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Com. Stampa di Legambiente

”si torna a una gestione corretta del processo di smaltimento rispettosa delle regole democratiche”…. lasciando intendere che la non conferma riguarderebbe anche l’abolizione di tutta la procedura commissariale istituita nel marzo del 2003 dal governo Berlusconi per far fronte al pericolo di attentati terroristici ai siti nucleari italiani.
La stessa considerazione è stata riportata ieri da un’importante organo di informazione nazionale (La Repubblica), seconda cui “si chiude l’anomala gestione del capitolo dell’emergenza scorie nucleari con la mancata conferma a commissario del generale Carlo Jean, accusato di essere al tempo stesso controllore e controllato in quanto presidente della società che gestisce i siti nucleari (la Sogin) e commissario all’emergenza nucleare. Situazione che era resa ancora più critica dalla decisione, presa dal passato governo, di far svolgere all’Apat, ente controllore, il ruolo di consulente del commissario”.
Stando a tali affermazioni, risulterebbe (il condizionale e d’obbligo) che insieme alla non conferma del Commissario, sarebbero state abolite (o comunque non confermate) le procedure straordinarie derivanti
dall’ Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3267, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n° 63 del 17 Marzo 2003, che stabiliva le norme urgenti per accelerare i tempi le procedure di stoccaggio ed eliminazione delle scorie nucleari nei siti sul territorio italiano, e di smantellamento delle centrali nucleari fermate dopo il referendum sul nucleare del 1987.
Tali norme (che derogavano circa 20 leggi nazionali) insieme alla gestione commissariale, venivano rinnovate di anno in anno; il non rinnovo dell’ordinanza comporterebbe quindi il ritorno automatico alla normativa precedente (e in questo starebbe il significato delle parole del Ministro).
Tutto ciò potrebbe portare con sé anche il diretto o l’indiretto annullamento delle ordinanze emesse dal Commissario Jean, almeno quelle ancora “in itinere”, tra le quali anche quella relativa alla realizzazione dei depositi delle scorie e del trattamento dei materiali derivanti dallo smantella mento della centrale di Borgo Sabotino, contro la quale il Sindaco Zaccheo ha proposto ricorso al TAR (respinto) e al Consiglio di Stato (che non s’è ancora pronunciato rispetto alla sospensiva).
In apparenza quindi si tratterebbe di una “botta di fortuna” per il Sindaco (la celerità con cui ha firmato l’ordinanza per la sospensione dei lavori dell’elettrodotto Sapei – maliziosamente – lascerebbe intendere ciò), per giunta aiutato da un governo “nemico”, ma in realtà, con il “venir meno dell’urgenza di costruire i depositi” verrebbe a mancare l’unico motivo ufficiale (perché imposto dall’alto) per procedere indifferibilmente alla “variante generale per tutta quella zona”.
Fin che c’era il pretesto che la variante era necessaria per autorizzare la costruzione dei depositi (e magari del nuovo depuratore e della stazione di trasferenza del Sapei), alla Regione non avrebbero avuto nulla da obiettare per autorizzare la variante stessa; ma adesso chi glielo farà Zaccheo a spiegare che in realtà quella variante serve solo alla realizzazione del Porto di Foce Verde, che a sua volta serve solo a realizzare il “Marina Village”?

Latina, 29 Dicembre 2006.

Il Direttivo della Legambiente di Latina.

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