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Arrivano i campi Rom da Roma

Dal sopralluogo ne è emerso uno stato di forte degrado dell’area esaminata, con presenza di siringhe abbandonate, “nubi tossiche” generate dai focolai accesi all’interno dei campi stessi, nonché una totale assenza del rispetto delle leggi (spaccio di droga, abusivismo edilizio, allacci abusivi alle forniture energetiche).
Dopo aver portato avanti per anni il tema dell’integrazione, oggi, il Comune di Roma si rende conto di “aver fatto i conti senza l’oste”; queste popolazioni sono culturalmente abituate a rinchiudersi in una sorta di enclave che, ontologicamente, non può presupporre l’integrazione se non introversa.
L’incapacità dell’Amministrazione Comunale di Roma di affrontare una situazione arrivata, ormai, ai limiti della sopportazione per i cittadini ha condotto gli stessi amministratori a rivolgersi al compiacente governo centrale. La soluzione, a quest’ultimo, per voce del Ministro dell’Interno Amato, è apparsa subito nella sua chiarezza: riversiamo il problema su altri affinché Roma possa essere “liberata” (e fare bella figura).
La freddezza dimostrata dai Presidenti delle province limitrofe, Frosinone, Rieti e Viterbo, è frutto dell’atteggiamento di imposizione scelto dal governo italiano, privo di concertazione, e che dimostra crudamente la realtà di un governo che dispone del potere di imperium proprio dei Pater Familias dell’antica Roma e che potevano arrivare, addirittura, a disporre della vita altrui.
L’unico a non opporsi e rendersi, addirittura, favorevole a trovare una collocazione a Latina per i campi nomadi “non desiderati” da Roma è stato il Presidente della nostra provincia: Armando Cusani. Egli, senza alcuna spiegazione logica, cede al dictat di Roma trascurando che Latina, in termini di accoglienza ed ospitalità, ha già dato molto e ricevuto poco in cambio.
Per decenni Latina ha ospitato il miglior campo profughi d’Italia. A chi è un po’ più in là con l’età non sarà difficile ricordare i problemi d’integrazione che, già in quell’occasione, si vennero a creare. Ma parliamo, comunque, di persone, uomini e donne, che sfuggivano da situazioni di assoluta miseria e persecuzione che avevano l’assoluta volontà di integrarsi e fornire le basi per una vita migliore ai propri discendenti. Tuttavia, non sono mancati problemi legati a differenze culturali, delinquenza ed aumento dei costi per l’assistenza sociale.
Il caso dei campi nomadi è completamente diverso: nel territorio di Latina, già oppresso da un’alta concentrazione criminale, si insedieranno altri soggetti problematici che non solo non hanno intenzione di integrarsi ma, addirittura, tendono spesso a delinquere.
I costi in termini di assistenza socio-sanitaria, di doveroso aumento di vigilanza sul territorio, nonché di danni causati dal prevedibile aumento del tasso di criminalità sono, per Latina, insostenibili.
Il Presidente Cusani, che dispone di proprietà atte alla ricezione di persone, potrebbe prevedere di ospitarle presso le sue strutture personali invece di far ricadere sulla cittadinanza di Latina ogni onere per le sue avventate decisioni.
Consigliere Comunale di AN
Orlando Angelo Tripodi

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