Rincaro delle mense scolastiche Le mamme scendono in piazza

Vincenzo Arma
Protesta dei genitori contro l'aumento del costo delle mense scolastiche delle scuole materne ed elementari. In circa 50, soprattutto mamme, alcune con i loro figli più piccoli, si sono ritrovate davanti al Comune di Latina per chiedere al sindaco Vincenzo Zaccheo e all'assessore di riferimento Bruno Creo, le motivazioni di tali aumenti.

Hanno abolito le agevolazioni per le famiglie numerose – lamenta una signora – con due figli mi tocca pagare circa 170 euro».
Eliminata, infatti, la riduzione del 10% per le famiglie che hanno due figli iscritti nello stesso istituto. «Alcune di noi – lamenta una mamma – hanno già rinunciato al servizio mensa, preparando dei panini». Passata da 41 a 62 euro la quota per le scuole materne, da 50 a 77 quella delle scuole elementari, costo relativo alle fasce più alte di reddito.
A cavalcare la protesta in Piazza del Popolo Mauro Visari, del Pd: «Abbiamo sollevato la questione già mesi fa – afferma – in sede di approvazione di bilancio preventivo. Facemmo anche dei manifesti, ma la gente ne ha preso coscienza solo ora, che ha toccato con mano gli aumenti». Aumenti, secondo Visari, legati anche alla gara di appalto: «C'è stato un errore – continua – con conseguente ricorso, costato 250.000 euro al Comune. Tra l'altro il servizio è in ritardo rispetto al passato ed la sua apertura è prevista solo il 10 ottobre. Se tutto va bene, un mese dopo l'apertura delle scuole».
I genitori si sono dati appuntamento per una nuova manifestazione Lunedì 6 ottobre, alle 18.30, sempre in Piazza del Popolo e stanno organizzando un volantinaggio. «Aderiremo anche noi del Pd – spiega Visari. L'aumento dei buoni pasto, con una percentuale del costo che viene comunque sostenuta dal Comune, va a toccare ancora una volta l'istruzione e i servizi primari dei cittadini. I tagli dei Governi centrali alle casse dei Comuni, ultimo l'abolizione dell'Ici, in un modo o nell'altro vanno sempre a ricadere sui cittadini, costringendo i comuni, privi di risorse per le loro necessità di amministrazione, a tagliare servizi o aumentare i costi di quelli esistenti».

da Il Tempo