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“No grazie, il caffé mi rende nervoso”

Prima di tutto vorrei invitarvi a commentare questa "notizia", la metto tra virgolette perchè non so nemmeno io come chiamarla… comunque!! vorrei sapere la vostra opinione su questi assurdi articoli pubblicati su www.parvapolis.it

segue articolo integrale…

Sono tante le cose che non ho capito nella vita ma una cosa, una cosa soltanto credevo di saperla. E cioè che se entro in un bar e ti ordino un caffé tu mi dai un caffé. Invece…


Sono tante le cose che non ho capito nella vita ma una cosa, una cosa soltanto credevo di saperla. E cioè che se entro in un bar e ti ordino un caffé tu mi dai un caffé. E punto.
Invece, ecco come nascono le incertezze, qualcuno ti ci aggiunge un bicchierino d’acqua. Ma se t’ho detto che voglio un caffé, che me ne frega dell’acqua. Invece piano piano ho visto ch’è proprio prassi, si usa così e lì mi sono posto un alto problema, perché studiare filosofia è questo: complicarsi la vita. Va bene, ho questo bicchierino d’acqua davanti; allora, considerato che presumibilmente non servirà a sciacquettarmi le dita, né a metterci la mancia dentro devo dedurre che, secondo loro, io me lo debba bere. Ma l’acqua va bevuta prima o dopo? Per non sbagliare, il bicchierino l’ho sempre lasciato lì. Se c’è qualcuno che mi vuole far vedere come si fa, si accomodi, io prima non vado. Questo almeno dalla maturità fino alla laurea. Certo, a ragionarci un po' su dovrebbe essere così: che io l’acqua la debbo prendere prima, per prepararmi la bocca al sapore. Che senso ha berla dopo? Se io ordino un caffé si presuppone che ne conosca già il gusto, che lo abbia già assaggiato e che mi piaccia. Né posso prendere in considerazione l’ipotesi che il barista abbia talmente poca stima di sé che me lo mette lì, così, tante volte non gli dovesse uscire bene. Chi glielo ha detto? L’analista? Quindi ultimamente faccio quello sicuro. Entro in un bar, ordino il caffè e come mi arriva il bicchierino mi ci fiondo subito e bevo con avidità. Faccio proprio vedere che bevo con gusto, mica mi fregano. Non ho visto grossi cenni di disapprovazione, per cui ne ho concluso che l’analisi è giusta. I baristi, ontologicamente credo, sono però, a volte, #CENSURA#. Perché dopo che finalmente hai risolto il quesito fondante la tua stessa esistenza, questi sono capaci che ordini il caffè e loro ti mettono davanti: l’acqua, e vabbe’, la tazzina, e vabbe’, ed un cioccolatino. Un cioccolatino? Ma chi te lo ha chiesto? Io ti ho chiesto un caffè. E tu l’acqua e il cioccolatino. Qualche altra cosa da aggiungerci non ce l’hai? Ora io il cioccolatino quando me lo devo mangiare? Sempre per farmi la bocca? Ma prima o dopo l’acqua? Mentre io ragiono loro in genere sono di spalle, e quindi non vedono i tuoi eventuali errori. Credo, ma vado a #CENSURA#, che si debba prima prendere l’acqua per prepararsi al cioccolatino, poi il cioccolatino, per prepararsi al caffè, quindi ci si avvia alla cassa per pagare. Io questo stavo sperimentando l’altra mattina, quando ho fatto colazione con Cristiano. Ero lì che ostentavo sicurezza e cognizione. Perché ho studiato, io. E lui fa al barista: «Posso avere anche un po’ di latte, per favore?».
FINE
DAVVERO EMOZIONANTE….

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Nessuna risposta

  1. Kla ha detto:

    Noiose banalità di Mauro Cascio.

    Salutoni

  2. Kla ha detto:

    Accostare anche un primissimo ma pur sempre raffinato Totò mi sembra esagerato. Per restare nell'ambito dell'avanspettacolo vedrei molto meglio i De Rege con il dinoccolato che arriva e l'altro che lo invita con la frase "vieni avanti cretino".

  3. Kla ha detto:

    Accostare anche un primissimo ma pur sempre raffinato Totò mi sembra esagerato. Per restare nell'ambito dell'avanspettacolo vedrei molto meglio i De Rege con il dinoccolato che arriva e l'altro che lo invita con la frase "vieni avanti cretino".

  4. Vincenzo ha detto:

    Perchè poi viene pubblicato nella sezione CULTURA ?

     

  5. stefano ha detto:

    E io… Che ho perso tempo a leggerlo.

    Stefano

  6. Salvatore ha detto:

    Suvvia ragazzi, non sarà cultura, saranno banalità, forse il nostro tenta l'emulazione di Totò… io però non ci vedo niente di male. Almeno ci ha risparmiato altre "perle" sui SUV e sulle piste ciclabili.

    Salvatore

  7. Kla ha detto:

    Salvatore, ma quale tentativo di imitare Totò, Mauro Cascio con le sue noiose banalità sul caffé non è all'altezza neanche di Pappagone. Concordo sul fatto che se ricominciasse a parlare pro SUV a sfavore delle biciclette sarebbe anche peggio.

    Salutoni

  8. giucap ha detto:
    A parte la questione delle somiglianze (a me sembra che tenti di seguire lo stile Pennacchi), personalmente non concordo proprio con il contenuto del testo. Filosoficamente intendo.
    Ma come, un maestro del pensiero liberale mi va a cercare regole di comportamento e "verità" da seguire nella piacevole consuetudine di un caffè al bar?
    Vabbè che l'essere umano è animale gregario (e qui si potrebbe aprire una lunga parentesi sociologica con varie tesi ed esempi a supporto), ma per qual motivo ci deve mai essere una regola da seguire, una sorta di galateo del caffè?
    Nelle poche righe proposte ci leggo la tendenza, ormai prevalente in certa parte politica, al pensiero unico, all'idiosincrasia per qualunque differenziazione (per non dire opposizione), allo scandalo che qualcuno si comporti o la pensi come meglio gli aggrada, anche se ciò non nuoce a nessuno.
    Le finalità del barista che offre acqua e cioccolatino sono, dal punto di vista economico, del tutto evidenti: differenziare la propria offerta ed offrire un servizio aggiuntivo (preferibilmente a parità di prezzo) al fine di attrarre più clientela.
    Tali "aggiunte", essendo assolutamente opzionali, non possono in alcun modo modo "offendere" l'avventore non interessato.
    Un po' come i Dico: l'opportunità che dovrebbe (a mio avviso) essere data a persone dello stesso sesso (perché qui è lo scandalo e la questione dirimente) di poter regolamentare la loro unione non toglie nulla a chiunque preferisca il matrimonio tradizionale, così come non obbliga eventuali conviventi a seguire quella strada.
    Pensate un po', da una boutade pseudo spiritosa dove si può arrivare: alla teorizzazione del liberismo all'amatriciana, quello per cui ciascuno è libero di pensarla in un modo solo, perché tutti gli altri modi son sbagliati.
    Giulio
  9. anna ha detto:
    Quello che mi raggela e mi conferma l'idea di trovarmi di fronte un personaggio dal quale aspettarmi nulla di condivisibile  e meno che mai illuminante non è tanto l'oggetto del disquisire… perchè in sè un qualunque ragionare sul comportamento dell'individuo davanti un'offerta imprevista e non richiesta a me non dispiace a priori, se questo porta davvero ad un'analisi o ad un tentativo di analisi visto che, com'egli dice ricordandolo al mondo, ci troviamo di fronte a qualcuno che ha studiato filosofia.
    No, quello che risottolineo mi raggela sono i riferimenti non al sè da esplorare ma all'altrui da denigrare: "se entro in un bar e ti ordino un caffé tu mi dai un caffé. E punto."
     "Ma se t’ho detto che voglio un caffé, che me ne frega dell’acqua." 
     
    "… questi sono capaci che ordini il caffè e loro ti mettono davanti: l’acqua, e vabbe’, la tazzina, e vabbe’, ed un cioccolatino. Un cioccolatino? Ma chi te lo ha chiesto? Io ti ho chiesto un caffè. ………… Qualche altra cosa da aggiungerci non ce l’hai"
     
    Non so se rendo l'idea!
    Buona sopportazione a tutti!
     
    Anna
  10. Kla ha detto:

    Il teatrino del caffé di Mauro Cascio ricorda anche l'avanspettacolo del farinello con la giacca a quadretti che entra dicendo amenità per farsi notare.

    salutoni