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Un poliziotto nel paese dell’illegalità diffusa

«Fiero di essere un poliziotto qualunque»  

http://archiviostorico.corriere.it/2011/maggio/19/Fiero_essere_poliziotto_qualunque__co_9_110519019.shtml 

Caro direttore, conceda che per il 159° anniversario della Polizia, sia un poliziotto normale, uno come tanti, ad occupare qualche riga del suo giornale. Uno che potrebbe essere di quelli che vanno a prendere i latitanti importanti o gli spacciatori sulla strada. Oppure uno di quelli di cui si sente la mancanza quando qualcuno ci sorpassa a destra in autostrada o che si maledice se ci fa il verbale per il cellulare al volante. Oppure uno di quelli, quasi invisibili, davanti ad un posto fisso o dietro una scrivania a compilare passaporti o permessi di soggiorno. Oggi non è la nostra festa. È un anniversario. C' è differenza. E questo si capisce quando nei premi c'è sempre una medaglia alla memoria. Come puoi invitare ad una festa la madre o la figlia di uno che non c'è più? Ecco. Vorrei poter dire come l'attore di un film… «le parole sono importanti!». Sa da cosa ho capito che il nostro mestiere è difficile in un Paese come il nostro? Mica stando per strada. Ma su un treno. C'erano dei ragazzi inglesi che leggevano l'avviso, tradotto anche nella loro lingua, «è severamente vietato gettare oggetti dal finestrino». «Strictly forbidden!» e giù risate. Pensavo ci fosse un errore ortografico o una cosa simile. Invece no. Mi hanno chiesto: «Ma perché vietate severamente? Che bisogno ne avete? Una cosa o è vietata o no. Avete per caso cose un poco vietate?». E lì che ho capito. Ho avuto quella scritta sotto gli occhi in tanti viaggi sin da bambino. E non ci avevo mai fatto caso. Ed ho pensato che forse è anche per questo che fare per lavoro il «tutore della legge» non è facile in un posto che usa tanti rafforzativi per dire quello che non si può fare. Ma badi bene. Io non mi lamento del mio lavoro. Né voglio sembrare quello che fa una cosa più importante o rischiosa degli altri. Sa, ne ho visti di infortuni sul lavoro. Ho visto ragazzi con la testa rotta per una trave fissata male ed un casco che non c' era. E nel colore del sangue e nel dolore dei familiari non ho visto differenze con quello che accade quando muore uno di noi. Ecco. A proposito di morte e di parole. Vorrei che nessuno dicesse più di noi poliziotti: «Gente che rischia la vita per pochi euro». C' è chi svolge una attività lavorativa al solo scopo di trarne profitto. Ma sul vocabolario la parola che trovate a questa definizione non è poliziotto ma mercenario. Se permette c' è differenza. Volendo essere un poco retorici, mi lasci dire che anche se tutto sembra misurarsi in termini economici ci sono cose che ancora si possono fare non per denaro ma semplicemente perché si crede che essere d' aiuto a qualcuno valga anche qualche rischio. A proposito sempre di parole. Sa quali vorrei venissero ascoltate di più nei discorsi ufficiali? Quelle dove si rivolgono alle donne e agli uomini della Polizia di Stato. Sono parole importanti sa? Perché dovrebbero ricordare a tutti che chi veste una uniforme non è uno diverso dagli altri. Ha i suoi pregi e i suoi limiti. Così come sono contento di leggere il motto per il nostro «anniversario». C' è più sicurezza insieme. Ecco. Insieme mi piace davvero tanto. Che poi mica è una grande scoperta, no? Quando è che abbiamo più paura? Quando camminiamo soli per strada. Quando non c' è nessuno di conosciuto nelle vicinanze. Io penso che noi indossiamo questa uniforme per dirvi che noi siamo quelli che potete riconoscere. Ma vorrei anche dirvi che ci farebbe davvero piacere se anche voi voleste stare insieme a noi. Sono convinto che il nostro lavoro sarebbe più facile. E che commetteremmo meno errori (perché sì, a volte sbagliamo anche noi). Gentile Direttore, spero davvero voglia dare spazio ad uno che non ha il grado per parlare in televisione o indicare scelte strategiche in tema di sicurezza. Ma semplicemente ad uno di quelli che adesso metterà in fondina una pistola che spera di non dover mai usare, e la foto di sua figlia nel portafoglio sperando che possa essere sempre fiera del suo papà. Insomma, un uomo normale. Un poliziotto.

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Nessuna risposta

  1. peppe76 ha detto:

    parole semplici, pensieri semplici, dette da una persona semplice, vera…

    qui sì che c'è sincerità, schiettezza, e non in tutto quello che è stato detto e si continua ancora a dire in Tv, sui giornali, e, permettetemi, anche in questo sito, riguardo, ovviamente, a questo periodo elettorale, che (meno male) da noi a Latina è finito, diversamente da quanto viene detto e scritto da personaggi a cui interessa solamente avere una poltrona (Milano, Napoli), e non una semplice sedia o anche (in questo caso, riferito all'articolo in questione) sedile occupato dal poliziotto.

    Tutto questo per dire che tra un manifesto elettorale, un volantino, uno slogan, un comizio (mi riferisco sempre al periodo attuale che sta, secondo alcuni, stravolgendo l'Italia), vengono dette solamente falsità, dette appunto da persone false… chi ha mai visto e accertato che colui o coloro che si candidavano a ricoprire una carica di rilievo abbia mai mantenuto quanto promesso? NESSUNO…

    Quindi tra le tante notizie apparse in questo forum, corredate di commenti più o meno (in)utili, questa lettera è secondo me un inizio su come affrontare i problemi quotidiani, per provare ad immedesimarsi nei panni di chi presta un lavoro diverso dal solito, IL POLIZIOTTO, già, "diverso", perchè viene (ahimè) considerato diverso dalla maggior parte delle persone. Invece è un lavoro come gli altri, dove non diversamente dagli altri si aspetta il classico fine mese per affrontare spese diverse. Tutto questo con la consapevolezza che quando si deve affrontare il turno di lavoro, il poliziotto ( e altre forze dell'ordine, ovvio) sa solamente quando esce di casa, ma non sa quando e se rientra, poichè solo il fatto di portare una divisa in strada già costituisce un rischio, e non semplicemente la giacca e la cravatta, con una 24ore in mano (forse vuota) che portate voi politici, simpatizzanti o aspiranti all'occasione. Degnatevi di rispettare queste persone ogni volta che le incontrate, ogni volta che le incrociate, poichè esse non sono indispensabili solo quando avete bisogno per un semplice tamponamento con la macchina.

    Questi sì che sono lavori dove lo stipendio è meritato e secondo me nemmeno è sufficiente e proporzionato, per il fatto che, ripeto, già il fattore rischio che si corre è di per sè un fattore importante, dove si viene spesso e volentieri insultati, per il semplice fatto che si sta facendo il proprio dovere, e nulla di più.

    Invece voi vi "ammazzate" a vicenda per chi dovrebbe sedere su poltrone per, sempre secondo voi, risolvere i problemi del paese. Nessuno mai l'ha fatto, quindi utilizzate il vostro tempo per costruire qualcosa INSIEME, come aveva precisato il Poliziotto nella sua lettera, e non siate egoisti solo in alcuni periodi dell'anno.

    Questi due discorsi non si collegano, come forse avete notato, ma leggendo questa lettera e leggendo le numerose #CENSURA#te che scrivete ULTIMAMENTE in questo (rispettabilissimo) sito a cui mi sono felicemente registrato, il mio desiderio è di sfogarmi come ha fatto il Poliziotto, e farvi notare la differenza di cosa si dovrebbe scrivere e cosa invece non serve a niente, fermo restando che ognuno è libero di fare quello che vuole.

    Un'esperienza del vostro egoismo l'ho avuto una domenica di maggio, ero in un parco giochi della Q4 per far divertire mia figlia, mi si avvicina una persona facente parte come asseriva lui di questo sistema, mi riferisco a voi che considerate le persone solamente durante un periodo dell'anno. mi chiede se potevo rimanere altri 10 minuti lì poichè stava arrivando uno dei candidati sinsaci di Latina il quale doveva fare un piccolo comizio. Quindi, sue testuali parole, "per far vedere che siamo tanti" mi chiedeva di rimanere. La mia risposta è stata "sono qui per un altro motivo, rimango solamente perchè lo decido io". Spero ci sia rimasto male, perchè per primo ero stato io a rimanerci male. Mi aveva considerato come un numero, nemmeno ci conoscevamo, non si è presentato, nemmeno ha chiesto "per favore", quindi mi sono abbassato al suo livello e gli ho risposto a dovere.

    OVVIAMENTE, il mio pensiero, le mie considerazioni sono riferite SOLAMENTE  a coloro che in questo momento si rispecchiano su quanto ho scritto, quindi a tutti gli avvoltoi, a tutti i parassiti presenti (non lo so se ci sono) tra voi. A tutti coloro che fanno delle chiacchere, chiacchere, chiacchere, quindi fanno volare le parole al vento. Naturalmente non mastico politica, non mi espongo circa i miei pensieri, ma dico semplicemente che sono e siete tutti uguali. Ormai il politico è diventato un mestiere, " e che mestiere, un mestiere di ________ (mi censuro da solo).  

     

    REGARDS…..