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Baol
Inviato il: 12/7/2008 10:48
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Re: Terza Repubblica

Marco Travaglio: Piazza Navona e le cose che non si possono dire

Pubblichiamo la lettera aperta di Marco Travaglio al direttore de l'Unità, 10 luglio 2008.

Caro direttore,
quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose - le più gravi - dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su you tube e sui siti di vari giornali, e sono spiacente di comunicarti che nulla di ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali (Unità compresa) è realmente accaduto: nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. E’ stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio).

Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.

Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”. In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film “Pulp Fiction” in “Peuple fiction”, irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di “antibushismo”, di “anticlintonismo”, di “antichirachismo”, di “insulti alla Casa Bianca” o di “vilipendio all’Eliseo”. Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale.

Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano “insulti”. Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che “a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto”, compreso il via libera al lodo Alfano che crea una “banda dei quattro” con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi.

Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’ ”aggravante razziale” e dunque incostituzionale, punendo - per lo stesso reato - gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei “insultato” anche lui, e che “non è la prima volta”. Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena: per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi - come dice Furio Colombo - “confonde il dialogo con i suoi monologhi”. Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. E’ la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.

Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, sull’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal Riformatorio financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il “Clarin”, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: “p.o.m.p.i.n.i”, naturalmente di Stato.

Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano “vergogna” non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una “paràbasi”, cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino?

Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perchè la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra “che vince”, Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: “Chi se ne frega del lodo Alfano”). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita.

 



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Baol
Inviato il: 12/7/2008 10:59
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Re: Terza Repubblica

Lidia Ravera: La bella piazza e le voci stonate


Leggo sul Corriere della Sera: "La piazza che doveva segnare l'apoteosi dell'opposizione di Antonio Di Pietro gli ha regalato un brutto autogol". Leggo ancora: "Finisce con Furio Colombo, veemente, che contesta Grillo e chiede una standing ovation per Napolitano... e con Mara Carfagna che querela Sabina Guzzanti". Potrei leggere ancora ma preferisco smettere. Mi viene il sospetto di non essere stata presente, dalle ore 18 alle ore 21 e 30, alla stessa manifestazione di cui parlano i giornali. Certo, ci sono alcune bizzarre somiglianze... anche nella Piazza Navona dove ero io c'erano le opere del Bernini e del Borromini e c'erano Sabina Guzzanti e Antonio di Pietro.
E Antonio di Pietro aveva portato le sue bandiere, il che, per uno che “aderisce” è un po’ troppo. E Sabina Guzzanti era stranamente stridula e sboccata, mentre in genere è saggia e divertente. C’era Beppe Grillo che, come era prevedibile, ha mandato tutti affanculo, che è un messaggio totalmente inutile oltrechè dannoso. Però c’era anche molto altro. C’erano migliaia di persone, senza “logo” né bandiera. Immobili, in piedi, parossisticamente attente, per tre ore e mezza. C’era Rita Borsellino, in collegamento e c'era Pancho Pardi, c’era Ascanio Celestini e c’era Moni Ovadia e c'era Paolo Flores D’Arcais che, con il semplice elenco di tutti i reati che resterebbero impuniti se il trucco blocca-processi dovesse essere messo in opera, ha fatto correre a tutti i presenti in piazza, me inclusa, un brivido nella schiena. Era la stessa manifestazione di cui parlano i giornali, o era un’altra? Mi sono persa e sono finita in una piazza Navona duplicata appositamente per confondere l'opposizione, magari dal nuovo sindaco Alemanno? Oppure abbiamo vissuto la stessa piazza da due punti di vista un po’ diversi. Io vi racconto il mio, visto che tutti gli altri, da pulpiti ben più potenti, vi racconteranno, l’altro. Io ero sotto il palco, e ascoltavo la descrizione del nuovo round di un lungo “incontro” dal titolo: Silvio Berlusconi contro le regole democratiche. Tutti gli interventi vertevano, ciascuno con il suo timbro, su questo tema. Erano discorsi nuovi ed erano discorsi vecchi. Mi tornava in mente la manifestazione organizzata da Nando dalla Chiesa nel 2003, stessa piazza stesso mare di folla, sotto lo striscione: «La legge è uguale per tutti». Anche allora c’erano migliaia di persone, sul palco c’erano anche Fassino, D’Alema e Rutelli. Poi, a un certo punto, Nanni Moretti saltò su dalla platea e disse: «Con questi qui non vinceremo mai». E la piazza esplose in un applauso addolorato quanto liberatorio. È successo anche ieri. Applausi e fischi hanno sottolineato ogni affondo contro l’opposizione di governo. Era inevitabile. Cioè: si sarebbe potuto evitare soltanto appoggiando la manifestazione, sfottendo meno, partecipando anche senza partecipare, perché gli obbiettivi erano (sono) comuni. Perchè, vedete, nessuno si diverte a urlare, se si parlasse tutti insieme con voce chiara e forte, non ci sarebbe alcun bisogno di sgolarsi. E l’efficacia sarebbe maggiore. È così difficile da capire? Ma certo... io sono stata ad una manifestazione diversa, non ero alla “manifestazione di Di Pietro”. E tanto meno a quella di Beppe Grillo. Ero ad una manifestazione auto-organizzata, promossa da una rivista cui collaboro volentieri, Micromega, e da due uomini che stimo: Pancho Pardi e Furio Colombo, due politici recenti, espressione della società civile, un ex professore universitario e un ex direttore di giornale (questo).
Peccato essersi persa quell’altra, manifestazione, pare che si siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino... E, a proposito di divertimento, se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a «Hippy-chic: lusso e privilegi anni ‘70», ove si legge: «la crisi non sfiora neppure da lontano l’universo miliardario dei ricchissimi». Ad avvisarci è «una delle 50 donne più potenti del pianeta». Angela Merkel? Hillary Clinton? No, Frida Giannini, direttore creativo di Gucci. «Mai come in questa stagione - sorride - si è visto tanto lusso, chi ha grandi possibilià economiche entra nei nostri 200 negozi e compra proprio quello che costa di più» . Cioè: caftani fluttuanti, fantasia di conchiglie ricamate, capricciosi disegni rococò. Come la «ricca e privilegiata dama hippy-chic anni ‘70». Ma dov’era, la dama hippy chic, negli anni Settanta? Io non l’ho vista. Forse, anche all’epoca, avevo sbagliato piazza.

www.lidiaravera.it


 



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Baol
Inviato il: 12/7/2008 15:39
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Re: Terza Repubblica

In ciascuno di questi scritti, credo, vi siano degli spunti interessanti di riflessione. Un bello spaccato di questa terza repubblica, in attesa della quarta, che si profila come uno spauracchio all'orizzonte... diciamo che sto raccogliendo i pezzi di un puzzle per cercare di farmi un'idea... 

Il Muro

  Di Vittorio Melandri

 Condivido molto l’incipit dell’articolo di Curzio Maltese sulla prima pagina di quello che si è ormai ridotto ad horgan house dei gemelli del Campidoglio, Francesco&Walter, (in omaggio all’illuminata predilezione a suo tempo vaticinata dal suo Presidente-demolitore-d’aziende). 

Scrive Maltese che “manifestazioni come quella di Piazza Navona dell´altro giorno sono show business. …..Non servono a cambiare le cose. Quindi non sono politica. I guai cominciano se si scambia lo show business per politica e lo si prende sul serio”.

 Il fatto è però che alla manifestazione di Piazza Navona la “politica” era assente per sua “libera” scelta, perché quella che Maltese (ed io con lui, per quel che possa valere) considera “politica”, è del tutto assente dal nostro Paese da decenni ormai.

 E che è così, facendo finta di descriverlo per assurdo, ma invece tratteggiandolo per davvero, che più davvero non si può, lo indica di par suo Emanuele Macaluso, quando ci spiega che….....

1) “….la «Costituzione materiale», con una legge elettorale che consente l’iscrizione nella scheda del leader, ha ormai identificato la maggioranza parlamentare con quel leader investito dal voto popolare”.

Alla faccia del Presidente della Repubblica pro-tempore, che dovrebbe essere il garante della “Costituzione e basta”, e si trova invece “eroicamente” a fare lo slalom fra l’una, la “Costituzione materiale”, e l’altra, la “Costituzione e basta”, e proprio come la seconda moglie del sig. Ponza, genero della signora Frola sembra ogni volta dire: «Io sono colui che mi si crede».

 Alla faccia della Corte Costituzionale, e delle sue sentenze rispettate solo quando fa comodo.

 Alla faccia del Popolo Italiano, che si è espresso più volte a sostegno di referendum che hanno abolito leggi poi puntualmente ripristinate, e che da ultimo ha detto di volere la “Costituzione e basta”, ma subito poi è stato costretto a ri-votare con la “Costituzione materiale”

ci spiega che….....

2) “….il cavaliere «martirizzato»” da una eventuale sentenza di condanna, dovrebbe prima dimettersi da capo del governo, alla faccia dei consigli a non farlo di Angela Finocchiaro, e poi rivincerebbe a mani basse le elezioni, chiudendo così ogni possibilità di “riformare” la quarta Repubblica che andrebbe a presiedere.

 Stando così le cose, e le cose stanno purtroppo così, ci vorrebbe subito una opposizione capace di fare “cartello”, proprio come fanno le banche e le assicurazioni, in grado di dichiarare senza mezzi termini cosa rappresenta il Cav. Berlusconi:

 una sorta di demonio, il più grave pericolo per la democrazia in Italia dopo l’altro Cavaliere, Benito Mussolini.

 Fermo restando che anche quell’altro cavaliere, per quanto determinante come questo, non era certamente solo, ma con la drammatica certezza che quell’altro, sulla sua strada, un 25 luglio 1943 è stato sfiduciato dai suoi e non si è più ripreso, mentre questo dopo essere stato sfiduciato dai suoi il 22 dicembre 1994, è stato ri-portato in sella dai suoi ovviamente e da una sedicente opposizione che ancora oggi, per dirla con il “vecchio” Giorgio Bocca,  non ha ancora capito che è vera “la progressione autoritaria (che) è stata denunciata nella manifestazione romana promossa da Di Pietro e dai girotondini e disertata dal Partito Democratico (e) che si riserva per quella da farsi in autunno. Ma se aspettiamo i giorni in cui cadono le foglie forse saranno anche cadute le nostre residue libertà”.

 Mi ripeto, con una sedicente “opposizione” del genere in campo, che noi si parli o si stia zitti, non fa differenza alcuna, il muro di gomma che ci circonda ci isola completamente.

 E per finirla per davvero (in gloria) ripesco un raccontino che ho scritto nel lontanissimo 2002, quando ancora nutrivo qualche speranza che il muro non fosse di gomma.

IL MURO

D’estate si esce più facilmente, dal bozzolo dove ce ne stiamo di solito riparati , si va fuori di più; e capita, soprattutto all’inizio, dell’estate, quando il ricordo di quella precedente è ancora intorpidito, che si abbia come un moto di sorpresa, per quello che troviamo.

 C’è un “muro” la fuori.

 Un “muro” così alto che separa tutti quelli che stanno di qua, da tutti quelli che stanno di là. Si sentono delle voci, ogni tanto, salire fino alla sua sommità; poi precipitano e sono raccolte da una parte (e forse dall’altra) da chi ancora si ostina ad ascoltare, ma sono inintelligibili, e accrescono la separazione, non la leniscono. L’unica speranza rimane il dolore, che non sembra proprio, da questa parte, (dall’altra non si sa), venire mai meno. Il dolore è energia, energia capace di far girare i motori più diversi, e più potenti. Se si potesse un giorno riuscire ad accenderne anche uno solo, si potrebbe con quello, sperare di far girare una trivella, né esistono già, si sa per certo, capace di perforare il “muro”. Poi si potrebbe anche abbatterlo. L’energia non manca. Il “muro” oltre che alto, è anche così lungo, che non si conosce dove finisce. Si narra di chi si è messo in viaggio, convinto di arrivarne a capo, ma non si hanno notizie di quelli che non sono più tornati; dai più, che stanchi hanno invertito il cammino, invece, sono state raccolte confidenze sconsolate; nessuna fessura è mai stata notata,né tanto meno una breccia che consentisse di passare di là. Solo, in alcuni casi, non si sa se definire più fortunati o al contrario più disgraziati, c’è chi ha raccontato di posti in cui, avvicinando l’orecchio al “muro” è possibile distinguere un brusio che viene dall’altra parte. Per qualcuno, forse, si dice, è stato possibile riconoscere anche intere frasi, aventi senso. Chi ha vissuto simili esperienze, è caduto come in sonno; in realtà, si suppone solamente che sia andata come si racconta, perché nessuna prova è mai stata resa, dai testimoni ormai addormentati. Cosa succede di qua dal muro lo sappiamo: tutti vogliono andare di là. Non importa ricordare che il “muro” un tempo non c’era, la cosa è certa; e nemmeno serve gridare, qualcuno ancora lo fa, che lo abbiamo costruito noi, il “muro”, noi, la nostra specie, i nostri avi, noi! Quelli di là non lo sappiamo. Non importa che una ragione, ci deve essere ben stata, per costruirlo; e quale se non la volontà, per paura o per coraggio non conta, di separarci da quelli di là. Oggi importa solo andare di là, ma “il muro” lo impedisce.

 C’è un “muro” la fuori. Un “muro” così alto che separa tutti quelli che stanno di qua, da tutti quelli che stanno di là.

Gli uni e gli altri, nessuno, sa chi sono!



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Anonimo
Inviato il: 15/7/2008 19:11
Re: Terza Repubblica

Per chi pensava che fossero anche troppi.....

BERLUSCONI, PRESTO NUOVI SOTTOSEGRETARI E VICEMINISTRI

A settembre ci saranno nuovi sottosegretari ed alcuni attuali sottosegretari saranno 'promossi' a viceministri. Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi, a quanto si apprende, durante la riunione con i deputati Pdl alla Camera. "Sapete che la sinistra ha tagliato 46 sottosegretari. Ora pero' a settembre c'e' bisogno di fare uno sforzo, perche' ci sono ministri che non possono essere contemporaneamente alla Camera e al Senato" ha detto Berlusconi citando il caso del ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito che non ha nemmeno un sottosegretario. "Per questo da settembre ci saranno nuovi sottosegretari e alcuni sottosegretari diventeranno viceministri".

da "Repubblica"



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Anonimo
Inviato il: 16/7/2008 11:46
Re: Terza Repubblica
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Anonimo
Inviato il: 28/8/2008 10:16
Re: Terza Repubblica

Qualcuno mi aiuta a capire la "soluzione" del problema Alitalia? Perchè io, che non sono specializzata in economia e finanza, a tutt'oggi, capisco che si sta cercando di dividere la società: da una parte tutto ciò che riguarda i debiti, che rimarranno al pubblico, e quindi sul groppone degli italiani tutti;  dall'altra gli utili prossimi venturi, che saranno appannaggio degli imprenditori che,  nella tanto sbandierata  cordata, si apprestano a "salvare" Alitalia, magari con la collaborazione di AirFrance.....E che il personale in eccedenza sarà ricollocato nel "pubblico". Boh! Ditemi che  ho capito male!!



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Anonimo
Inviato il: 28/8/2008 11:56
Re: Terza Repubblica

No non hai capito male ma per far questo modificheranno le norme per il salvataggio delle grandi aziende, naturalmente una azienda depurata dei debiti verrà rilevata da questo par di decine di imprenditori (non si fa nulla per nulla per convincerli gli avranno promesso mari e monti) Toto con AirOne confluirà nella nuova società (ma AirOne non è pesantemente indebitata anche lei?), si sventola una azienda frazionata e senza zavorra sotto il naso di Air France, il personale in esubero ricollocato nel pubblico impiego con stipendi a nostro carico più che tripli (causa RIA spero riassorbibile) rispetto al personale che andranno ad affiancare e con competenze nulle in materia (Agenzia delle entrate, catasto e poste, già vissuto tutto questo con 1000 operai della Olivetti assorbiti dallo Stato spacciati per esperti di informatica ma stampavano circuiti e finiti a fare commessi ed usceri). Naturalmente piloti, hostess, stewart e altro personale competente emigrerà verso altre compagnie certo dovrà accontentarsi di orari più pesanti e compensi meno elevati ma le menti migliori non passeranno certo nel pubblico.

Usciranno editoriali di ambo gli schieramenti gli uni dediti alla esaltazione dell'operazione, gli altri alla mortificazione, ma una cosa è certa ci saranno 5000 esuberi (si parla anche di 7000) i debiti se li accollerà lo Stato (Tremonti è bravo a nascondere e mistificare i numeri vedrete sarà un genio) e pagheremo sempre più dgli altri i viaggi in aereo.



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Anonimo
Inviato il: 29/8/2008 6:23
Re: Terza Repubblica

In questa intervista di Colaninno su La Repubblica è chiaro il fatto che l'operazione condotta in precedenza con Air france non avrebbe avuto impatti sui contribuenti e avrebbe rispettato le regole di mercato questa invece............................ basta leggere lo dice e gli imprenditori sono ben contenti di questo. 

 

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/economia/alitalia-24/intervista-colaninno/intervista-colaninno.html

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Anonimo
Inviato il: 29/8/2008 8:27
Re: Terza Repubblica
Quello che io trovo spaventosamente avvilente per i cittadini tutti, è l'uso disinvolto ed indiscriminato della mistificazione e della menzogna,  non mi riferisco solo al caso Alitalia; ad ogni livello  (noi ci siamo scandalizzati per le bugie del parco Cottignoli-Petrucci....) ci si presentano come impraticabili e dannose procedure legali e ragionevoli, per poi adottare sistemi che, per essere applicati, richiedono la sospensione della legge antitrust (e scusate se è poco!!!) e comunque il ricorso ad ulteriori partners, precedentemente rifiutati con clamore accusatorio di incapacità per chi quella scelta avrebbe fatto! Non è possibile che lo scontro politico... scusate, ho sbagliato, la politica sarebbe un'altra cosa...il volgare ed ignobile scontro per il potere,  diventi un'occasione per aggravare la già precaria condizione nazionale....Ma noi siamo veramente un popolo addormentato, per non accorgerci di queste colossali prese per i fondelli che ci stanno seppellendo?

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Anonimo
Inviato il: 29/8/2008 9:41
Re: Terza Repubblica

Questo è il caso Alitalia i cui risultati (se ci saranno) li vedremo tra qualche anno salvo poi intervenire nuovamente per risanare la compagnia nel 1998-1999 era a pareggio se non in attivo chi sa leggere i bilanci SA. Qualcosa negli ultimi 10 anni è successo, uno sperpero di denaro colossale primo fra tutti avere due hub Colaninno ha dichiarato che sono necessari perchè ci sono le montagne e l'Italia è lunga ed allora perchè non un terzo hub a Trapani.

Ma la mistificazione maggiore ed i danni più gravi si avranno nelle scuole non per le cavolate del ripristino del voto al posto del giudizio, del voto di condotta e dell'educazione civica ma per il ritorno dal 2009 del maestro unico alle elementari da un punto di vista lavorativo si avranno esuberi mostruosi, da quello didattico porterà grossi problemi tornare con un colpo di spugna ad una scuola degli anni 60 e 70, senza tener conto di quelli che sono stati i cambiamenti umani e sociali, tutto ciò  a mio parere è gravissimo ma qui credo possono intervenire chi opera in materia, a livello contabile con l'intenzione di rendere gli istituti simili a fondazioni VEDREMO insomma la realtà è che il lavoro dipendente in generale sarà portato a livelli di pura sopravvivenza (ma nemmeno quella) a tutto vantaggio di imprenditori, industriali e libera professione in poche parole chi ha soldi potrà mandare i figli in buone scuole pubbliche chi non li ha dovrà dirigersi verso quelle che non chiederanno oboli esorbitanti ma che non potranno assicurare pari opportunità di studio ed attrezzature. Quando scandalizzati gli appartenenti alla maggioranza vanno sbandierando che il 90 % delle spese della scuola sono dovute alla retribuzione del personale e che molte competenze allo stesso personale sono pagate con i fondi dati alle scuole proprio per questo scopo (per legge) vorrei ricordare che la riforma amministrativa con l'autonomia delle scuole è stata effettuata con DM 44/2001 (guardate l'anno) CHI LO HA APPROVATO QUESTO DM scaricando sulla scuola l'autonomia ma una autonomia senza soldi. Le strutture appartengono ai Comuni ed alle Province che, nel nostro caso, sono avviate al dissesto e figuriamoci se adeguano le strutture alle norme sulla sicurezza oppure le manutenzionano.

In questi casi è meglio dire la verità  NELLA SCUOLA SI DEVONO TAGLIARE 100000 INSEGNATI IN TRE ANNI E 40000 TRA IL PERSONALE ATA SI DEVE RISPARMIARE A TUTTI I COSTI A DISCAPITO DI CHI NON PUO' PERMETTERSI SCUOLE PRIVATE ED ALLORA INTANTO ORA MAESTRO UNICO E POI LE SCUOLE CHE SI DOVRANNO AUTOFINANZIARE CERCANDO SPONSOR E FINANZIATORI.

 



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