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” W la Topo-Nomastica femminile!”

Infatti il primo punto all'ordine del giorno è proprio questo appassionante tema.

Convocazione: ore 9. Giusto, ci sono ben 11 punti da trattare, è bene iniziare presto.

 

Peccato che fino alle 10 tutto taccia. Alle 10 l'Aula Consiliare si riempie…infatti le sedie del pubblico sono tutte occupate; tanti i cittadini convenuti per portare avanti le loro istanze pressanti. Alle 10:10 il vicepresidente del consiglio, Cesare Bruni, fa l'appello: troppi assenti, la seduta non è valida. Trascorrono i 15 minuti di prassi, contrappello: "solo" 11 assenti questa volta, via! Si può partire….no! Un momento, il consigliere PD Cozzolino chiede 15 minuti per riunione capigruppo: come ti sbagli, vengono accordati…con elasticità; infatti si ripresentano alle 11:20. Insomma: alle 11:40 inizia il consiglio.

 

Punto 1. mozione pd per promuovere la toponomastica femminile, appunto. Alquanti consiglieri, accertato il numero legale, si defilano nel frattempo.

 

Diverse donne, giovani e meno giovani, mamme di famiglia coi figli in braccio o per mano, si assiepano contro la balaustra per gridare la loro disperazione: chiudono i centri di assistenza per i loro figlio diversamente abili, la discarica di Borgo Montello schiaccia di miasmi e fumi le famiglie costretta ormai praticamente a viverci dentro. La città chiede attenzione a gran voce, urla il proprio disagio. Ma il motto del consiglio comunale oggi è, semplicemente:" W la topo-nomastica femminile!". Argomento trattato esaustivamente e con un certo pathos sia dalla destra che dalla sinistra dell'Aula.

 

Appoggiata contro il marmo porporino della parete in fondo, nell'area riservata al pubblico, osservo la scena: surreale. Di qui l'angoscia della gente, i problemi reali, della vita quotidiana di migliaia di concittadini. Di là, si fa salotto. In 5 o 6 intimi. Alle 12 l'Aula è trascorsa da un fremito: si vota! Naturalmente: 7 favorevoli, 10 contrari. La mozione viene bocciata. Alle 12:20 sboccia il sindaco. Non esageriamo. Mezz'ora di sospensione.

 

Cominciano ad andarsene, stremati, gli stessi giornalisti. Noi scendiamo a mangiare un panino al Circolo Cittadino. Si riprende alle 13:40. Appello: 19 assenti; la seduta non è valida. Si attendono 15 minuti. COntrappello: 22 assenti. La seduta non è valida. Cesare Bruni dichiara concluso il consiglio alle 14.

 

Siamo rimasti inchiodati sulla parete di fondo. Non crediamo ai nostri occhi, alle nostre orecchie. Non crediamo neanche al nostro naso, quando le narici si riempiono di fumo: è quello del sigaro del Segretario Generale del Comune di Latina, Pasquale Russo, acceso tranquillamente in Aula Consiliare.

Gli faccio notare, con le mie ultime forze, lo stridio di quel comportamento. Mi risponde placido che non conosco la legge: il Consiglio è finito, quindi quello non è più un luogo pubblico (leggi: quindi quello è un suo luogo privato). Pertanto il suo sigaro acceso è lecito.

Mi ha chiesto il mio nome e cognome, se l'è fatto ripetere due volte.

Speriamo bene.

Silvia Pasquali Coluzzi

 

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Nessuna risposta

  1. Salvatore ha detto:

    Per carità, non ho niente contro la toponomastica femminile, anzi! Però mi ricorda tanto quellqa storiella che si racconta dei dotti teologi che discorrevano del sesso degli angeli mentre Bisanzio veniva espugnata dai maomettani.

    Sprecare così un intero giorno di lavoro del consiglio comunale, tra ritardi e sigari (sigari dentro l'aula del consiglio comunale!! Che vergogna!!)  è davvero vergognoso! specie mentre la gente muore di fame!

    Salvatore

  2. zampone ha detto:

    Beh, guardiamo il lato positivo della cosa, ovvero che ci sono dei cittadini che, ora, portano fuori dal "palazzo" queste vicende. 

    Per quanto riguarda il sigaro, usate anche voi l'aula come un luogo "non più pubblico" dopo la "seduta": siccome un mio vicino di casa è solito, nel cortile condominiale (che non è pubblico, ma "comune"), far fare una pisciatina a suo figlio contro un muro perimetrale (va bene, è un "ninno" di 2 anni), fate lo stesso anche nell'aula consiliare, aggiungendo: "Mbe? La seduta è finita, non è più un luogo pubblico ed io sono solito, a casa mia, fare la pipi contro il muro…". Oppure, se la parte per il pubblico è appena sopra il piano del consiglio comunale, applicare il detto di Travaglio: "Ci pisciano in testa e ci dicono che piove". Insomma, restituite la cortesia…