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Relazione “Legalità e Sicurezza”

Nel Lazio ed a Roma, è stata rilevata una presenza stanziale delle mafie italiane, soprattutto camorra e ‘ndrangheta e di quelle straniere.
Tale presenza affonda le sue radici nei decenni passati ed interferisce, in alcune zone della regione sistematicamente, nell’economia “pulita”, nell’accumulazione di capitali attraverso forme di riciclaggio, nella politica.

Molti sindaci ed amministratori di comuni del basso Lazio, avvertono da tempo il tentativo di infiltrazione delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico attraverso la partecipazione ad appalti, acquisizione di imprese locali, accumulazione di capitale usuraio al fine di investimenti in immobili (a loro volta finalizzati al riciclaggio di capitali), sfruttamento del lavoro nero ed infiltrazione nel lavoro flessibile e precario, minando alla base l’economia legale di quelle zone.
In particolare vi è un tentativo, soprattutto nel basso Lazio volto a consolidare la presenza della criminalità organizzata sul territorio. A questo, spesso, non ha fatto eco una strategia tale da superare l’ostacolo, anzi vi è stata da parte delle Istituzioni una sottovalutazione del fenomeno.

Un partito come i D.S. deve assumersi la responsabilità di tracciare il nesso che lega lo sviluppo economico di un territorio, la sicurezza della cittadinanza che vi risiede, la trasparenza della politica e delle istituzioni, passando imprescindibilmente per la denuncia e il contrasto al fenomeno criminale che sia o meno di stampo organizzato rifiutando ipotesi negazioniste e fotografando con serietà e propositività le realtà della nostra regione.

A questo scopo, il gruppo “Sicurezza e legalità” propone la promozione delle seguenti proposte.

Sicurezza urbana e coesione sociale

A oltre cinque anni dall’entrata in vigore della Legge Regionale 5 luglio 2001, n. 15 (“Promozione di interventi volti a favorire un sistema integrato di sicurezza nell’ambito del territorio regionale) si tratta di indicare un nuovo quadro di riferimento agli enti locali che hanno promosso iniziative o che intendano avviarle, con riferimento alle politiche di sicurezza urbana.

L’obiettivo è pervenire a un insieme sistematico, comprendente:

– Un servizio che aggiorni la conoscenza dei fenomeni di insicurezza nei vari territori delle comunità locali, fornendo con regolare cadenza periodica agli amministratori dei comuni e delle province materiali utili per selezionare le priorità e misurare l’efficacia degli interventi nel loro specifico ambito. Tale servizio dev’essere erogato dall’Osservatorio regionale sulla sicurezza;
– Le intese operative – comprensorio per comprensorio – tra le prefetture (e quindi lo Stato) e gli enti locali per una comune selezione degli impegni, per concertare la strategia dei servizi, per la valutazione dei risultati;
– La promozione dell’accesso dei comuni alle misure previste dalle leggi regionali e dai vari programmi, con fondi governativi o dell’Unione Europea, per interventi di sicurezza urbana;
– Le misure per il miglioramento della efficienza del servizio giustizia (a sette anni dalla riforma ordinamentale che ha introdotto il Giudice unico di primo grado, con conseguente istituzione dei tribunali metropolitani): verificare dettagliatamente i tempi di conclusione delle cause penali e civili, lo stato delle sedi giudiziarie e amministrative ecc. per coordinare le procedure di pertinenza del ministero con quelle dell’ente locale.
– L’attivazione di progetti di riqualificazione urbana nei quartieri e nei comuni dove i segnali di disintegrazione sociale sono correlabili con la scarsa qualità/degrado degli insediamenti residenziali
– Lo sviluppo di progetti di sicurezza partecipata e di sicurezza dedicata a determinate categorie economiche o gruppi sociali
– Il consolidamento e rilancio di attività di prevenzione dell’usura e dell’indebitamento familiare

In questo disegno, la Regione – anche per il tramite della Commissione consiliare sulla sicurezza – proporrà la costituzione – in ogni provincia o comprensorio di essa – di tavoli permanenti di monitoraggio della situazione composti da: Istituzioni locali (Provincia e comuni di città medie) e Regione (Commissione consiliare e Assessorato alla sicurezza); Prefetture e sistema delle forze di polizia; rappresentanti degli Uffici giudiziari nel territorio (Tribunale, Procura, Giustizia minorile, Uepe e provveditorato del Dap), Camere di commercio, Direzioni scolastiche, Comunità religiose riconosciute.

Temi di un’agenda di politiche locali di sicurezza urbana orientate alla coesione sociale.

Un’agenda condivisa tra i vari attori delle politiche di sicurezza urbana dovrebbe prevedere:

– Miglioramento del sistema di controllo amministrativo e della sicurezza sul territorio
– Riqualificazione dei corpi di polizia locale
– Costituzione di una rete operativa con le istituzioni ispettive
– Incremento delle risorse di polizia impiegate effettivamente nel territorio
– Valutazione e miglioramento dei sistemi e delle tecnologie della “prevenzione situazionale”
– Sviluppo di progetti di polizia di prossimità (da parte sia della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri e sia delle polizie locali) in particolare nelle periferie e nelle aree più disagiate
– Coordinamento di specifiche misure tra i Piani sociali di zona, la Prefettura e gli enti esponenziali (pubblici e non profit) in materia di
o Andamento delle dipendenze patologiche (stupefacenti, alcolismo, gioco d’azzardo)
o Condizione della immigrazione e iniziative di contrasto all’intermediazione illegale della forza lavoro irregolare (caporalato)
o Disagio e devianza giovanile
– Valutazione delle connessione tra sviluppo urbanistico e sicurezza in specifici quartieri dei capoluoghi e delle città medie

Sostegno alle vittime del crimine.

E’ matura l’esigenza che la Regione attivi una politica organica per le vittime di reato. In questo caso i riferimenti fondamentali sono quelli degli organismi dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, che tuttora hanno trovato scarso recepimento nelle politiche nazionali, sia in tema di sicurezza e sia in tema di giustizia. Le uniche (e peraltro efficaci) normative in vigore riguardano le vittime della mafia e del terrorismo e la solidarietà con le vittime dei reati di estorsione e usura.
Una politica regionale può fondarsi su un provvedimento che preveda:
a) di garantire un risarcimento economico nei confronti delle vittime dei reati, soprattutto laddove gli autori non siano stati identificati o siano privi di risorse (facendo riferimento alla Convenzione Europea sul risarcimento alla vittima di reati di violenza – Consiglio d’Europa – ETS n. 116 del 24/11/1983), che impegna gli Stati;
b) misure di tutela delle vittime, in tutte le fasi del trattamento: 1) intervento delle forze di polizia nel luogo dove si è compiuto il reato; b) assistenza specifica (di tipo psicosociale e materiale) nei nosocomi dove si apprestano eventualmente cure mediche o ricoveri ospedalieri; c) presa in carico – sia dai servizi sociali e sia del terzo settore – dell’accompagnamento della parte offesa nel rapporto con le istituzioni, attenuando il trauma (spesso “vittimizzazione secondaria”) della partecipazione al procedimento penale a carico degli autori (per esempio nella fase della deposizione in giudizio).
c) Prevenzione della vittimizzazione recidiva, con specifiche misure per reati di grave impatto sociale (violenze, lesioni alla popolazione più debole) secondo quando indicato nella Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (del 28/06/1985), e nella Dichiarazione sui Principi fondamentali di giustizia in favore delle vittime della criminalità e delle vittime di abusi di potere (Assemblea Generale delle Nazioni Unite – Risoluzione n. 40/34 del 29/11/1985).
d) Attivazione di specifici programmi di formazione congiunta degli operatori di tutta la gamma delle istituzioni e delle amministrazioni che hanno rilievo nella tutela e nell’assistenza alle vittime del crimine: Servizi sociali, Asl, Forze di polizia, Uffici giudiziari.

Le istituzioni della sicurezza nel territorio delle cinque province del Lazio.

In taluni comprensori della Regione permane un’insufficienza dei presidi territoriali delle forze dell’ordine, a causa del ritardo con cui sono stati colti i cambiamenti strutturali: aumento del numero dei residenti, pressione migratoria interna e dall’esterno, altissima frequenza del traffico veicolare; diffusione delle attività economiche ed espansione edilizia.
Anche la vitalità economica, dissimile dei vari quadranti della Regione, comporta una diversa localizzazione dei fattori di rischio (è ovvio che la criminalità cerca occasioni d’inserimento laddove siano più visibili la formazione della ricchezza e i consumi), cui è razionale far seguire una reale programmazione dei livelli di sicurezza pubblica da rendere disponibili alle comunità locali (anche riproporzionando adeguatamente l’indice di presenza di uomini in divisa in rapporto al numero d’abitanti e alla consistenza delle attività economiche).
La Commissione consiliare sulla sicurezza promuoverà un’indagine conoscitiva sullo stato dei servizi delle varie forze di polizia (statali e locali) nei vari territori, al fine di pervenire a un modello di razionale distribuzione delle risorse e alla condivisione di progetti di collaborazione locale.
Tutto ciò appare oggi particolarmente urgente, in considerazione dell’andamento della questione della sicurezza nel Lazio e in generale in Italia. Vi è infatti una lenta, ma continua risalita del dato statistico sui reati “constatati” in Italia: +20% tra il 2002 e il 2005; per il 2006 i dati statistici in preparazione indicano l’ulteriore sviluppo della tendenza. Controllare la criminalità diffusa, attenuarne in modo significativo il danno (umano e materiale) diviene oggi la vera sfida di una politica di sicurezza pubblica che voglia contribuire a migliorare la qualità della vita e incidere sullo sviluppo della Regione.

La legalità come obiettivo politico-aministrativo dell’intera Giunta regionale.

Sono stati già avviati confronti tematici con alcuni Assessori (Lavori Pubblici, Urbanistica, Agricoltura) per intersecare gli obiettivi della sicurezza e della lotta alla criminalità con i diversi settori di intervento.
La conquista della legalità è garanzia degli interessi dei territori e dei cittadini amministrati, deve coinvolgere tutta l’azione della Giunta. Per questo si sta lavorando in stretto rapporto con la Magistratura Antimafia, è stato istituito un gruppo di lavoro per formulare una nuova legge regionale che rafforzi il controllo degli appalti pubblici (es. tracciabilità del ciclo del cemento), il settore dell’urbanistica ha preso una serie di misure a tutela dei territori (Sabaudia, Fondi).
Una particolare attenzione si sta ponendo all’intreccio tra malasanità e malaffare nella Sanità del Lazio, con il deficit da noi accertato di circa 10 miliardi di Euro.
Gli arresti eccellenti di questi mesi hanno fatto emergere intrecci ai massimi livelli dirigenziali, tra politici della passata legislatura, massoneria e sistemi mafiosi.
Occorre una grande campagna di informazione-verità rivolta ai cittadini-utenti ed agli operatori dei servizi, che sono le vittime di tali sistemi criminali.

Urge inoltre una riflessione sulla società di riscossione dei tributi che opera a Nettuno, Aprilia e Pomezia, la cui gestione è stata uno dei motivi per lo scioglimento per motivi di condizionamento e di infiltrazioni nella gestione amministrativa e che genera problemi per le finanze locali e danneggia i cittadini.

In conclusione, nel quadro di promozione di un percorso di educazione alla legalità rivolta agli studenti della regione, il gruppo chiede ai D.S. del Lazio di operare, insieme alla Sinistra Giovanile, in una campagna di denuncia del traffico di droghe che nel nostro Paese è completamente in mano alle organizzazioni criminali, di vederci protagonisti di una serie di proposte, di depenalizzazione prima e di legalizzazione poi, del consumo e della vendita delle droghe leggere, che intaccherebbe fortemente il fatturato illegale delle mafie e distoglierebbe migliaia di giovani dall’equiparazione e dal consumo eccessivo e dannoso delle nuove droghe sintetiche e della cocaina.

Chiediamo ai D.S. del Lazio di promuovere una campagna di denuncia e attraverso le Istituzioni regionali, una serie di provvedimenti volti a recidere i gangli economici dei nascenti e sempre più diffusi gruppi neo-fascisti nel territorio laziale.
In seguito alle violenze e alle minacce subite dai nostri compagni della Sinistra Giovanile a Rieti, Albano, Velletri, Roma, Latina, Viterbo, il partito non può che operare per tenere accesa la luce della memoria storica, soprattutto tra i più giovani e ripudiare ogni forma di aggregazione estremista che fa della violenza uno strumento politico.
E, nel rifiutare ogni forma di sopraffazione e violenza, sta nel nostro impegno denunciare con profondo dolore che proprio ieri sera, per mano di chi vive anche un momento gioioso come lo sport e l’amore per una squadra in chiave violenta, è venuto a mancare a Catania l’ispettore capo Filippo Raciti, il cui nome ricordiamo questa mattina per non dimenticare e per avere finalmente la forza delle idee e dell’iniziativa politica per cambiare le cose.

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