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Accoglienza e integrazione: un’ opportunità?”

Lunedì 2 Aprile alle ore 17.00  presso la sala parrocchiale della chiesa "Santa Maria Goretti (Viale 18 Dicembre, Latina)

Il dibattito si concentrerà sui fatti di cronaca degli ultimi mesi e le relative conseguenze politico-sociali, e non mancheranno accenni all'annoso problema rappresentato dalla discarica di Borgo Montello.
Sarà occasione di presentare alcune proposte sull' argomento, alla luce del dibattito avviato di recente dal Consiglio comunale.
COMITATO DIGNITÀ PER LATINA
Alcune note sul comitato: “dignità per Latina”
Il Comitato spontaneo “Dignità per Latina” nasce con un esplicito riferimento alle vicende ed al nome di Al Karama (dignità in lingua araba), perché ritiene che esse costituiscano un’ occasione per riflettere e prendere consapevolezza, come cittadinanza,  che questa realtà, pur piccola, riveste grande rilevanza riguardo ai valori cui una Comunità cittadina voglia ispirare le proprie scelte ed organizzare la civile convivenza. La “dignità” nasce dal saper affrontare tutti i problemi del proprio tessuto sociale con ugual impegno e, soprattutto, ispirandosi in modo coerente sempre agli stessi principi di cultura e di legge.Il nostro obiettivo è quello di dare un contributo di analisi, ma soprattutto di proposte perché i responsabili politici, a tutti i livelli istituzionali, assumano con responsabilità, convinzione e sollecitudine decisioni ormai irrevocabili per risolvere i diversi problemi correlati alla realtà di Al Karama. Abbiamo seguito e valutiamo positivamente l’ impegno del Consiglio comunale di Latina, nell’ inserire fra i temi dei suoi lavori questo argomento; siamo preoccupati che, dopo un avvio promettente, il tema venga in qualche modo lasciato cadere e che la Amministrazione comunale tenda a minimizzare il proprio ruolo in questa vicenda: se è vero che molte competenze ricadono su Enti ed Istituzioni superiori è altrettanto vero che la Città ha il diritto ed il dovere di farsi presente con proposte anche operative. La nostra idea è che il Comune possa essere il Soggetto principale di una progettualità in materia di accoglienza ed integrazione, rivalutando il suo ruolo e, come richiesto a più voci dal Consiglio comunale, arrivando al tavolo della Prefettura con una proposta il più possibile complessiva riguardo i temi in discussione e la realtà umana coinvolta, ma anche mettendo in atto da subito non solo interventi per la emergenza, ma anche un intervento più articolato di quanto fin qui realizzato.Tutti sono concordi e disponibili a riconoscere gli aspetti di emergenza umanitaria che questa vicenda comporta. Sarebbe auspicabile che i Servizi sociali del Comune, anche coinvolgendo realtà di volontariato che ad Al Karama hanno già avuto sia pure in modo frammentario una presenza, predispongano un piano operativo molto serio e stringente che, prima di tutto, miri a garantire risorse alimentari ed il diritto allo studio dei minori ed una assistenza sanitaria meno frammentaria. In attesa di veder invece decollare un progetto complessivo e definitivo per quel sito e per quella comunità. Per questo sollecitiamo attenzione a tutti i Cittadini, volendo essere di stimolo alle Istituzioni, perché questo processo faccia riferimento ai valori della fraternità, della democrazia, del diritto nazionale ed internazionale. Le comunità cittadine che vengono  storicamente ad incontrare realtà di profughi o migranti hanno davanti a sé un bivio: da una parte scegliere la via dell’ accoglienza, che favorisce integrazione perché aiuta ad acquisire (pur nel rispetto di fedi, usanze e tradizioni) stili di vita ispirati alla democrazia ed alla legalità in un virtuoso dinamismo tra diritti di cittadinanza riconosciuti e doveri rispettati; dall’ altra quella di un rifiuto “a priori”, che identifica gruppi di stranieri, considerati in modo generico ed indistinto, la causa del dilagare della illegalità e della insicurezza sociale. La prima strada,  sicuramente più faticosa, è difficile, ma l’ altra, più rapida, è solo apparentemente più facile o scevra da pericoli; come nella vita di ogni essere umano si cresce superando le difficoltà e non cercando di evitare gli ostacoli facendo finta che non esistano. Latina nonostante sia nata dall’ incontro e dal sovrapporsi nei decenni di tante e diverse popolazioni,  e, senza subire squilibri nel suo tessuto sociale abbia attraversato esperienze come quella del Campo profughi, stenta a realizzare una vera integrazione della sua stessa popolazione e purtroppo ha anche avuto momenti di chiusura e di rifiuto verso gli stranieri; ricordiamo la lotta fatta contro la apertura di un campo di accoglienza per i Nomadi negli anni ‘90 che, oltre a porre le premesse per il perpetuarsi di una presenza precaria dei nomadi stessi nella nostra Città, ha dato forza a sentimenti che se non di franco razzismo, sicuramente si ispirano all’ ormai noto ed egoistico principio del “not in my back yard” (“non nel mio giardino”, cioè vicino a casa mia).  Consideriamo che, voler risolvere il problema senza comprenderne le radici culturali e le vicende politiche ed amministrative da cui esso trae origine, sia un’ operazione inefficace, oltre che poco rigorosa e corretta.Riteniamo dunque che il degrado ambientale e per certi versi sociale che in quel sito si è realizzato, veda anche la responsabilità del Comune di Latina. Oggi ci si aggrappa alla sentenza del Consiglio di Stato, del novembre scorso, che, facendo decadere la gestione commissariale della vicenda Rom, ha fatto venir meno i fondi per il finanziamento di un intervento di riqualificazione di Al Karama; domandiamo perché nei mesi in cui questi fondi erano ancora disponibili, pur avendo i Tecnici del Comune completato il progetto in questione, la Amministrazione non abbia dato seguito alle procedure attuative; e a chi ha forse letto distrattamente quella Sentenza ricordiamo che lo stesso Giudice precisa che tutti i progetti o le azioni predisposte dai Commissari, se ritenuti validi, possono essere riproposti per via ordinaria dalle Istituzioni competenti. Che il nostro Comune dunque scelga prioritariamente di riproporre quel progetto perché Governo e/o Regione trovino rapidamente il modo di rifinanziarlo. Esso si ispira a modelli di risoluzione del problema abitativo dei nomadi ormai accettati in gran parte di Europa, perché, proponendo la istituzione di una piccola comunità, pone le premesse per l’ avvio di un processo di integrazione e di basso impatto sociale sul territorio accogliente.E’ noto che la devianza sociale e la propensione a delinquere si sviluppano con più facilità in contesti sociali dove alla povertà crescente, manca la prospettiva di un miglioramento tramite il lavoro e la speranza di un riscatto; la risposta forte di una comunità cittadina e delle sue istituzioni può essere quella di tentare di rompere questo circolo vizioso iniziando dal garantire diritti di cittadinanza, realizzando per prima cosa un contesto abitativo decoroso e, come proposto prima, garantendo alcuni servizi essenziali, contestualmente ad una azione di controllo e di interazione in merito al rispetto di doveri di legalità e convivenza civile. Anche la gestione di Al Karama lascia dei dubbi: se il Comune di Latina scelse di assumerla, ricevendo il sito in uso dalla Regione (e questo avvenne dopo che per molto tempo la Amministrazione aveva rifiutato questa prospettiva) come è possibile che al suo interno si siano sviluppati fenomeni (da verificare dalla Magistratura) di prevaricazione o taglieggiamenti? L’ Amministrazione non aveva modi per controllare l’ ingresso di nuovi ospiti ad Al Karama? Non erano tutti censiti? Era impossibile svolgere funzione di giusto controllo, ma è stato possibile affidare le chiavi dei nuovi container ad uno dei Rom?  Riconoscere per correggere limiti od errori della scelte effettuate potrebbe permettere di riprendere un percorso di “governance” complessiva della problematica relativa a immigrazione, accoglienza, integrazione.E questo sarà possibile farlo se la volontà politica sarà sostenuta dalla convinzione che se nel territorio di B. Bainsizza e Montello esiste un problema di sicurezza, di legalità e di tutela dell’ ambiente e della salute questo è da ricollegarsi alla oltre quarantennale presenza delle discariche, alla presenza di criminalità organizzata, al ripetersi negli anni in quel sito di attività illegali di abbancamento di rifiuti tossico-nocivi ed alla inerzia con cui le Istituzioni hanno assistito al progredire ed al cronicizzarsi di tali fenomeni, e non tanto alla presenza dei Rom.La risoluzione del problema Al Karama è una sfida che una Città come Latina non può che affrontare con la convinzione di poterla vincere ma anche di dover dare una risposta più complessiva a quei Borghi, affrontando la sfida ben più impegnativa del sito delle discariche. Dopo Malagrotta è il tempo che si chiuda anche via Monfalcone.
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il comitato “dignità per latina”

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