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Privatizzazione Acqualatina

Se non è un “golpe” poco ci manca.
Eravamo abituati a verificare la tempestività con la quale il Presidente della Provincia, a nostro parere “abusando” del suo ruolo di Coordinatore dell’ATO 4, ad intervenire per modificare le norme, le delibere e gli articoli che man mano, grazie agli appositi ricorsi presentati dalle associazioni, i vari tribunali (TAR e Civile) hanno dichiarato illegittimi, vessatori ed abusivi; questa volta è stato passato il segno.
Tira aria di ripubblicizzazione del Servizio Idrico?
Ebbene “i nostri” cosa ti fanno?
Privatizzano la società!
Il 25 gennaio scorso (il giorno prima dell’udienza al TAR con relativi colpi di scena), l’attuale Presidente della Provincia ha sottoscritto con Acqualatina una “integrazione” della Convenzione di Gestione, che in realtà rappresenta una Convenzione nuova di zecca adattata per la privatizzazione. Si tratta della stessa Convenzione che il giorno dopo doveva essere discussa davanti al TAR perché la Provincia vorrebbe imporre alla Regione di attuare i poteri sostituti ed obbligare i Comuni che non l’hanno ratificata (Aprilia, Cori, Amareno e Bassiano). Come noto la Regione ha deliberato l’esatto contrario da quanto richiesto da Cusani, perché l’atto e sostanzialmente difforme dallo schema tipo approvato a suo tempo (nello specifico, attraverso l’introduzione degli art. 17 bis, 18 bis, 30 bis, 30 ter e la modifica di altri articoli)
Prendendo a pretesto proprio l’articolo 17 bis della “vecchia” Convenzione di Gestione, che assicura “l’equilibrio economico-finanziario della gestione” (ovviamente tramite le bollette, ndr), è stato inserito, nella premessa del nuovo contratto, un piccolo passaggio riferito alla delibera della Conferenza dei Sindaci n.4 del 3/12/2003 con la quale “è stata approvata la modifica degli articoli 12 e 13 della Convenzione di Cooperazione”. Si trattava di una possibilità inserita dalla legge finanziaria del 2002 del Governo Berlusconi e poi rettificata dallo stesso governo (ma ai “nostri” cosa gliene importa?)
Questo art.13 veniva così modificato:
(vecchia formulazione) comma 1 ”Ai fini della gestione del servizio idrico integrato viene costituito una Società per azioni con la seguente composizione di capitale: parte pubblica almeno 51% – parte privata massimo 49%”
(articolo modificato) comma 1 ”Ai fini della gestione del servizio idrico integrato viene costituito una Società a capitale misto pubblico privato”.
L’obbligo di mantenere almeno il 51% pubblico e al massimo il 49% privato, è scomparso!
Tutte le altre norme inserite nelle Convenzioni (di Cooperazione e di Gestione), nello Statuto e nei Patti Parasociali, facendo riferimento agli eventuali aumenti di capitale sociale, specificano che le sottoscrizioni di nuove quote, debbono rispettare queste proporzioni. Anche questo obbligo quindi scompare.
E’ già avvenuto in passato che aumenti di capitale di Acqualatina sono stati prima approvati dal Consiglio di Amministrazione (quello attualmente presieduto dal competentissimo Claudio Fazzone), e successivamente ratificati da parte dell’assemblea dei soci (quella “controllata” dal trio Cusani-Fazzone-Morandi), sfruttando la tempistica prevista dall’art. 2443 del codice civile. E’ chiaro che la strada è già stata tracciata e che “i nostri” non si preoccupano affatto dell’evidente (almeno a noi) sottrazione di valore alle quote sociali attualmente in mano ai comuni; cioè sui rispettivi bilanci e sui quali possono deliberare solo i rispettivi consigli comunali.
Allo stato dei fatti, basterà deliberare (ammesso che non lo abbiano già fatto) un nuovo aumento, magari alla portata del mutuo di 100 milioni di euro che Acqualatina si accinge a chiedere in prestito alle banche (che evidentemente solo i soci privati sono in grado di sottoscrivere); si avrà così una nuova composizione sociale in proporzione del capitale sottoscritto e il cerchio si chiude. Anche se poi l’attuale Governo deciderà di ripubblicizzare il servizio, dovrà trattare direttamente con i privati.
E chi se ne frega delle sentenze del TAR e dei Tribunali, della Regione “non allineata”, dei Comuni che non ratificano, dei comitati, delle associazioni “rompiscatole” e quant’altro.
Per chiarire come si governa da queste parti, infine basterà installare dei cartelli stradali sulle vie di accesso a questa Provincia.
Con la scritta: “Benvenuti nella Libera Repubblica delle Banane”.

Latina, 14 febbraio 2007.
Roberto Lessio
per la Legambiente di Latina

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