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I giovani democratici sull’omicidio del Parco Europa

Una pistola, una squadra punitiva, tanta rabbia e violenza: ecco come riempire un lunedì sera di fine gennaio, dopo un sabato ubriachi, alla ricerca dello scontro, e una domenica per organizzare la spedizione punitiva. Un ragazzo di 29 anni è morto così, ucciso da un colpo di pistola in pieno petto, e sei ventenni sono in carcere, accusati di omicidio. Basta poco per scatenare la violenza, lo leggiamo ora su tutti i giornali: una banalissima discussione si è trasformata in una tragedia, è diventata il pretesto per dimostrare chi è il più forte, per farsi notare nello scenario locale. Latina non è l’oasi felice che qualcuno ci vuole ancora far credere. Se un ventenne non esita ad organizzare una resa dei conti in piena regola, con tanto di pistola; se non esita a premere il grilletto contro un ragazzo poco più grande di lui; se è abituato ad usare la violenza per farsi rispettare; se aspetta con ansia l’occasione di fare il “salto di qualità” e per questo momento custodisce un’arma; se l’omicida non è uno solo, ma un gruppo, allora un intera città deve chiedersi cosa sta succedendo, aprire gli occhi e fare qualcosa. Loro sono le “nuove leve della criminalità organizzata” ma lo scenario in cui si inseriscono non è rassicurante. La realtà che ci circonda è complessa e desolante al tempo stesso. Basta fare due passi in centro, senza  bisogno di spingersi fino ai quartieri periferici, senza dover arrivare a Parco Europa, per capirne la problematicità. Adolescenti o poco più seduti sui marciapiedi delle strade, sulle panchine dei viali e delle piazze o sulle scalette delle chiese, passano intere giornate senza saper cosa fare. Ingannano il tempo fumando sigarette, assumendo sostanze stupefacenti che forse un giorno spacceranno, affacciandosi cosi al mondo della criminalità, e cercano il diversivo commettendo atti di bullismo e violenza, che qualche volta degenerano in tragedie, come è successo lunedì scorso. Questo è il quadro raccapricciante di cui parlano genitori, insegnanti e tutte le agenzie educative che lanciano l'allarme, spesso inascoltato da tutti, anche dalla classe politica. Serve un evento terribile e eclatante per farci svegliare. A nostro avviso tale situazione nasce anche da una assenza di proposte, da una mancanza di alternative, da un abbandono. È colpa anche della politica che sempre meno negli anni ha cercato di fronteggiare, in sinergia con tutte le agenzie educative, tale situazione. È difficile sognare un futuro se non si riesce nemmeno a vivere il presente. È difficile immaginare di realizzarsi in una città che si considera una prigione, priva di stimoli, di spazi, di incentivi. È la mancanza di un sogno che secondo noi Giovani Democratici conduce adolescenti e nostri coetanei a trascorrere intere giornate ed intere serate nei modi poc’anzi evidenziati, a perdere di vista valori e progetti importanti, a compiere gesti folli per una banalità. A questa vera e propria emergenza educativa anche la  politica di Latina deve dare risposte e proposte. Ci apprestiamo  ad entrare nel vivo della diatriba politica che precederà la tornata elettorale della prossima primavera, credendo che uno dei temi centrali del dibattito debba essere proprio questo: il disagio giovanile e il ruolo chiave della politica in tale situazione. Come interlocutori privilegiati del mondo giovanile solleveremo la problematica e formuleremo  proposte atte alla sua risoluzione, in coordinamento con il Partito Democratico.Crediamo fortemente che prospettive certe di realizzazione, come cittadini e cittadine, oltre che come uomini e donne, possano risolvere l’ormai annosa emergenza educativa presente a Latina, città che per alcuni miopi è ancora ritenuta un oasi felice                                                                                                      Stefano Ficorella
                                                                         Segretario del circolo dei Giovani Democratici di Latina

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