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Allarme alcolismo

Il primo bicchiere arriva a 12 anni, dal ‘97 il numero dei adolescenti con la bottiglia e aumentato del 104%
Una volta i giovani si dicevano: andiamo a mangiare una pizza. Oppure stasera ci facciamo un gelato? Oggi, primi anni del terzo millennio, per darsi appuntamento stravince l’”andiamo a bere qualcosa” sintomatico non solo di un mondo che cambia e di un linguaggio che si adatta. C’è di più, purtroppo: c’è che l’alcol sta diventando un’emergenza, e magari stiamo un po’ tutti sottovalutando questo fenomeno.
L’Italia è il paese Europeo dove si comincia a bere prima: dagli 11 ai 12 anni. Nel resto del continente la media è sui 14 anni. E se è vero che una recente ricerca all’università di Boston ha dimostrato – dopo un test effettuato su circa 43mila giovani – che la metà delle persone che cominciano a bere prima dei 14 anni (bere, non ubriacarsi) sono destinate a diventare dipendenti dall’alcol, che futuro dobbiamo allora aspettarci per questi ragazzi, più figli a volte di happy hours e caipiroska che nostri? Ottocentomila Italiani sotto i 15 anni devono. Lo fanno quasi sempre lontano dai pasti e qualunque medico vi dirà: non va bene, anzi va malissimo. La moda dell’aperitivo (a prezzi stracciati: prendi tre, paghi due, una manciata di euro e passi i limiti), quella del long drink dopo cena e la tradizionale birretta da portarsi appresso sta stravolgendo la sana cultura di Bacco in Italia. L’alcol è subdolo: un po’ fa bene (l’università di Harvard conferma che due bicchieri di alcolici al giorno riducono consistentemente il rischio di attacchi cardiaci), un po’ di più ti distrugge. E il confine tra il bene e il male è spesso tracciato dal carattere, delle debolezze, dalla personalità di ognuno di noi. Negli ultimi dieci anni il consumo di alcol fra gli adolescenti è cresciuto del 104%: è un numero che fa paura ma che deve anche far riflettere. Per cominciare è un dato “fuorilegge”, nel senso che una normativa confusa e da rivedere e comunque esistente oggi in Italia vieta (o meglio vieterebbe) agli under 16 di consumare alcolici nei locali pubblici: sappiamo tutti benissimo che questa legge non la rispetta praticamente nessuno.
Siamo altrettanto consapevoli del fatto che non è solo lo Stato (con la S maiuscola) che può risolvere da solo questo problema. In gioco ci sono anche tanti altri stati (con la lettera minuscola) che si chiamano coscienza, famiglia, educazione. Per frenare Aids, droga, incidenti stradali qualcosa – pensate solo alle eccezionali campagne di sensibilizzazione – è stato fatto:per l’alcol molto meno. C’è un messaggio che deve passare e arrivare ai nostri giovani, prima che sia troppo tardi: l’alcol può diventare una malattia, l’alcol può uccidere. E la cosa tremenda è che quando uno comincia a bere non ci pensa proprio.
Liberiamo queste anime. Facciamo qualcosa per impedire che i nostri figli si bevano la vita: noi, da oggi, ci proviamo.
Il Presidente Regionale
Giovanni Delle Cave

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