Concerto “Il Quartetto d’Arpe tra tradizione e mondanità”

Il Quartetto d’Arpe tra tradizione e mondanità. Concerto del 7 giugno, ore 20:30 presso l’Auditorio Roffredo Caetani del Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina, via Ezio 32

Domani, giovedì 7 giugno, presso l’auditorio Roffredo Caetani presso il Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina, via Ezio 32, concerto “Il Quartetto d’Arpe tra tradizione e modernità”, con Lucia Bova, Mirella Loredana Cozzi, Maria Setaro e Livia Bianchi.

Presentazione

L’arpa è stata ed è tutt’oggi uno strumento molto importante nella musica popolare in diverse zone del mondo. Nella storia dell’essere umano non c’è civiltà che non conosca o non abbia conosciuto una forma seppur rudimentale di questo strumento. Dal nord al sud del pianeta l’arpa è presente nella musica popolare che si suona in occasioni di festività e celebrazioni. Nell’Europa settentrionale o nell’America del Sud può essere quasi considerata lo “strumento nazionale”. Gli irlandesi per esempio hanno un’importantissima tradizione di arpa popolare suonata non solo da musicisti professionisti, ma soprattutto dalla gente comune, da nobili e da sovrani. Gli arpisti nel Medio Evo erano stimati come professionisti di alto livello sociale ed erano protetti dalla nobiltà; le loro arpe erano riccamente decorate e divennero presto simbolo di ricchezza e di benessere. Per queste ragioni gli irlandesi ancora oggi mostrano con orgoglio una piccola arpa stampata sulle loro bandiere o coniata sulle loro monete per ricordare a tutto il mondo quanto siano fieri della propria storia e delle proprie tradizioni.

In Scozia nei negozi dei barbieri spesso si trovava una piccola arpa appesa al muro che gli avventori potevano prendere e suonare per ingannare il tempo dell’attesa. Nel Galles anticamente i re consegnavano una piccola arpa ai bardi di corte come simbolo di status. Secondo un codice giuridico gallese un’arpa, una scacchiera e un mantello erano i tre oggetti che ogni gentiluomo era tenuto a possedere. Parimenti ogni uomo libero doveva avere nella propria casa una moglie virtuosa, un buon cuscino sulla sedia e un’arpa ben accordata.

Nell’Italia meridionale c’è un’importantissima tradizione di arpa popolare nel paese di Viggiano, in provincia di Potenza. Generazioni di viggianesi sono sfuggite alla miseria e a un destino d’ignoranza e povertà grazie alla musica e all’arpa.

In Sudamerica l’arpa è diffusissima e molto popolare in paesi come Perù, Paraguay, Bolivia, Messico, Equador e Venezuela. In quelle terre arpisti itineranti trasportano le proprie arpe, più piccole e leggere di quelle classiche, in spalla e le suonano stando in piedi. Il loro repertorio si caratterizza per le melodie avvincenti, le complessità ritmiche e l’uso di virtuosismi e sonorità poco presenti nella musica colta europea.

In questi paesi l’arpa fu introdotta dai padri missionari spagnoli dopo la scoperta dell’America. La dominazione spagnola si basava principalmente su tre aspetti fondamentali: il controllo militare del territorio, l’evangelizzazione e l’acculturazione della popolazione. I padri missionari insegnavano alle popolazioni autoctone, tra le molte cose, come coltivare il terreno, le tecniche dell’irrigazione, dell’edificazione, ma anche la musica occidentale, le tecniche esecutive e come costruire gli strumenti. Poiché in Spagna in quei secoli l’arpa era uno strumento molto diffuso, fu introdotta in tutti i territori che subirono la dominazione spagnola trovando larghissima accoglienza ovunque. Le popolazioni locali giunsero poi a originalissime elaborazioni delle arpe, del repertorio e delle tecniche esecutive che sono di grandissimo interesse ancora oggi.

Il programma del concerto vuole offrire alcuni esempi del repertorio più rappresentativo dei paesi nei quali l’arpa è molto diffusa come strumento popolare. Molti dei brani proposti sono di autori sconosciuti mentre altri sono di compositori che in varie epoche storiche si sono ispirati alle tradizioni popolari. Il quartetto di arpe è costituito da Lucia Bova, docente di Arpa del Conservatorio “O. Respighi” e da allieve diplomate o diplomande dei corsi superiori.

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