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Classifica ambientale, Latina precipita al 95°posto

Consoliamoci ci sono ben altri 8 capoluoghi di provincia dietro di noi, non siamo proprio gli ultimi

da Il Tempo:

Resi noti i dati dell'annuale indagine. Pesano la cattiva gestione di acqua e energia

Classifica ambientale, Latina precipita al 95°posto

Fabio Benvenuti
Meno due posizioni e un misero 95° posto tra le città capoluogo d'Italia.
Latina retrocede nella classifica di Ecosistema urbano 2009, l'annuale ricerca di Legambiente e Sole 24 Ore sulla sostenibilità delle nostre città.

La graduatoria finale della qualità ecologica dei 103 capoluoghi di provincia italiani emerge dall'incrocio di oltre 125 mila dati ricavati da informazioni e statistiche riferite a 125 parametri che vanno dall'affidabilità del trasporto urbano alla superficie verde per abitante, dall'efficienza del sistema idrico alla qualità dell'aria, dai chilometri di piste ciclabili alla quantità di acque reflue depurate, dalla diffusione delle energie rinnovabili alla gestione dei rifiuti e alla loro raccolta differenziata.
Nel dettaglio, il capoluogo pontino perde colpi su diversi parametri.
Intanto sul fronte idrico, posizionandosi al 91° posto per le perdite di acque lungo la rete. Male anche con i depuratori, 75° posto, anche se il parametro più basso è quello relativo al numero di auto circolanti ogni cento abitanti: Latina ne ha 74, e in classifica è al 101° posto su 103. Pochi i metri quadri per abitante dedicati alle isole pedonali (0,02, 88° posto), mentre l'assenza di zone a traffico limitato fa precipitare il capoluogo al 75° posto. Ancora poche, poi, le piste ciclabili (62° posto in Italia), mentre il consumo di energia elettrica procapite è elevato (75ª posizione), così come elevato è il consumo procapite di carburante (88° posto).
Altro dato molto negativo è relativo alle aziende certificate Iso (penultimo posto in Italia, dati su base provinciale).
Tra i dati positivi spiccano le basse emissioni di ozono (14° posto) e la cosiddetta pianificazione ambientale (37ª posizione), a cui, evidentemente, poi non corrisponde una contestuale attuazione di quanto pianificato.
«Le colpe della staticità delle città sono varie e non sempre ricadono sui sindaci», ha sottolineato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, sottolineando anche responsabilità governative.

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