Autore: Salvatore Antoci

Pubblica il tuo inedito

Cari amici frequentatori di www.q4q5.it,
riporto di seguito l’e-mail che mi ha inviato oggi Ilaria, una simpatica ed intelligente ragazza che abita nei nostri quartieri. I complimenti che Ilaria mi fa sono sicuramente eccessivi (e comunque graditi), ma non è per questo che vi invito a leggere la sua lettera, ma per altri due motivi:
1. quello che dice a proposito del “confronto con altri paesi” (anche alla luce del recente dibattito sul forum “ I pini di Latina scalo stanno morendo” http://www.q4q5.it/modules/newbb/viewtopic.php?topic_id=156&forum=16&post_id=2943#forumpost2943 ) e le sue considerazioni sulla nostra scala di valori, e sul condizionamento ambientale che riceviamo, mi sembrano particolarmente interessanti;
2. ma soprattutto mi sembra interessante il suo desiderio di vedere pubblicato sul nostro sito un suo racconto.
Ne ho appena parlato con Freddy e con altri dello staff, e ho proposto di creare una apposita rubrica dove ciascuno di noi potrà pubblicare il manoscritto che ha nel cassetto da 10 anni, il racconto che ha appena scritto o la poesia che ha vergato quando il suo cuore bruciava di amore.
Inutile dire che sia Freddy sia gli altri hanno approvato con entusiasmo. Ci vorrà solo un po’ di tempo, dato che sarà ancora una volta compito dell’ottimo Enrico ( che dovrà pur fare un po’ di vacanza!!!) trovare il tempo per creare la rubrica.
Per il momento leggetevi la lettera di Ilaria, in attesa di poter leggere il suo racconto. E intanto preparate i vostri inediti!
Un caro saluto
Salvatore

[i][color=0000FF]“Ciao Salvatore,
perdona il ritardo con cui ti scrivo, lo studio e il lavoro mi tengono davvero molto impegnata e spesso mi auguro una dilatazione del tempo su misura, ma ahimè, questo desiderio non è stato ancora esaudito. Quando mi hai scritto ho letto l’articolo allegato per il Territorio, che mi ha fatto insieme sorridere e riflettere. Credo che il tuo elenco delle tecniche di manutenzione di un prato inneschi in chi legge dapprima un insolito senso del ridicolo (ci si chiede: ma davvero si può dedicare tale scientifica attenzione a quei quattro fili verdi che mi crescono oltre la porta d’ingresso?),e poi in seconda battuta, il senso di sproporzione tra la futilità del contenuto e la serietà con cui è trattato, innesca la riflessione, il confronto con gli altri paesi, la presa di coscienza sul fatto che basterebbe davvero poco a cambiare l’aspetto delle nostre città. E’ come dicevamo quella sera a cena: gli italiani hanno una strana concezione di “spazio privato” e “spazio pubblico”.
Ad ogni modo mi viene da dire: ben fatto! Ci sono diversi modi di scuotere le coscienze e i tuoi articoli mi sembrano un ottimo modo. Oltre a ciò, ho scaricato la trasmissione in radio che conteneva il tuo intervento sul senso civico. Nessun commento, solo approvazione.
Ieri sera nel frattempo pensavo: l’Italia ha vinto,e a Latina ci sono centinaia di persone che si riversano nelle piazze, dimostrando l’appartenenza orgogliosa ad una nazione, comunicando reciprocamente l’entusiasmo in tutti i modi, cercando le somiglianze, rintracciando simboli comuni.. Per carità, sono una fan dello sport e adoro queste manifestazioni di gioia, ma è davvero bizzarro osservare le priorità della nostra scala di valori: quando mai abbiamo mai visto una simile moltitudine di persone muoversi per una presa di coscienza su temi che non fossero il calcio? Sembra proprio che siamo più disposti ad essere spettatori di una partita che attori dei nostri diritti, della nostra vita civile.
Bene, ora torno ai miei impegni! Ti allego un piccolo racconto, nulla di che, l’ho scritto a febbraio: ero appena tornata ad abitare a Latina, dopo quasi quattro anni vissuti a Novara. Novara è una città dove il senso civico è davvero forte, e una volta rimpatriata, ho sentito molto la mancanza di certi atteggiamenti rispettosi, pacati, dell’efficienza, e di una realtà che ti innesca spirito di iniziativa perchè quando ti guardi intorno vedi che le cose funzionano, e allora ti viene voglia di progettare, contribuire. Il racconto parla della nostra q4, un paio di cose sono vere ma il resto è del tutto inventato. Ripeto, non è un capolavoro letterario, ma magari potrebbe essere ospitato sul sito e invogliare qualcun altro a scrivere della nostra zona.
Buona lettura, attendo commenti!
Ilaria”
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Quando le Istituzioni ci addestrano all’illegalità

Uno dei compiti delle Istituzioni è quello di educare (non indottrinare, quello lo fanno i regimi totalitari) i cittadini, di promuovere il loro senso civico e di incoraggiare la loro propensione alla legalità.
Una delle cose che le Istituzioni dovrebbero insegnare ai cittadini è il rispetto dei segnali stradali invece, purtroppo, avviene esattamente l’opposto, ossia viene insegnato ad ignorarli.
Ormai da qualche mese si sta lavorando sulla pista ciclabile di Via del Mare; bene è normale che i lavori in corso vengano opportunamente segnalati e che i limiti di velocità, se necessario, vengano abbassati per salvaguardare l’integrità degli operai e la sicurezza stradale, ma la segnaletica andrebbe posizionata con oculatezza, dove necessario e solo quando necessario.
Invece ormai è da due mesi che su Via del mare è stata “buttata a casaccio” la seguente segnaletica e non viene rimossa neanche nei fine settimana ne nei lunghi periodi in cui il cantiere è stato chiuso.

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Lavori in corso… vabbè! Ma oggi non c’è nessuno che lavora!!!

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Circolazione vietata: allora che ci fanno tutte queste auto e moto in entrambi i sensi di marcia? E i due motociclisti della Polizia Municipale? Tutti fuorilegge?

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Limite di velocità 20 Km/h. che faccio rallento? O seguo il normale limite di 60 Km/h che non è stato coperto come previsto? Bel dilemma!

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Limite di velocità 10 Km/h. il dilemma diventa un trilemma (o forse un quadrilemma). Che faccio vado a 10 a 20 o a 60 (o a 100, la velocità di molte auto che mi sorpassano)?
Poi verrei proprio sapere come faccio ad andare a 10. Già in prima la mia auto (una tranquillissima diesel) fa i 20! Mahh!

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Fate un po’ come vi pare!

Questi segnali sono buttati lì da mesi. Ecco come le Istituzioni seminano il germe dell’illegalità, ecco come instillano nei cittadini la convinzione che i segnali stradali sono solo un arredo e non hanno alcun valore specifico. Queste foto le ho fatte oggi pomeriggio, domenica 9 luglio. Nel frattempo due motociclisti della Polizia Municipale controllavano “patente e libretto” alle auto che tornavano verso Latina per vedere la partita. Forza Italia! CAMPIONI DEL MONDO!!!!!!

Salvatore Antoci

Vandali mai in ferie

Da quanto tempo è stata montata la rastrelliera per le biciclette gialle in Q4? Una settimana, 10 giorni? Qualche idiota ha già lasciato la prova indelebile della sua stupidità.

Salvatore Antoci

Drink and Drive

“Mamma, sono uscita con gli amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici.
Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una sprite. Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana e il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava… qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull’asfalto e sento un poliziotto che dice: “il ragazzo che ha provocato l’incidente era ubriaco”. Mamma, la sua voce sembra così lontana. Il mio sangue é sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: “questa ragazza non ce la fará”. Sono certa che il ragazzo alla guida dell’altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere e io adesso devo morire… Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, dì a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare… Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva… la mia respirazione si fa sempre più debole e incomincio ad avere veramente paura. Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata… Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene. Per questo… Ti voglio bene e… addio.”
Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all’incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole e il giornalista scriveva… scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.

PS: ho ricevuto questo messaggio sotto forma di catena di santantonio. Nonostante non ami particolarmente queste forme di comunicazione, qui ho trovato un utile messaggio, specie per i giovani.
Salvatore

La raccomandazione

Cari amici,
Già due volte ho promesso di affrontare il tema della raccomandazione, e non voglio sottrarmi oltre!
Premetto che non voglio parlarvi della solita raccomandazione però! Non di quella che evoca repulsione, fastidio, imbarazzo. Non di quella che quasi tutti ricercano, che quasi tutti hanno (reale o millantata che sia), ma che nessuno osa nominare apertamente… quasi una calamità naturale inevitabile, ma necessaria. Non della raccomandazione usata per prevaricare, per scavalcare gli altri, per ottenere qualcosa che non spetterebbe (o che spetterebbe ma che andrebbe ad altri se la loro raccomandazione non fosse neutralizzata da una più pesante). Insomma non della raccomandazione intesa come graduatoria dei santi in paradiso e come negazione delle competenze e dei meriti (una specie di “pizzo” da pagare per ottenere quello che spetterebbe di diritto)…
Oggi voglio parlarvi di una raccomandazione diversa, una raccomandazione buona (sì, la raccomandazione è come il colesterolo, c’è quella cattiva… ma c’è pure quella buona!).
Sperando di non annoiarvi troppo (potete sempre spegnere il computer!) voglio raccontarvi un aneddoto di circa 20 anni fa, quando ero un giovane sottotenente dell’Aeronautica e stavo frequentando, insieme a 40 colleghi di varie nazionalità, il corso di pilotaggio in una scuola della NATO.
Un giorno, con l’attività di volo cancellata per condizioni meteorologiche avverse, stavamo chiacchierando del più e del meno quando la conversazione è scivolata sulle circostanze che avevano portato ciascuno di noi ad indossare la divisa di aviatore.
Ad un certo punto un sottotenente americano disse di essere entrato nell’USAF perché era stato raccomandato dal Generale che comandava l’Accademia Aeronautica di Colorado Spring.
Avreste dovuto vedere le facce di noi italiani: una maschera di meraviglia e sgomento! Gli occhi che si abbassavano a controllare i dettagli della moquette… il dubbio di aver capito male in quella lingua ancora ostica… l’imbarazzo palpabile… il tentativo di cambiare discorso… la battuta cretina per sdrammatizzare…
Come osava costui ammettere impunemente di essere stato raccomandato dal generale comandante? Non aveva egli alcun pudore? Non temeva di essere denunciato dai suoi colleghi?
C’è voluto un po’ di tempo, alla fine però ho capito che in America la raccomandazione è tutt’altra cosa. Non solo è legale, è anche un indispensabile strumento per far funzionare la società americana! Non come da noi! Lì è una cosa alla luce del sole, sia nel mondo pubblico (governo federale, stati, contee, municipalità, forze armate eccetera) sia nel mondo privato (business, corporations, industria, distribuzione, scuola, ricerca…).
La raccomandazione è questo: “Caro addetto alle assunzioni, tu mi conosci personalmente, o conosci la mia fama di manager, amministratore, preside, insegnante, medico, ufficiale dei marins etc.. Dato che mi conosci e mi stimi, voglio segnalarti il Signor o la Signora XY, che conosco personalmente, perché è stato/a mio/a allievo/a, o perché ha lavorato per (o con) me….. Sono convinto che XY sarebbe una preziosa risorsa per la tua organizzazione, poiché so per certo che ha questa o quella caratteristica positiva, per cui te lo raccomando!”
Capito la differenza? Chi raccomanda impegna la sua credibilità e il suo nome. Nessuno raccomanderebbe un incapace o un fannullone. Lì non esistono i concorsi per assumere. Esistono le raccomandazioni e le interview (interviste). Chi vuole essere assunto manda la sua application (domanda) corredata da curriculum e di lettere di raccomandazione. Se da un esame di questi documenti il candidato risulta potenzialmente idoneo alla posizione, viene convocato per l’interview, dove, senza tanti bizantinismi, l’addetto alle assunzioni decide se assumerlo o meno. Pensate che per policy, alcune ditte, non prendono nemmeno in considerazione le domande che non sono corredate da almeno una lettera di raccomandazione convincente.
La raccomandazione in America è un mezzo lecito ed efficace per far conoscere la competenza, la preparazione, la perizia, la bravura, la motivazione, l’entusiasmo dei candidati. Non servono farraginosi concorsi, temi di italiano chiusi in buste senza nome, processi asettici ed impersonali che hanno la pretesa di essere un metodo scientifico ed infallibile, ma che tutti sappiamo benissimo essere un grande bluff!
Quella americana è la raccomandazione che mi piace! Non quella ipocrita e nepotista che asfissia l’Italia. Non quella che dice “fai entrare Tizio al Comune perché è amico mio, o perché è il cugino di mia cognata, o perché ha votato per me”. Non quella che scavalcando il meritevole, piazza nei posti chiave degli emeriti incapaci… con grave danno, non solo alle persone prevaricate, ma per l’intero Paese.

Salvatore Antoci

Tutela Dei Parchi Cittadini

“Tutela dei Parchi Cittadini e del Verde Pubblico” questo è il nome del progetto sperimentale dell’Assessorato alla Qualità Urbana del Comune di Latina, iniziato il 1° settembre 2005.
Cinque giovani volontari del Servizio Civile, Antonella, Michela, Eliana, Roberto e Matteo, con sgargianti uniformi gialle della Protezione Civile, sezione C.A.I. (Club Alpino Italiano) “pattugliano” i parchi cittadini per 5 ore al giorno a bordo di cinque biciclette acquistate dal Comune. Il loro compito è quello di vigilare sul verde pubblico e di riprendere gli incivili, chi si comporta male, chi danneggia i beni comuni e chi non raccoglie gli escrementi del cane. Hanno pure un kit di pronto soccorso per medicare qualche piccola ferita e qualche ginocchio sbucciato.
Oggi ho incontrato le tre ragazze nel nostro parco giochi di Via Cherubini ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Mi sono parse entusiaste del loro lavoro, anche se una di loro era un po’ rammaricata del fatto che il loro lavoro è parzialmente vanificato dal fatto che non hanno alcun reale potere sanzionatorio nei confronti dei cittadini incivili. Se assistono ad un atto di inciviltà infatti, dopo essere intervenuti verbalmente, ai volontari non resta che chiamare i vigili. Insomma al di la della scintillante uniforme gialla, hanno gli stessi poteri di qualsiasi comune cittadino.
A fine agosto questi 5 ragazzi torneranno alla loro vita di tutti i giorni, magari arricchiti da questa esperienza. Che farà allora il Comune? L’Assessore Guercio deciderà di continuare l’esperienza con altri volontari o abbandonerà il progetto?
Salvatore Antoci
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Spero di sbagliarmi!!

Premetto che non sono un ingegnere, ma penso di avere qualche conoscenza intuitiva sulla solidità statica delle strutture.
Oggi guardando l’aula verde, mi sono reso conto che c’è qualcosa di tremendamente sbagliato. Tutti sanno che una struttura è solida se i vari elementi formano dei triangoli. Il triangolo infatti è indeformabile. Strutture diverse, ad esempio un rettangolo, hanno bisogno di connessioni rigide, altrimenti si afflosciano e collassato su se stesse.

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Osservando la struttura dell’aula verde da questa direzione si capisce subito che è solida e reggerà qualsiasi sollecitazione.

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Ma osservandola da quest’altra direzione, si capisce che non potrà stare in piedi e che si abbatterà al suolo al primo colpo di vento (poiché le connessioni NON sono rigide!). A mio parere è una struttura pericolosa, a meno che non metteranno dei tiranti di acciaio, ricreando così la struttura triangolare. In questo caso avremo dei pericolosi cavi su cui inciampare, ma sarà meglio inciampare su un cavo, piuttosto che rimanere schiacciati sotto qualche tonnellata di legno.
Renato… ho sbagliato qualcosa?
Salvatore Antoci

Come ti blocco l’incrocio

Ormai lo sappiamo: la buona educazione stradale, complici le Istituzioni latitanti, non è il nostro forte! Ciò nonostante alcuni nostri comportamenti trascendono nella stupidità più ottusa. Se stiamo procedendo nel traffico semibloccato, mi spiegate che senso ha impegnare un incrocio quando abbiamo la certezza di non riuscire a liberarlo prima che scatti il rosso, sapendo che rimarremo bloccati in mezzo e che ostacoleremo così pure il traffico dell’altra strada che, una volta ottenuto il verde, potrebbe procedere indisturbato? Mi spiegate perché quando ci fermiamo a causa del traffico bloccato o di un semaforo rosso, nessuno di noi sente la necessità di lasciare libere le strisce pedonali, o di consentire il flusso delle auto da una strada laterale? Molti invece preferiscono bloccare deliberatamente il prossimo per una sorta di infantile ripicca tipo: “se sono fermo io allora immobilizzo pure te”.
In Germania, in Francia e in altri paesi europei, l’asfalto di molti incroci è verniciato a rombi bianchi o gialli. Se ti azzardi ad interessare un incrocio senza avere ampio spazio dall’altro lato per liberarlo e rimani fermo in mezzo, ti fanno una multa di cui ti ricorderai a lungo. Da noi infilarsi in mezzo è una tecnica di guida abusata da tutti. Anzi se ti dovessi fermare, ti assalterebbero a suon di clacson e male parole.
In America esistono gli incroci “all-way-stop”, dove cioè tutte le strade che convergono nell’incrocio hanno lo stop. Come funziona? Semplicissimo e geniale al contempo: tutti si fermano, poi chi è arrivato per primo passa, seguito da chi è alla sua sinistra e così via. Il centro dell’incrocio è sempre rigorosamente sgombro e in un attimo si smaltisce una quantità di traffico che da noi creerebbe ingorghi epici, e grovigli apocalittici con spreco di strombazzate, insulti e corna.
L’unico piccolo inghippo del “all-way-stop” si verifica quando due auto arrivano quasi contemporaneamente allo stop; allora si innesca un piccolo battibecco silenzioso con sorrisi e gesti della mano per lasciar passare l’altro. A volte lo stallo può durare diverse decine di secondi, fino a quando uno dei due automobilisti non si arrende e passa per primo.

Salvatore Antoci

La burocrazia che rende felici.

Alessandro Genovese nel suo articolo ha espresso dei dubbi a proposito dell’ICI.
http://www.q4q5.it/modules/news/article.php?storyid=513
Devo constatare che Alessandro (insieme alla stragrande maggioranza degli italiani) non ha ancora capito (e non sa apprezzare) lo sforzo che tutta la pubblica Amministrazione col suo possente apparato burocratico sostiene anno dopo anno per renderci più lieve l’onere di pagare le tasse.
Ancora non capite? Cerco di spiegarmi meglio: nei Paesi civili, l’Ente preposto all’esazione delle varie tasse (specie quelle tipo ICI, tassa di proprietà dell’auto, ma anche tassa sui rifiuti, tariffe dell’acqua, luce gas…) circa un mese prima della scadenza manda a casa, un modulo precompilato con l’importo precalcolato e con una busta già indirizzata (e molte volte già affrancata). Il contribuente deve solo scrivere un assegno con l’importo dovuto, metterlo dentro la busta e depositarlo dentro la sua cassetta delle lettere. Questa semplice operazione però gli lascia un terribile amaro in bocca, perché diciamolo chiaramente, pagare le tasse non piace a nessuno.
I nostri burocrati, che hanno a cuore la felicità del popolo (come qualcuno ha recentemente evidenziato in campagna elettorale) hanno escogitato un sistema davvero innovativo in 5 mosse:
(1) Il contribuente italiano deve ricordarsi da solo le scadenze, e già questo non è facile;
(2) Deve calcolare da solo l’ammontare da pagare. Questo gli causa un certo stress, perché molte volte non riesce a trovare i coefficienti, che vengono appositamente pubblicati all’ultimo momento;
(3) Poi scatta l’operazione “ricerca del modulo”. I moduli e i bollettini vari vengono appositamente stampati all’ultimo momento e distribuiti col contagocce allo scopo di far aumentare a dismisura il livello di stress;
(4) Poi finalmente, quando ci si è ricordati della scadenza, si è riuscito a capire quanto bisogna pagare, si è riusciti a mettere le mani sul bollettino giusto, il giorno della scadenza tutti i contribuenti si ritrovano a fare una enorme fila alla Posta, dove c’è un cartello che dice: “lo sportello chiude alle 16:30, anche in presenza di fila”;
(5) Come potete ben immaginare a questo punto la tensione è alle stelle… tanto che quando finalmente il contribuente italiano riesce a pagare la tassa è estremamente felice di esserci riuscito.

Capite adesso? Il contribuente straniero dopo aver pagato le tasse è arrabbiato; il contribuente italiano dopo essere RIUSCITO a pagare le tasse è… FELICE.
Salvatore Antoci

Ben Fatto!

Qualcuno, non sono riuscito a vedere se il Comune o qualche volenteroso cittadino, ha potato le palme di via Sgambati.
A chiunque sia l’autore, va il mio grazie.
Salvatore

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