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La scomparsa di Gianni Pennacchi

La scomparsa di Gianni Pennacchi, giornalista parlamentare di lungo
corso, mi ha profondamente colpito. Il mondo giornalistico e culturale perde
un punto di riferimento importante, irrinunciabile per chiunque si
avvicinasse per la prima volta al Transatlantico di Montecitorio. Il mondo
politico perde un osservatore attento, puntuale, di grande esperienza e
capacità professionale. Personalmente perdo un amico sincero, schietto,
leale, con il quale mi sono confrontato più volte negli anni, spesso in
condivisione ma in qualche caso anche da posizioni contrapposte. Sempre,
comunque, nel rispetto reciproco, in nome di quella democrazia che sempre ha
ispirato il suo essere, sin da quanto, giovane e ribelle, cominciò, zaino in
spalla, a girare il mondo e a raccontarlo con quella penna che negli anni
sarebbe diventata lo strumento del suo mestiere. Da parlamentare ho
frequentato molto Gianni. Di lui si diceva "mastica pane e politica". Era
vero. Era profondamente vero. Lo avrebbe fatto per tutta la vita se un
destino beffardo non lo avesse strappato alla sua vita, alla redazione de
"Il Giornale" che ormai era la sua seconda casa. Nei suoi scritti, nei
libri, nel film girato proprio a Latina, "Mio fratello è figlio unico",
resteranno ampi tratti della sua figura di uomo certamente non destinato ad
essere dimenticato. Alla famiglia, alla moglie Anna e alle figlie Barbara e
Larissa, ai fratelli  Antonio e Fernando, alle sorelle Emilia, Beatrice,
Laura ed Amedea, i miei sentimenti di solidarietà, cordoglio e vicinanza.
On.le Vincenzo Zaccheo

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