Autore: Francesca Suale

Discorso di Calamandrei

Da Baol:

Discorso di Piero Calamandrei agli studenti milanesi.

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica.
È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava.
E allora questo contadino ipaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.

È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…

Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sepere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubbllica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…

Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa cartra.
Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamenteo di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.

Piero Calamandrei (1889-1956)Discorso agli studenti milanesi (1955)

Diamo voce alla Pace

10 marzo 2006
Diamo voce alla pace
4 ore per un’informazione e comunicazione di pace

Appello

L’11 settembre 2005, in tanti, abbiamo marciato da Perugia ad Assisi per una politica di pace. Ma una politica di pace non sarà possibile senza un’informazione di pace.

Pace e informazione sono due beni fondamentali a rischio. La pace resta un sogno per miliardi di bambine e bambini, donne e uomini privati dei fondamentali diritti umani. E anche da noi è sempre più in pericolo. L’informazione, sottoposta a pesanti limitazione e condizionamenti politici ed economici, rischia di essere sempre più scadente e meno libera e indipendente.

I mezzi della comunicazione possono fare cose meravigliose ma anche cose terribili. Da sempre, la guerra come il terrorismo si nutrono di un’informazione faziosa, falsa e parziale che semina paura, odio e violenza. Allo stesso tempo, ogni volta che si nasconde o si rovescia la verità, che si oscura una manifestazione o un progetto di pace, che si privilegiano gli interessi di una parte anziché il bene comune si compie un grave attentato alla pace e alla possibilità di costruirla.

Eppure questa è la triste realtà quotidiana del nostro paese. Spesso i grandi mezzi d’informazione – e purtroppo lo stesso servizio pubblico radiotelevisivo – diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza; immagini, parole e comportamenti che corrodono alle radici la cultura della pace e dei diritti umani; i grandi problemi dell’umanità e del mondo, della guerra e della pace vengono per lo più ignorati sino a quando esplodono nelle forme peggiori; la narrazione della guerra e delle guerre è troppo spesso frutto di palesi manipolazioni; la parola viene concessa solo ad un manipolo di cosiddetti esperti o politici ed è sistematicamente negata agli operatori di pace; i loro appelli e le loro iniziative vengono sottaciute, nascoste, minimizzate o avvolte in un innocuo buonismo.

La pace si nutre invece di un’informazione e di una comunicazione libera, attenta al bene comune, vicina ai diritti e bisogni della persona e rispettosa della sua dignità così come una libera informazione può crescere solo nella pace.

Per queste ragioni, in sintonia con le continue esortazioni del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, abbiamo deciso di promuovere, il prossimo 10 marzo 2006, una giornata nazionale per l’informazione e comunicazione di pace.
Vogliamo denunciare la gravità della situazione e allo stesso tempo invitiamo tutti i cittadini, i giornalisti, gli organi d’informazione, le organizzazioni della società civile, le scuole e gli Enti Locali a prendere coscienza di questo problema. E’ urgente un cambio di mentalità e una più ampia assunzione di responsabilità. Sono in gioco i nostri fondamentali diritti.
La promozione di una informazione e una comunicazione di pace, lo sviluppo di un ruolo positivo dei media nella costruzione di una cultura e politica di pace dell’Italia è responsabilità di tutti e di ciascuno.
Un compito insostituibile spetta alla Rai che consideriamo un bene pubblico indispensabile per la nostra libertà, la nostra democrazia e per il nostro benessere.

Gli operatori dell’informazione, della comunicazione e gli operatori di pace debbono unire le proprie professionalità per diffondere una cultura positiva della pace e dei diritti umani sempre più indispensabile.

A tutti gli organi dell’informazione e della comunicazione, pubblici, privati e indipendenti, chiediamo di dare voce alla pace. Non c’è bene più grande da promuovere e da difendere insieme.

14 dicembre 2005

L’appello è promosso da: Tavola della pace – Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani – Fnsi – Usigrai – Agenda del Giornalista – Amisnet – Antenne di pace – Aprile – Arcoiris Tv – Articolo 21 – Associazione Premio Ilaria Alpi – Asu Associazione Stampa Umbra – Campagna “Le parole lasciano impronte” – Carta – Coordinamento dei Comitati regionali per le comunicazioni – Cris Italia – Cnca – Demote – Ecoradio – Gruppo di lavoro “Welfare della comunicazione” – Gruppo Uffici Stampa Ordine Nazionale dei Giornalisti – Informazione @ futuro – IPS Inter Press Service – ISF Information Safety and Freedom – La nuova ecologia – Liberazione – Megachip – Micromega – Missione oggi – Mosaico di pace – Nigrizia – Peacelink – Peacereporter – Redattore sociale – Unimondo…

Ogni commento proposta e integrazione all’appello sono graditi
Per adesioni e informazioni:
Tavola della pace
Via della viola 1 -06122 Perugia Tel. 075/5736890 –
fax 075/5739337 –
Email: [email protected]
www.perlapace.it
www.tavoladellapace.it
www.entilocalipace.it

In relazione al comunicato di cui sopra:
L’ARCI di Latina, per il giorno Giovedì 9/Marzo, mette a disposizione la propria sede di Latina come luogo di incontro.