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La provincia dell’illegalità

Nella classifica sull’illegalità ambientale del 2009, il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia. Al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate, mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231.

Il primo dato da segnalare per il ciclo del cemento è quello relativo al mancato ridimensionamento del fenomeno dell’abusivismo a causa della crisi economica. Secondo le stime Cresme Consulting, se il settore legale delle costruzioni ha vissuto un sostanzioso calo delle abitazioni ultimate (dalle 316mila del 2008 alle 280mila del 2009), la parte illegale ha visto una diminuzione di sole mille abitazioni, passando da 28mila abitazioni abusive del 2008 alle attuali 27mila. Come dire che i tracciati dell’industria delle costruzioni legale e di quella illegale sono ampiamente separati e vivono di vita propria. L’abusivismo organizzato opera in nero in tutta la sua filiera (acquisto materiali, manodopera, utilizzazione del bene ecc.), selezionando le occasioni migliori e a maggior valore aggiunto quali ville costiere, cascine in aree naturalisticamente pregiate, ecc. Nel complesso, 7.463 sono state le infrazioni accertate (erano 7.499 nel 2008), 9.784 le denunce (erano 9.986 nel 2008) e 2.832 sequestri (2.644 nel 2008). Più che triplicato, invece, il numero degli arresti, che raggiunge quota 13 (erano solo 3 nel 2008). Come ogni anno la Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati, il 15,8% sul totale nazionale. Al secondo posto la Calabria (con 905 reati, il 12,1% sul totale), al terzo posto il Lazio con 881 reati accertati (l’11,8% sul totale), mentre la prima regione del Nord è la Liguria con 301 infrazioni, il 4% sul totale nazionale.

Ma la mafia ha scoperto da tempo un altro modo per fare ottimi guadagni nel ramo del commercio: aprire direttamente i propri negozi, supermarket e grandi centri. Un ottimo metodo per riciclare soldi, ma anche per esercitare il controllo sociale attraverso la gestione degli appalti, delle forniture e dei posti di lavoro. Si tratta di colate di cemento senza limiti su ampie superfici agricole a suon di varianti urbanistiche a favore delle lottizzazioni commerciali. Si fanno così nuove infrastrutture stradali e parcheggi per migliaia di automobili a uso esclusivo del polo commerciale. Svincoli e complanari che si accolla direttamente il comune o che la società costruttrice realizza deducendo i costi dagli oneri di urbanizzazione che, in ogni caso, vengono pagati con denaro pubblico. In aggiunta, spesso i progetti prevedono la realizzazione di volumetrie destinate a servizi di altro genere, come cinema multisala, palestre, grandi negozi monomarca, alberghi, centri benessere e centri conferenze: una manna per chi lavora nel settore edilizio, legale ma anche mafioso. A fine 2008 solo in Sicilia risultavano circa 100 autorizzazioni per nuove strutture commerciali, e se oggi in Italia la partita più grossa è quella che vede al centro Cosa nostra, c’è anche l’interesse della ‘ndrangheta nei poli commerciali calabresi, così come lo storico monopolio del movimento terra e la forte presenza nei cantieri delle grandi opere in Lombardia. E c’è il controllo della camorra sui supermercati della Campania e quello sui negozi della capitale. … …

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Nessuna risposta

  1. Baol ha detto:

    Zaccheo è tornato ieri, pubblicamente, per commentare alcuni elementi emersi dalla perizia tecnica effettuata sul video incriminato mandato in onda da Striscia la notizia. Lo ha fatto incontrando la stampa all’hotel Europa, annunciando che a giorni proietterà le due versioni del video per spiegare alla città cosa è realmente accaduto.

    … …

     

    Credo sia utile riportare quanto si legge su Latina Oggi del 5 giugno, trattasi sempre di un articolo in merito alla vicenda del filmato di Striscia la notizia, ma c'è questa parte virgolettata delle dichiarazioni dell’ex sindaco che mi pare interessante da trascrivere perché ci riguarda da vicino:

     

    «Questo non è stato un incidente di percorso – ha detto – sono stato pedinato e la città non mi ha sfiduciato. Se qualcuno ha pensato che sarei stato zitto ha sbagliato. Nell’appuntamento con la città della prossima settimana parlerò di urbanistica, dei consorzi in Q4 e Q5 e anche di quando qualche mafioso voleva venire qui a costruire»…

    Insomma: torna la questione consorzi nei nostri quartieri e si annunciano persino rivelazioni  su cemento e mafiosi,  che dopo il rapporto di Legambiente, e i dati preoccupanti sull’illegalità nella nostra provincia, suonano decisamente tardive e preoccupanti…  a questo punto i cittadini hanno tutto il diritto di sapere.  L’articolo si conclude con l’annuncio che l’incontro con la città si terrà probabilmente tra giovedì e venerdì prossimo in una sede sufficientemente capiente. Staremo a vedere.

  2. Baol ha detto:

    L'ecomafia e la politica collusa

    di Nello Trocchia

     

    I numeri sono da capogiro e confermano la crescita del fenomeno: oltre 20 miliardi di euro ogni anno di fatturato.  Questo il bilancio dell'ecomafia nel nostro paese. La denuncia puntuale contenuta nel rapporto di Legambiente, presentato in questi giorni. Sono due i settori gestiti: da una parte quello del cemento e dall'altro quello dei rifiuti. Una fotografia impietosa, ma anche nota. La politica, in questi anni, non ha mosso un dito, anche se è pronta a parlare di lotta dura alle mafie e di attenzione al tema. Le chiacchiere, in questo paese di venditori di fumo mediatico, non costano niente. Da anni magistrati e associazioni chiedono l'inserimento dei delitti contro l'ambiente nel codice penale. Da anni, la richiesta viene disattesa. Il parlamento che in 25 giorni ha approvato il Lodo Alfano, miseramente bocciato dalla Consulta, non è capace di approvare la norma, ora contenuta in una direttiva europea. Non solo. Risultano una manna per i clan che gesticono il ciclo del cemento i ripetuti annunci di condono edilizio. Basta un funzionario colluso e la misura, fintamente approvata per favorire la povera gente, diventa lo strumento in mano a speculatori e palazzinari, amici degli amici. Torna alla mente la frase di un dipendente del comune di Giugliano, finita in una indagine della magistratura, profetico, dichiarava: " «La gente non capisce niente, vuole fare affari con la droga, invece si deve agire con i condoni, quelli sì sono guadagni, e rischi nessuno!». Una frase che vale come vademecum per i governi nazionali che parlano di antimafia e poi condonano abusi edilizi e fiscali. E anche per le ministre, solerti nel rilasciare comunicati stampa, e distratte quando il governo di appartenenza condona gli illeciti. Non trascurabile anche il tema delle intercettazioni. Il testo, ancora in esame, per i reati ambientali prevede forti limitazioni che preoccupano la magistartura e il mondo dell'ambientalismo. Sullo sfondo, un tema trascurato che dovrebbe rappresentare, in questa fase, un volano di sviluppo per rilanciare l'economia: le bonifiche. La pm anticamorra, da anni impegnata contro le ecomafie, Maria Cristina Ribera denuncia: " Le bonifiche? In Campania pari a 0". Il governo dei fatti.

  3. davide ha detto:

    Bene Zaccheo parlerà di qualche mafioso che voleva costruire… però perchè il giorno dopo il sequestro degli appartamenti al clan Mallardo in Q4 non ha preso posizione?

    Spero che non ci venga a raccontare la storia dei cavalieri dell'Apocalisse degli anni 80, perchè quella, almeno a sommi capi la conosciamo….

    DAVIDE

  4. davide ha detto:

    Riguardo il rapporto di Legambiente continuo a criticare il loro modo di fare… Infatti riguardo gli abusi edilizi dove hanno preso i dati? Dalle ordinanze di demolizione emesse nel corso del 2009 dai comuni pontini? Ma lo sanno che anche dopo che un comune vince un ricorso al Tar spesso è costretto a ri-emettere ordinanza di demolizione? Alcune volte si arriva anche a 3 ordinanze di demolizione per uno stessa costruzione magari realizzata negli anni 90?

    Dunque l'abuso è 1, ma se si contano le ordinanze di demolizione sembrano 3! eppoi perchè non fanno distizione tra nuove costruzioni e piccoli abusi? Infatti i comuni emettono ordinanze di demolizione anche per un gazebo, una tettoria o una veranda chiusa con degli infissi.

    Al fine statistico sono abusi edilizi, mentre in sostanza sono cose minori… Preferirei che dicessero di quanti di quei 600 illeciti riscontrati nel 2009 sono nuove costruzioni (nuove case e capannoni) e quante di quelle ordinanze di demolizione si riferiscono a manufatti effettivamente realizzati nel 2009 in provincia (e non sono ordinanze di demolizione ri-emesse nel 2009 nei confronti di manufatti costruiti magari nel 2000 a seguito di ricorso vinto dal comune al Tar).

    Se danno i dati disaggregati uno può farsi un idea, ma dare dei dati solo sulla quantità e non sulla qualità può essere fuorviante..

    DAVIDE