggigiorno si verificano episodi di violenza fine a se stessa, che non trovano alcuna giustificazione sociale e morale, e che appaiono incontrastabili, vuoi per l'inefficacia della politica formativa, vuoi anche per le carenze di prevenzione capace di suscitare nelle menti ,e, soprattutto, nei cuori, dei giovanissimi processi di sublimazione delle forze naturali distruttive (istinti)costitutive del profilo bio-fisio-psicologico dell'essere al mondo!
Sono pure carenti esempi emblematici di comportamenti adulti che servano da modelli per coloro che vivono la delicatissima fase evolutiva adoloscenziale,ricca di slanci e di passioni, che meriterebbero stimoli adeguati per una loro evoluzione socialmente ed eticamente condivisibile.
A fronte di tali drammatiche problematiche si suole opporre,di solito, nell'immediato, clamorose dichiarazioni d'intenti, analisi sociologiche non meditate, giustificazioni psicologiche superficiali e motivazioni politiche partigiane,tendenti ad attribuire la causa degli eventi a forze avverse non meglio specificate.Dopo qualche tempo tutto viene archiviato e trasferito nel dimenticatoio:archivio virtuale che non eserciterà più,per sua intrinseca natura,alcuna influenza sull'opinione pubblica,già di per sè mentalmente intorpidita dalle massicce e convulse dosi di informazioni quotidiane …e tutto resta come prima …fino al ripetersi fatale di ulteriori episodi di violenza.
Si tratta di un circolo perverso,che registra periodicamente fatti e misfatti,senza alcuna vocazione all'autocritica ,e alla conseguente revisione dei comportamenti distruttivi,che hanno fin qui provocato perdite di vite,danni materiali e ferite tragiche nelle famiglie,spesso ignare delle abitudini esistenziali dei propri cari!
A ciò si aggiunge l'apatia e il disinteresse dei ..benpensanti ….convinti -cinicamente e improvvidamente – che tali lutti colpiscano soltanto ed esclusivamente gli altri …;e l'opinione pubblica,travolta dal vortice degli impegni professionali e sociali , dalle pressioni della civiltà dei consumi che privilegia l'apparire, cioè l'avere all'essere, ,poco o punto si dedica all'elaborazione di tali eventi e alla ricerca di scelte educative idonee a porre rimedio al malessere giovanile ,che tanto preoccupa gli spiriti forti e politicamente sensibili,e che rappresenta la causa primaria degli esiti dilaceranti ed esasperanti a cui si allude,con le conseguenze sociali,economiche e culturali che è facile immaginare.
Solo il silenzio parla( perdonami l'ossimoro);si vuol dire che nei momenti tragici,fin qui drammaticamente numerosissimi,quando si è chiamati dal destino a elaborare il lutto, solo il silenzio delle piccole comunità turbate dal crudele destino risulta essere la voce che incita le coscienze ad assumere responsabilmente l'arduo compito di riflettere e meditare sugli eventi ,e rintracciare/riesumare i valori fondanti la nostra civltà che vanno riproposti,con adeguate strategie e mirate tattiche ,all'attenzione delle giovani generazioni, se si vuole veramente contenere, meglio ancora eliminare,ogni sorta di violenza fisica e verbale,che spesso si traduce in episodi di inciviltà e di animalità bruta, e che provocano nello stato d'animo delle ignare famiglie travolte e sconvolte dal dolore sentimenti di tacita,ancorchè decorosa, ribellione anche, se non soprattutto, nei confronti delle Istituzioni, di cui si rifiuta, nei casi più disperati , con risentimento, ogni partecipazione al lutto!!!Quando ciò accade, vuol solo dire che le coordinate civili dell'epoca presente si sono smarrite e non è più dato vivere secondo i valori delle nostre sedimentate e consolidate tradizioni, che fornivano, di solito, i principali vettori comportamentali socialmente condivisi e accettati dall'intera comunità.
La fenomologia sociale ora appena descritta,seppure sinteticamente, rischia di obnubilare e offuscare i buoni sentimenti della grande maggioranza dei giovani,il loro operare virtuoso nei vari circuiti di produzione ed elaborazione culturale ;la loro attenta e puntuale osservanza delle regole che disciplinano la vita comunitaria sentimentale e culturale;la loro vocazione alla tolleranza e alla non violenza; la loro umile e solerte adesione agli ideali della democrazia; la disponibilità alla solidarietà,spesso esercitata in maniera oltremodo generosa,la loro tensione etica che si materializza – di frequente – in attività di volontariato unanimemente e universalmente apprezzata.Si tratta di una previsione certamente pessimistica,però verosibilmente possibile stante le turbolenze sociali qui frettolosamente enucleate.Ed è questa la vera radiografia del Paese reale, che appare poco nelle cronache giornalistiche:fa più notizia,infatti,il male,per la sua natura eclatante e tragica,che il bene ,silenzioso, consumato quotidianamente in maniera affatto discreta e con naturalezza e riservatezza. A un attento osservatore non può certo sfuggire la problematicità dell'attuale contesto storico, che va affrontata con coscienza civica ,irrobustita da sentimenti umani ,profondamente umani e cristiani.Sussiste,infatti,il pericolo che anche la " maggioranza silenziosa", a cui si allude poco sopra,una volta acclarato lo stato di insicurezza come congenito; percepita la conflittualità violenta come fenomeno marginale e fisiologico,ignara della sua forza dirompente e invasiva;assuma,per disperazione il mutismo come reazione all'indifferenza apparente del potere, oppure si lasci travolgere e condizionare dal perverso e inattuale spirito qualunquistico che risulta pervadere i comportamenti sociali delle masse.
Le periferie delle nostre città, ormai divenute luogo emblematico di disordine organizzativo e di smarrimento esistenziale;come pure i centri urbani: austere rappresentazioni architettoniche delle vicende storiche che si sono succedute nei tempi, e "salotti agorà" nel cui ambito era data, sino a qualche decennio fa,la stimolante e arricchente possibilità di rapporti interpersonali esaltanti i valori cristiani delle nostre radici, sono ora proscenio indecoroso per la rappresentazione gratuita delle beffarde, crudeli,e spesso violente gesta di pochi ,ma rumorosi scalmanati,e, al contempo, viva e drammatica testimonianza della inesorabile e deprecabile mutazione antropologica in senso regressivo,che ha investito, e investe tutt'ora, sparute frange agguerrite della popolazione, sempre più propense a delinquere per la certezza dell'impunità, e per la evidente debolezza e fragilità delle istituzioni sociali e politiche ,che appaiono arrendevoli nella migliore delle ipotesi,ipocrite per lo più, comunque incerte nell'applicazione delle regole che disciplinano la vita comunitaria!L'opinione pubblica più avvertita e attenta al rigore civile e morale mal sopporta tale degenerazione,che appare,anche se riguarda delle minoranze, come indice patologico di dimensioni più vaste e più allarmanti, soprattutto per l'eclatanza degli episodi di violenza,sempre più frequenti, e per la conseguente rappresentazione enfatica mediatica e giornalistica di tali raccapriccianti fenomeni,con le conseguenze sul piano psicologico nei confronti dei giovanissimi facilmente intuibili !
Neanche la scuola, luogo deputato primariamente alla formazione morale e civile dei giovani, e circuito privilegiato di elaborazione culturale, è esente da tale contagio;fenomeni di bullismo, abbastanza deprecati e mai contrastati con le dovute strategie pedagogiche ,sono la punta di un iceberg che prima o poi travolgerà l'istituzione educativa fondante la società civile del futuro.Non mancano ,però ,esempi preclari di virtù pedagogiche di alto valore educativo;valorosi docenti sperimentatori,infatti,con abnegazione e profondo impegno professionale,con la riservatezza e l'umiltà dei grandi educatori,consumano energie intellettuali nell'attivare percorsi educativi oltremodo funzionali alla formazione morale e civile degli allievi pre adolescenti,con esiti spesso veramente encomiabili.Ma la scuola da sola non può certo risolvere integralmente il grave problema della violenza imperante ormai in ogni dove,persino nelle parrocchie|!
Smarrita,o resa evanescente,la funzione di umanizzazione e di stimolazioni di vocazioni alla ricerca, allo sviluppo dello spirito critico,alla conquista graduale dell'autonomia di giudizio,anche l'istituzione educativa ,come pure i centri di socializzazione del sano associazionismo,laico e cattolico, rischiano di perdere le loro naturali caratteristiche, di smarrire le loro dimensioni teleologiche che in passato le orientavano verso mete pedagogiche e culturali unanimemente accettate e condivise,oltrechè apprezzate.
Persino in questo austero ambito(scuola,associazioni,parrocchie) la chiassosa e pseudorivoluzionaria minoranza offusca quanto di buono e ,talvolta, di eccellente gli operatori sociali riescono a realizzare ,spesso in condizioni organizzative fragili e precarie, e in strutture fatiscenti e insicure e con mezzi non certo adeguati alla bisogna!
Da quanto fin qui denunciato si ricava un'impressione pessimistica dell'attuale contesto storico, che può tracimare in sentimenti di depressione sociale e di fatale accettazione della ormai evidente deriva morale e civile dalle tragiche conseguenze.Deriva non solo sul piano antropologico, ma anche su quello economico,politico e culturale ecc. come dimostrato con pertinenti documentazioni dalla più recente pubblicistica .Come è noto ,conta infatti il "percepito", che la realtà effettiva come viene rappresentata dalle indagini sociologiche serie e ponderate;è generale impressione, largamente diffusa nei vari strati sociali, che oggigiorno prevale uno stato di forte ansia, che a sua volta genera depressione e insicurezza, suscitando nelle persone una silente vocazione a fare da sè,a ipotizzare soluzioni organizzative drastiche, ad auspicare politiche più incisive e più rassicuranti,con effetti collatreali non voluti:è l'eterna dannazione dell'eterogenesi dei fini , che incombe inesorabile su coloro che – si spera – in buona fede,avendo responsabilità di gestione politica,interpretano i fabbisogni di sicurezza della società come legittima aspirazione,che va,però, contemperata con la prioritaria tutela dei diritti costituzionali immaginati dai fondatori della nostra Repubblica e poi nobilmente codificati nella nostra Carta Costituzionale a tutela della persona e della collettività in tutte le sue espressiioni e formazioni.Gli accorati e motivati interventi del Presidente della Repubblica di queste ultime settimane sono autorevolissima e prestigiosa testimonianza che qualcosa stia cambiando per il verso giusto e tanto auspicato dai cittadini probi,operosi e avvertiti,che ,per fortuna ,rappresentano la maggioranza ,ancorchè spesso colpevolmente "silenziosa" della popolazione.
Saro Borgia