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C’erano una volta i duri e puri

C’erano una volta i duri e puri. C’erano una volta quelli che la politica la
intendevano come un servizio, quasi una missione. Non ci sono più. Sabato 21
marzo 2009 festeggeranno il loro funerale. Alleanza Nazionale chiude con un
congresso, uno dei pochi in quindici anni di vita, la propria esperienza
politica. Entrano nel Popolo delle Libertà. Qualcuno con finte lacrime,
qualcun altro addirittura criticando la politica liberale di Fini. Ma la
fame di potere può tutto. Si racconta, che al congresso provinciale di An,
svolto a Latina l’8 marzo, hanno addirittura intonato il canto dei soldati
della Repubblica Sociale “Le donne non ci vogliono più bene perchè portiamo
la camicia nera”. La canzone è di quegli stessi soldati, che per il loro
ormai ex capo, stavano dalla parte sbagliata. Delle due l’una. O molti di
loro, poco conoscono la storia, o il ridicolo da quelle parti non ha limiti.
In questi giorni c’è poi la gara, anche tra le testate giornalistiche, a
legittimare la metamorfosi dei post-missini. L’Europeo, in una corposa
inchiesta sulla evoluzione della destra in Italia, è riuscito a mettere in
bocca a Giorgio Almirante frasi che non ha mai detto, pensieri ad uso e
consumo del nuovo corso liberalriformista degli ex colonnelli nazionali e
locali di Fini. Anche l’Unità dedica quattro pagine sulla destra italiana,
ripercorrendo il cammino del Msi e le fasi che portarono Almirante ad
“allargare” il partito con Destra Nazionale. Cosa diversa, dall’ operazione
che Fini ha compiuto in questi anni. Per pura pietas cristiana, più ancora
che civile, lasciamo ai posteri il giudizio politico su questi uomini che
una volta, per l’arco costituzionale, erano impresentabili per i loro
valori, e che oggi lo sono per aver rinnegato tutto, persino se stessi.
Questi signori, per usare un eufemismo, ricordano quei personaggi che una
volta diventati ricchi, si vergognano della loro passata povertà. A breve
supereranno però anche questo. Non conosceranno vergogna, passeranno
dall’impresentabilità, ad una nuova eleganza, quella che tanto piace al
Cavaliere. Cambieranno stile di vita. Sempre più party, meno contatti con la
gente comune, quella che fa i salti mortali per arrivare a fine mese. Più
apparire e meno essere. Il motto, già circola nei corridoi del comune di
Latina. La metamorfosi dei post-fascisti, post-missini, post-alleanzini
cambierà anche il loro linguaggio. Sabato 21 marzo 2009, si spegne la
fiamma, indebitamente e indegnamente posseduta dagli ex alleanzini per
quindici anni. Parleranno una nuova lingua, magari più televisiva, ma che
nulla ha a che fare con la destra storica, tanto meno con quella sociale.
Latina, già laboratorio della destra, così come amava definirla Giorgio
Almirante, diventerà il laboratorio dell’estetica politica. Come dire, aria
fritta. Qualche nano locale della politica post-missina ha dichiarato che
nella Pdl porteranno i loro valori. Ma quali? Quelli di come spartirsi i
colleggi provinciali? Quelli dei doppi, tripli incarichi? Quella della
spartizione nei consigli di amministrazione delle partecipate? Quelli dei
compromessi sulle questioni morali e di legalità? Come non ricordare lo
scandalo che coinvolse An della stagione in Rai dei nani e ballerine? Un
anticipo di quello che potra succedere. Altro che valori. Dentro il nuovo
contenitore politico, perchè questo è, ci portano la loro porzione di potere
acquisita e da acquisire. In quel grande circo che sarà la Pdl, c’è di tutto
e di più. Pentiti, ex fascisti, antifascisti, laici, cattolici,
conservatori, riformisti. Insomma, un grande partito (?), come lo era la
vecchia Democrazia Cristiana, non avendo però nelle proprie file la qualità
dei dirigenti della allora balena bianca. Abbiamo visto tutti come è andò a
finire il più grande partito del dopoguerra e della prima Repubblica. In
questo caos totale, il mio pensiero va ai giovani di Azione Giovani, che
diverranno a giorni, figli di nessuno. A tutti quei giovani di destra ancora
non contaminati dal potere. A loro, che non sono solo il futuro, ma anche il
presente di questo paese, dico di continuare la lotta per i valori con i
quali sono cresciuti. A loro, voglio ricordare inoltre, che le idee non
muoiono mai. Si può voltare pagina, non si può diventare voltagabbana.
NANDO CAPPELLETTI

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